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Servitù del Resegone

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La servitù del Resegone era una norma urbanistica in vigore a Milano, promulgata sotto il governo austriaco nel XVIII secolo, che permetteva la costruzione di edifici solo se sufficientemente bassi da permettere la vista delle Prealpi Lombarde dai bastioni nella parte settentrionale della città.

Cenni storici

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Se da un lato fino al XVIII secolo non erano rari edifici fino ai 4 o 5 piani, questi erano perlopiù concentrati all'interno della mura medievali, mentre gli edifici compresi tra la cinta medievale e le mura spagnole erano perlopiù concentrati lungo le direttrici principali: ancor più rari erano grandi "borghi" al di fuori della mura spagnole. Con l'arrivo degli austriaci la città visse tuttavia un fervore di rinnovamento architettoniche che si tradusse una ripresa attività edilizia e risistemazione urbanistica della città. Tra i vari interventi vi fu quello di rendere carrozzabile i bastioni, che diventarono ben presto luogo di passeggio e di svago dei cittadini milanesi. L'attenzione verso le norme urbanistiche e paesaggistiche degli austriaci si tradusse ben presto nella legge che prende il nome comune di "servitù del Resegone": la norma prevedeva che dai bastioni nella parte nord della città fosse possibile godere della suggestiva vista delle alpi, il che si traduceva nell'imposizione di realizzare edifici non più alti di due o tre piani. Il Resegone, da cui prende il nome tale norma è uno dei monti, dalla forma più caratteristica, nelle vicinanze della città di Lecco.

Sebbene oggi appaia poco chiara questa norma, principalmente per il mancato rispetto di questa norma a partire dall'unità d'Italia, all'epoca al di fuori dei caselli di Porta Venezia ci si ritrovava in campagna, dalla quale si potevano ammirare l'arco alpino senza difficoltà: porta Venezia fu infatti l'unica porta daziaria milanese a non venire realizzata in forma d'arco trionfale proprio per permettere una suggestiva fuga prospettica del corso sulle alpi lombarde, tutt'oggi visibile nei giorni particolarmente nitidi. La vista era inoltre sufficientemente suggestiva da far sì che non vi fosse sufficiente spazio per permettere l'ingresso sui bastioni a tutte le carrozze dei cittadini che volevano assistere al tramonto, mentre Stendhal dichiarò di essersi ispirato alla vista della alpi dai bastioni milanesi nello scrivere il pezzo della Certosa di Parma in cui il protagonista prigioniero in una torre si consola con la struggente vista delle alpi italiane. La servitù del Resegone fu per la prima volta ignorata con la lottizzazione dei terreni del Lazzaretto e la conseguente realizzazione di edifici che finirono inesorabilmente per bloccare la vista tanto amata dal Manzoni e Stendhal.