Utente:Toadino2/Fonologia storica dell'antico inglese

Durante l'età dell'antico inglese vi furono vari mutamenti vocalici, e, nella sua fase arcaica, molte consonanti velari si palatalizzarono.

Trascrizione fonetica modifica

Vi sono varie convenzioni per rappresentare le parole inglesi antiche, di lingue sorelle di vario tipo, ed anche di protogermanico occidentale, protogermanico e protoindoeuropeo:

  • Il corsivo indica le parole inglesi antiche con la loro ortografia nativa, od una forma ricostruita. Nei casi di ambiguità ortografica, si usano segni diacritici aggiuntivi (ċ, ġ, ā, ǣ, ē, ī, ō, ū, ȳ).
  • La /sbarre/ e le [parentesi quadre] indicano rispettivamente i vari fonemi e gli allofoni. I suoni sono rappresentati con l'alfabeto fonetico internazionale.

La tabella illustra la corrispondenze suono-segno:

Tipo Scrittura Pronuncia
Vocali brevi o e ecc. /o e/ ecc.
Vocali nasali brevi ǫ ę ecc. /õ ẽ/ ecc.
Vocali lunghe ō ē ecc. /oː eː/ ecc.
Vocali nasali lunghe ǭ ę̄ ecc. /õː ẽː/ ecc.
Vocali extra-lunghe ô ê /oːː eːː/
Vocali nasali extra-lunghe ǫ̂ ę̂ /õːː ẽːː/
Dittonghi lunghi ēa ēo īo īe /æːɑ eːo iːu iːy/
Dittonghi brevi ea eo io ie /æɑ eo iu iy/
Velari non palatalizzate1 c sc g ng gg /k sk/ [ɣ ŋg gg]
Velari palatalizzate1 ċ sċ ġ nġ ċġ /tʃ ʃ/ [j ndʒ ddʒ]
Velari protogermaniche2 k sk g, quest'ultima talvolta ɣ /k sk/ [g, ɣ]
Occlusive/fricative sonore protogermaniche2 b d g, talvolta anche β ð ɣ [b, β] [d, ð] [g, ɣ]

1Si veda la sezione sugli allofoni delle consonanti per una descrizione degli allofoni g e ġ e le loro occorrenze.

2I fonemi proto-germanici /b d g/ avevano ognuno due allofoni: le occlusive [b d g] e le fricative [β ð ɣ]. Le occlusive comparivano:

  1. Dopo consonante nasale;
  2. Quando geminate;
  3. Ad inizio di parola (solo /b/ e /d/);
  4. Dopo /l/ (solo /d/).

Ai tempi del germanico occidentale, /d/ era pronunciata come un'occlusiva [d] in tutte le posizioni. Gli allofoni fricativi sono talvolta segnalati graficamente nelle forme ricostruite, perché sia più facile capire come si siano sviluppate le consonanti inglesi antiche. L'antico inglese manteneva l'alternanza [ɡ~ɣ], che in caso di palatalizzazione diveniva [dʒ~j]. Più tardi, le [ɣ] non palatalizzata passò a [ɡ] ad inizio di parola. L'alternanza [b~β] scomparve quando [β] si fuse con [v], l'allofono sonoro di /f/.

Mutamenti modifica

Prima che ci fossero scritti dei documenti, avvennero alcuni processi fonologici nella lingua. Vennero colpite soprattutto le vocali, e per questo molte parole inglesi antiche appaiono molto diverse dalle corrispondenti in lingue come la lingua alto-tedesca antica, più vicina all'antenato comune delle due lingue germaniche occidentali. Cronologicamente, seguirono l'ordine in cui vengono qui descritti (anche se, come si nota, la disposizione non è certa).

Prima anteriorizzazione della A modifica

L'anglo-frisone nella sua evoluzione dal proto-germanico occidentale subirono un mutamento per cui la vocale ā [ɑː], quando non seguita da /n, m/ né nasalizzata, si anteriorizzò in ǣ [æː].[1] Ciò somiglia ad un processo successivo, il rischiaramento anglo-frisone (Anglo-Frisian Brightening)[2] o prima anteriorizzazione (First Fronting)[2]. Si noti che non venne colpita la nasale ą̄, e che poi fu chiusa in ǭ. Similmente rimasero immuni i nessi ān, ām che poi vennero chiusi in ōn, ōm. (Si può quindi presupporre che una consonante nasale causasse la nasalizzazione di una precedente vocale.)

Monottongamento modifica

Il proto-germanico /ai/ venne monottongato in /aː/ ([ɑː]).[3] Ciò avvenne dopo la prima anteriorizzazione. Tanti sono gli esempi, come stān "pietra" dal proto-germanico *stainaz (antico frisone stēn, gotico stáin, antico alto-tedesco stein). Spesso per fenomeni successivi la risultante [ɑː] venne poi anteriorizzata in [æː] dando dǣlan "dividere" (antico frisone dēla, gotico dáiljan, alto-tedesco antico teilen).

Seconda anteriorizzazione della A modifica

Il secondo stadio dell'anteriorizzazione della A assomiglia al primo, tuttavia interessa la breve a [ɑ] e non la lunga ā [ɑː]. a [ɑ] si anteriorizza in æ [æ] se non seguita da /n, m/ o se nasalizzata - ossia negli stessi contesti del primo stadio.[4]

Si noti che l'anteriorizzazione mancò davanti ad n, m solo in sillaba tonica, mentre avvenne in quelle atone. Questo conduce a forme come ġefen (arcaico ġefæn) "given" dal protogermanico *gebanaz, laddove si mantiene una vocale posteriore nell'infinito ġefan poiché seguito da nasale, che bloccò il mutamento: *gebaną. Questo prova che il fenomeno avvenne prima della caduta di finale, avvenuto prima dei primi documenti scritti in una lingua germanica occidentale.

Armonizzazione dell'apertura dei dittonghi modifica

In tante lingue i dittonghi tendono alla chiusura, cioè il secondo elemento, se possibile, tende ad essere più chiuso del primo, come negli inglesi moderni /ai, au, oi, ei, ou/. Il protogermanico aveva similmente /ai, au, eu/ e [iu] (allofono di /eu/ quando la sillaba successiva contesse /i/ o /j/). L'antico inglese aveva tuttavia degli inusuali dittonghi "armonici", dove ogni elemento aveva lo stesso grado di apertura: ea /æɑ/, eo /eo/, io /iu/, ie /iy/. Si noti come tutti questi dittonghi potessero presentarsi sia come corti (una mora) /æa, eo, iu, iy/, che come lunghi (due more) /æːa, eːo, iːu, iːy/, e la scrittura è leggermente diversa dalla loro presunta pronuncia. Le interpretazioni ea /æa/ ed eo /eo/ sono generalmente accettate (il primo è largamente provato, per esempio dai fenomeni di dittongamento e mutazione, ed inoltre in Medio inglese ea si evolse nella centrale aperta /a/). Le interpretazioni io /iu/ e soprattutto ie /iy/ sono controverse, poiché molte (soprattutto le più tradizionali) presumono che la pronuncia corrispondesse alla scrittura, ossia io /io/ e ie /ie/ — cioè che questi dittonghi fossero ascendenti piuttosto che armonizzati.

Il processo che produsse i dittonghi armonizzati da antichi dittonghi discendenti è detto armonizzazione dell'apertura dei dittonghi (diphthong height armonization). Nello specifico, il secondo elemento dei dittonghi fu livellato alla stessa altezza del primo. I dittonghi protogermanici si evolsero dunque in questo modo:

Si noti che gli altri dittonghi inglesi antichi nacquero in realtà da altri processi di dittongamento.

Successivamente il sassone occidentale si sarebbe evoluto, ed io (sia lungo che corto) si fuse con eo. Questa è una delle magggiori differenze tra l'antico inglese arcaico (nel periodo del X secolo) e quello ardo (del secolo successivo).

Dittongamento e posteriorizzazione modifica

Il processo causò un dittongamento delle vocali anteriori brevi /i, e, æ/ ai dittoghi monomoraici /iu, eo, æɑ/ davanti ai fonemi /h/, /w/ /r/ ed /l/ preconsonantici.[5] Le lunghe /iː, æː/ analogamente si "spezzarono" in /iːu, eːa/, ma solo davanti ad /h/. Si noti come la /l/ preconsonantica fosse velare (la "L scura", rintracciabile anche nell'inglese moderno, per esempio nelle parole all e cold), ossia fosse in realtà il fono [ɫ]. Le geminate rr e ll contavano come r e l più una seconda consonante, sebbene quegli ll che fossero stati prodotti dalla geminazione germanica occidentale invece non contassero. (Più precisamente, la /i/ o /j/ seguente impedì i dittongamenti.

Si noti che /iu, iːu/ si aprirono poi in /eo, eːo/ nella fase tarda.

I contesti iniziali cambiano in realtà a seconda del fonema:

  • La breve /æ/ si dittongò davanti ad h, rC, lC, dove C rappresenta una consonante generica;
  • La breve /e/ si dittongò davanti ad h, rC, lh, lc (talvolta), w;
  • La breve /i/ si dittongò davanti ad h, rC, w. Tuttavia non avvenne davanti a wi, e nel dialetto degli Angli il dittongamento davanti a rCi avvenne solo nel caso di *rzi (iorre "rabbia" da *irziją ma afirran da *a+firrijaną).
  • La lunga ī e ǣ si dittongarono solo davanti ad h.

alcuni esempi:

La mutazione della I nei dittonghi venne scritta con "ie"

Ad esempio:

Va osservato che in alcuni dialetti /æ/ venne posteriorizzato in /a/ (/ɑ/) e non dittongato, nelle stesse circostanze sopraccitate, che altrove avrebbero scatenato un dittongamento. Ciò avvenne nel dialetto dell'Anglia, in parte base dell'inglese moderno, il che spiega perché il discendente della parola inglese antica ceald sia "cold" (dall'antico inglese dell'Anglia cald) e non "*cheald" (che risulterebbe da ceald).

Sia il dittongamento che la posteriorizzazione in sostanza fenomeni di assimilazione con la consonante velare successiva- Si noti che /w/ è un'effettiva consonante velare, e così /h/, /l/, e /r/, seppure meno evidentemente. Per questo si presume che, almeno quando avvennero i dittongamenti (o le posteriorizzazioni) /h/ fosse pronunciata [x] o similmente — almeno dopo vocale — e che /l/ ed /r/ quando preconsonantici fossero velari o retroflessi, insomma [ɫ] ed [ɹ]. I fenomeni avvennero secoli prima che vi fossero attestazioni dell'antico inglese. Fenomeni successivi come la caduta dell'H e la palatalizzazione indicano però dei mutamenti tra gli allofoni di /h/.

A-restoration modifica

Dopo i processi di dittongamento, /æ/ (in alcuni dialetti anche la lunga /æː/), finì per posteriorizzarsi in /a/ (/ɑ/) quando seguita nella sillaba successiva da una vocale posteriore.[6] Il processo è detto "a-restoration" poiché ricreò in parte la vecchia vocale /a/, che come sopra detto era passata ad /æ/. (Nota: La situazione viene però complicata in alcuni dialetti dal fenomeno della "Seconda Anteriorizzazione", che nuovamente cambiò la breve /a/ ad /æ/, e chiuse /æ/ in /e/, il che non avvenne però nel dialetto sassone occidentale.

Siccome i sostantivi forti maschili e neutri usavano nel plurale vocali posteriori, divennero comuni alternanze tra /æ/ nel singolare ed /a/ nel plurale in questa classe:

/æ/~/a/: alternanze nei sostantivi forti maschili e neutri
Caso Maschile Neutro
Singolare Plurale Singolare Plurale
Nominativo dæġ dagas fæt fatu
Accusativo dæġ dagas fæt fatu
Genitivo dæġes daga fætes fata
Dativo dæġe dagum fæte fatum

L'A-restoration avvenne anche prima del suono *ō del suffisso dei verbi deboli *-ōj-, anche se questo compare in inglese antico come una vocale anteriore, i, ad esempio in macian "preparare" < *makōjan-.

I dittongamenti si stabilirono tra l'anteriorizzazione della A e tra la sua posteriorizzazione; l'ordine è necessario infatti per spiegare parole come slēan "massacrare" (pronunciato /slæːɑn/) da un originale *slahan: /slahan/ > /slæhan/ (anteriorizzazione) > /slæɑhɑn/ (dittongamento che impedisce l'A-restoration) > /slæɑɑn/ (perdita della H) > /slæːɑn/ (le vocali si aggregano lasciando un allungamento compensante).

L'A-restoration si incastrò piuttosto difficilmente con l'anteriorizzazione, producendo brecan "rompere" dal protogermanico *brekaną ma brecen "rotto" da *brekanaz. Fondamentalmente:

Stadio "rompere" "rotto" Motivo
1 /brekaną/ /brekanaz/ Forma originale
2 /brekaną/ /brekana/ Perdita della Z finale
3 /brekæną/ /brekænæ/ Anteriorizzazione
4 /brekaną/ /brekænæ/ A-restoration
5 /brekan/ /brekæn/ Caduta delle vocali finali brevi
6 /brekan/ /breken/ Confluiscono le vocali atone brevi anteriori in /e/
7 brecan brecen Scritti normalmente

Si noti come la differenza sostanziale sia nel terzo e nel quarto stadio, dove la nasale ą resta immune dall'anteriorizzazione nonostante lo sia invece la sequenza an, poiché in sillaba atona. Ciò conduce ad una differenza nelle sillabe finali tra a ed æ, poi esteso alle sillabe precedenti nel quarto stadio.

Palatalizzazione modifica

La palatalizzazione delle consonanti velari avvenne davanti (talvolta dopo) alle vocali anteriori, il che avvenne dopo l'A-restoration e prima della mutazione della I, ma non è chiara la sua collocazione rispetto alla perdita delle H. Infatti, non avvenne in galan "cantare" (cf. inglese moderno "regale"), in cui la prima /a/ era passata da /æ/ a causa dell'A-restoration. La palatalizzazione avvenne in dæġ "giorno" ma non in dagas (colpito dall'A-restoration) "giorni" (cf. inglese dialettale dawes per "days") o nell'antico inglese dagung "alba" (inglese "dawn"), dove w è una moderna traccia della non palatalizzata /ɣ/. Non avvenne nemmeno in cyning "re", con un'anteriore /y/ sviluppatasi da /u/ a causa della mutazione della I.

I contesti esatti del fonemeno sono complessi, tuttavia si può stilarne un riassunto abbastanza accurato:

  • Quando palatalizzati, /k/, /ɡ/, /ɣ/, /sk/ passarono ad /tʃ/, /dʒ/, /ʝ/, /ʃ/. /ʝ/ passò più tardi a /j/, ma non prima che si perdessero le altre vecchie /j/, come sotto descritto.
  • Generalmente, le occlusive velari /k/ e /ɡ/ si palatalizzarono davanti ad /i(ː)/ od /j/; dopo /i(ː)/ (eventualmente con una /n/ intrusa), a meno che non seguisse una vocale posteriore; e davanti ad altre vocali anteriori nel caso di specifiche /k/ iniziali di parola. (In questa fase nessuna parola iniziava col fonema /ɡ/.)
  • /ɣ/ si palatalizzò in contesti in qualche modo più ampi: davanti a qualsiasi vocale anteriore, così come quando la fricativa fosse preceduta da vocale anteriore purché la prima non fosse prevocalica.
  • /sk/ si palatalizzò praticamente sempre. Protogermanico *skipaz > inglese moderno ship (cf. skipper < olandese schipper, dove non avvenne mai tale fenomeno), ma in frisone occidentale skip. Protogermanico *skurtijaz > antico inglese scyrte > inglese moderno shirt, ma skyrt > inglese moderno skirt.[7] Un esempio della conservazione di /sk/ è dal protogermanico *aiskōną > antico inglese ascian > inglese moderno ask.
  • I suoni palatali però tornarono ai loro equivalenti non-palatali quando immediatamente davanti a consonante, ma questo molto più tardi (ad esempio sēcþ "(he) seeks" < *sēċiþ). L'alternanza risultante tra sēċan "cerco" e sēcþ "cerca", più tardi colpiti dall'analogia, fa sì che in inglese moderno esistano sia il verbo "to seek" che "to beseech", derivati dalla stessa radice.

Le consonanti postalveolari e palatali /tʃ dʒ j ʃ/ nacquero da una palatalizzazione di /k g sk/.

Le coppie /k/~/tʃ/ e /ɡ/~/j/ sono quasi sicuramente fonemi sincornicamente distinti nel tardo sassone occidentale, il dialetto in cui furono scritti la maggior parte dei documenti in inglese antico. Questo è suggerito da varie coppie quasi-minime, come:

Non di meno vi sono alcune esatte minime, e velari e palatali si alteravano spesso tra loro suggerendo connotazioni allofoniche, ad esempio:

L'ortografia inglese antica standard scriveva con la c sia /k/ che /tʃ/, e con la g sia /ɡ/ che /j/. In queste pagina, invece, le velari e le palatali sono distinte aggiungendo un diacritico: c scrive /k/, ċ scrive /tʃ/, g scrive /ɡ/ e [ɣ], e ġ scrive /j/ e [dʒ]. Le varianti geminate delle consonanti sono riportate rispettivamente con cc, ċċ, cg, ċġ. Il diacritico non era affatto usato nelle fonti originali.

L'antenato protogermanico sia di c che di ċ era *k, mentre quello sia di g che di ġ era *g, quest'ultimo con due allofoni: [g] dopo /n/ o quando geminato, altrove [ɣ]. (Nel presente testo i due allofoni sono segnati perché vengano meglio comprese le meccaniche delle evoluzioni fonetiche; stesso per le coppie [d] e [ð], allofoni di *d, e [b] e [β], di *b.) La palatalizzazione di *k in ċ e di *g in ġ vennero normalmente scatenate da un'adiacente *i, *ī od *j e talvolta da altre vocali anteriori, ma [ɣ] fu colpito più spesso di [k] e [g]. Questa avvenne nei seguenti contesti:

  • davanti alle vocali protogermaniche chiuse (*i, *ī) ma anche *j
    • Esempi: ġifþ "dà" < *ɣiβiði, ċīdan "sgridare" < *kīðaną; non inizialmente bēċ "libri" < *bōkiz, sēċan "cercare" < *sōkijaną, bryċġ "ponte" < germanico occidentale *bruggjō < protogermanico *bruɣjō
  • davanti alle vocali protogermaniche anteriori non aperte (*e, *ē, *eu), solo ad inizio di parola per [k] ma ovunque per [ɣ]
    • Esempi: ċeorl "zoticone" < *kerlaz, ċēoce "guancia" < *keukōN
  • davanti alle inglesi antiche /æ, æː, æːɑ, æɑ/ < protogermanico *a, ā, *au venute dall'Anglo-Frisian brightening e dai dittongamenti (ma non davanti ad /ɑ, ɑː/ < protogermanico *a, ǣ dell'A-restoration): solo ad inizio di parola per [k] ma sempre per [ɣ]
    • Esempi:
      • Davanti ad /æ, æː/: ġeaf /jæf/ "diedi" < *ɣaβ
      • Davanti ad /æːɑ/ Dal protogermanico *au: ċēas "scelsi" < *kaus, ġēat "versai" < *ɣaut, ċēace /tʃæːɑke/ "guancia" < *kaukōN
      • Davanti ad /æɑ/: ċeald "freddo" < *kaldaz, ġeard "iarda" < *ɣarðaz
  • davanti alle inglesi antiche /i, iː/, purché non seguite da vocale posteriore
    • Esempi: "io" < protogermanico *ik, dīċ "fosso" < protogermanico *dīkaz (ma wicu "debole")
  • Solo per [ɣ], davanti alle antiche inglesi /e, eː/ e /æ, æː/, purché non seguite da vocale posteriore
    • Esempi: weġ "way" < protogermanico *weɣaz, næġl "chiodo" < protogermanico *naɣlaz, mǣġ "parente" < protogermanico *mēɣaz (ma wegas [weɣɑs] "modi")

La palatalizzazione avvenne prima della mutazione della I (umlaut); non agirono dunque le vocali anteriori che risultarono da quest'ultima:

  • cyning "re" < *kuningaz
  • gēs "oche" < *ɣōsi < *ɣansiz
  • cemban "pettinare" < *kambijaną

La palatalizzazione venne annullata in antico inglese davanti a consonante:

  • sēcþ "cerca" < *sēċþ < *sōkīþi
  • sengþ "strina" < *senġþ < *sangīþi

La palatalizzazione del protogermanico *sk nell'inglese antico in /ʃ/ (scritto ) fu molto meno limitata: in inizio di parola avvenne davanti a vocali posteriori o ad r, così come in tutti i contesti in cui si trovavano ċ e ġ.[9]

  • sċuldor "spalla" < *skuldrō
  • sċort "corto" < *skurtaz
  • sċrūd "abito" < *skrūðą

La palatalizzazione non-iniziale a si trova anche davanti alle vocali anteriori protogermaniche e j, e dopo vocali anteriori dell'antico inglese, ma non dopo quelle posteriori

  • fisċ "pesce" < *fiskaz
  • āscian "chiedere" < *aiskōną

Oltre alla /j/ originatasi dalla palatalizzazione della protogermanica *ɣ, l'antico inglese aveva anche una /j/ dalla protogermanica *j, riscontrabile anche davanti a vocali posteriori:

  • ġeong /junɡ/ "giovane" < protogermanico *jungaz
  • ġeoc /jok/ "giogo" < protogermanico *juką

Molti casi in cui ci si aspetterebbe un'alternanza tra le coppie ċ/c, ġ/g, e sċ/sc all'interno di un paradigma, vennero modificati per analogia in alcune fasi della storia della lingua. Ad esempio, la consonante velare in sēcþ "cerca" ha rimpiazzato quella palatale di sēċan "cercare" in inglese moderno, in cui continua col verbo "seek"; tuttavia la variante palatale in besēċan ha soppiantato quella velare, conducendo al verbo moderno "beseech".

I prestiti dall'antico normanno normalmente esularono dalla palatalizzazione, mostrando dunque che ai tempi della loro importazione la distinzione velare-palatale aveva cessato di essere allofonica rendendo così i foni delle due serie fonemi distinti. [senza fonte]

Seconda anteriorizzazione modifica

La seconda anteriorizzazione anteriorizzò /a/ in /æ/, e /æ/ in /e/, successivamente ai processi della prima anteriorizzazione e dell'A-restoration. [10] Questo fenomeno non avvenne nella varietà sassone occidentale. Infatti, colpì solo una porzione limitata dell'area (Midlands) dove si parlava il dialetto di Mercia. Questo stesso era un sottodialetto del dialetto degli Angli (che copriva tutta l'Inghilterra centrale e settentrionale).

Dittongamento palatale modifica

Le vocali anteriori e, ē, æ, e ǣ generalmente si dittongarono in ie, īe, ea, e ēa dopo ċ, ġ, :[11]

  • sċieran "tagliare", sċear "tagliai", sċēaron "tagliammo", appartenenti alla quarta coniugazione come beran "trasportare", bær "portato", bǣron "portati"
  • ġiefan "dare", ġeaf "diedi", ġēafon "demmo", ġiefen "dato", appartenenti alla quinta coniugazione come tredan "calpestare", træd "calpestai", trǣdon "calpestammo", treden "calpestato"

Affinemente le vocali posteriori u, o, e a vennero a scriversi eo ed ea dopo ċ, ġ, e :

  • *ġung > ġeong "giovane" (cf. tedesco jung)
  • *sċolde > sċeolde "dovrei"[12] (cf. tedesco sollte)
  • *sċadu > sċeadu "shadow" (cf. olandese schaduw)

Probabilmente il secondo processo fu una semplice convenzione grafica mutata, senza che a, o, u cambiassero attualmente pronuncia: la vocale u rimase pronunciata tale in ġeong, e così la o di sċeolde, e la a di sċeadu. Questo è suggerito dallo sviluppo delle parole nelle fasi successive della lingua inglese, le cui prime due se avessero acquisito il dittongo eo, si sarebbero evolute nell'inglese moderno in *yeng e *shield piuttosto che in young e should.

Il primo processo è invece più controverso. La teoria maggiormente condivisa è che e, ē, æ, ed ǣ si dittongarono,[13] ma una seconda sostiene che rimasero monottonghi[14]:

A favore di questa teoria vi è soprattutto il fatto che il processo analogo delle vocali posteriori fu nei fatti puramente ortografico, e che dittongamenti come /æ/[æɑ] e /e/[iy] (ammesso che sia questa la pronuncia corretta del nesso ie) non hanno motivi fonetici nel contesto di una consonante palatale o postalveolare precedente.

Metatesi di r modifica

Le sequenze di /r/ seguite da vocale breve subirono una metatesi, ossia i due fonemi invertirono le oro posizioni. Questo normalmente avvenne soltanto qualora la consonante successiva fosse s od n, talvolta anche d.

  • Prima di s: berstan "esplodere", in inglese "to burst" (ma islandese bresta), gærs "erba", in inglese "grass" (gotico gras), þerscan "trebbiare" (gotico þriskan)
  • Prima di n: byrnan ~ beornan "bruciare", in inglese "to burn" (gotico brinnan), irnan "correre" (gotico rinnan), īren "ferro" (< *īsren < īsern; gotico eisarn), wærna "scricciolo" (islandese rindill), ærn "casa" (gotico razn)
  • Prima di d: þirda "terzo" (gotico þridja), northumbriano bird "pulcino" (standard bryd)

Non tutte le parole possibili furono colpite dalla metatesi si mutarono effettivamente, e molte delle sopraccitate apparivano anche in una seconda forma conservatrice (ad esempio græs "erba", rinnan "correre", wrenna "scricciolo", e le rare brustæn "esploso", þrescenne "trebbiare", īsern "ferro", ren- "casa", þridda "terzo"; briddes "uccelli" nel Chaucer). Si noti anche che molte delle suddette parole sono giunte in inglese nelle forme conservatrici (cf. inglese moderno grass, run, wren, burst, thresh, iron, third, birds).

La metatesi d'altra parte avvenne occasionalmente prima di ht, e.g. wrohte "lavorai" (cf. inglese moderno obsoleto wrought; gotico wurhta), notrhumbriano breht ~ bryht "luminoso" (gotico baírhts), wryhta "artefice" (cf. inglese moderno wright; sassone antico wurhtio). Le forme conservatrici di tutte queste parole hanno lasciato tracce in inglese moderno, ma il fenomeno è avvenuto nella maggior parte delle lingue germaniche.

Mutazione della I (Umlaut di I) modifica

Perdita della A finale modifica

Le vocali aperte assolutamente finali atone ( dalla protogermanica -a(z) attraverso la prima anteriorizzazione, ed ) caddero. Si noti che le z finali erano già cadute ai tempi del germanico occidentale. Eventuali precedenti -j-, -ij-, e -w- si vocalizzarono rispettivamente in -i, e -u, rispettivamente. Questo avvenne dopo i sopraccitati fenomeni di dittongamento, come testimonia la parola protogermanica *barwaz che venne colpita, evolvendosi nell'antica inglese bearu, mentre ciò non accadde alle parole terminanti in *-uz. (Alcuni esempi di tali dittongamenti sono in realtà apparenti e dovuti in realtà al processo, più recente, dell'umlaut posteriore, che non si apliccò a tut le consonanti, (si veda il non dittongato inglese antico sassone occidentale teru "lacrima" < protogermanico *teruz ma il dittongato smeoru "sugna" < protogermanico *smerwą, dove l'umlaut posteriore non colpì la -r- nel sassone occidentale.) Probabilmente fu posteriore anche all'A-restoration (si veda la sezione dedicata per gli esempi). Avvenne evidentemente prima della perdita delle vocali chiuse, perché le suddette semivocali vocalizzate vennero colpite da tale processo; gād "mancanza" < *gādu (caduta della vocale chiusa) < protogermanico *gaidwą (cf. gotico gaidw). Non è chiaro invece il rapporto cronologico con la mutazione della I.

Sincope intermedia modifica

In sillaba aperta intermedia, le vocali aperte e medie (/a,æ,e/) caddero.[15] Le chiuse brevi (/i,u/) caddero anch'esse in sillaba aperta, a patto che la sillaba successiva fosse lunga; questo processo rientra in quello più grande della perdita delle vocali chiuse.

La sincope delle aperte e medie avvenne dopo la mutazione della I, e prima della caduta delle chiuse.

Ecco un esempio esplicativo dello sviluppo cronologico della parola mæġden "signorina":

Stadio Processo Risultato
Protogermanico Forma originaria *magadīną
Anglo-frisone Prima anteriorizzazione *mægædīną
Palatalizzazione *mæġædīną
Mutazione della I *mæġedīną
Caduta della A finale *mæġedīn
Sincope intermedia *mæġdīn
Inglese antico Indebolimento delle vocali atone mæġden

Se la sincope intermedia delle aperte e medie fosse avvenuta prima della mutazione della I, la parola inglese antica sarebbe stata infatti **meġden.

Un altro è rappresentato dalla parola sāw(o)l "soul":

  • Protogermanico *saiwalō > *sāwalu > *sāwlu (sincope intermedia) > sāwl "soul". (La forma coesistente sāwol era dovuta ad un'epentesi vocalica.)

Se la sincope fosse avvenuta dopo la caduta delle vocali chiuse, la parola inglese antica sarebbe stata **sāwlu.

Caduta delle vocali chiuse modifica

In sillaba aperta atona, /i/ e /u/ (incluse le /-u/ finali da precedenti /-oː/) caddero davanti a sillaba lunga (ossia con un nucleo costituito da vocale lunga o dittongo, oppure breve seguita da due consonanti), ma non davanti a sillaba breve (ossia con un vocale breve nel nucleo seguita da una consonante al massimo). Questo avvenne in due tipi di contesti differenti:

  1. In fine di parola
  2. In sillaba aperta intermedia
Fine di parola

Queste cadute provocarono la mutazione di molti paradigmi a seconda della lunghezza della sillaba della radice, con -u od -e (da *-i) che apparivano soltanto dopo sillabe brevi. Ad esempio,

  • La desinenza nominale femminile dei nomi in "ō" nel nominativo singolare: protogermanico *gebō > inglese antico ġiefu "regalo" ma protogermanico *laizō > inglese antico lār "insegnamento";
  • La desinenza nominale neutra dei nomi in "a" in nominativo ed accusativo plurali: protogermanico *skipō > inglese antico scipu "navi" ma protogermanico *wurdō > inglese antico word "parole";
  • La desinenza nominale maschile dei nomi in "i" in nominativo ed accusativo singolari: protogermanico *winiz > inglese antico wine "amico" ma protogermanico *gastiz > inglese antico ġiest "ospite";
  • La desinenza nominale dei nomi in "u" in nominativo ed accusativo singolari: protogermanico *sunuz > antico inglese sunu "figlio" ma protogermanico *handuz > antico inglese hand "mano";
  • Gli aggettivi forti nel nominativo singolare femminile ed in nominativo ed accusativo plurali neutri: protogermanico *tilō > antico inglese tilu "buono (nominativo singolare femminile e nominativo ed accusativo plurali neutri)" ma protogermanico *gōdō > antico inglese gōd "buono (nominativo singolare femminile e nominativo ed accusativo plurali neutri)";
  • Imperativi della prima coniugazione debole: OE freme "inscena!" ma hīer "ascolta!" (dai suffissi protogermanici *frami- ed *hauzi-, rispettivamente; non è chiaro se gli imperativi terminassero in *-i od in *).

La caduta colpì le radici dei nomi plurali, ad esempio dal pre-protogermanico *pōdes > protogermanico *fōtiz > *lang|gem|fø̄ti > inglese antico fēt "piedi (nominativo)". Tutti questi nomi avevano temi in sillaba lunga, e quindi finirono per perdere qualsiasi desinenza del plurale, che rimase indicato solo dalla mutazione della I.

Si noti che i nomi bisillabici consistenti di due sillabe brevi vennero trattati come se avessero una sola sillaba lunga - equivalenza riscontrata anche in altri fenomeni delle lingue germaniche antiche, come nella legge di Sievers per il proto-norreno, così come nelle regole metriche germaniche della poesia allitterativa. Anche in queste caddero dunque le vocali finali chiuse; questo non avvenne però quando la prima sillaba fosse lunga. Esempi (tutti di nomi neutri):[16]

  • Breve-breve: werod "truppa", plurale werod (trattata come equivalente ad una sillaba lunga, o più correttamente come un singolo piede lungo)
  • Breve-lunga: færeld "viaggio", plurale færeld
  • Lunga-breve: hēafod "head", plurale hēafdu (da *hēafodu)
  • Lunga-lunga: īsern "ferro", plurale īsern

Si notino anche le seguenti eccezioni apparenti in inglese antico:

  • wītu "punizioni" (plurale diwīte) < protogermanico *wītijō;
  • rīc̣(i)u "regni" (plurale di rīc̣e) < protogermanico *rīkijō;
  • wildu "selvaggio" (femminile di wilde) < protogermanico *wildijō;
  • strengþu "forza" < protogermanico *strangiþō.

In realtà, non sono affatto eccezioni, poiché nel momento in cui avvenne la caduta delle chiuse le parole avevano le stesse strutture a sillabe lunghe-brevi nella radice di hēafod (vedi sopra).

Da ciò si deduce che tali cadute sono avvenute dopo la mutazione della I ma prima della perdita di -(i)j- intermedio, avvenuta poco dopo la mutazione della I.

Intermediamente

Alternanze dei paradigmi avvennero anche in corpo di parola a causa delle cadute, per esempio nei tempi passati deboli della prima coniugazione:

  • protogermanico *dōmidē > inglese antico dēmde "giudicò"
  • protogermanico *framidē > inglese antico fremede "compì (un dovere)"

Normalmente, la sincope (caduta vocalica) non avvenne in sillaba chiusa, come in Englisċe "inglese", ǣresta "prestissimo", sċēawunge "indagine" (tutte parole seguite da una desinenza flessiva). Tuttavia, la sincope avviene in contesti fuori dai normali limiti in alcune forme aggettivali e verbali del sassone occidentale, come nel presente dei verbi forti (birst) "porti" < protogermainco *beris-tu, birþ "porta" < protogermanico *beriþ, e simili dēmst, dēmþ "guidichi, guidica") ed aggettivi superlativi (ġinġsta "il più giovane" < protogermanico *jungistô, e simili strenġsta "il più forte", lǣsta "ultimo" < *lǣsesta < protogermanico *laisistô).

In quelle parole in cui potrebbe avvenire una sincope sia intermedia che finale, avviene solo quella intermedia:[17]

  • protogermanico *strangiþō > germanico occidentale *strangiþu > *strengþu "forza";
  • protogermanico *haubudō > germanico occidentale *haubudu > *hēafdu "teste".

Da ciò si deduce che la sincope finale delle chiuse deve aver preceduto quella intermedia, poiché altrimenti le parole si sarebbero evolute in **strengþ, hēafd.

Caduta di -(i)j- modifica

Le -j- intermedie e le varianti derivate dalla legge di Sievers -ij-, purché fossero ancora in sillaba intermedia, caddero poco dopo la sincope delle vocali chiuse, ma solo dopo sillaba lunga. Dunque:

  • protogermanico *wītijō > germanico occidentale *wītiju > inglese antico wītu "punizioni" (se -ij- fosse caduto prima della sincope delle chiuse, si sarebbe evoluta in **wīt);
  • protogermanico *dōmijaną > *dø̄mijan (dopo mutazione della I) > antico inglese dēman "guidicare";
  • protogermanico *satjaną > germanico occidentale sattjaną > *sættjaną (dopo la prima anteriorizzazione) > *settjan (dopo mutazione della I) > inglese antico settan "collocare".

Si noti che nel protogermanico la variante esente dalla legge di Sivevers -j- compariva solo dopo sillabe brevi, ma a causa del fenomeno della geminazione germanica occidentale, ogni consonante che precedesse -j- fu geminata, rendendo la sua sillaba lunga. L'unica consonante a fare eccezione fu /r/, dietro la quale le sillabe rimasero brevi, facendo così sì che /j/ non si perdesse:

  • protogermanico *arjaną > inglese antico erian "arare".

Secondo la legge di Sievers, la variante /ij/ appariva solo dopo sillabe lunghe, e dunque si perse sempre qualora al tempo fosse ancora intermedia.

Quando -j- ed -ij- erano divenuti finali di parola a seguito della caduta della vocale eventualmente seguita da /z/, passarono rispettivamente ad -i ed , rispettivamente. La prima subì la caduta delle chiuse, mostrandosi però come -e qualora si conservasse (dopo /r/), mentre si mostra sempre come -e:

  • protogermanico *kunją > germanico occidentale *kunnją > *kunni > *kynni > inglese antico cynn "parente, famiglia";
  • protogermanico *harjaz > germanico occidentale *harja (Infatti la geminazione germanica occidentale non colpì /r/) > *hari > *heri > antico inglese here "esercito";
  • protogermanico *wītiją > *wītī > antico inglese wīte "punizione".

È possibile che -j- intermedio fosse caduto poco prima che cadesse -ij-, ed in particolare prima della caduta delle chiuse. Questo spiegherebbe l'evoluzione di parole dal tema breve -jō come nytt "uso":

  • protogermanico *nutjō > germanico occidentale *nuttju > *nyttju (dopo mutazione della I) > *nyttu (con caduta di J) > antico inglese nytt (con caduta delle chiuse).

Se la caduta delle chiuse fosse avvenuta prima, infatti, la parola si sarebbe presumibilmente evoluta in un non attestato **nytte.

Una caduta simile di -(i)j- avvenne in altre lingue germaniche occidentali, anche se dopo le primissime attestazioni di tali lingue (soprattutto il sassone arcaico), che ancora scrivevano settian, hēliand laddove l'antico inglese scriveva settan "collocare", hǣlend "salvatore"). Differiscono alcuni dettagli, come la forma kunni, che manteneva la -i, riscontrabile in scritti arcaici, sassoni, olandesi e nord-germanici (ma si vedano in antico frisone kenn, kin).

Questo non avvenne con /j/ (< /ʝ/) dalla palatalizzazione della protogermanica */ɣ/, suggerendo che al tempo del fenomeno fosse ancora una fricativa palatale. Per esempio, dal protogermanico *wrōgijanan > primo inglese antico */wrøːʝijan/ > antico inglese wrēġan (/wreːjan/).

Mutazione posteriore modifica

La mutazione posteriore (back mutation), chiamata anche umlaut posteriore, umlaut gutturale, umlaut della U, od umlaut velare) è un fenomeno che avvenne poco prima della fase dell'antico inglese per cui le vocali brevi e, i e talvolta a si dittongarono rispettivamente in eo, io, ea quando precedenti una sillaba contenente una vocale posteriore (u, o, ō, a).[18] Esempi:

  • seofon "sette" < *sebun (cf. gotico sibun)
  • heol(o)stor "nascondiglio" (cf. inglese holster) < da un precedente helustr < *hulestr < *hulistran (cf. gotico hulistr)
  • eofor "cinghiale" < *eburaz (cf. antico germanico settentrionale ebur)
  • heorot "cervo" < *herutaz (cf. antico germanico settentrionale hiruz)
  • mioluc, meoluc "latte" < *melukz (cf. gotico miluks)
  • liofast, leofast "tu vivi" < *libast
  • ealu "birra" < *aluþ

Si noti che io passò ad eo nell'antico inglese tardo.

Vi furono alcune condizioni restrittive:

  • Generalmente la vocale suscettibile si dittongò solo quando una sola consonante la seguiva.
  • Nel sassone occidentale standard, il fenomeno avvenne soltanto davanti a labiali (f, b, w) e liquide (l, r). Nel dialetto degli Angli, avvenne davanti a qualsiasi consonante ad eccezione di c, g (anglo meodu "idromele", eosol "asino" contro i sassoni occidentali medu, esol). Nel Kent, avvenne invece davanti a qualsiasi consonante (breogo "prezzo" contor il sassone occidentale e l'anglo bregu, brego).
  • Il fenomeno si applicò ad a soltanto nel sottodialetto della Mercia, del dialetto anglo. Lo standard ealu "birra" proviene dal dialetto della Mercia. Simili prestiti sono il poetico beadu "battaglia" ed eafora "figlio, erede", cf. gotico afar (molti termini di stampo poetico furono introdotti dal dialetto della Mercia). D'altra parte, lo standard bealu "cattivo" (arcaico bale) e bearu "frutteto" devono il loro ea al dittongamento — le forme, al tempo del fenomeno, erano *balwą, *barwaz, i cui genitivi singolari in antico inglese bealwes, bearwes.

Monottongamento Anglo modifica

Nei dialetti angli (i.e. Mercia e Northumbia) dell'antico inglese, un processo di monottongamento annullò molti dei dittongamenti precedenti. In particolare, davanti a consonante velare (/h/, /g/, /k/) od /r/ od /l/ seguite da velare, i dittonghi furono ridotti a monottonghi.[19] Si noti che i suddetti contesti monottongati furono molto simili a quelli dei precedenti dittongamenti poi colpiti. In particolare:

  • ea > æ davanti a velare, e prima di /r/ od /l/ + velare
  • ēa > ē
  • eo > e
  • ēo > ē
  • io > i
  • īo > ī

Questo fenomeno precedette la caduta delle H e l'assimilazione vocalica..

Si noti anche che i dittonghi ie ed īe non esistevano nell'anglo (e così praticamente in ogni dialetto, tranne il sassone occidentale).

Caduta delle H modifica

In quegli stessi contesti dove le fricative sorde /f, θ, s/ divennero sonore, ossia tra vocali e tra consonante sonora e vocale, /h/ cadde, [20] lasciando però un allungamento compensatorio di un'eventuale vocale breve precedente. [21] Questo avvenne dopo i processi di dittongamento; i dittongamenti davanti ad /rh/ o /lh/ avvennero indipendentemente da eventuali cadute delle /h/. Eventuali vocali brevi atone furono assorbite dalla precedente lunga.

Esempi:

Assimilazione vocalica modifica

Due vocali che formassero iato (ad esempio direttamente adiacenti senza consonanti separatrici, si fusero una vocale unica.[22] Se ne formarono infatti molti a causa della caduta delle H, altri ne vennero invece da diversi fenomeni quali la caduta di /j/ o /w/ dopo vocale anteriore. (La caduta di /j/ era avvenuta prima, ai tempi del protogermanico, mentre quella di /w/ più tardi, dopo l'umlaut della I). Se la prima vocale era e od i (sia breve che lunga), e la seconda posteriore, ne risultava un dittongo, ad esempio

  • sċōs "scarpa" (genitivo) < protogermanico *skōhas (si veda la sezione sulla caduta delle H)
  • fēos "denaro" (genitivo) < protogermanico *fehas
  • frēond "amico" < frīond < protogermanico *frijōndz (bisillabo, cf. gotico frijōnds)
  • sǣm "mare" (dativo plurale) < sǣum < *sǣwum < *sǣwimiz < protogermanico *saiwimiz

Umlaut palatale modifica

L<wiki>'</wiki>umlaut palatale è un fenomeno che fece apparire i brevi e, eo, io come i (talvolta ie) davanti ai gruppi finali ht, hs, hþ. Ne sono esempi:

  • riht "destra" (cf. tedesco recht)
  • cniht "ragazzo" (cf. inglese moderno knight, tedesco Knecht)
  • siex "sei" (cf. tedesco sechs)
  • briht, bryht "luminoso" (cf. forma senza metatesi inglese antica beorht, anglo berht, olandese brecht)
  • hlihþ "ride" < *hlehþ < *hlæhiþ + mutazione della I < protogermanico *hlahiþ (cf. hliehhan "ridere" < protogermanico *hlahjaną)

Neutralizzazione delle vocali atone modifica

Vi fu un indebolimento vocalico regolare nelle sillabe atone, in vari stadi:

  1. Ai tempi del germanico occidentale, le finali non-nasali * (ma non *-ōz, * od *) furono chiuse ed abbreviate in -u.
  2. Tutte le altre *ō finali di sillaba si aprirono in *ā. Con la prima anteriorizzazione, queste passarono poi ad * (più tardi ). *ô, ed *ō in sillaba intermedia, non furono colpite.
  3. Nonostante la nasalizzazione vocalica fosse rimasta fonetica almeno per tutta l'era dell'anglo-frisone e probabilmente anche ai tempi dell'A-restoration, finì per perdersi sia in sillaba tonica che atona, lasciando vocali non-nasali.
  4. Caddero le vocali atone aperte brevi (* < protogermanico *-az, *-a < protogermanico *), causando la vocalizzazione di eventuali semivocali precedenti -j- -ij- -w- in -i -ī -u.
  5. La sincope intermedia cancellò le vocali atone intermedie brevi aperte/medie in sillaba aperta (non si esclude che sia lo stesso fenomeno che colpì le sillabe finali).
  6. La caduta delle chiuse cancellò le vocali chiuse brevi atone /i/ ed /u/ di sillabe aperte dopo sillaba lunga, indipendentemente dalla posizione.
  7. Tutte le vocali atone lunghe e lunghissime si abbreviarono, ed i restanti lunghi ō, ô confluirono in a.
  8. Questo lasciò cinque possibili vocali brevi finali di sillaba, che rimasero ai tempi delle prime attestazioni dell'antico inglese (posteriori a, u; anteriori æ, e, i). Tuttavia, nel periodo di scrittura della maggior parte dei documenti in antico inglese, tutte e tre le vocali anteriori si erano fuse in e.
  9. -u, quando assolutamente finale, tendeva ad essere scritta u (talora o); ma davanti a consonante viene di regola scritta o (ad esempio seovon "sette" < protogermanico *sibun). Fanno eccezione le desinenze -ung, -(s)um, -uc e le parole che contenevano già u nella radice, come duguþ "compagnia di guerrieri".[23]
  10. Quando finale di sillaba, e veniva scritta i nelle desinenze -ing, -iġ, -(l)iċ, -isċ, -iht.

Dialetti modifica

Dialetti dell'antico inglese e loro mutamenti fonologici[24]
Sassone occidentale Northumbriano Merciano Dialetto del Kent
Protogermanica
ǣ > ē
+ + +
Dittongamento
palatale
+ limited
Posteriorizzazione
æ > a / rC
+
Monottongamento +
a > o / N
Mutazione posteriore limited +
æ > e
Anglo-frisone ǣ > ē
y, ȳ > e, ē

La lingua inglese antica aveva quattro gruppi principali di dialetti: il dialetto sassone occidentale, il merciano, il northumbriano, e quello del Kent. Il primo ed il quarto si collocavano nel Sud, approssimativamente a sud del Tamigi. Il merciano era parlato nella parte mediana del paese, divisa dalla zona dei dialetti meridionali dal Tamigi e dal northumbriano dall'Humber. A Sud, nella zona più ad est si parlava il dialetto del Kent ed il sassone occidentale nella parte restante. Il merciano ed il northumbriano sono spesso considerati uniti come "dialetto anglo".

Le differenze maggiori sussistevano tra il sassone occidentale e gli altri gruppi. Tali differenze riguardavano soprattutto le vocali anteriori, in particolare i dittonghi. (Tuttavia, il northumbriano si distingueva dagli altri per una ben minore palatalizzazione. Forme dell'inglese moderno con una /k/ o /g/ dura dove per discendenza dall'antico inglese ci si aspetterebbe un suono palatalizzato sono dovute sia all'influenza del northumbriano od a prestiti diretti dallo scandinavo. Si noti, infatti, che la mancanza di palatalizzazione in northumbriano era probabilmente dovuta ad una forte influenza scandinava.)

I primi sviluppi del dialetto del Kent furono simili a quelli dell'anglo, ma ad un certo punto verso il IX secolo tutte le vocali anteriori (brevi e lunghe) si fusero in e (breve o lungo). Il seguente elenco illustra le differenze tra anglo e sassone occidentale (laddove non indicato, si sottintende che l'unica differenza del dialetto del Kent dall'anglo è costituita dalla fusione delle vocali anteriori) Tra le più importanti:

  • L'originale (dopo la prima anteriorizzazione) ǣ veniva chiusa in ē nell'anglo, ma non nel sassone occidentale. Questo avvenne prima di altri mutamenti come i dittongamenti, e non colpirono dunque quelle ǣ derivate dall'umlaut della I su ā. Quindi, ad esempio, dǣlan "dividere" < *dailijan era uguale nei due dialetti, ma il sassone occidentale slǣpan "dormire" diveniva slēpan in anglo. (Si noti la differenza nella scrittura delle vocali moderne corrispondenti in "deal" < dǣlan contro "sleep" < anglo slēpan.)
  • Le vocali sassoni occidentali ie/īe, causate da umlaut della I dei lunghi e brevi ea,eo,io, non comparivano in anglo. Invece, ea ed un raro eo comparivano ortograficamente dopo tale umlaut come e, mentre dopo lo stesso fenomeno io manteneva la stessa scrittura io.
  • Il dittongamento della breve /æ/ in ea non avvenne in anglo davanti ad /l/+consonante; la vocale veniva, piuttosto, posteriorizzata in /a/. Una volta mutata dall'umlaut della I, ritornava ad apparire æ (contro il sassone occidentale ie). Quindi si ha in anglo cald "freddo" contro il sassone occidentale ċeald.
  • La fusione di eo ed io (lunghi e brevi) avvenne presto nel sassone occidentale, ma molto più tardi in anglo.
  • Molti dittonghi angli, così come la maggioranza di quelli causati dai fenomeni di dittongamento, si ritrasformarono in monottonghi per il processo del "monottongamento anglo", che avvenne davanti a c,h,g, soli o preceduti da r od l. Questo spiega alcune delle più notabili differenze tra l'ortografia dell'antico inglese standard (ossia il sassone occidentale) e quella moderna. Esempi: ēage "occhio" divenne ēge in anglo; nēah "vicino" divenne in anglo nēh, più tardi chiuso nīh durante il passaggio alla lingua inglese media per la chiusura di ē davanti ad h (ottenendo in inglese moderno "nigh"); nēahst "il più vicino" divenne in anglo nēhst, abbreviato in nehst nell'antico inglese tardo a causa dell'abbreviazione vocalica davanti ad un gruppo di tre consonanti (dando in inglese moderno "next").

Come detto sopra, l'inglese moderno deriva molto più dall'antico inglese anglo che non dall'antico inglese standard, il sassone occidentale. Tuttavia, dato che Londra è situata sul Tamigi vicino ai confini delle zone di anglo, sassone occidentale e dialetti del Kent, alcune forme sassoni e del Kent sono entrate nell'inglese moderno. Per esempio, "bury" (seppellire) ha un'ortografia derivata dal sassone occidentale, ma la sua pronuncia viene dal Kent (vedi sotto).

Riepilogo degli sviluppi vocalici modifica

NOTA: La tabella illustra soltanto i mutamenti nelle sillabe accentate. I mutamenti in sillaba atona furono molto differenti ed anche più estesi. In generale, le vocali lunghe si ridussero a brevi (talvolta caddero del tutto) e le vocali brevi spesso caddero semplicemente. Tutte le altre vocali vennero neutralizzate nelle sole vocali /u/, /a/ ed /e/, talora /o/ (Si noti che /o/ appare alvolta come una variante di /u/ atona).

Germanico occidentale Condizione Fenomeno Inglese antico Esempi
  Umlaut della I
*a   Prima anteriorizzazione æ e *dagaz > dæġ "giorno"; *fastaz > fæst "fermo"; *batizǫ̂ > betera "meglio"; *taljaną > tellan "raccontare"
+n,m   a,o e *namǫ̂ > nama "nome"; *langaz > lang, long "lungo"; *mannz, manniz > man, mon "uomo", plurale men "uomini"
+mf,nþ,ns Legge delle spiranti nasali ingevoni ō ē *samftijaz, samftô > sēfte, *sōfta >! sōfte "morbido"; *tanþs, tanþiz > tōþ, plurale tēþ "dente"; *gans, gansiz > gōs "oca", plurale gēs "oche"
(Sassone occidentale) +h,rC,lC Dittongamento ea ie *aldaz, aldizǫ̂ > eald "vecchio", ieldra "più vecchio" (cf. "elder"); *armaz > earm "braccio"; latino arca > earc "arco"; *darniją > dierne "segreto"; *ahtau > eahta "otto"
(Anglo) +h Dittongamento, monottongamento anglo æ e *ahtau > æhta "otto"
(Anglo) +lC Posteriorizzazione a æ *aldaz, aldizǫ̂ > ald "vecchio", ældra "più vecchio" (cf. "elder")
(Anglo) +rc,rg,rh Dittongamento, monottongamento anglo e e latino arca > erc "arco"
(Anglo) +rC (consonante diversa da c,g,h) Dittongamento ea e *armaz > earm "braccio"; *darniją > derne "segreto"
(Sassone occidentale) +hV (V=vocale),hr,hl Dittongamento, caduta di H ēa īe *slahaną > slēan "massacrare"; *stahliją > stīele "acciaio"
(Anglo) +hV,hr,hl Dittongamento, monottongamento anglo, caduta di H ēa ē *slahaną, -iþi > slēan "massacrare", slēþ "massacra"; *stahliją > stēle "acciaio"
(Sassone occidentale) k,g,j+ Dittongamento palatale ea ie latino castra > ċeaster "cittadella, fortezza" (cf. nomi inglesi moderni in "-caster, -chester"); *gastiz > ġiest "ospite"
Davanti ad a,o,u1 A-restoration a (per analogia) æ plurale *dagôs > dagas "giorni"; *talō > talu "racconto"; *bakaną, -iþi > bacan "infornare", bæcþ "inforna"
(soprattutto fuori dal sassone occidentale) più tardi davanti ad a,o,u Mutazione posteriore ea eo2 *alu > ealu "birra"; *awī > eowu "pecora (f.)", *asiluz > non sassone eosol "asino"
Davanti a hs,ht,hþ + -iz finale Umlaut palatale Sconosciuto i (talore "ie") *nahtiz > nieht > niht "notte"
*e3     e Sconosciuto3 *etaną > etan "mangiare"
+m   i Sconosciuto *nemaną > niman "prendere"
(Sassone Occ.) +h,rC,lc,lh,wV Dittongamento eo Sconosciuto *fehtaną > feohtan "combattere"; *berkaną > beorcan; *werþaną > weorðan "diventare"
(Anglo) Davanti a h,rc,rg,rh Dittongamento, monottongamento anglo e Sconosciuto *fehtaną > fehtan "combattere"; *berkaną > bercan "abbaiare"
(Anglo) Davanti ad r+consonante diversa da c, g, h; lc, lh, w+vocale Dittongamento eo Sconosciuto *werþaną > weorðan "diventare"
Davanti ad h+vocale, hr, hl Dittongamento, (monottongamento anglo,) caduta di H ēo Sconosciuto *sehwaną > sēon "vedere"
Davanti a hs,ht,hþ finali tardi Umlaut palatale i (talore "ie") Sconosciuto *sehs > siex "sei"; *rehtaz > riht "destra"
(Sassone occ.) Prima di k, g, j Dittongamento palatale ie Sconosciuto *skeraną > sċieran "cesoia"
*i     i i *fiską > fisċ "pesce"; *itiþi > iteþ "(egli) mangia"; *nimiþi > nimeþ "prende"; *skiriþi > sċirþ "(egli) tosa"
Davanti a mf,nþ,ns Legge delle spiranti nasali ingevoni ī ī *fimf > fīf "cinque"
(Sassone occ.) Davanti ad h, r+consonante Dittongamento io > eo ie *Pihtôs > Piohtas, Peohtas "Pitti"; *lirnōjaną > liornian, leornian "imparare"; *hirdijaz2 > hierde "pastore"; *wirþiþi > wierþ "diviene"
(Anglo) Davanti a h, rc, rg, rh Dittongamento, monottongamento anglo i i *stihtōjaną > stihtian "stabilire"
(Anglo) Davanti ad r+consonante diversa da c, g, h Dittongamento io > eo i *a + firrijaną > afirran "rimuovere" (cf. feorr "lontano")
(Sassone occ.) Davanti ad h+vocale, hr, hl Dittongamento, caduta di H īo > ēo īe *twihōjaną > twīoġan, twēon "dubitare"
(Anglo) Davanti a h+vocale, hr, hl Dittongamento, monottongamento anglo, caduta di H īo > ēo ī *twihōjaną > twīoġan, twēon "dubitare"; *sihwiþi > sīþ "vede"
Davanti a w Dittongamento io > eo i *niwulaz > *niowul, neowul "prostrato"; *spiwiz > *spiwe "vomito"
Davanti ad a, o, u Mutazione posteriore i (io, eo) Sconosciuto *miluks > mioluc, meolc "latte"
*u     u y *sunuz > sunu "figlio"; *kumaną, -iþi > cuman "venire", cymþ "viene"; *guldijaną > gyldan "dorare"
Davanti ad mf, nþ, ns Legge delle spiranti nasali ingevoni ū ȳ *munþs > mūþ "bocca"; *wunskijaną > wȳsċan "augurio"
Davanti a non-nasale + a, e, o4 Mutazione della A o (per analogia) e *hurną > horn "corno"; *brukanaz > brocen "rotto"; *duhter, duhtriz > dohter "figlia", plurale dehter "figlie"
Davanti a h+vocale, hr, hl Caduta di H ū ȳ *uhumistaz > ȳmest "il più alto"
(*ē >) *ā   Prima anteriorizzazione (Sassone occ.) ǣ} ǣ *slāpaną > slǣpan "dormire", latino strāta > strǣt "strada"; *dādiz > dǣd "azione"
(Anglo) ē ē *slāpaną > slēpan "dormire", latino strāta > strēt "strada"; *dādiz > dēd "azione"; latino cāseus > ċēse "formaggio"; *nāhaz, nāhistaz > nēh "vicino" (cf. inglese moderno nigh "prossimo"), superlativo nēhst "il più vicino" (cf. inglese moderno next "accanto")
(Sassone occ.) Prima di k, g, j Dittongamento palatale ēa īe *jārō > ġēar "anno"; latino cāseus > ċīese "formaggio"
Davanti a n, m   ō ē *mānǫ̂ > mōna "luna"; *kwāniz > kwēn "regina"
(Sassone occ.) Davanti ad h Dittongamento ēa īe *nāhaz, nāhistaz > nēah "vicino" (cf. inglese moderno nigh "prossimo"), superlativo nīehst "il più vicino" (cf. inglese moderno next "accanto")
Davanti a w; ga, go, gu; la, lo, lu A-restoration ā ǣ *knāwaną, -iþi > cnāwan "sapere", cnǣwþ "sa"
    ē ē *mēdą > mēd "ricompensa"
    ō ē *fōts, fōtiz > fōt "piede", plurale fēt "piedi"
    ī ī *wībą > wīf "moglie"; *līhiþi > anglo līþ "(egli) presta"
(Sassone occ. Davanti a h Dittongamento īo > ēo īe *līhaną, -iþi > lēon "prestare", līehþ "(egli) presta"
    ū ȳ *mūs, mūsiz > mūs "topo", plurale mȳs "topi"
*ai     ā ǣ *stainaz > stān "pietra", latino Caesar > cāsere "imperatore", *hwaitiją > hwǣte "grano"
*au     ēa (Sassone occ.) īe *auzǭ > ēare "orecchio"; *hauzijaną > hīeran "udire"; *hauh, hauhist > hēah "alto", superlativo hīehst "il più alto"
(Anglo) ē *auzǭ > ēare "orecchio"; *hauzijaną > hēran "udire"
(Anglo) Davanti a c, g, h; rc, rg, rh; lc, lg, lh Monottongamento anglo ē ē *hauh, hauhist > hēh "alto", superlativo hēhst "il più alto"
*eu5     ēo Sconosciuto5 *deupaz > dēop "profondo"; *fleugǭ > flēoge "volare"; *beudaną > bēodan "comandare"
(Anglo) Davanti a c, g, h; rc, rg, rh; lc, lg, lh Monottongamento anglo ē Sconosciuto *fleugǭ > flēge "volare"
*iu5     Sconosciuto (Sassone occ.) īe *biudiþi > bīett "ordini"; *liuhtijaną > līehtan "illuminare"
(Anglo) īo *biudiþi > bīott "ordini"
(Anglo) Davanti a c, g, h; rc, rg, rh; lc, lg, lh Monottongamento anglo Sconosciuto ī *liuhtijaną > līhtan "illuminare"

1 Il processo dell'A-restoration, come qui si descrive, annullò quello precedente della prima anteriorizzazione, lasciando /a/. Tuttavia, venne impedito quando una /i/ od una /j/ fossero nella sillaba successiva; /a/ si mutò invece in /æ/ con la prima anteriorizzazione, e poi in /e/ per umlaut. Questo spiega l'evoluzione del protogermanico *talō > talu "racconto" contro quella dell'imparentato *taljaną > tellan "dire". Ad ogni modo, in alcuni casi in cui l'A-restoration fu bloccata, la /æ/ prodotta dalla prima anteriorizzazione divenne comunque /a/ per analogia con parole correlate dove era avvenuta la mutazione; questa /a/ divenne poi, per umlaut, /æ/. Ciò accadde soprattutto nei verbi che in alcune forme (come la terza persona singolare del presente indicativo) avevano un umlaut, ed altre (come l'infinito) no; per esempio dal protogermanico *bakaną si ebbe l'inglese antico bacan "infornare" (cf. inglese moderno "to bake") contro *bakiþi > bæcþ "(egli) inforna". Questo spiega la dicitura "(per analogia)" nella colonna dell'umlaut della I. I diagrammi seguenti illustrano il processo più dettagliatamente:

Nessuna analogia:

Fase Racconto (cf. inglese moderno "tale") Raccontare, dire (cf. inglese moderno "to tell") Motivo
1 /talō/ /taljaną/ Forme originarie
2 /talu/ /talljan/ Dopo vari processi, qui irrilevanti (come la geminazione germanica occidentale)
3 /tælu/ /tælljan/ Prima anteriorizzazione
4 /talu/ /tælljan/ A-restoration
5 /talu/ /tælljan/ La forma non mutò, per analogia
6 /talu/ /telljan/ Mutazione della I
7 talu tellan Dopo ulteriori processi, qui irrilevanti

Con analogia:

Fase "infornare" (cf. inglese moderno "to bake") "(egli) inforna" (cf. inglese moderno "bakes") Motivo
1 /bakaną/ /bakiþi/ Forme originarie
2 /bakan/ /bakiþ/ Dopo vari processi, qui irrilevanti
3 /bækan/ /bækiþ/ Prima anteriorizzazione
4 /bakan/ /bækiþ/ A-restoration
5 /bakan/ /bakiþ/ Per analogia con l'infinito
6 /bakan/ /bækiþ/ Mutazione della I
7 bacan bæcþ Dopo ulteriori processi, qui irrilevanti

L'analogia ebbe luogo tra forme correlate di uno stesso lessema, come le differenti declinazioni dello stesso verbo o sostantivo. Generalmente non avvenne tra lessemi derivati dalla stessa radice, come talu "racconto" and tellan "raccontare, dire".

2 Questo elemento è fuorviante. La mutazione posteriore avvenne effettivamente dopo la mutazione della I; per questo applicando entrambi i processi ad a si ottenne eo e non ie, normale mutazione di ea. Si noti anche che la mutazione posteriore avviene solo quando la sillaba successiva contenesse a, o, u, la mutazione della I quando avesse invece i, j; dunque non ci si aspetterebbe che i due processi agiscano su una stessa parola. In tutti casi in cui ciò accadde c'era la sostituzione di un suffisso con un altro a cavallo dell'azione dei due fenomeni. Ad esempio:

  • Latino asellum "asino" > protogermanico *asilu (il suffisso diminuitivo latino -ell- fu rimpiazzato dal somigliante protogermanico -il) > *æsil (anteriorizzazione della A) > *esil (mutazione della I) > *esel (processo tipico delle sillabe atone) > esol (fu sostituito col più comune -ol il più raro -el) > eosol (mutazione posteriore)
  • Protogermanico *awī "femmina di pecora" > *awi (neutralizzazione vocalica in sillabe atone) > *ewi (mutazione della I) > ewu (la desinenza del femminile -i scomparve prima della fase dell'inglese antico e fu sostituito da -u; qualcosa di simile avvenne ad esempio con menigu "moltitudine", cf. gotico managei /managī/) > eowu (mutazione posteriore)

3 Il fonema proto-indoeuropeo /e/ era già passato ad /i/ nel protogermanico in due contesti: quando precedesse un /n/ preconsonantico, un /i/ od un /j/. La mutazione della I più generica, applicata a tutte le vocali, dell'antico inglese, è un processo separato avvenuto molti secoli più tardi, anche se l'effetto su /e/ fu lo stesso. (Si noti che a causa del processo precedente vi furono pochi casi di /e/ predisposte a mutare per mutazione della I in inglese antico. Per questo, le mutazioni di /e/ sono elencate tra parentesi, ad esempio (i), per indicare che il risultato dato non è dovuto direttamente alla mutazione della I su /e/, ma a quella di /i/ od altra vocale derivata, come io.) Per questo, poi, la forma protogermanica occidentale hierde "pastore" appare già come *hirdijaz, con una /i/ nella radice nonostante sia chiaramente imparentata con heord "mandria" (protogermanico occidentale *herdō). Infine, per la stessa ragione non ci sono lemmi per "+mf,nþ,ns" sotto /e/, al contrario di tutte le altre vocali. Ancora, descrivere i come mutazione di e, od ie come mutazione di eo, è altamente fuorviante. Infatti, come appena descritto, e non passò ad i per mutazione della I, ma casomai in un contesto adatto al processo i già compariva a causa del mutamento precedente di /e/ in /i/. Similmente, eo da un precedente /e/ in un contesto adatto al dittongamento non fu cambiato dalla mutazione della I in ie. Di nuovo, in questo caso, /i/ già appariva nell'ambiente adatto alla mutazione, e si dittongò in io a causa del contesto "dittongabile" dov'era, e questo io mutò poi ie per mutazione della I. Si noti ancora che i contesti di dittongamento di /i/ erano più restrittivi di quelli di /e/. Quindi è possibile che un eo successivo al dittongamento e fuori da contesti favorevoli all'umlaut corrispondesse ad una i in contesto da umlaut piuttosto che ad un io (per esempio davanti a lh o lc), e dunque che ci fosse un'alternanza dopo l'umlaut di eo ed i. Presumibilmente, tali alternanze anomale vennero in gran parte eliminate da analogie.

4 Un processo molto simile a ciò che descrive la nota 1 risultò in un umlaut di /o/, che talora apparve come /y/ (il discendente "normale"), e talora come /e/ (per analogia). Proprio come per lA-restoration, la mutazione della A (che aprì /u/ in /o/ davanti ad /a, e, o/) fu bloccata da dei successivi /i/ o /j/, e la /u/ rimasta talvolta passò ad /o/ per analogia, ed altre volte non mutò affatto.

5 Il mutamento protogermanico di /e/ in /i/ prima di /i/ o /j/ colpì anche /eu/, producendo /iu/. Infatti, /iu/ appariva solo quando nella sillaba successiva ci fosse /i/ o /j/, ed /eu/ era sempre assente in tali contesti. Così, /iu/ è infatti un allofono di /eu/. È spesso scritto /iu/, piuttosto che [iu][25], perché nei dialetti germanici tardi i discendenti dei suddetti suoni divennero a tutti gli effetti fonemi distinti.

Fenomeni fino all'inglese medio e moderno modifica

Per una descrizione più dettagliata dei fenomeni a cavallo tra inglese antico e medio o moderno, si veda l'articolo sulla storia della lingua inglese. Un sunto dei mutamenti vocalici principali è presentato qui sotto. Si noti che l'ortografia inglese moderna riflette in buona parte la pronuncia dell'inglese medio. Inoltre, la tabella presenta solo gli sviluppi generali. Molto spesso vi furono irregolarità in contesti particolari, per esempio nell'antico inglese tardo le vocali divennero spesso lunghe davanti a /ld/, /nd/, /mb/; ebbero poi uno sviluppo complesso davanti ad /r/ nella storia della lingua; si dittongarono in medio inglese davanti ad /h/; nuovi dittonghi sorsero in medio inglese dalle combinazioni di vocali e degli inglesi antichi w, g (/ɣ/ > /w/), e ġ /j/; e molto altro. L'unico dei suddetti casi esaminato qui in dettaglio è l'allungamento vocalico in sillaba aperta del medio inglese. Si noti come, nella colonna della scrittura moderna, CV indichi una sequenza qualsiasi di una consonante ed una vocale.

NOTA: Nella tabella, le abbreviazioni sono le seguenti:

  • leng. = allungato per il fenomeno dell'allungamento in sillaba aperta
  • occ. = occasionalmente
  • superl. = superlativo
  • > = prodotto da un fenomeno fonetico regolare
  • >! = prodotto da fenomeno irregolare od analogia
  • c. = circa
  • + = davanti a
Antico inglese tardo (anglo), c. 1000 Pronuncia inglese media, c. 1400 Scrittura inglese moderna, c. 1500 Pronuncia agli albori dell'inglese moderno, c. 1600 Pronuncia inglese moderna, c. 2000 Fonte Esempio
a; æ; ea; ā+CC; spesso ǣ+CC,ēa+CC; occ. ē+CC (WS ǣ+CC) /a/ a /a/ /æ/ OE a OE mann > man (uomo); OE lamb > lamb (agnello); OE sang > sang (cantai); OE sacc > sack (sacco); OE assa > ass (ciuco)
OE æ OE fæþm (abbracciare) > fathom (comprendere); OE sæt > sat (sedetti); OE æt > at (a); OE mæsse > mass (messa)
OE ea OE weax > wax (ceralacca); OE healf > half(metà) /hæf/ (GA)
OE +CC OE āscian > ask (chiedere) /æsk/ (GA); OE fǣtt > fat (grasso); OE lǣstan > to last (durare) /læst/ (GA) ; OE blēddre (WS blǣddre) > bladder (vescica); OE brēmbel (WS brǣmbel) > bramble (rovo)
(w+, non davanti a g, ck, ng, nk) GA /ɑ/, RP /ɒ/ OE a OE swan > swan (cigno); OE wasċan > to wash (lavare); OE wann (buio) > wan (smorto)
OE æ OE swæþ > swath (varco); OE wæsp > vespa
OE ea OE wealwian > to wallow (sguazzare); OE swealwe > swallow (rondine)
(+r) /ar/ > GA /ɑr/, RP /ɑː/ OE heard > hard (duro); OE ærc (WS earc) > ark (arca)
(w+ and +r) /ɔr/ > GA /ɔr/, RP /ɔː/ OE ea OE swearm > swarm (sciame); OE sweart > arcaico, poetico swart >! swarthy (di colore); OE weardian > to ward (allontanare); OE wearm > warm (caldo); OE wearnian > to warn (avvertire)
(+lC,l#) /ɔː/ OE smæl > small (piccolo); OE all (WS eall) > all (tutti); OE walcian (WS wealcian) (rotolare) > to walk (camminare)
(+lm) GA /ɑ/, RP /ɑː/ OE ælmesse > alms (elemosina); latino palma > OE palm > palm (palmo)
(RP, spesso +f,s,th) /ɑː/ OE glæs > glass (vetro); OE græs > grass (erba); OE pæþ > path (percorso); OE æfter > after (dopo); OE āscian /ɑːsk/ > to ask (chiedere); OE lǣstan /lɑːst/ > to last (durare)
(leng.) /aː/ [æː] aCV /ɛː/ /eː/ > /ei/ OE a OE nama > name (nome); OE nacod > naked (nudo); OE bacan > to bake (infornare)
OE æ OE æcer > acre (acro); OE hwæl > whale (balena); OE hræfn > raven (corvo maggiore)
(+r) /eːr/ > GA /ɛr/, RP /ɛə/ OE a OE caru > care (curare); OE faran > to fare (passarsela); OE starian > to stare (fissare)
e; eo; occ. y; ē+CC; ēo+CC; occ. ǣ+CC,ēa+CC /e/ e /ɛ/ /ɛ/ OE e OE helpan > to help (aiutare); OE elh (WS eolh) > elk (alce); OE tellan > to tell (raccontare); OE betera > better (meglio); OE streċċan > to stretch (allungare)
OE eo OE seofon > seven (sette)
OE y OE myriġ > merry (allegro); OE byrġan > to bury /bɛri/ (seppellire); OE lyft- (debole) > left (sinistra, mano); OE cnyll > knell (rintocco)
OE +CC OE cēpte > kept (tenuto); OE mētte > met (incontrato); OE bēcnan (WS bīecnan) > to beckon (chiamare); OE clǣnsian > to cleanse (pulire); OE flǣsċ > flesh (carne); OE lǣssa > less (meno); OE frēond > friend /frɛnd/ (amico); OE þēofþ (WS þīefþ) > theft (furto); OE hēold > held (tenuto)
(+r) ar /ar/ GA /ɑr/, RP /ɑː/ OE heorte > heart (cuore); OE bercan (WS beorcan) > to bark (abbaiare); OE teoru (WS teru) > tar (catrame); OE steorra > star (stella)
(w+ e +r) /ɔr/ > GA /ɔr/, RP /ɔː/ AN werra > war (guerra); AN werbler > to warble (gorgheggiare)
(occ. +r) er /ɛr/ /ər/ > GA /ər/, RP /ɜː/ OE e OE sterne (WS stierne, styrne) > stern (austero)
OE eo OE eorl > earl (conte); OE eorþe > earth (Terra); OE liornian, leornian > to learn (imparare)
OE +CC OE hērde (WS hīerde) > heard (sentito)
(leng.) /ɛː/ ea,eCV /eː/ /iː/ OE specan > to speak (parlare); OE mete > meat (carne); OE beofor > beaver (castoro); OE meotan (WS metan) > to mete /miːt/ (ripartire); OE eotan (WS etan) > to eat (mangiare); OE meodu (WS medu) > mead (idromele); OE yfel > evil (malvagio)
(+r) /iːr/ > GA /ɪr/, RP /ɪə/ OE spere > spear (lancia)
(occ.) /ei/ OE brecan > to break /breik/ (rompere)
(occ. +r) /eːr/ > GA /ɛr/, RP /ɛə/ OE beoran (WS beran) > to bear (sopportare); OE pere, peru > pear (pera); OE swerian > to swear (giurare); OE wer (uomo) > were- (suffisso col significato di "umano")
(spesso +th,d,t,v) /ɛ/ OE leþer > leather /lɛðɚ/ (cuoio); OE stede > stead (posto; nell'uso corrente quasi sempre in espressioni idiomatiche quali "stand somebody in good stand", essere utile a qualcuno); OE weder > weather (clima); OE heofon > heaven (paradiso); OE hefiġ > heavy (pesante)
i; y; ī+CC,ȳ+CC; occ. ēoc,ēc; occ. ī+CV,ȳ+CV /i/ i /ɪ/ /ɪ/ OE i OE writen > written (scritto); OE sittan > to sit (sedersi); OE fisċ > fish (pesce); OE lifer > liver (fegato)
OE y OE bryċġ > bridge (ponte); OE cyssan > to kiss (baciare); OE dyde > did (ho fatto); OE synn > sin (peccato); OE gyldan > to gild (dorare); OE bysiġ > busy /bɪzi/ (impegnato)
OE +CC OE wīsdōm > wisdom (saggezza); OE fīftiġ > fifty (quaranta); OE wȳsċan > to wish (augurare); OE cȳþþ(u) > kith (conoscenti); OE fȳst > fist (pugno)
OE ȳ+CV,ī+CV OE ċīcen > chicken (pollo); OE lȳtel > little (poco)
OE ēoc,ēc OE sēoc > sick (malato); OE wēoce > wick (stoppino); OE ēc + nama > ME eke-name >! nickname (soprannome)
(+r) /ər/ > GA /ər/, RP /ɜː/ OE gyrdan > to gird (stringere, con una cintura); OE fyrst > first (primo); OE styrian > to stir (mescolare)
(leng. — occ.) /eː/ ee /iː/ /iː/ OE wicu > week (settimana); OE pilian > to peel (pelare); OE bitela > beetle (sbacarabeo)
o; ō+CC /o/ o /ɔ/ GA /ɑ/, RP /ɒ/ OE o OE god > god (dio); OE beġeondan > beyond (oltre)
OE +CC OE gōdspell > gospel (gospel); OE fōddor > fodder (mangime); OE fōstrian > to foster (favorire)
(GA, +f,s,th,g,ng) /ɔː/ OE moþþe > moth (falena); OE cros > cross (croce); OE frost > frost (gelo); OE of > off (fuori); OE oft > oft (spesso); OE sōfte > soft (morbido)
(+r) /ɔr/ > GA /ɔr/, RP /ɔː/ OE corn > corn (mais); OE storc > storc (o stork, cicogna); OE storm > storm (tempesta)
(leng.) /ɔː/ oa,oCV /oː/ GA /ou/, RP /əu/ OE fola > foal (puledro); OE nosu > nose (naso); OE ofer > over (al disopra)
(+r) /oːr/ > GA /ɔr/, RP /ɔː/ OE borian > to bore (annoiare); OE fore > fore (prua); OE bord > board (tavola)
u; occ. y; ū+CC; w+ e,eo,o,y +r /u/ u,o /ʊ/ /ʌ/ OE u OE bucc > buck /bʌk/ (cervo); OE lufian > to love /lʌv/ (amore); OE uppe > up (sopra); OE on bufan > above (al disopra)
OE y OE myċel > ME muchel >! much (molto); OE blysċan > to blush (arrossire); OE cyċġel > cudgel (randello); OE clyċċan > to clutch (aggrapparsi); OE sċytel > shuttle (navetta)
OE +CC OE dūst > dust (polvere); OE tūsc > tusk (zanna); OE rūst > rust (ruggine)
(b,f,p+ e +l,sh) /ʊ/ OE full > full /fʊl/ (pieno); OE bula > bull (toro); OE bysċ > bush (campagna)
(+r) /ər/ > GA /ər/, RP /ɜː/ OE u OE spurnan > to spurn (sdegnare)
OE y OE ċyriċe > church (chiesa); OE byrþen > burden (carico); OE hyrdel > hurdle (ostacolo)
OE w+,+r OE word > word (parola); OE werc (WS weorc) > work (lavoro); OE werold > world (mondo); OE wyrm > worm (verme); OE wersa (WS wiersa) > worse (peggio); OE weorþ > worth (valore)
(leng. — occ.) /oː/ oo /uː/ /uː/ OE (brȳd)-guma > ME (bride)-gome >! (bride)-groom (sposi)
(+r) /uːr/ > /oːr/ > GA /ɔr/, RP /ɔː/ OE duru > door (porta)
(spesso +th,d,t) /ʌ/ ?
(occ. +th,d,t) /ʊ/ OE wudu > wood /wʊd/ (legno)
ā; often a+ld,mb /ɔː/ oa,oCV /oː/ GA /ou/, RP /əu/ OE ā OE āc > oak (quercia); OE hāl > whole (intero, tutto)
OE +ld,mb OE camb > comb (pettine); OE ald (WS eald) > old (vecchio); OE haldan (WS healdan) > to hold (tenre)
(+r) /oːr/ > GA /ɔr/, RP /ɔː/ OE ār > oar, ore (remo); OE māra > more (più); OE bār > boar (cinghiale); OE sār > sore (doloroso)
ǣ; ēa /ɛː/ ea,eCV /eː/ /iː/ OE ǣ OE hǣlan > to heal /hiːl/ (guarire); OE hǣtu > heat (calore); OE hwǣte > wheat (grano)
OE ēa OE bēatan > to beat /biːt/ (battere); OE lēaf > leaf (foglia); OE ċēap > cheap (economico)
(+r) /iːr/ > GA /ɪr/, RP /ɪə/ OE rǣran > to rear (retro); OE ēare > ear (orecchio); OE sēar > sere (appassito); OE sēarian > to sear (scottare)
(occ.) /ei/ OE grēat > great /greit/ (grande)
(occ. +r) /eːr/ > GA /ɛr/, RP /ɛə/ OE ǣr > ere (prima)
(spesso +th,d,t) /ɛ/ OE ǣ OE brǣþ (tanfo) > breath (respiro); OE swǣtan > to sweat (sudare); OE -sprǣdan > to spread (diffondere)
OE ēa OE dēad > dead /dɛd/ (morto); OE dēaþ death (morte); OE þrēat (pericolo) > threat (minaccia); OE rēad > red (rosso); OE dēaf > deaf (sordo)
ē; ēo; spesso e+ld /eː/ ee,ie(nd/ld) /iː/ /iː/ OE ē OE fēdan > to feed (nutrire); OE grēdiġ (WS grǣdiġ) > greedy (avaro); OE > me (me); OE fēt > feet (piedi); OE dēd (WS dǣd) > deed (azione); OE nēdl (WS nǣdl) > needle (ago)
OE ēo OE dēop deep (profondo); OE fēond > fiend (demonio); OE betwēonum > between (tra); OE bēon > to be (essere)
OE +ld OE feld > field (campo); OE ġeldan (WS ġieldan) (pagare) > to yield (dar precedenza)
(spesso +r) /ɛːr/ ear,erV /eːr/ /iːr/ > GA /ɪr/, RP /ɪə/ OE ē OE hēr > here (qui); OE hēran (WS hīeran) > to hear (udire); OE fēr (WS fǣr) > fear (paura)
OE ēo OE dēore (WS dīere) > dear (caro)
(occ.) /eːr/ > GA /ɛr/, RP /ɛə/ OE þēr (WS þǣr) > there (lì); OE hwēr (WS hwǣr) > where (dove)
(occ. +r) /eːr/ eer /iːr/ /iːr/ > GA /ɪr/, RP /ɪə/ OE bēor > beer (birra); OE dēor > deer (cervo); OE stēran (WS stīeran) > to steer (condurre); OE bēr (WS bǣr) > bier (catafalco)
ī; ȳ; spesso i+ld,mb,nd; spesso y+ld,mb,nd /iː/ i,iCV /əi/ /ai/ OE ī OE rīdan > to ride (cavalcare); OE tīma > time (tempo); OE hwīt > white (bianco); OE mīn > mine (il mio)
OE ȳ OE mȳs > mice (topi); OE brȳd > bride (sposa); OE hȳdan > to hide (nascondere)
OE +ld,mb,nd OE findan > to find (trovare); OE ċild > child (bambino); OE climban > to climb (scalare); OE mynd > mind (mente)
(+r) /air/ > GA /air/, RP /aiə/ OE fȳr > fire (fuoco); OE hȳrian > to hire (assumere); OE wīr > wire (filo)
ō; occ. ēo /oː/ oo /u:/ /u:/ OE ō OE mōna > moon (luna); OE sōna > soon (presto); OE fōd > food /fuːd/ (cibo); OE dōn > to do (fare)
OE ēo OE cēosan > to choose (scegliere); OE sċēotan > to shoot (sparare)
(+r) /uːr/ > /oːr/ > GA /ɔr/, RP /ɔː/ OE flōr > floor (pavimento); OE mōr > moor (brughiera)
(occ. +th,d,v) /ʌ/ OE blōd > blood /blʌd/ (sangue); OE mōdor > mother /mʌðə(r)/ (madre); OE glōf > glove /glʌv/ (guanto)
(spesso +th,d,t,k) /ʊ/ OE gōd > good /gʊd/ (buono); OE bōc > book /bʊk/ (libro); OE lōcian > to look /lʊk/ (guardare); OE fōt > foot /fʊt/ (piede)
ū; spesso u+nd /uː/ ou /əu/ /au/ OE ū OE mūs > mouse (topo); OE ūt, ūte > out (fuori); OE hlūd > loud (rumoroso)
OE +nd OE ġefunden > found (trovato); OE hund > hound (mastino); OE ġesund > sound (sano)
(+r) /aur/ > GA /aur/, RP /auə/ OE OE ūre > our (nostro); OE sċūr > shower (doccia); OE sūr > sour (aspro)
(occ. +t) /ʌ/ OE būtan > but (ma); OE strūtian > ME strouten > to strut (avanzare)

Si noti che la vocale moderna rappresentata da au (pronunciata in britannico /ɔː/ ed in americano /ɔ/) non appare nella tabella. Questa proviene soprattutto da un /au/ dell'inglese medio tardo, a sua volta derivato da: aw ed ag dell'antico inglese (clawu > "claw" (artiglio); lagu > "law" (legge)); dittongamento davanti ad /h/ ("sought" (cercai) < sōhte, "taught" (insegnai) < tāhte, "daughter" (figlia) < dohtor); prestiti dal latino e dal francese ("fawn" (cerbiatto) < francese antico faune, "Paul" (Paolo) < latino Paulus). Tra le altre vi sono l'allungamento di /a/ davanti ad /l/ ("salt, all") nel primo inglese moderno; accorciamenti occasionali in medio inglese di /ɔː/, più tardi ri-allungata ("broad" (ampio) < /brɔːd/ < brād); e, nell'inglese americano, l'allungamento di una o breve davanti a fricative sorde e velari sonore ("dog, long, off, cross, moth" hanno tutte /ɔ/ in inglese americano, almeno in quei dialetti che ancora distinguano /a/ ed /ɔ/).

Come detto sopra, l'inglese moderno deriva dall'inglese medio di Londra, a sua volta derivato in larga parte dall'inglese antico anglo, con influenze dei dialetti dei sassoni occidentali e della zona del Kent. Una delle differenze più evidenti tra i dialetti è il trattamento della vocale /y/ originaria dell'antico inglese. Nel periodo di cui si trovano documenti scritti in inglese antico, nel Kent /y/ già aveva perso l'arrotondamento divenendo /e/, mentre in Anglia nella fase tarda della lingua la stessa vocale passò ad /i/. Nell'area del sassone occidentale, /y/ rimase anche all'epoca del medio inglese, e là veniva scritta u, all'epoca. Alcune parole con tale suono divennero prestiti nell'inglese medio londinese, dove /y/, non familiare, fu sostituito da /u/. Perciò:

  • "gild" (dorare) < gyldan, "did" (ho fatto) < dyde, "sin" (peccato) < synn, "mind" (mente) < mynd, "dizzy" (frastornato) < dysiġ (folle), "lift" (sollevare) < lyft (aria), ecc. mostrano lo sviluppo normale dell'anglo.
  • "much" (molto) < myċel mostrano lo sviluppo del sassone.
  • "merry" (allegro) < myriġ mostrano lo sviluppo del Kent.
  • "build" (costruire) < byldan e "busy" (occupato) < bysiġ presero la scrittura dal sassone, ma la pronuncia dall'anglo.
  • "bury" /bɛri/ (seppellire) < byrġan prese la scrittura dal sassone, ma la pronuncia proviene dal Kent.

Si noti che alcuni esempi apparenti di passaggio ad e dall'inglese antica y sono in realtà sviluppi regolare, soprattutto laddove y sia uno sviluppo di un precedente ie del sassone, da una mutazione della I di ea, esattamente come lo stesso fenomeno, su ea, in anglo, dà e; per esempio, "stern" (austero) < styrne < *starnijaz, "steel" (acciaio) < stȳle < *stahliją (cf. sassone antico stehli). Inoltre, alcuni esempi apparenti di passaggio ad u dall'inglese antica y potrebbero essere dovuti all'influenza di una forma correlata senza umlaut, e dunque con u, per esempio "sundry" (assortito) < syndriġ, influenzato da sundor "apart, differently" (differentemente) (cf. inglese moderni "to sunder" e "asunder", "separare" e "in pezzi").

Note modifica

  1. ^ Campbell, 1959, pagine 50–51
  2. ^ a b Questo termine non è attestato, ma è solo una traduzione dall'inglese.
  3. ^ Campbell, 1959, pagina 53
  4. ^ Campbell, 1959, pagine 52–53
  5. ^ Campbell, 1959, pagine 54–60
  6. ^ Campbell, 1959, pagine 60–62
  7. ^ Cercignani, 1983
  8. ^ Si noti che la voce originale inglese riportava accanto alla traduzione la semplice dicitura "passato al singolare/plurale" (in inglese il passato non ha distinzioni morfologiche di persona): per la voce italiana si è ricorso ad una persona specifica, solitamente la prima o la terza.
  9. ^ Cercignani, 1983
  10. ^ Campbell, 1959, pagine 62-64
  11. ^ Campbell, 1959, pagine 64–71
  12. ^ Come per i passati, qui è stata adottata la prima persona (il verbo originale inglese non ha distinzioni morfologiche a livello di persona).
  13. ^ Campbell, 1959; Mitchell, Robinson, 2001
  14. ^ Lass, 1994
  15. ^ Campbell, 1959, 143–144
  16. ^ Mitchell, Robinson, 1992, pagina 25
  17. ^ Campbell, 1959, pagine 146–147
  18. ^ Campbell, 1959, pagine 85–93
  19. ^ Campbell, 1959, pagine 93–98
  20. ^ Campbell, 1959, pagine 186–187, 461–466
  21. ^ Campbell, 1959, pagine 104–105
  22. ^ Campbell, 1959 pagine 98–104
  23. ^ Campbell, 1959, pagine 155–156
  24. ^ Toon, 1992, pagina 416
  25. ^ Le sbarre // indicano i fonemi, le parentesi quadre i foni.

Bibliografia modifica