Valerio Mengarini (Roma, 20 luglio 1894Salcano, 27 agosto 1917) è stato un ingegnere, militare e atleta italiano.

Valerio Mengarini
NascitaRoma, 20 luglio 1894
MorteSalcano, 27 agosto 1917
Cause della mortecaduto in combattimento
Luogo di sepolturaCimitero del Verano
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio esercito
Armafanteria
CorpoGenio
SpecialitàArtiglieria Campale
RepartoI reggimento
Anni di servizio1915 - 1917
GradoTenente
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
Decorazioni1 medaglia d'argento
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Biografia modifica

Valerio Mengarini, figlio di una famiglia dell'alta borghesia romana in gioventù fu un atleta podista di mezzofondo della Società Sportiva Lazio con cui vinse diverse gare importanti.[1]

Si era fatto già notare, come sportivo, quando studiava nel liceo romano Torquato Tasso. Fu un polisportivo completo, si dedicò al lancio del disco e anche al calcio sempre con i colori biancocelesti. Fu anche ottimo nuotatore del Circolo Canottieri Aniene.[2] Il 27 settembre 1917 Il Messaggero usci con un trafiletto sulla sua morte accostando la disgrazia agli altri caduti del Canottieri Aniene tra i quali Florio Marsili anch'egli atleta delle due società romane.

Ingegnere civile, allo scoppio della grande guerra fu volontario e arruolato nei reparti di artiglieria campale, dove servì per oltre due anni.

Ferito mortalmente in combattimento a Salcano, perì nell’ambulanza chirurgica e fu decorato con la medaglia d'argento.[3] A Roma, fino ad alcuni anni or sono il campo di calcio ubicato in Via Lanciani era a lui intitolato,mentre la targa dedicata al Liceo Tasso di Roma ai propri ex alunni famosi, riporta il suo nome. Ed è riportato con evidenza su una lapide che ricorda gli studenti di ingegneria caduti nella grande guerra posta all’ingresso della facoltà a S. Pietro in Vincoli in Roma.[4]

Onorificenze modifica

«Offertosi spontaneamente per partecipare ad una ricognizione necessaria per i lavori in regione Salcano – Sella di Dol - Britof, per assolvere al suo compito, in testa ad un gruppo di ufficiali e di zappatori di fanteria, si esponeva al fuoco di fucileria e al lancio di bombe a mano del nemico, riportava gravissime ferite in pieno petto. Raccolto, durante il lungo e doloroso trasporto sotto l’imperversare del fuoco nemico, suscitava l’ammirazione dei compagni pregandoli di abbandonarlo per pensare alla propria salvezza. All’ambulanza chirurgica spirava dopo poco.»
— Sella di Dol 27 agosto 1917

Note modifica

  1. ^ Fonte: Gazzetta dello sport 1910-1913
  2. ^ Dal libro: i 100 anni del c.c.Aniene di Gianfranco Tobia 1992
  3. ^ Dall'Istituto del Nastro Azzurro.
  4. ^ dal libro: Dal Tevere al Piave-gli atleti della Lazio nella prima guerra mondiale. Di Fabio Bellisario e Fabrizio Munno, edizioni Eraclea 2015 Cap.XVII