Villa Priuli

villa nel comune italiano di Due Carrare in località Carrara San Giorgio

Villa Priuli, nota anche come villa Soranzo-Talpo-Petrobelli, è una villa veneta situata nel comune di Due Carrare, a circa venti chilometri da Padova.

Villa Priuli-Talpo-Petrobelli
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàDue Carrare
IndirizzoVia Roma, 45
Coordinate45°17′30.04″N 11°49′19.71″E
Informazioni generali
Condizionitemporaneamente chiuso
Realizzazione
ArchitettoVincenzo Scamozzi
ProprietarioMaria Paola Petrobelli, Daniela Petrobelli

Progettata dall'architetto Vincenzo Scamozzi per la famiglia Priuli, la costruzione della villa iniziò nel 1597. Nonostante la sua prestigiosa origine, la villa non ha ricevuto grande attenzione nella storiografia architettonica.

 
Vincenzo Scamozzi, Fabriche de' clarissimi signori Priuli a Carrara, silografia da Du Ry, Oeuvres d'architecture [...], Leida, 1713.
 
Villa Priuli-Petrobelli
 
Villa Priuli dopo il restauro

La villa viene menzionata per la prima volta da Vincenzo Scamozzi nel 1615 nella sua opera L'idea dell'architettura universale. Sebbene il disegno originale dell'edificio non sia presente nell'opera di Scamozzi, esso venne pubblicato nel 1713 da Simon Louis du Ry.[1]

Successivamente, nel 1935, l'artista Keith Grant identificò l'esistenza di un autografo di Scamozzi conservato a Chatsworth, in Inghilterra, all'interno della collezione del Duca di Devonshire. Questo autografo include studi planimetrici e documenti relativi ai sopralluoghi effettuati dall'architetto in cantiere, permettendo di fissare la data di inizio dei lavori all'8 luglio 1597.

Nel corso degli anni, la villa ha subito ampliamenti, specialmente sul lato ovest, e modifiche al timpano rispetto al progetto originale.

Note archivistiche

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Le ricerche storico-archivistiche, affidate a Maria Pia Barzan, hanno ricostruito i passaggi di proprietà della villa. Nel catasto napoleonico (1807-1815 circa), la villa, situata a Carrara San Giorgio, è registrata come proprietà di Caterina e Canziana Soranzo.

Nel catasto austriaco (1816-1846 circa), la villa passa al conte Tomà Mocenigo Soranzo, e successivamente ai discendenti della famiglia Soranzo.

Le famiglie dei Soranzo e dei Mocenigo erano unite da stretti vincoli familiari: la sorella di Alvise Mocenigo era moglie di Francesco Soranzo, che per l'assenza di eredi maschi, aveva istituito suo erede universale, Giovanni, figlio di Francesco Soranzo.

Il palazzo di Carrara San Giorgio giunge poi ai Priuli attraverso i Bragadin: la villa rimase alla famiglia Priuli per poco più di un trentennio, in cui vennero apportate diverse migliorie. Ciò permise ad Alvise Priuli di dichiararla nel 1661 "palazzo", contrariamente alla precedente dizione di Bragadin che la definiva come una banale "casa di muro".

Nel 1897, con regolare atto di compravendita, l'immobile viene trasferito a Roberto Talpo del fu Luigi, che poi tramite successione testamentaria passa alla figlia di Roberto, sposata in Vasoin. Da qui l'ambiguità dell'attribuzione Talpo-Vasoin che si riscontra in diverse pubblicazioni.

Le attuali proprietarie sono Maria Paola e Daniela Petrobelli.

Descrizione

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Contesto urbano e territoriale

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Scamozzi adottò un approccio razionalistico, integrando la nuova struttura con il territorio circostante ed elementi preesistenti, come il nucleo medievale preesistente dei Da Carrara.

Nelle sue tavole, a differenza di Palladio, Scamozzi rappresentava anche le strade, i canali e le caratteristiche del contesto urbano, in aggiunta alla Rosa dei venti, sempre presente a dare l'orientamento spaziale. Puntava a fornire delle indicazioni topografiche e planimetriche del complesso: inserì infatti, oltre alla pianta del piano terra, anche la Corte di dietro alla fabbrica dominicale e la Peschiera fra la corte dominicale e quella delle Entrate.

Villa Priuli è situata all'angolo del lotto, confinante con la strada comunale ad est e con la piazza e strada principale a nord. L'accesso principale della villa era sulla facciata nord, dove si apre il portale che si affaccia sulla piazza.

Una caratteristica distintiva dell'architettura di Vincenzo Scamozzi è l'integrazione di elementi preesistenti nelle sue opere. Nel caso dell'opera presa in oggetto, la presenza di un vecchio scolo e di fondamenta, forse appartenuti alla gastaldia dei Carraresi, ha svolto un ruolo fondamentale nella progettazione.

La villa occupa una posizione centrale ed è il punto focale degli assi visivi creati dagli edifici circostanti. Il primo asse è costituito da una strada proveniente da Padova (attuale via Campolongo, a nord), il secondo asse è la strada principale proveniente da sud, dall'abbazia di Santo Stefano, e il terzo asse è costituito dalla Strada communa a est, che costeggiava il muro a ridosso del colle di Carrara.

Il giardino della villa funge da elemento unificatore tra la parte residenziale e quella destinata alle attività agricole. Come si può osservare dalla planimetria di Simon Louis Du Ry, era suddiviso in sette riquadri da un tracciato viario ortogonale, con ciascun riquadro proporzionato in base alla funzione svolta. Era inoltre soggetto a cambiamenti frequenti, con variazioni nei percorsi, nella struttura e nelle specie vegetali. La vegetazione, essendo temporanea, veniva sostituita periodicamente.

Scamozzi aveva probabilmente consigliato l'installazione di spalliere laterali nei sette riquadri per rendere il luogo "molto aprico e allegro", favorendo una piacevole vista. Si suppone che queste spalliere ospitassero viti, pere cotogne, melograni, noccioli o altre piante.

I percorsi e le architetture vegetali nel giardino erano pensati per favorire l'otium, permettendo una serena meditazione in un ambiente naturale influenzato dall'arte.

Rispetto al disegno di Du Ry, oggi il ponte di attraversamento è situato più a nord. Si notano anche quattro gradini corrispondenti ai due ingressi sul lato nord della villa, assenti invece sul muro orientale. Questo indica che la Strada communa e la corte con giardino erano sopraelevati rispetto alla piazza e alla strada principale. Tale dislivello è stato perso a causa dell'innalzamento della pavimentazione esterna in trachite.

La facciata e i "segni stratigrafici"

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Il prospetto principale, descritto nel disegno pubblicato da Du Ry, mostra un palazzo a tre piani con un piano terra bugnato.

Al piano nobile, in asse con l'ingresso, vi è un'apertura ad arco a tutto sesto, con stipiti in pietra, conci modanati e poggiolo balaustrato; simmetricamente sono poste sei ampie finestre rettangolari e, al piano secondo, vi sono altrettante aperture di ridotte dimensioni.

Il prospetto termina con una cornice modanata, su cui si imposta il timpano, e due pinnacoli laterali che costituivano la parte conclusiva delle canne fumarie dei camini.

Lateralmente è rappresentato il muro di recinzione, definito anch'esso dal prosieguo della zoccolatura del fronte della villa e, superiormente, da una semplice modanatura, continuazione della fascia marcapiano; su questo muro, come già abbiamo avuto modo di vedere, è indicato un ingresso secondario che dà sul giardino.

Il complesso che domina la piazza del paese comprende quindi tutti gli elementi della villa veneta: giardino con peschiera, brolo[2], barchesse, case bracciantili[3] e corti.

Il rilievo metrico-strumentale, il fotopiano e l'analisi stratigrafica hanno rivelato ulteriori informazioni.

Al piano terra, strati di intonaco degradati hanno esposto l'apparecchiatura muraria di mattoni e trachite.

L'ampliamento della villa ha mantenuto il linguaggio architettonico del corpo originale. La testimonianza dell'ampliamento la troviamo sull'attuale facciata, con una discontinuità verticale che evidenzia il "rapporto di posteriorità" del nuovo corpo rispetto alla struttura scamozziana preesistente, sigillando all'interno della muratura lo spigolo con intonaco a marmorino originario.

Questi dati permettono di dedurre le dimensioni e l'articolazione fotometrica dell'assetto precedente allo Scamozzi: confrontando il disegno scamozziano con il fotopiano e il rilievo metrico-strumentale, emerge una quasi perfetta corrispondenza, depurata delle aggiunte successive.

  1. ^ Du Ry, Simon Louis, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Architetto (Kassel 1726 - ivi 1799), si formò a Parigi all'Accademia di J.-F. Blondel e si perfezionò in Italia, dove a Vicenza studiò Palladio e a Ercolano i recenti scavi.
  2. ^ Brolo, tipica protezione dell'ingresso e della scala che conduce alla sala delle adunanze spesso coperta, altre volte racchiusa in una struttura lignea o muraria finestrata.
  3. ^ Case bracciantili, le cosiddette case mezzadrili e bracciantili, gli edifici a elementi giustapposti, nonché le distaccate stalle/fienili con portici frontali ed alti pilastri o quelle con archi

Bibliografia

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  • Serena Franceschi e Adelmo Lazzari, Un risarcimento al catalogo di Vincenzo Scamozzi: la villa Priuli a Due Carrare, in Progetto restauro, n. 43, Padova, Il prato, 2007.
  • Francesco Barbieri e Giovanni Beltramini, Vincenzo Scamozzi, Vicenza, Marsilio, 2003.
  • Francesco Barbieri, La villa dello Scamozzi, Bollettino CISA XI edizione, 1969.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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