WikiHouse è un progetto open source per disegnare e costruire piccole ed economiche case (principalmente in legno), partendo da strutture facilmente impilabili, leggere e che possano essere trasportate e montate da personale non specializzato, rese più rigide e resistenti rispetto ad una cabina in legno grazie ad una particolare sagomatura e struttura.[1][2] L'intenzione è rendere semplice e democratica la costruzione di abitazioni sostenibili, impiegando al contempo la minor quantità di materiali possibile.[1][2][3][4]

Prototipo di WikiHouse presentato a Westminster in Inghilterra.

Storia modifica

Il progetto è iniziato durante l'estate del 2011, da parte di Alastair Parvin e Nick Ierodiaconou dell'impresa 00, una ditta londinese di design, assieme a Tav di Espians, James Arthur e Steve Fisher della Momentum Engineering.[5][6]

La prima presentazione è avvenuta nella Gwangju Design Biennale di Gwangju in Corea del Sud.[7][8] Da allora il progetto è cresciuto per includere molte sezioni nazionali attorno al mondo.[9]

WikiHouse consente agli utenti di scaricare piani di costruzione sotto licenza Creative Commons dal suo website, di modificarli con un programma chiamato SketchUp, e di utilizzarli per creare pezzi simili a un puzzle eseguite in compensato e/o in cartongesso con una macchina a controllo numerico, operata dal computer, nota come router CNC.[6]

La costruzione delle strutture di una WikiHouse non richiede di parti speciali (come giunti, chiodi particolari, travi in acciaio, ecc.) perché le parti di legno, relativamente piccoli pezzi, si incastrano e si agganciano assieme con connessioni tipo a cuneo, a dado, a piolo, a rilievo, con scanalature, spesso ispirate dall'architettura tradizionale della Corea.[10][11].

La struttura di una WikiHouse può essere assemblata in meno di un giorno da gente senza alcun addestramento formale nelle tecniche della costruzione.[10] Alla struttura poi deve essere aggiunto l'isolamento termoacustico, il rivestimento murale (cladding), i cavi elettrici, del telefono, della televisione e della connessione ethernet (con fili RJ-45), e nelle aree della cucina e i bagni gli scarichi fognari e i tubi delle acqua corrente e delle acque grigie, prima che possa ricevere il certificato di abitabilità.[2][11]

 
Modelli in scala di due modelli di different WikiHouse

Al dicembre del 2013, non esistono WikiHouse abitate, anche se esiste qualche prototipo completo, oltre a una tettoia-rifugio per camminatori nella località di Fridaythorpe, in Gran Bretagna.[11] Queste WikiHouse sono strutture di un singolo piano, a pianta quadrata con tetti inclinati, che spesso sono il prolungamento delle pareti, e piccole basi di cemento come fondazione che misurano circa 16,3 m2.[2]

WikiHouseRio modifica

Dopo aver vinto una somma di denaro nell'esposizione TEDGlobal del giugno 2012, il progetto reinvestì il denaro ricevuto nel concorso in una partnership con il governo brasiliano, che si proponeva, tramite il progetto "Dharma" di mobilitare la gioventù per realizzare opere al servizio della collettività. L'agenzia di analisi BrazilIntel cooperava per costruire WikiHouse nelle più povere favela della città di Rio de Janeiro.[4] L'obiettivo della partnership, denominato WikiHouseRio, era quello di fornire un singolo "opificio" dove si potesse installare un router CNC da condividere con la comunità mentre si consentiva e si incoraggiava i membri della comunità a sviluppare le proprie capacità e idee nel progettare e costruire questo tipo di edifici.[4][5] Il team WikiHouse si propone, eventualmente, di creare simili laboratori in altre comunità sottosviluppate nel mondo.[4] Vi sono anche piani per l'utilizzo di WikiHouse come case di emergenza da adoperare come primo rifugio d'emergenza (tenendole ripiegate in luoghi d'immagazzinamento, in paesi molto sismici come Haiti, il Giappone, e la Nuova Zelanda.[3]

Reazione dei media modifica

La reazione dei media al progetto WikiHouse si è focalizzata soprattutto nell'enfasi dato alla natura sperimentale del progetto,[1][2], che è stata paragonata ai mobili dell'IKEA,[2][11] ed è stata messa in risalto la difficoltà potenziale nel trovare e finanziare i router CNC.[1][4]

Lo scrittore di fantascienza Bruce Sterling ha dato un parere positivo sul progetto WikiHouse, descrivendolo molto favorevolmente, come un'abitazione che "Molto probabilmente io stesso potrei costruire e abitare".[12]

Note modifica

  1. ^ a b c d Suzanne LaBarre, WikiHouse, An Online Building Kit, Shows How To Make A House In 24 Hours, su Co.Design, Fast Company, Inc, 25 agosto 2011. URL consultato il 17 dicembre 2013.
  2. ^ a b c d e f Jeremy Kingsley, The WikiHouse Revolution, su Slate, The Slate Group, LLC, 22 febbraio 2012. URL consultato il 17 dicembre 2013.
  3. ^ a b Bridget Borgobello, WikiHouse: Get ready to design, "print" and construct your own home!, su Gizmag, Gizmag Pty Ltd, 15 maggio 2012.
  4. ^ a b c d e Betsy Isaacson, WikiHouse Democratizes Design For Inexpensive, Easily Built Homes, su The Huffington Post, TheHuffingtonPost.com, Inc., 1º marzo 2013.
  5. ^ a b Alastair Parvin, Nick Ierodiaconou, A House and Home for the 99%, su CITY2.0, TED Conferences, LLC, 22 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2013).
  6. ^ a b Peter Firth, Thomas Rees, Grand Designs: Open-source platform comes to housing, su LifeStyle:News:Global, The Future Laboratory, 5 agosto 2011.
  7. ^ Jesse Hicks, WikiHouse promises printable homes, work for the world's idle CNC routers, su Engadget, AOL Inc., 17 agosto 2011. URL consultato il 17 dicembre 2013.
  8. ^ 00:/ at TED2013, su 00:/Blog, 00:/, 27 febbraio 2013. URL consultato il 20 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2013).
  9. ^ WikiHouse Community, su WikiHouse.cc, WikiHouse. URL consultato il 20 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2014).
  10. ^ a b Arion McNicoll, How to build your home from scratch for $35,000, su CNN, Turner Broadcasting System, Inc., 5 agosto 2013. URL consultato il 17 dicembre 2013.
  11. ^ a b c d Rupert Goodwins, Meet The People Who Want To Print A Home In A Day, su Popular Science, Bonnier Corporation, 16 dicembre 2013. URL consultato il 17 dicembre 2013.
  12. ^ Bruce Sterling, Architecture Fiction: WikiHouse, su Wired, Condé Nast Publications, 2 agosto 2011. URL consultato il 17 dicembre 2013.

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