Wikipedia:Bar/Discussioni/Sentenza pericolosa sull'utilizzo di marchi
Sentenza pericolosa sull'utilizzo di marchi | NAVIGAZIONE |
Oggi mi sono imbattuto in questa notizia [1] [2] che riguarda l'ordine di oscuramento di centinaia di siti da parte di un giudice per supposto utilizzo non autorizzato di un marchio industriale. Nella pagina che linko si parla di nome all'interno del dominio, ma negli articoli cartacei che ho letto stamattina si diceva di oscuramento anche per semplice presenza non autorizzata del marchio nel sito stesso, fatto che ovviamente dato l'ampio uso di immagini di marchi registrati che facciamo su Wikipedia, potrebbe rappresentare un precedente giuridico piuttosto pericoloso.
Vorrei sapere se qualcuno ha notizie più chiare e approfondite sulla faccenda che comunque secondo me è da monitorare con attenzione. --Cotton Segnali di fumo 18:21, 9 ott 2011 (CEST)
- Più che per le immagini, un'interpretazione molto stretta potrebbe impedire di chiamare la pagina con la voce sull'azienda con il nome dell'azienda. Il che, francamente, non ha senso... --Cruccone (msg) 19:01, 9 ott 2011 (CEST)
- Giornalettismo la spiega meglio; basta non mettere inserzioni qui al bar ;-) --Fantasma (msg) 19:26, 9 ott 2011 (CEST)
- A quanto ho capito io quei siti vendevano abbigliamento esponendo i relativi marchi senza essere stati autorizzati dai produttori e senza alcuna garanzia dell'autenticità del capo venduto... non mi pare che ci rientriamo, no? Rupert Sciamenna qual è il problema? 12:06, 10 ott 2011 (CEST)
- Esatto. Alcuni relati potrebbero trarre in inganno, non si tratta di una sentenza di magistratura giudicante, ma di un decreto di sequestro preventivo da parte di un GIP. Sempre giudice è, ma siamo in una fase ancora di istruttoria. E comunque la materia è la frode commerciale, quindi sono - a quel che si legge - i piumini tarocchi o falsi outlet o outlet non autorizzati alla spendita del nome e del marchio. Insomma una cosa abbastanza di normale amministrazione. Non ci riguarda se vi sbrigate a comprarvi questi ottimi piumini minimamente fallati che sto dando via a 10 euri l'uno al casello Roma Sud dell'A1 ore pasti :-D (ehi, gip, si scherza, eh :-)
Il ricorso al decreto di sequestro preventivo si va diffondendo, di questo magari si potrebbe parlare, perché a determinate condizioni consente di valicare molte tutele altrimenti insormontabili; qui c'è un sorprendente esempio di come possa essere utilizzato anche per il sito web di una testata giornalistica regolarmente registrata in tribunale (e che non era più cartacea, solo online), scavalcando quindi tutte le famose tutele previste per la stampa già in fase istruttoria (il caso citato non sembra, a quanto dice l'Arma, di quelli di cui preoccuparsi). Insomma, cominciamo semmai a studiare questo strumento che si incontra sempre più spesso --Fantasma (msg) 15:13, 10 ott 2011 (CEST)
- Esatto. Alcuni relati potrebbero trarre in inganno, non si tratta di una sentenza di magistratura giudicante, ma di un decreto di sequestro preventivo da parte di un GIP. Sempre giudice è, ma siamo in una fase ancora di istruttoria. E comunque la materia è la frode commerciale, quindi sono - a quel che si legge - i piumini tarocchi o falsi outlet o outlet non autorizzati alla spendita del nome e del marchio. Insomma una cosa abbastanza di normale amministrazione. Non ci riguarda se vi sbrigate a comprarvi questi ottimi piumini minimamente fallati che sto dando via a 10 euri l'uno al casello Roma Sud dell'A1 ore pasti :-D (ehi, gip, si scherza, eh :-)
- A quanto ho capito io quei siti vendevano abbigliamento esponendo i relativi marchi senza essere stati autorizzati dai produttori e senza alcuna garanzia dell'autenticità del capo venduto... non mi pare che ci rientriamo, no? Rupert Sciamenna qual è il problema? 12:06, 10 ott 2011 (CEST)
- Giornalettismo la spiega meglio; basta non mettere inserzioni qui al bar ;-) --Fantasma (msg) 19:26, 9 ott 2011 (CEST)
Mah, se si trattasse di un semplice sequestro di siti che vendevano merce contraffatta credo non ci sarebbe praticamente stata alcuna notizia, ne la sentenza sarebbe stata definita "abnorme" sui giornali. In realtà a quanto capisco sono stati sequestrati anche siti e domini che non vendevano nulla solo perché il nome si prestava all'operazione e li rendeva sospetti, che è una cosa diversa, forse ancora non rischiosa per noi, certo, ma che non va in una buona direzione a mio avviso.--Cotton Segnali di fumo 21:17, 10 ott 2011 (CEST)
- considerando che il domain parking spesso viene fatto proprio per avere a disposizione "qualcosa" se ti segano l'account, non biasimo del tutto la Moncler... sarei curioso di fare un confronto tra i whois dei siti che vendevano piumini tarocchi e quelli dei siti parcheggiati. Balabiot (msg) 22:43, 10 ott 2011 (CEST)
- attenzione che un nome e un marchio si registrano proprio perché non siano usati da terzi per commerci che non siano nell'interesse almeno indiretto di chi quel nome e quel marchio ha chiesto di non spendere. E il principio non è nemmeno solo commerciale: c'è un politico cui hanno intitolato di recente un locale notturno sedicente trasgressivo in un paese diverso dal suo, e già qualcuno si è mosso a protestare. Ed anche su internet, non è diverso; in Italia un signore che porta lo stesso cognome di uno stilista aveva registrato un dominio al suo cognome, ma venne la maison dello stilista, gli fece causa e il tribunale stabilì che il signore aveva per cognome un marchio registrato. Quindi il signore, che peraltro vestiva bene, dovette cedere il suo dominio alla maison commerciale, e immagino che per soprammercato si sia dovuto pure tenere quel cognome.
Giusto o sbagliato (e nel caso odierno non sappiamo come stiano le cose, e nemmeno se questo sia il caso) la spendita di nome e marchio di un'azienda è riservata a chi se li registra. Non c'è null'altro che possa riguardarci in argomento se non un certo dominio squattato. Di cui possono parlare meglio altri --Fantasma (msg - 111.004) 23:43, 10 ott 2011 (CEST)
- attenzione che un nome e un marchio si registrano proprio perché non siano usati da terzi per commerci che non siano nell'interesse almeno indiretto di chi quel nome e quel marchio ha chiesto di non spendere. E il principio non è nemmeno solo commerciale: c'è un politico cui hanno intitolato di recente un locale notturno sedicente trasgressivo in un paese diverso dal suo, e già qualcuno si è mosso a protestare. Ed anche su internet, non è diverso; in Italia un signore che porta lo stesso cognome di uno stilista aveva registrato un dominio al suo cognome, ma venne la maison dello stilista, gli fece causa e il tribunale stabilì che il signore aveva per cognome un marchio registrato. Quindi il signore, che peraltro vestiva bene, dovette cedere il suo dominio alla maison commerciale, e immagino che per soprammercato si sia dovuto pure tenere quel cognome.