Xi Aquilae b

pianeta extrasolare

Xi Aquilae b (ξ Aql b / ξ Aquilae b), o Fortitudo,[3] è un pianeta extrasolare in orbita attorno alla stella ξ Aquilae, a circa 204,5 anni luce dalla Terra.

Xi Aquilae b
Stella madreXi Aquilae
Scoperta2008
ScopritoriB. Sato et al.
ClassificazioneGigante gassoso
Designazioni
alternative
ξ Aql b, Xi Aql b, Fortitudo, HD 188310 b[1]
CostellazioneAquila
Distanza dal Sole62,7±3,9[2] pc
204,5±12,7 a.l.
Coordinate
(all'epoca J2000[1])
Ascensione retta19h 54m 14,8816s
Declinazione+08° 27′ 41,230″
Parametri orbitali
Semiasse maggiore0,58+0,02
−0,03
UA
Periodo orbitale136,75±0,25 giorni[2]
Eccentricità0,0
Dati fisici
Massa
> 2,02±0,2 MJ

Coordinate: Carta celeste 19h 54m 14.8816s, +08° 27′ 41.23″

È stato scoperto nel 2008 ed è classificato come gigante gassoso.

Scoperta modifica

Le osservazioni spettroscopiche che hanno portato alla scoperta del pianeta sono state condotte dall'osservatorio di Okayama, sito sul monte Chikurin-Ji (362 metri di altezza), nella prefettura di Okayama, in Giappone, nell'ambito di un programma di ricerca (denominato Okayama Planet Search Program) diretto da Bun'ei Sato, volto all'individuazione di pianeti extrasolari, con il metodo della velocità radiale, attorno a 57 stelle giganti di classe G o K.[4] Il metodo delle velocità radiali individua le piccole variazioni nella velocità radiale della stella causate dalla gravità del pianeta.

Fortitudo è stato scoperto nel febbraio del 2008.[5]

Denominazione modifica

Secondo l'uso astronomico, la designazione di un pianeta extrasolare si compone del nome della stella attorno cui orbita, seguito da una lettera dell'alfabeto latino in minuscolo e progressiva a partire dalla b (assegnata al primo pianeta scoperto nel sistema), che reca l'indicazione dell'ordine di scoperta. Conseguentemente, la designazione ξ Aquilae b identifica il primo pianeta scoperto attorno alla stella ξ Aquilae, il cui nome è espresso secondo la nomenclatura di Bayer.

Nel luglio del 2014, l'Unione Astronomica Internazionale ha indetto un concorso pubblico per assegnare dei nomi propri ad alcuni esopianeti ed alle loro stelle.[6] La procedura ha previsto che partecipanti appartenenti ad associazioni astronomiche potessero proporre delle denominazioni, che successivamente sono state sottoposte a votazione aperta a chiunque volesse partecipare.[7]

Il nome che ha ottenuto il numero maggiori di voti per ξ Aquilae b è stato Fortitudo, proposto da un'associazione studentesca dell'Università Hosei in Giappone, e fa riferimento alla fortezza - la fermezza e la costanza nelle difficoltà - rappresentata dal simbolo dell'Aquila.[3] Nello stesso concorso, la stella è stata rinominata Libertas.

Caratteristiche modifica

Nell'annunciarne la scoperta, Bun'ei Sato e colleghi indicarono una massa minima di 2,8 masse gioviane per Fortitudo.[5] Questo valore è stato successivamente rivisto al ribasso da Masanobu Kinitomo e altri nel 2011, in 2,02±0,2 masse gioviane, a seguito di una rivalutazione della massa della stella stessa.[8]

Arkas percorre un'orbita circolare in 136,75±0,25 giorni, ad una distanza di 0,58+0,02
−0,03
UA dalla stella.[2] Nel sistema solare, sarebbe all'interno dell'orbita di Venere.

Note modifica

  1. ^ a b SIMBAD.
  2. ^ a b c Exoplanet.eu.
  3. ^ a b (EN) The Approved Names, in NameExoWorlds, Unione Astronomica Internazionale. URL consultato il 22 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2018).
  4. ^ (EN) B. Sato, et al., Radial-Velocity Variability of G-Type Giants: First Three Years of the Okayama Planet Search Program, in Publ. Astron. Soc. Japan, vol. 57, 2005, pp. 97-107. URL consultato il 20 ottobre 2016.
  5. ^ a b B. Sato et al., 2008.
  6. ^ (EN) NameExoWorlds: An IAU Worldwide Contest to Name Exoplanets and their Host Stars, in IAU.org, Unione Astronomica Internazionale, 9 luglio 2014. URL consultato il 20 ottobre 2016.
  7. ^ (EN) The Process, in NameExoWorlds, Unione Astronomica Internazionale, 30 novembre 2015 (ultimo aggiornamento). URL consultato il 20 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2015).
  8. ^ M. Kunitomo et al., 2011.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica

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