Acquedotto di Eupalino

L'acquedotto o tunnel di Eupalino (in greco Ευπαλίνειο όρυγμα?, Efpalíneio órygma), sull'isola di Samo, in Grecia, è un'opera idraulica in galleria che si sviluppa per una lunghezza di 1036 m, costruita nel VI secolo a. C. con funzioni di acquedotto. È il secondo esempio storico che si conosce di galleria scavata da entrambe le estremità (in greco antico: αμφίστομον?, amphístomon, "che ha due aperture"), e la prima a essere realizzata con un approccio basato sulla geometria.[1] Nel ventunesimo secolo è diventato una popolare attrazione turistica.

Acquedotto di Eupalino
Ευπαλίνειο όρυγμα
Interno dell'acquedotto di Eupalino, in uno dei punti più larghi
CiviltàAntica Grecia
Utilizzoacquedotto
EpocaVI secolo a.C. (utilizzato per circa 1 millennio)
Localizzazione
StatoBandiera della Grecia Grecia
Unità perifericaSamo
Scavi
Data scoperta1882-1884
Amministrazione
VisitabileSi
Mappa di localizzazione
Map

Quadro storico modifica

 
Il segnale che indica la fine della parte di galleria aperta al pubblico

Nel VI secolo a.C. Samo era sotto il potere del famoso tiranno Policrate. Durante il suo dominio, due squadre, che lavoravano sotto la direzione dell'architetto Eupalino di Megara, scavarono una galleria attraverso il monte Kastro e costruirono un acquedotto per rifornire di acqua corrente l'antica capitale dell'isola di Samo (ora chiamata Pythagoreion). Si trattava di un'opera di difesa di estrema importanza, poiché il fatto che l'acquedotto fosse sotterraneo non poteva essere facilmente individuato da un nemico che, altrimenti, avrebbe potuto tagliarlo e interrompere l'afflusso d'acqua.

L'acquedotto di Eupalino fu utilizzato per un migliaio di anni, come dimostrato dalle testimonianze archeologiche. Fu riscoperto nel 1882-1884 ed è stato aperto ai visitatori.

Il testo di Erodoto modifica

L'acquedotto di Eupalino, è citato da Erodoto, senza il cui testo non sarebbe stato scoperto:

«E a proposito dei Sami ho parlato più a lungo, perché hanno tre opere che sono superiori a quelle di tutte le altre fatte da Greci: prima un passaggio che inizia dal basso e aperto alle due estremità, scavato in una montagna per non meno di un centinaio e cinquanta orgyie in altezza; la lunghezza del passaggio è di sette stadi e l'altezza e la larghezza sono entrambe di otto piedi, e attraverso l'intera galleria è stato scavato un altro passaggio di venti cubiti in profondità e tre piedi in larghezza, attraverso il quale passa l'acqua e arriva con tubazioni nella città, presa da un'abbondante fonte: il progettista di quest'opera era di Megara, Eupalino, figlio di Naustrofo. Questa è una delle tre…»

Descrizione modifica

La galleria captava l'acqua da una sorgente interna, che era stata coperta e quindi nascosta ai nemici. Un canale sotterraneo, scandito da pozzetti per l'ispezione periodica, si snoda lungo la collina fino alla bocca settentrionale del tunnel. Un canale simile, nascosto e sepolto appena sotto la superficie del terreno, conduce dall'uscita meridionale verso est, nella città di Pythagoreion.

Nella montagna stessa, l'acqua scorreva, dentro tubature, in un canale separato a diversi metri sotto il canale di accesso umano, collegato da passaggi verticali o da trincee.

La metà meridionale della galleria è stata scavata con una dimensione maggiore di quella settentrionale, che a tratti è larga appena per essere attraversata con difficoltà da una persona, e ha un tetto a capanna fatto di lastre di pietra, per prevenire frane. Lo scavo della metà meridionale, al contrario, era stata agevolato dal fatto di attraversare uno strato di roccia più stabile.

Le due mezze gallerie seguono due percorsi contrapposti che si incontrano con un angolo a gomito, una tecnica che fu adottata per evitare che i due tunnel, correndo paralleli, non si incrociassero.

Tecniche di rilevamento modifica

Il metodo utilizzato da Eupalino per permettere ai due gruppi di incontrarsi nel mezzo della montagna è documentata da Hermann J. Kienast e altri ricercatori. Nel pianificare lo scavo, Eupalino usò principi ben noti di geometria, che sarebbero stati codificati negli Elementi di Euclide secoli più tardi. Con una lunghezza di 1.036 metri, l'acquedotto sotterraneo di Eupalino è famoso oggi come uno dei capolavori di ingegneria antica.

Eupalino era consapevole che errori nella misurazione avrebbero potuto fargli perdere il punto d'incontro delle due squadre, con possibile deviazione sia in orizzontale sia in verticale. Ha quindi fatto uso delle seguenti tecniche.

Piano orizzontale modifica

Dal momento che due linee che corrono parallele non si incontrano, Eupalino sapeva che un errore di oltre due metri in orizzontale gli avrebbe fatto mancare il punto d'incontro (la sezione della perforazione era di circa 1,8 per 1,8 m). Dopo aver calcolato la posizione prevista del punto di intersezione, cambiò la direzione di entrambe le gallerie, come mostrato nel disegno (una a sinistra e l'altro a destra), garantendo così un punto di passaggio, che altrimenti sarebbe mancato se le gallerie fossero state parallele e distanti.

 

Piano verticale modifica

Allo stesso modo, c'era una possibilità teorica di deviazioni in senso verticale. Anche se le sue misure, di fatto, si sarebbero rivelate molto accurate, tuttavia per Eupalino era inaccettabile correre il rischio di un insuccesso. Per aumentare la probabilità di incontro tra i due tunnel, alzò l'altezza delle due gallerie. In quella settentrionale mantenne il pavimento orizzontale e aumentò l'altezza del soffitto, mentre nel tunnel meridionale, mantenne il tetto orizzontale e abbassò il livello del pavimento. Queste sue precauzioni in senso verticale si rivelarono non necessarie, dato che le misurazioni mostrano che nello scavo non c'era praticamente stato alcun errore: Kienast riporta una differenza nell'apertura verticale dei tunnel di soli quattro centimetri.  

Note modifica

  1. ^ La più antica galleria conosciuta in cui due squadre siano avanzate contemporaneamente è il tunnel di Ezechia a Gerusalemme, portato a termine verso il 700 a.C. Questo è stato costruito mantenendosi vicino al carsismo della zona, in modo tale che gli scavatori potessero indirizzarsi reciprocamente ascoltando il rumore dell'altra squadra. Amos Frumkin e Aryeh Shimron, Tunnel engineering in the Iron Age: Geoarchaeology of the Siloam Tunnel, Jerusalem, in Journal of Archaeological Science, vol. 33, n. 2, 2006, pp. 227–237, DOI:10.1016/j.jas.2005.07.018.

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