Alberto Fremura

pittore, scrittore e umorista italiano

Alberto Fremura (Livorno, 1936[1]Fénis, 7 aprile 2023[1]) è stato un pittore, scrittore e umorista satirico italiano.

Alberto Fremura

Maestro nel caricaturismo politico,[2] pubblicato dal Travaso a il Borghese di Leo Longanesi e Gianna Preda, dal Resto del Carlino e La Nazione[2] al Giornale di Montanelli.[2] Illustratore a tutto tondo, ha collaborato anche alla britannica Punch, la francese Paris Match, la statunitense New Yorker, l'italiana linus. Autore non solo di satira politica ma anche di personaggi spassosi come "Chelseabradburingintonnesexbrown" (detto "Chel") e "001 Agente segretissimo", pubblicati da Longanesi in "Che vita, ragazzi!". Ha illustrato la Genesi e il calendario di Frate Indovino, scritto diverse fiabe, anche Pinocchio in aretino.

Di lui scrisse Jacovitti, altro grande umorista: "L'umorismo di Fremura è di quello più sicuro – che fa ridere e pensare anche a chi sta in mezzo al mare!".[3]

Biografia modifica

Nacque a Livorno nel 1936 e si laureò in economia all'Università di Pisa. Già da ragazzo amava le vignette e le disegnava di notte, così come avevano fatto suo padre e suo nonno. Disse di sé: "Sono nato col tarlo del disegno".[4] Nel 1957, a 21 anni, esordì sul Travaso ("La prima vignetta fu firmata da mio padre"),[4], quindi in treno si recò a Londra per presentare i suoi disegni ad una rivista di punta, Punch; quindi collaborò anche con il New Yorker, lo svizzero Nebel Spalter, Paris Match, in Italia L'Europeo[4] e nel 1962 vinse la Palma d’Oro al "Salone internazionale dell'umorismo" di Bordighera. Nel 1970 collaborò anche con Il Borghese finendo per essere etichettato di destra ("Non sono fascista né di destra. Sono un moderato, se vogliamo posso anche essere definito un disegnatore perbenista"),[4] quindi con Paese Sera e linus. Per tre anni collaborò anche a Il Giornale di Montanelli.

Nel 1969 fondò, insieme a Giuliano Nistri e Giovanni Isidori, la rivista umoristica Allucinogeno.

Non ha trascurato la pittura (una mostra all'anno) e i libri tra cui Nonna ministra (di gastronomia con Aldo Fabrizi), Arca Miseria, Profumi e balocchi, I proverbi toscani dei Giusti, Che vita ragazzi: Pelle e Ossola, Urge diluvio stop. Attribuiva alla satira questo ruolo: "Ha una funzione demitizzante. Il conformismo dei giornali e della televisione è tale che la gente si crea, anche involontariamente, dei miti. Berlinguer, Zaccagnini, Andreotti diventano dei santi. Le nostre vignette servono a riportarli sulla terra".[4]

Fremura morì nell'aprile 2023 all'età di 87 anni a Fenis, in Valle d'Aosta, dove si era trasferito da qualche tempo per stare vicino alla figlia Cristina. Aveva anche un'altra figlia, Arianna, artista.

Premi e riconoscimenti modifica

  • 1962 – Palma d'Oro al Salone internazionale dell'umorismo, Bordighera
  • 1989 – Premio Satira Politica, Forte dei Marmi
  • 2001 – Premio Giorgio Cavallo, Moncalieri

Note modifica

  1. ^ a b È scomparso il pittore Alberto Fremura, il cordoglio dell'Amministrazione comunale, su comune.livorno.it, Città di Livorno, 7 aprile 2023. URL consultato il 26 gennaio 2024 (archiviato il 17 ottobre 2023).
  2. ^ a b c Giulio Nistri, Giornale di bordo, in ricordo di Alberto Fremura principe dei vignettisti italiani, su barbadillo.it, 11 aprile 2023. URL consultato l'8 ottobre 2023 (archiviato il 17 ottobre 2023).
  3. ^ Mario Natangelo, Addio a Fremura, maestro di satira nella sua "torre", in Il Fatto Quotidiano, 8 aprile 1923, p. 24. URL consultato il 20 dicembre 2023 (archiviato il 20 dicembre 2023).
  4. ^ a b c d e Sabelli Fioretti, pp. 77-78.

Bibliografia modifica

  • Claudio Sabelli Fioretti (a cura di), Enciclopedia della satira politica: le mille vignette più famose sull'Italia d'oggi, ideazione grafica di Roberto Goldoni, distribuito con Panorama, Milano, Mondadori, 1985 circa, SBN IT\ICCU\VEA\0032661.

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