Alberto Goi (Habighorst, 1916Selenyj Jar, 16 gennaio 1943) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Alberto Goi
NascitaHabighorst, 1916
MorteSelenyj Jar, 16 gennaio 1943
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
SpecialitàAlpini
Reparto8º Reggimento alpini
GradoSergente
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Campagna italiana di Russia
BattaglieSeconda battaglia difensiva del Don
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959) [1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Biografia

modifica

Nacque a Habighorst, Germania, nel 1916.[2] Lavorava come assistente edile quando fu chiamato a prestare servizio militare di leva nel Regio Esercito il 31 marzo 1939 e, assegnato al battaglione alpini "Gemona" dell'8º Reggimento alpini, si imbarcò a Bari il 25 giugno successivo per raggiungere il reparto dislocato in Albania.[3] Trattenuto in servizio attivo e promosso caporale, a partire dal 28 ottobre 1940 prese parte alle operazioni di guerra sul fronte greco-albanese.[3] Rimasto ferito il 27 novembre e rientrato in Italia, riprese servizio presso il LXIII Battaglione scuola mobilitato nell'aprile 1941.[3] Decorato con una croce di guerra al valor militare, promosso sergente dal 31 maggio 1942, ritornava al battaglione alpini "Gemona".[3] Nominato comandante di una squadra fucilieri della 69ª Compagnia, partiva per l'Unione Sovietica nell'agosto dello stesso anno al seguito dell'ARMIR.[3] Il 16 gennaio 1943, durante la seconda battaglia difensiva del Don, a Selenyj Jar, vide cadere il suo comandante e per vendicarlo rimane al suo posto di combattimento fino a quando, colpito a morte, cadde sul campo di battaglia.[3] Fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3]

Onorificenze

modifica
«Vicecomandante di plotone di un caposaldo avanzato, dopo strenua resistenza contro ripetuti attacchi nemici durante i quali veniva a mancare il comandante di plotone, assumeva il comando dei pochi superstiti conducendoli più volte all’attacco all’arma bianca. Ferito una prima volta rifiutava la medicazione continuando ad incitare i suoi uomini che animati dal suo esempio si battevano con tenace eroismo. Colpito una seconda volta, all’invito del medico di farsi trasportare al posto di medicazione, con esemplare stoicismo rispondeva: «Devo rimanere al mio posto per vendicare la morte del mio comandante ». Accortosi che elementi avversari stavano penetrando nel caposaldo, sprezzante di tutto, si lanciava con pochi uomini contro il nemico riuscendo a respingere l’infiltrazione. Nella cruenta azione immolava da eroe la sua giovane esistenza per l’onore della Patria. SelenjJar (Fronte russo), 16 gennaio 1943.[4]»

Bibliografia

modifica
  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 172.

Collegamenti esterni

modifica