Arco di Augusto (Rimini)

monumento a Rimini
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L'Arco di Augusto di Rimini è il più antico arco romano tra quelli conservati[1] ed è stato costruito nel 27 a.C. con decreto del Senato romano al fine di onorare l'imperatore Augusto per aver restaurato la via Flaminia e le più importanti strade italiane[2] come la via Emilia e la via Popilia[senza fonte]; esso, infatti, segnava la fine della via Flaminia che collegava Rimini a Roma, capitale dell'Impero, confluendo poi nel decumano massimo, l'odierno corso d'Augusto,[2] e che portava all'imbocco dell'antica via Emilia (cardo massimo).[3] Insieme al ponte di Tiberio, è uno dei simboli della città di Rimini, tanto da comparire nello stemma della città.[4]

Arco Trionfale di Augusto
CiviltàRomana
Epoca27 a.C.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Altitudinem s.l.m.
Dimensioni
Altezza17,5 m
Mappa di localizzazione
Map

Descrizione modifica

L'Arco d'Augusto risulta essere uno dei monumenti romani più celebri dell'Italia settentrionale, in quanto è il più antico e solenne arco onorario tra quelli conservati, ed è posizionato su una delle strade più percorse dell'Italia antica.[1]

L'arco è stato costruito in travertino di Nabresina[2] e allo stato odierno si presenta isolato, come un grande arco trionfale, senza più la funzione originale di porta urbica monumentale; esso, infatti, era inserito nelle mura della città in opera poligonale, di cui si conserva ancora traccia ai fianchi in basso, che facevano parte della prima cinta muraria in pietra della città, risalente al III secolo a.C.. Inoltre, era affiancato da due torri lapidee preesistenti, sempre in opera poligonale, poste ai lati della precedente porta a due o tre fornici.[5]

 
Facciata dell'Arco d'Augusto esterna al centro di Rimini

Al fornice centrale, largo 9 m circa, si affiancano due semicolonne con fusti scanalati e capitelli corinzi, che reggono la trabeazione, il timpano e l'attico posto al di sopra di essi con un coronamento in laterizi a merli ghibellini. I quattro clipei, posti tra i capitelli e la ghiera dell'arco, rappresentano gli Dei protettori dela città, per il lato verso Roma: le divinità di Giove con il fulmine (in sinistra) e Apollo con la cetra e il corvo (in destra); mentre, per il lato verso il centro di Rimini: le divinità di Nettuno con il tridente e il delfino (in sinistra) e Minerva con il gladio e la corazza-trofeo (in destra).[6] Al di sopra dell'apertura dell'arco, su ambo le facciate, si trova il muso di un toro, che rappresenta la forza e la potenza di Roma[senza fonte].

 
Sigillo della città con raffigurazione dell'arco e del ponte (XIII secolo d.C.) recante la scritta "ARIMINVM MITTIT QUOD PRESENS PAGINA PANDIT / ARCVS / PONS"[7]

L'attico nella sua forma originale è andato distrutto, probabilmente a causa di terremoti, e fu ricostruito nella sua forma attuale in epoca medievale (circa X secolo d.C.), periodo in cui la città venne tenuta dai ghibellini; il documento grafico più antico del monumento in epoca medievale è il sigillo del duca Orso (X secolo), rinvenuto da Luigi Tonini, oltre che un altro sigillo della città del XIII secolo.[7]

La funzione principale dell'opera, oltre a quella di porta urbica, era quella commemorativa e propagandistica svolta dall'iscrizione presente nell'attico, andata parzialmente persa, e probabilmente da un gruppo plastico,[7] come poteva essere la statua bronzea dell'imperatore Augusto ritratto nell'atto di condurre una quadriga.[8]

L'iscrizione, ora mutila delle parti ricostruite tra parentesi quadre, era la seguente:

 
Dettaglio dell'iscrizione superstite nell'attico
(LA)

«SENATVS·POPVLVS[que·Romanus· / Imp·Caesari·Divi·Iuli·F·Augusto·Imp·Sept·] / COS·SEPT·DESIGNAT·OCTAVOM·V[ia·Flaminia·Et·Reliquieis·] / CELEBERRIMEIS·ITALIAE·VIEIS·CONSILIO·[Et·Auctoritate·Ei]VS·MVNITEIS»

(IT)

«Il Senato e il popolo romano (dedicarono) al condottiero Cesare, figlio del divino Giulio, Augusto, condottiero per la settima volta, console per la settima volta designato per l’ottava, essendo state restaurate per Sua decisione e autorità la via Flaminia e le altre più importanti vie dell’Italia»

L'elevata larghezza del fornice, all'epoca, non avrebbe consentito di ospitare una porta e ciò è dovuto al fatto che il regime di pace al centro della propaganda politica dell'Imperatore Augusto, la cosiddetta Pax Augustea, rendeva remota la necessità di una porta civica che si potesse chiudere,[7] non essendoci il pericolo di essere attaccati.

L'Arco di Augusto rimase la porta principale della città, affiancato da edifici di modesta qualità, fino al periodo fascista, quando tra il 1936 e il 1938, per volere di Mussolini, venne isolato demolendo le costruzioni adiacenti, e anche le torri che erano tornate a fiancheggiare l'arco dopo le demolizioni.[5]

Note modifica

  1. ^ a b Pasini (1972), pp. 12-13.
  2. ^ a b c Pasini (1972), p. 11.
  3. ^ Pasini (1972), p. 16.
  4. ^ Arco d'Augusto | Comune di Rimini, su comune.rimini.it. URL consultato il 6 ottobre 2021.
  5. ^ a b c Pasini (1972), p. 12.
  6. ^ Pasini (1972), pp. 14-15.
  7. ^ a b c d Pasini (1972), p. 14.
  8. ^ (IT) Rimini, Arco d'Augusto (come era in origine), Farneti, Vittorio. URL consultato il 17 febbraio 2023.

Bibliografia modifica

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Collegamenti esterni modifica

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