Artemidoro di Daldi
Artemidoro (in greco antico: Ἀρτεμίδωρος ὁ Δαλδιανός, Artemídōros ho Daldianós; Efeso, dopo il 120? – dopo il 192?) è stato uno scrittore e filosofo greco antico.
Principalmente, fu interprete di sogni e visioni con scopi scientifici e didattici. Trasmise l'arte divinatoria al figlio.
Nei suoi e altrui scritti è citato come Artemidoro di Daldi.
Scrisse gli Oneirocriticà, condensato del sapere antico sull'arte divinatoria e punto di riferimento fino a Freud per la interpretazione dei sogni ispirati. Secondo Suda[1], fu autore di opere minori sulla chiromanzia (Chiroscopica) e ornitomanzia (Oiônoscopica, interpretazione dei volatili).
BiografiaModifica
Artemidoro nacque ad Efeso nel II secolo, nel tempo di prosperità economica della Pax Romana.
Efeso era sede di una delle prime e più importanti comunità cristiane, cresciute da Paolo di Tarso e Giovanni il Battista, per fede e vita spirituale.
Pare dalle biografie che non si conosca il nome del padre.
Visse a Daldi in Lidia, donde il soprannome di Daldiano, a cui tenne molto per ricordare il luogo di origine della madre, e soprattutto per distinguersi dal nome dei numerosi interpreti di sogni di Efeso, passati e contemporanei. Fra questi: Artemidoro di Efeso I secolo, anch'egli legato alla corte di Roma.
Possibili interrogativi sospesi: il padre; la classe sociale (le donne nell'Antica Grecia non lavoravano e non avevano reddito); da chi apprende l'interpretazione: se autodidatta tramite viaggi e letture, ma numerosi anche in altri popoli sono gli esempi di trasmissione di padre in figlio, a partire da lui stesso.
Nel libro di Artemidoro Daldiense, sono citati numerosi poeti antichi, le letture e i suoi viaggi, da cui si desume l'alto livello culturale (e benessere famigliare). Stando ai suoi scritti, divenne l'interprete di riferimento per gli abitanti di Daldi che tramite lui interrogavano il dio Apollo[2].
Operò, probabilmente, anche a Roma, sotto il regno di Antonino Pio e Marco Aurelio, secondo le indicazioni che si possono trarre dalla sua stessa opera, i primi tre libri della quale furono dedicati a Massimo di Tiro, operante appunto sotto gli ultimi Antonini. Il terminus post quem (o data al più presto), che è in genere riferito alla data di un'opera, per la sua biografia è derivato dal fatto che menziona un sogno di Plutarco in punto di morte: essendo Plutarco morto intorno al 120 d.C., si può presumere che egli sia nato dopo questa data[3].
Fu sicuramente un interprete di sogni professionista, avviando un'attività che trasmise al figlio, come si nota dagli ultimi due libri dell'opera, che scrisse per fornire un prontuario all'erede per l'esercizio dell'onirocritica.
Gli ὈνειροκριτικάModifica
Artemidoro è autore di uno dei pochi trattati del mondo greco a noi pervenutoci sull'interpretazione dei sogni, dal titolo Onirocritica (Ὀνειροκριτικά), in cinque libri. Le sue fonti dovevano essere molto ampie se, come egli stesso scrive, aveva letto sull'argomento tutto ciò che era disponibile al suo tempo, raccolto durante i suoi viaggi in Asia, Grecia e Italia. Fu pubblicato per la prima volta in greco a Venezia nel 1518 e più volte ristampato[4].
Il libro primo e quarto iniziano con una esposizione sistematica del metodo. I primi tre libri, come detto, sono dedicati al sofista Massimo di Tiro. Preminente è l'attenzione, nel libro I, dedicata all'anatomia e all'attività del corpo umano: 82 capitoli interpretano la comparsa nei sogni di soggetti come la dimensione della testa, mangiare e l'attività sessuale. Il secondo libro tratta di oggetti ed eventi nel mondo naturale, come il tempo, gli animali, gli dei e il volo. Il terzo libro è di argomento vario.
La seconda parte del trattato (libri IV-V), come detto, è dedicata al figlio dell'autore e comprende numerosi sogni con la loro spiegazione, ad uso pratico dell'interprete.
Origini e Sviluppi successiviModifica
Il trattato di Artemidoro rappresenta anche una grande enciclopedia della cultura materiale del mondo greco-romano: in questo genere, è uno dei testi più ricchi a nostra disposizione, così come la storia naturale di Plinio il Vecchio, la Deipnosophistae di Naucratis e le opere dei lessicografi come Giulio Polluce. Sono tutte opere caratterizzate in una certa misura da un'ambizione enciclopedica[5].
Il trattato di Artemidoro è una tappa essenziale nella tradizione greco-orientale nell'interpretazione dei sogni, preceduta dall'opera di Antifonte di Ramnunte e seguita (e più volte richiamata) in età bizantina dal trattato sui sogni dell'arabo e islamico Achmet: prima opera sul tema dei sogni in lingua araba, nota in tutto il Medioevo.
Il trattato di Achmet (Oneirocriticon) è la raccolta della comune dottrina degli interpreti di sogni e visioni nelle antiche memorie di Egitto, Persia e India, popolazioni confinanti e con linguaggio e costumi affini agli Ebrei, che si trova in accordo con la tradizione della parafrasi caldea della Bibbia: "dalla esposizione di Achmet risulta che molti dei loro tipi e delle loro figure, che sono insoliti e difficili per noi, siano stati famigliari per quelle nazioni orientali; almeno tra gli interpreti"[6].
L'interpretazione dei sogni in ArtemidoroModifica
Scopo principale di Artemidoro è dimostrare che l'interpretazione dei sogni, come atto puramente conoscitivo, è possibile (tesi che trovava un suo fondamento nell'idea stoica della "simpatia" universale). Terminato l'atto conoscitivo, e data quindi un'interpretazione dei sogni, Artemidoro non si azzarda a consigliare comportamenti futuri sulla base di tale interpretazione, discostandosi quindi da quelle pratiche magiche tanto in voga al suo tempo.
Nell'opera Artemidoro, in uno stile semplice, ma al tempo stesso elegante, offre una panoramica completa della materia onirica, fornendo una sistemazione scientifica dei sogni, basata sugli episodi storici, e distinguendo in tal modo i sogni legati al passato ed al presente e quelli relativi al futuro, interpretati come profetici e simbolici. Del resto «Artemidoro, come molti dei suoi predecessori, è stoico, o almeno inverniciato di stoicismo: di più non abbiamo diritto di attenderci da un professionale della divinazione»[7].
La fortuna dell'opera fu ampia, come testimoniato anche da una versione araba dei primi tre libri, risalente all'877, ad opera di Hunayn ibn Ishaq, e pubblicata da Toufic Fahd con traduzione francese nel 1964 con il titolo Le livre des songes [par] Artémidore d'Éphèse.
NoteModifica
- ^ Suda α 4025.
- ^ Voor een beknopte bespreking, zie Mooij-Valk 2003, pp. 10-11.
- ^ P. Cox Miller, Dreams in Late Antiquity: Studies in the Imagination of a Culture, Princeton 1997, p. 77.
- ^ Biografia universale antica e moderna, di tutte le persone che si distinsero per opere, azioni, talenti, virtù e delitti, su books.google.it, Venezia, Società dei Dorti, 1822. URL consultato il 2 gennaio 2017.
- ^ Artemidore, in Département de Langues et Littératures Anciennes (UFR I), Università Paul Vallery di Montpellier.
- ^ Isaac Newton, Gli scritti religiosi di Newton: il trionfo del metodo scientifico applicato alle Sacre Scritture, con testo inglese a fronte, trad. di Maurizio Mamiani, ed. Bollati Boringhieri, 1994, pag.52, ISBN 978-88-339-2239-3: "È indubbio che la loro dottrina discendeva da uomini di talento, come Balaam (Num 24), i maghi o i saggi del faraone di Egitto, la cui saggezza Mosè ha valorizzato ritenendola degna di apprendimento (Gen 41, Atti 7,22)", e del profeta Daniele. Newton (1642-1727, Londra), conoscitore delle lingue antiche, cita soltanto Achmet, senza alcuna menzione di Artemidoro: omette per esempio il manoscritto su Achmet-Artemidoro, pubblicato da Rigault nel 1603, e la traduzione di Cornarius (1/00-1558) che si recò in Inghilterra.
- ^ G. Pasquali, ARTEMIDORO ('Αρτεμίδωρος, Artemidürus) di Daldi in Lidia, in Enciclopedia Italiana, vol. 2, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1929. URL consultato il 15 ottobre 2018.
BibliografiaModifica
- Artemidori Daldiani Onirocriticon Libri V, a cura di R. Pack, Leipzig 1963.
- P. Cox Miller, Dreams in Late Antiquity: Studies in the Imagination of a Culture, Princeton 1997.
- Artemidoro, Il libro dei sogni, a cura di A. Giardino, Milano 2006.
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Collegamenti esterniModifica
- Artemidòro di Daldi in Lidia, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Giorgio Pasquali, ARTEMIDORO di Daldi in Lidia, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1929.
- Artemidòro di Daldi, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Artemidoro di Daldi, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Opere di Artemidoro di Daldi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
- (EN) Opere di Artemidoro di Daldi, su Open Library, Internet Archive.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 61683125 · ISNI (EN) 0000 0001 1876 9107 · SBN CFIV063831 · BAV 495/24498 · CERL cnp00942032 · LCCN (EN) n50074037 · GND (DE) 11865053X · BNE (ES) XX1183491 (data) · BNF (FR) cb13091333g (data) · J9U (EN, HE) 987007257827305171 · NSK (HR) 000319743 · NDL (EN, JA) 00511774 · WorldCat Identities (EN) lccn-n50074037 |
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