Automotrice FS ALv 72

automotrice a vapore italiana
ALv 72.301÷303
Automotrice
Anni di progettazione 1934
Anni di costruzione 1938
Anni di esercizio 1938-1940
Quantità prodotta 3
Costruttore OM
Lunghezza 23.160 mm
Altezza 3.580 mm
Capacità 72 posti a sedere
Scartamento 1435 mm
Interperno 16.000 mm
Passo dei carrelli 3.400 mm (carrello motore)
3.050 mm (carrello portante)
Massa aderente 18 t
Massa vuoto 33 t
Rodiggio Bo' 2'
Diametro ruote motrici 900 mm
Potenza continuativa 166 kW
Velocità massima omologata 120 km orari
Dati tratti da:
Nascimbene, op. cit.

L'automotrice ALv 72 è un rotabile automotore, con motore a vapore, costruito dall'OM a fine anni trenta per le Ferrovie dello Stato.

Storia modifica

Ordinate il 31 luglio 1934 dalle FS insieme a tre automotrici a gasolio ALn 72, con consegna prevista a ottobre 1935, le ALv 72 uscirono dagli stabilimenti OM nel 1938, beneficiando di miglioramenti (carrelli e cassa) introdotti nel frattempo.

Le automotrici condividevano la cassa con le consorelle ALn 72, differenziandosene per la disposizione dei locali di servizio; con le successive ALn 772 condividevano le dimensioni del comparto viaggiatori.

Provate sulle linee del compartimento di Firenze (Firenze-Chiusi e Firenze-Faenza)[1], dimostrarono un rendimento inferiore e una scarsa accelerazione rispetto alle automotrici Diesel, e nel 1940 le ALv 72 furono cedute (insieme alle ALn 72) alle Ferrovie Padane: le ALv furono trasformate in rimorchiate, impiegate spesso al traino delle ALn 72[2], venendo successivamente demolite[3].

Tecnica modifica

La OM, che aveva sino alla metà degli anni trenta prodotto alcune serie di automotrici unidirezionali per ferrovie concesse[4], propose alcune novità rispetto ai rotabili già in esercizio: cassa più lunga e alta rispetto alle ALn 56, maggior comfort per i passeggeri (paragonabile a quello delle carrozze di seconda classe) e maggior numero di posti a sedere.

Ogni automotrice montava due caldaie compound a due cilindri affiancati, che funzionavano bruciando olio pesante[5]. In caso di avaria a un motore era possibile isolare manualmente il motore non funzionante, e il complesso generatore-motore-condensatore era a funzionamento automatico[6]: era quindi possibile utilizzare un solo agente alla guida[1]. I carrelli erano gli stessi delle ALn 72, differenziandosene nel passo: quello del carrello anteriore, che ospitava i due motori, era maggiore (3.400 mm anziché 3.100), mentre il carrello posteriore portante era minore (3.050 mm). La massa delle ALv 72 era minore rispetto a quella delle ALn 72 (33 t contro 35) ma peggio ripartita[1].

Dal punto di vista estetico le ALn 72 riprendono, stilizzandoli, gli stilemi delle contemporanee automotrici Fiat; caratteristico delle ALv 72 (e delle sorelle ALn 72) era lo schema di verniciatura che incorniciava i fari come se fossero "occhi di pesce"[7].

Note modifica

  1. ^ a b c Molino, op. cit., p. 17
  2. ^ Molino, op. cit., p. 18
  3. ^ Ciò che ne resta..., su photorail.com, http://www.photorail.com. URL consultato il 26 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2010).
  4. ^ Molino, Pautasso, op. cit., p. 18
  5. ^ Molino, op. cit., p. 15
  6. ^ Molino, op. cit., p. 16
  7. ^ Espressione di Giovanni Klaus Koenig, citata in Molino, Pautasso, op. cit., p. 18

Bibliografia modifica

  • Nico Molino, Sergio Pautasso, Le automotrici della prima generazione, Edizioni Elledi, Torino, 1983, ISBN 88-7649-016-7.
  • Nico Molino, Rarità FS 1, Edizioni Gulliver, Torino, 1991, ISBN 88-85361-07-2.
  • Angelo Nascimbene, Automotrici FS. Storia, tecnica, esercizio. Indimenticabili ALn 772, in Tutto treno, 17 (2004), n. 174, aprile 2004, pp. inserto centrale di 16 pp. n. num..

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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