Barbaro dominio
Barbaro dominio (noto anche con il sottotitolo Processo a 500 parole esotiche) è un libro scritto da Paolo Monelli e pubblicato da Hoepli nel 1933, che raccoglie in un volume gli articoli della rubrica Una parola al giorno, apparsi quotidianamente sul giornale torinese la Gazzetta del Popolo dal marzo del 1932 al marzo del 1933[1].
Barbaro dominio | |
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Autore | Paolo Monelli |
1ª ed. originale | 1933 |
Genere | saggio |
Sottogenere | linguistica |
Lingua originale | italiano |
Gli articoli sono dedicati al rigetto (motivato da ragioni fonetiche, etimologiche o moralistiche) di singoli forestierismi che minacciavano all'epoca la "pulizia" della lingua italiana. Ma il tono non è mai serioso, bensì brillante e caratterizzato da un «piglio ironico»[2]. Questo atteggiamento trovava pieno appoggio nella politica nazionalista perseguita dal Regime fascista, cui l'autore ostenta una piena adesione:
«La Gazzetta del Popolo ha mostrato che si può fare questa opera di pulizia senza pedanterie, senza vecchiumi, senza purismi, senza il terrore dei neologismi [...]. Tale campagna è stata lodata per la chiarezza fascista che l'ha animata: più bella lode non le si poteva fare.»
Tuttavia la censura dei barbarismi non era cominciata con il fascismo: infatti l'opera di Monelli si inserisce nel solco di una secolare tradizione lessicografica di repertori rivolti a combattere e a tentare di surrogare i forestierismi e i neologismi. Per l'Ottocento si ricordano il Vocabolario di parole e di modi errati di Filippo Ugolini (Firenze, 1855); il Lessico della corrotta italianità di Fanfani e Arlìa (Milano, 1877); i Neologismi buoni e cattivi di Rigutini (Roma, 1886), poi aggiornato e ripubblicato da Cappuccini nel 1926. Nel 1939 Barbaro dominio sarà seguito dal Dizionario di esotismi di Antonio Jàcono (Firenze, 1939)[3].
Il titolo dell'opera fa riferimento al «barbaro dominio» degli stranieri sull'Italia stigmatizzato da Niccolò Machiavelli in calce al suo Principe. La citazione da Machiavelli richiama per intertestualità la teoria sui forestierismi esposta dal segretario fiorentino nel Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua (1524-5). Secondo Machiavelli:
«le lingue non possono esser semplici, ma conviene che sieno miste con l'altre lingue. Ma quella lingua si chiama d'una patria, la quale convertisce i vocaboli ch'ella ha accattati da altri nell'uso suo, et è sì potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro: perché quello ch'ella reca da altri lo tira a sé in modo che par suo»
In effetti, il principale bersaglio di Monelli fu l'uso di prestiti linguistici non adattati.
Monelli rielaborò Barbaro dominio durante la Campagna del Nordafrica (1940-1943), a cui partecipò come tenente e poi maggiore degli Alpini[4]. Nel 1943, dopo il congedo dal servizio militare, il testo fu pubblicato in una seconda edizione, riveduta e ampliata, dal titolo: Barbaro dominio. 650 esotismi esaminati, combattuti e banditi dalla lingua con antichi e nuovi argomenti. Sempre per i tipi della Hoepli di Milano, nel 1957 fu impressa una terza edizione.
Note
modifica- ^ Lingua Del Fascismo in Enciclopedia dell'Italiano Treccani
- ^ Migliorini, cit. in bibliogr., p. 127.
- ^ Vedi Migliorini, cit. in bibliogr., pp. 126-127.
- ^ noialpini bolognesiromagnoli, su noialpini.it. URL consultato il 3 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2014).
Bibliografia
modifica- Bruno Migliorini, Che cos'è un vocabolario?, Firenze, 1951 (2ª ediz.).
- Riccardo Tesi, Storia dell'italiano: la lingua moderna e contemporanea, Bologna, Zanichelli, 2005. Pag 202
- Luca Goldoni, Gli irredenti dell'italiano. Paolo Monelli e il dominio delle lingue straniere, in Corriere della Sera, 13-01-2011.
- Sergio Romano, «Le parole straniere e l'italiano: un "barbaro dominio"». Corriere della Sera, pag. 37, 18-01-2006 (consultato in data 17-04-09)