Barbato di Benevento

santo e vescovo italiano

Barbato (Castelvenere, 602Benevento, 19 febbraio 682) è stato vescovo di Benevento. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

San Barbato di Benevento
Incisione beneventana del XVIII secolo raffigurante l'abbattimento del noce delle streghe da parte del vescovo di Benevento Barbato
 

Vescovo

 
NascitaCastelvenere, 602
MorteBenevento, 19 febbraio 682
Venerato daChiesa cattolica
Ricorrenza4 marzo
Attributibastone pastorale
Patrono diCasalattico, Castelvenere, Cicciano, San Barbato e Valle dell'Angelo

Biografia modifica

Della vita di Barbato non si conosce niente prima del suo irrompere improvviso sulla scena politica-religiosa della Benevento della seconda metà del VII secolo.

Eletto vescovo di Benevento nel 664 e, secondo la sua Vita, resse la sua chiesa per 18 anni ed 11 mesi.[1] Storicamente è documentato tra i vescovi presenti al concilio di Roma indetto da papa Agatone nel marzo del 680[2].

È ritenuto un falso il privilegio secondo cui papa Vitaliano avrebbe concesso a Barbato, il 30 gennaio del 668, la giurisdizione metropolitica sulle sedi vescovili di Siponto, con la basilica dell'Arcangelo San Michele nel monte Gargano, Bovino, Ascoli e Larino.[3]

Barbato è ricordato per aver convertito i Longobardi al Cristianesimo, i quali benché fossero battezzati adoravano ancora gli idoli come la vipera d'oro e gli alberi sacri.

Nel luogo dove fu tagliato il noce delle streghe, il Santo fece erigere un tempio con il nome di Santa Maria in Voto, ma gli fu dedicata una chiesa a Benevento e a Salerno.

Barbato morì il 19 febbraio 682, all'epoca di papa Leone II (681-683).

Ai nostri giorni le reliquie di Barbato riposano in parte nel Santuario di Montevergine ed in parte nel Duomo di Benevento, dove furono riposte dal cardinale Orsini nell'anno 1687.

Viene oggi ricordato e festeggiato il 19 febbraio ed è patrono di Cicciano (NA), Castelvenere (BN), Casalattico (FR), San Barbato (AV) e Valle dell'Angelo (SA).

Agiografia modifica

Una leggenda, da collocarsi tra i primissimi anni del IX secolo e trascritta in un codice della biblioteca capitolare di Benevento, redatto alla fine del XII secolo, parla del culto della vipera, dell'albero di noce ritenuto sacro e delle superstizioni dei Longobardi.

Si parla in esso dell'assedio di Benevento, da parte dell'Imperatore bizantino Costante, si ricorda il nome del santo sacerdote «Barbato» che promette la liberazione, purché il duca ed i Longobardi si convertano alla religione cristiana e confidino in Dio e nella Vergine che prega per loro.

L'Imperatore levò il campo e Barbato fu eletto vescovo[4].

Note modifica

  1. ^ Martin, p. 158.
  2. ^ Di Meo, Annali II, Barbatus, gratia Dei Episcopus S. Beneventanae Ecclesiae prov. Campaniniae, p.165
  3. ^ Martin, p. 139. Pratesi, Barbato, santo, Dizionario Biografico degli Italiani.
  4. ^ Bibl. Capitolare di Benevento, t.XXII al foglio 146 indica Scs Barbatus vicesimus Eps Beneventi

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN30344829 · CERL cnp00553609 · LCCN (ENno96036885 · GND (DE119350033 · WorldCat Identities (ENlccn-no96036885