Berhanu Bayeh

politico etiope

Berhanu Beyeh (Goggiam, 1938) è un politico e militare etiope, che ha ricoperto la carica di Ministro degli Esteri durante il periodo dittatoriale di Menghistu Hailé Mariàm, noto come terrore rosso.

Berhanu Bayeh

Ministro degli affari esteri della Repubblica Popolare Democratica d'Etiopia
Durata mandatonovembre 1986 –
ottobre 1988
Capo del governoFikre Selassie Wogderess
PredecessoreGoshu Wolde
SuccessoreTesfaye Dinka

Dati generali
Partito politicoPartito dei Lavoratori d'Etiopia
Berhanu Bayeh
NascitaGoggiam, 1938
Dati militari
Paese servito Impero d'Etiopia
Governo militare provvisorio dell'Etiopia socialista
Repubblica Popolare Democratica d'Etiopia
Forza armata Esercito imperiale etiopico
Forza di difesa nazionale etiope
Anni di servizio1959 - 1991
GradoTenente colonnello
GuerreGuerra civile in Etiopia
Guerra d'indipendenza dell'Eritrea
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Biografia modifica

Berhanu Beyeh è stato presidente della commissione per gli affari legali del Derg, prima di diventare Ministro degli Esteri sotto la presidenza di Menghistu.

In seguito alla caduta del regime dittatoriale comunista, nel maggio del 1991 Berhanu Beyeh si rifugiò nell'Ambasciata italiana di Addis Abeba, insieme ad Addis Tedla, Tesfay Gebre Kidan e Hailu Yimenu. [1]

Condannato a morte in assenza nel 2008 insieme ad altri esponenti del regime per genocidio, nel dicembre 2020, in seguito alla commutazione della pena all'ergastolo disposta dal presidente dell'Etiopia Sahle-Work Zewde, Berhanu Beyeh ha lasciato l'ambasciata italiana, dopo 22 anni, considerato il più lungo periodo al mondo trascorso da una persona in asilo politico. [1] Stessa sorte è toccata all'altro rifugiato Addis Tedla. [2]

In effetti Berhanu Beyeh non ha mai ufficialmente presentato domanda di asilio politico, ma è stato accolto dall'ambasciata italiana, in quanto condannato a morte, pena non ammessa dall'ordinamento costituzionale italiano.

Note modifica

  1. ^ a b https://edition.cnn.com/2020/12/30/africa/ethiopia-italian-embassy-intl/index.html
  2. ^ Gli altri due rifugiati sono morti in ambasciata, Yimenu suicida, mentre Kidan per cause accidentali.