Biante
Biante (Priene, 600 a.C. circa – 530 a.C. circa) è stato un filosofo greco antico, uno dei Sette Sapienti.

BiografiaModifica
Nacque a Priene, da un certo Teutamo: a questo riguardo gli abitanti della sua città gli dedicheranno un recinto sacro, detto Teutameio.
Lodato da Ipponatte e da Eraclito, fu brillante oratore e compose anche poesie, tra cui un poema sulla Ionia in duemila versi, citato da Diogene Laerzio, di cui restano i seguenti versi:
«Sforzati di piacere a tutti i cittadini
|
Diceva di preferire giudicare una questione fra due suoi nemici, piuttosto che fra due amici, perché nel primo caso si sarebbe procurato un amico mentre nel secondo caso uno dei suoi amici si sarebbe mutato in nemico. Sosteneva, inoltre, che la cosa più dolce per gli uomini è la speranza e la cosa di cui più si rallegrano è il guadagno; consigliava anche di amare gli altri come se fossimo destinati anche a odiarli, perché la maggior parte degli uomini è malvagia. Gli venne richiesto di scrivere una frase saggia ed esemplare sul frontone del tempio dell'oracolo a Delfi, e lui incise: «Οἱ πλεῖστοι κακοί» (Hoi plêistoi kakói, "la maggioranza è cattiva")[1].
Erodoto[2] narra che fu grazie a un suo intervento che il re della Lidia, Creso, strinse un patto di amicizia con gli Ioni che abitavano le isole.
Morì durante un processo in cui aveva difeso un imputato; pronunciato il verdetto di assoluzione, Biante fu trovato morto col capo reclinato sul grembo del nipote.
MassimeModifica
Di Biante si tramandano molte massimeː
(GRC)
«Βίας Τευταμίδου Πριηνεὺς ἔφη•
|
(IT)
«Biante, figlio di Teutamide, da Priene, disse: |
(Δημητρίου Φαληρέως τῶν ἑπτὰ σοφῶν ἀποφθέγματα) |
(LA)
«i) Quaenam summa boni? mens semper conscia recti. |
(IT)
«1. "Qual è il bene maggiore? Una mente sempre consapevole del giusto." |
(Pseudo-Ausonii, Septem sapientum sententiae, 1-7) |
NoteModifica
- ^ Iscrizione che, secondo Schopenhauer in una lettera del 24 maggio 1822 a Friedrich Gotthilf Osann, figura sotto un busto di Biante nella sala dei filosofi del Vaticano, in: Arthur Schopenhauer, Lettres, I, Parigi, Gallimard, p. 243, lettera n. 85.
- ^ Storie, I 27.
BibliografiaModifica
- I Sette Sapienti, Vite e opinioni, Milano, 2005
- Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei più celebri filosofi, Milano, 2005
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
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