Bozza:Riccardo Manzotti

Riccardo Manzotti (Parma, 10 agosto 1969) è un filosofo italiano.

Dal 2021 è professore ordinario di filosofia teoretica presso la Facoltà di Scienza della comunicazione dell' Università IULM. Laureato in Ingegneria Elettronica a Genova nel 1994 e in filosofia nel 2004, ha completato il dottorato in Robotica sempre a Genova nel 2001 dove, lavorando a stretto contatto con Vincenzo Tagliasco, si è progressivamente dedicato al legame tra robotica, intelligenza artificiale, coscienza e filosofia della mente. Dal 2004 ha lavorato presso la IULM, prima come ricercatore in psicologia e poi come professore associato in filosofia teoretica, e dal 2021 come Ordinario. Tra il 2013 e il 2015, Manzotti ha svolto attività di ricerca come Visiting Scholar presso il Dipartimento di Filosofia del MIT insieme ad Alex Byrne grazie a una borsa del Fulbright Program. In seguito ha insegnato e fatto ricerca presso altri centri di ricerca stranieri tra i quali la UAEU degli Emirati Arabi e il KAIST di Daejon (Corea del Sud). Nel 2023, ha co-diretto il TSC2023 e è co-editor della rivista accademica. Collabora con Doppiozero, Wired, Fatamorganaweb, Agenda digitale, Prometeo, Linkiesta, The New York Review of Books.

La coscienza come processo modifica

Da sempre Manzotti concentra la sua attività di studio e ricerca sulla coscienza e su una soluzione del Problema difficile della coscienza. Insieme a Vincenzo Tagliasco pubblica nel 2001, “Coscienza e realtà: Una teoria della coscienza per costruttori e studiosi di menti e cervelli” (Il Mulino, 2001)[1]. Alcuni anni dopo, i due autori pubblicano Esperienza: perché i neuroni non spiegano tutto (Codice, 2008)[2]. In questa fase, l’esternalismo del processo di Manzotti è radicale [3], ma è condizionato sia dalla tradizione delle cosiddette ontologie del processo (in particolare da A.N. Whitehead e William James) sia dalla corrente enattivista nella sua prima forma [4]. in questa fase la mente allargata ha analogie sia con le affordance di James Gibson (psicologo)[5] che con le Sensory Motor Contingency dei già citato Kevin O’Regan e Alva Noé[6]. Dal 2013, Manzotti rifiuterà completamente l'ontologia del processo.

L'identità mente-oggetto o MOI modifica

Durante il Programma Fulbright presso l’MIT, dal 2013 al 2015, Manzotti avanza un’idea drastica: l’identità non va cercata con i processi tra il corpo e l’ambiente – posizione che continua a dare al corpo una posizione privilegiata e quindi antropocentrica – e nemmeno con i processi neurali – come volevano le teorie dell’identità mente-cervello classiche – ma con gli oggetti esterni stessi. In questo modo, mantenendo una struttura esplicativa affine a quella dell’identità mente-cervello, si modifica il bersaglio e si trova la coscienza nel mondo esterno, anzi si elimina la necessità della coscienza in quanto luogo secondo dell’esistenza. L’esistenza è una ed è tutt’uno con quel mondo che ognuno trova nel suo vivere. Secondo questa ipotesi, la coscienza sarebbe uno pseudo-problema nato per salvaguardare una premessa non giustificata) la separazione tra la mente cosciente e il mondo, ovvero tra l’esperienza e la realtà). L’ipotesi della MOI è descritta in dettaglio in due libri in inglese[7] e in numerosi articoli scientifici e nei dialoghi insieme allo scrittore Tim Parks. Il primo viene tradotto in Italia da Allegra Panini con il titolo “La mente allargata” (Il saggiatore, 2019). Il titolo tende a confondersi con un’altra posizione – solo apparentemente simile e molto più nota – la “mente estesa”[8] di Andy Clark e David Chalmers e per questo, dal 2019 Manzotti preferisce la dizione più asciutta di identità mente-oggetto o MOI. L’ipotesi della MOI è molto più radicale e non corpo-centrica come altre posizioni anti-internaliste (come quelle di Andy Clark, Davidc Chalmers o, per esempio, gli enattivisti). La posizione ha elementi in comune con il Canone minore elaborato da Rocco Ronchi e la sua enfasi sull'immanenza assoluta[9]. In sintesi la MOI sostiene che tutto il mondo è fatto di oggetti che esistono relativamente ad altri oggetti: ciò che chiamiamo coscienza non sarebbe la presentazione di questi oggetti all’interno dei corpi, ma sarebbe identico con gli oggetti stessi. In questo senso si capisce come il corpo non è più il luogo della coscienza, ma la condizione di esistenza di una serie di oggetti che sono tutt’uno con la coscienza. In sintesi, la MOI mette in discussione il presupposto, mai dimostrato, secondo cui il fenomeno “mente” o “coscienza” sarebbe distinto dal mondo che ne è oggetto e anche la traduzione pratica che ne fanno le neuroscienze che ipotizzano che la coscienza sia un mondo virtuale generato nel sistema nervoso centrale grazie a qualche fenomeno misterioso.

Esistenza relativa modifica

Il principio della MOI è che tutto è esistenza relativa nel senso in cui in fisica la velocità è relativa, ovvero non è concepibile separatamente da altri oggetti. È un concetto eleatico di esistenza nel senso espresso nel dialogo platonico, il Sofista, nel quale l’innominato straniero di Elea sostiene che esistenza e potere causale sono identici. La MOI estende l’applicazione della relatività dell’esistenza a tutte le proprietà e gli oggetti che compaiono nella vita di ciascuno di noi. In questo modo la MOI propone di risolvere la dicotomia tra soggettivo e oggettivo in termini di relativo a un altro oggetto.

Note modifica

  1. ^ Manzotti, Riccardo and Tagliasco, Vincenzo (2001), Coscienza e Realtà. Una teoria della coscienza per costruttori e studiosi di menti e cervelli (Bologna: Il Mulino).
  2. ^ Manzotti, Riccardo and Tagliasco, Vincenzo (2002), 'Si può parlare di coscienza artificiale?', in Sistemi Intelligenti, XIV, 89-108; --- (2004), 'Rappresentazione ed esistenza', in Sistemi Intelligenti, XVI, 63-91; --- (2008), L'Esperienza. Perché i neuroni non spiegano tutto (Torino: Codice).
  3. ^ Manzotti, R. (2008), "A process oriented view of conscious perception" in Journal of consciousness Studies, 13(6), 7-41.
  4. ^ Whitehead, Alfred North (1925), Science and the modern world (New York: Macmillan Company); (1929), Il processo e la realtà (Milano: Bompiani); (1933), Avventure d'idee (Milano: Bompiani).
  5. ^ Gibson, James Jerome (1966), The Senses Considered as perceptual Systems (Boston: Houghton Mifflin); (1977), The theory of affordances, (Hillsdale (NJ): Lawrence Erlbaum Associates); (1979), Un approccio ecologico alla percezione visiva (Bologna: Il Mulino).
  6. ^ O'Regan, Kevin J (1992), Solving the real mysteries of visual perception: the world as an outside memory, Canadian Journal of Psychology, 46, 461-88; (2011), Why Red Doesn't Sound Like a Bell. Understanding the Feel of Consciousness (Oxford: Oxford University Press); O'Regan, Kevin J and Noë, Alva (2001), "A sensorimotor account of vision and visual consciousness", in Behavioral and Brain Sciences, 24, 939-73.
  7. ^ Manzotti, Riccardo (2016), 'Experiences are Objects. Towards a Mind-object Identity Theory', Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia, 7, 16-36; (2017), The Spread Mind. Why Consciousness and the World Are One (New York: OR Books); (2017), Consciousness and Object. A Mind-Object Identity Physicalist Theory (Advances i edn.; Amsterdam: John Benjamins Pub.).
  8. ^ Clark, Andy (2008), Supersizing the Mind (Oxford: Oxford University Press) 79-99; Clark, Andy and Chalmers, David John (1998), "The Extended Mind", in Analysis, 58, 10-23.
  9. ^ Manzotti, Riccardo and Ronchi, Rocco (2019), "Ontologia dell'immanenza", in Panattoni R. and Ronchi R. (A cura di), Immanenza: una mappa (Milano: Mimesis), 75-92

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica