Salinma
Titolo originale살인마
Lingua originalecoreano
Paese di produzioneCorea del Sud
Anno1965
Durata93 minuti
Genereorrore, drammatico
RegiaLee Yong-Min
SoggettoLee Yong-Min
SceneggiaturaLee Yong-Min
ProduttorePark Ui-Sun
Casa di produzioneJeil Films Co., Ltd.
MontaggioJang Hyeon-Su
MusicheKim Yong-Hwan
Interpreti e personaggi

Salinma è un film del 1965 scritto e diretto da Lee Yong-Min. Gli sono stati attribuiti tanti nomi in tante lingue, ma generalmente vengono accettate due versioni, entrambe in inglese: A Bloodthirsty Killer o A Devilish Murder. E' inedito in Italia.

Il padre di famiglia Lee Shi-Mak arriva ad una mostra d'arte solo per trovare l'edificio vuoto ed è scioccato nel trovare un ritratto della sua ex moglie, Ae-Ja, morta da dieci anni. Shi-Mak prende un taxi per tornare a casa, ma viene portato contro la sua volontà in una casa in campagna. Qui incontra un artista, Park Joon-Chul, che lo supplica di prendere il ritratto di Ae-Ja. Ma allo scoccare della mezzanotte, compare proprio Ae-Ja, che pugnala il pittore alla schiena. Shi-Mak é costretto alla fuga.

Nei giorni seguenti, la famiglia di Shi-Mak inizia ad essere turbata da strani eventi. Mentre sua madre torna a casa dal tempio, viene attaccata da Ae-Ja e, dopo una lotta, cade nel fiume e viene trascinata via. A casa, l'attuale moglie di Shi-Mak, Hye-Sook, tenta d'impedire ad Ae-Ja di rapire la figlia maggiore.

La madre di Shi-mak torna a casa apparentemente illesa, ma si comporta in modo strano. Diventa isterica ogni volta che vede il rosario e lecca i bambini, come un gatto. Più tardi, una strana donna arriva a casa sostenendo di essere la nuova domestica, e subito dopo gli altri due bambini scompaiono. Il giorno successivo, Shi-Mak segue di nascosto sua moglie in un tempio abbandonato, dove viene uccisa da Ae-Ja. Shi-Mak torna a casa da sua madre. Nota in uno specchio che il suo riflesso è quello di un gatto. A questo punto, l'anziana donna rivela di essere morta e che é quindi un fantasma e lo attacca. L'uomo riesce ad "ucciderla".

Sconvolto, Shi-Mak prende il ritratto e lo fracassa sul pavimento, scoprendo un diario nascosto nella cornice. Leggendolo, trova una confessione fatta dal pittore Joon-Chul, che racconta del complotto compiuto dieci anni prima per uccidere Ae-Ja. A quel tempo, Shi-Mak ed Ae-Ja erano una coppia felicemente sposata. Hye-Sook, gelosa della coppia e risentita per la sua posizione di domestica di famiglia, cospirò con la madre di Shi-Mak, che disprezzava sua nuora per il fatto che era sterile. Richiedendo l'aiuto di Joon-chul e del dottor Park, convinsero Shi-Mak che sua moglie aveva una relazione con un altro uomo ed avvelenarono Ae-Ja. Mentre giaceva morente con solo un gatto come compagnia, Ae-Ja giurò vendetta su coloro che l'avevano uccisa. Anni dopo, Joon-Chul era completamente assoggettato dallo spirito di Ae-Ja, che gli comandò di creare il ritratto maledetto come mezzo per vendicarsi.

Sebbene rattristato da questa notizia, Shi-Mak è sollevato nel sentire le voci dei suoi figli. Notando che alla statua del Buddha nel giardino manca il terzo occhio, lo sostituisce con la sfera che ha in tasca, e subito riappaiono i tre bambini. Rendendosi conto che la governante era un angelo custode inviato per proteggere la sua famiglia, Shi-Mak ringrazia Buddha e prega per l'anima di Ae-Ja.

Collegamenti esterni

modifica
  Portale Cinema: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di cinema