Café Lumière

film del 2004 diretto da Hou Hsiao-Hsien

Café Lumière (珈琲時光 - Kōhī Jikō) è un film del 2003 diretto da Hou Hsiao-hsien.

Café Lumière
Yo Hitoto in una scena del film
Titolo originale珈琲時光
Kōhī Jikō
Lingua originalegiapponese, inglese
Paese di produzioneGiappone, Taiwan
Anno2003
Durata103 min
Rapporto1,85:1
Generedrammatico
RegiaHou Hsiao-hsien
SceneggiaturaHou Hsiao-hsien, Chu Tien-wen
ProduttoreLiao Ching-Song. Hideji Miyajima, Fumiko Osaka, Ichirō Yamamoto
Casa di produzioneShochiku, Asahi Shimbun, Sumitomo Corporation, Eisei Gekijo, Imagica Corp.
FotografiaMark Lee Ping Bin
MontaggioLiao Ching-Song
MusicheTu Duu-Chih
ScenografiaTashiharu Aida
CostumiKazumi Hoshino, Yōji Yamada
TruccoKikuko Muramoto, Yuko Takamori
Interpreti e personaggi

Pellicola di produzione giapponese, con la quale il regista taiwanese Hsiao-hsien rende omaggio a Yasujirō Ozu, con diretti riferimenti al film Viaggio a Tokyo (1953).

È stato presentato in concorso alla 61ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

Trama modifica

La scrittrice Yoko, appena rientrata a Tokyo da Taiwan, si reca alla libreria di Hajime, che conosce da molto tempo. In regalo al suo amico, fanatico delle ferrovie, ha portato un orologio da taschino appartenuto, 50 anni prima, ad un macchinista delle ferrovie di Taiwan. Nel contempo Yoko annuncia di essere incinta, ed Hajime - molto affezionato alla sua amica - resta scosso dalla notizia.

Yoko viene raggiunta dai genitori che le chiedono insistentemente notizie del padre del bambino: lei rivela che è uno degli studenti a cui insegnava il giapponese a Taiwan.

La protagonista si trova a dover prendere in considerazione i nuovi aspetti della sua vita, compresa la reazione della sua famiglia e l'esistenza del bambino che porta in grembo.[1][2]

Produzione modifica

Per celebrare il centenario della nascita di Yasujiro Ozu, la Shochiku aveva commissionato tre episodi a tre registi diversi: ma dopo la rinuncia degli altri due, l'episodio di Hou (scritto da Chu Tien-wen) è diventato un lungometraggio.[3] Il regista rende omaggio al maestro giapponese parlando di città e amori incompiuti; ma evita ogni confronto diretto, e per rifletter su che cosa è rimasto della famiglia tradizionale, mostra frammenti reticenti di vita quotidiana. Al tempo stesso cerca di scavare nei rapporti (storicamente tutt'altro che pacifici) tra Taiwan e Giappone. Il risultato è una pellicola composta da piccole sequenze e compiaciuto minimalismo.

Accoglienza modifica

Critica modifica

Rotten Tomatoes riporta che il 94% di 18 critici campionati ha dato le recensioni positive di film, che ha ottenuto una media di voto di 8.1 su 10.[3]

«Hou Hsiao-hsien dà una direzione al caos dei segni, li ricostruisce sul suo Mac, crea false prospettive, ridisegna Ozu con la leggerezza di un altro tempo dove però il tè versato forma sempre un flusso dorato perfettamente corrispondente a quello dei pensieri»

«un gioco di sfumature sottilissime e preziose, di contrasto tra i gesti di una quotidianità cerimoniosa ripetuti ritualmente e i pensieri che tutti pensano ma restano inespressi e impronunciati»

Riconoscimenti modifica

Note modifica

  1. ^ Geoffrey Macnab, The go-between, su the Guardian, 16 giugno 2005. URL consultato il 18 maggio 2016.
  2. ^ Café Lumière, su Cinematografo, Fondazione Ente dello Spettacolo. URL consultato il 18 maggio 2016.
  3. ^ Like Trains, Crossing but Never Touching, in The New York Times, 10 giugno 2005. URL consultato il 18 maggio 2016.

Collegamenti esterni modifica

  Portale Cinema: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di cinema