Capo Kolka

Promontorio situato nella parte nord-ovest del Golfo di Riga

Capo Kolka (in livone Kūolka nanā; in lettone Kolkasrags; antico nome in tedesco Domesnes; in russo Колка o мыс Домеснес) è un promontorio situato sul Mar Baltico, vicino all'ingresso del Golfo di Riga, sulla costa della Livonia, nella penisola della Curlandia in Lettonia. Il promontorio è circondato dallo stretto di Irbe (Irbes šaurums) che funge da confine naturale con l'Estonia. È una tra le località lettoni più incontaminate.[1]

Capo Kolka
LI Kūolka nanā
LV Kolkasrags
Capo Kolka
StatiBandiera della Lettonia Lettonia (Livonia)
TerritorioStretto di Irbe, Golfo di Riga, Mar Baltico
Capo di Kolka su una mappa della Lettonia e dell'Estonia: è situato nei pressi dell'omonimo insediamento

Geografia modifica

Capo Kolka rappresenta il limite nord-occidentale del Golfo di Riga. Ad est di esso si trova l'isola di Ruhnu (Estonia), situata proprio al centro del Golfo. Il promontorio è formato da più di 200 dune sabbiose formatesi con i sedimenti trasportati dai fiumi. Alcune delle formazioni sabbiose, le più alte, sono state levigate dal vento.[2][3] Il più accentuato fenomeno di erosione degli ultimi decenni è rintracciabile più a sud di capo Kolka, presso Bernati e Mietrags.[3] Oltre le spiagge si trovano foreste e qualche palude.[4]

Vicino al capo si trova il faro di Kolka e l'insediamento omonimo. Quando nel 1992 il parlamento lettone ha istituito la regione di interesse culturale nota come costa livoniana, intendeva altresì salvaguardare l'integrità dei centri abitati situati negli immediati pressi del promontorio. I più vicini, sviluppatisi lungo la costa del Mar Baltico, sono Vaide, Saunags, Pitrags, Košrags e Sīkrags.

Altro elemento antropico nella geografia locale è costituito dalla strada che unisce la capitale Riga a Kolka e affianca il mare per più di 150 km:[5] come in altre aree costiere del Paese, il sistema viario locale non conosce molte alternative: questa situazione costringe gli abitanti del posto a percorrere quest'unica rotta a disposizione, così come i turisti, i quali visitano il capo oltre che per i paesaggi naturali ben conversati perché parte del parco nazionale di Slītere.[5]

Storia modifica

Domesnes (toponimo tedesco con cui si identificava la zona) ospita una delle sculture storiche più antiche della Lettonia.[6] Si tratta della pietra runica di Mervalla (Sö 198), eretta dopo l'anno 1000: essa commemora il Vichingo Sven, che spesso viaggiava dal Kolkasrags (ovvero capo Kolka) fino a Zemgale (Simkala). Nelle lingue ugro-finniche (estone e finlandese), il termine locale con cui si identifica capo Kolka significa "angolo acuto".[7]

 
Panorama nei pressi di capo Kolka: la macchia verde di foreste si arresta solo a pochi passi dalle spiagge sul mar Baltico

Secondo la leggenda, capo Kolka fu creato quando Lucifero decise di accumulare del terreno per costruire una strada che conducesse a Saaremaa, un'isola estone situata più a nord.

Il promontorio è un importante sito dal punto di vista ornitologico, per via del passaggio di diverse specie di uccelli migratori.[8] Le rovine dell'antico faro di Kolka del XVI secolo sono oggi sulla riva, anche se ogni anno diminuiscono le parti visibili per via di un lento declino della struttura nel mar Baltico.[8] In passato, il vecchio faro non era posizionato così vicino all'acqua.[8]

Nel 1955 fu costruita una base militare sovietica sulla costa della Livonia (ergo nei pressi di capo Kolka). Per la realizzazione della stessa, alcuni abitanti furono costretti ad abbandonare gli insediamenti circostanti, dovendo spostarsi in località che fossero più lontane dal mare. Successivamente, ulteriori centri cittadini della costa occidentale dovettero essere quasi tutti sgombrati quando l'URSS trasformò la costa baltica, suo confine occidentale con il resto del continente, in una "zona di confine chiusa" dove non era permesso risiedere e, da quel momento, nemmeno più pescare.[9] Si stima che alla fine di tutte le espropriazioni compiute il demanio ammontasse a 1.200 km² e che tra il 1944 e il 1994 più di 3.000 militari russi furono di stanza in Lettonia.[10] Tale isolamento ha permesso di mantenere oggi così ben preservata a livello biologico la zona.[4]

Note modifica

  1. ^ Carolyn Bain, Estonia, Lettonia e Lituania, EDT srl, 2009, p. 245, ISBN 978-88-60-40463-3.
  2. ^ (EN) Eric Bird, Encyclopedia of the World's Coastal Landforms, Springer Science & Business Media, 2010, p. 616, ISBN 978-14-02-08638-0.
  3. ^ a b (EN) Sand dune - Country Report, Latvia (Important sites, su marinespecies.org. URL consultato il 1º dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2021).
  4. ^ a b (EN) Jonathan Bousfield, Baltic States, Rough Guides, 2014, p. 238, ISBN 978-18-58-28840-6.
  5. ^ a b (EN) Rough Guides, The Rough Guide to Estonia, Latvia & Lithuania, RG UK, 2011, p. 199, ISBN 978-18-48-36919-1.
  6. ^ (EN) Conrad Malte-Brun, Universal geography, Wells and Lilly, 1828, p. 523.
  7. ^ (EN) A story about Latvia. School Encyclopedia. Tourism in Latvia, su deliciously.ru. URL consultato il 1º dicembre 2019.
  8. ^ a b c (EN) The Livonian coast, su livones.net. URL consultato il 1º novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2019).
  9. ^ (EN) Mark Janse e Sijmen Tol, Language Death and Language Maintenance, John Benjamins Publishing, 2003, p. 132, ISBN 978-90-27-27529-5.
  10. ^ (EN) Rita Laima, Skylarks and Rebels, Columbia University Press, 2017, p. 335, ISBN 978-38-38-26854-5.

Voci correlate modifica

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