Casistica (teologia)

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La casistica o casuistica è genericamente l'approccio di coloro che nell'ambito di ogni tipo di conoscenza analizzano casi reali o ipotetici per trovare la regola di comportamento valida per ciascuno di essi [1].

La casistica nell'ambito del pensiero teologico cattolico è una specifica branca della teologia morale che esamina i casi di coscienza, ossia quelle situazioni in cui nasce un conflitto tra ciò che detta la propria coscienza e ciò che prescrive la norma morale.

Applicazione

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La casistica non va considerata un'etica della situazione: non ha lo scopo di prescrivere di volta in volta quali comportamenti siano da considerare leciti a proposito di un caso singolo. Al contrario, la casistica intraprende un approccio sistematico, proponendosi di identificare casi tipici di dilemma morale, di analizzarli alla luce dei dettami della rivelazione e di ricavarne indicazioni di carattere generale applicabili a un'intera categoria di casi analoghi.

Oltre a indicare il comportamento corretto per una data fattispecie, la casistica si propone anche di indicare le norme morali da rispettare e il grado di colpa eventualmente commesso.

La casistica nella sua applicazione meno rigida si risolveva in un approccio misericordioso verso le debolezze umane, che riconduceva le singole azioni peccaminose a un complesso predeterminato e precodificato di casi, le classificava e le valutava in modo tale da ridurre la colpa e la conseguente pena del peccatore.

Sintesi storica

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La casistica nasce nel Cristianesimo medioevale con l'evoluzione della disciplina penitenziale e del diritto canonico. La prima opera di casistica può essere considerata la Summa de casibus pœnitentialibus del XIII secolo, manuale di diritto canonico destinato ai confessori composto dal domenicano san Raimondo di Peñafort.

La casistica fu molto diffusa soprattutto durante la Controriforma, specialmente fra i Gesuiti. Famosi casuisti si registrano anche fra le file dei domenicani e dei francescani, ma fu soprattutto la Compagnia di Gesù ad aver favorito una "morale rilassata".

La casistica attirò le critiche del filosofo francese Blaise Pascal (1623-1662), che polemizzò contro i gesuiti nelle sue Lettere provinciali, scritte in difesa del giansenista Antoine Arnauld. La casistica fu condannata ufficialmente dalla Chiesa sia da papi che dal Sant'Uffizio (negli anni 1665, 1666 e 1679).

Con Sant'Alfonso Maria de' Liguori si ebbe un rinnovamento della casistica nella forma dell'equiprobabilismo e un ampliamento nel XIX secolo ad opera del Ballerini.[2]

Anche presso i protestanti si diffusero nei secoli XVII e XVIII numerose opere in cui si trattava della soluzione di casi di coscienza come i Consigli teologici di Wittenberg e il Tesoro di consigli e decisioni.

  1. ^ Arturo Carlo Jemolo, Casistica, in Enciclopedia italiana, 1930.
  2. ^ Raffaele Ballerini, gesuita italiano (Medicina 1830- Roma, 1907) autore di articoli di contenuto storico su "Civiltà cattolica".

Bibliografia

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  • N. Abbagnano, G. Fornero, Protagonisti e testi della filosofia, 2° vol., Paravia, Torino 1996.
  • F. Cioffi et al., Diàlogos, 2° vol., Bruno Mondadori, Torino 2000.
  • N. Abbagnano, Dizionario di filosofia, UTET, Torino 1971 (seconda edizione).
  • F. Brezzi, Dizionario dei termini e dei concetti filosofici, Newton Compton, Roma 1995.
  • Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti Libri, Milano 1981.
  • E. P. Lamanna / F. Adorno, Dizionario dei termini filosofici, Le Monnier, Firenze (rist. 1982).

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