Centrale elettrica

edificio predisposto alla produzione di energia elettrica

Una centrale elettrica è un impianto industriale dedicato alla produzione di energia elettrica tramite la trasformazione di una fonte di energia primaria. La macchina dedicata alla conversione dell'energia è solitamente un generatore elettrico costituito da un alternatore mosso da una turbina, fanno eccezione gli impianti fotovoltaici. Per la gestione dell'impianto nella centrale è presente la strumentazione di controllo e il trasformatore necessario alla trasmissione dell'energia elettrica in alta o altissima tensione.[1]

Una centrale elettrica è classificata in base alla fonte energetica che trasforma, principalmente si hanno la centrale termoelettrica, la centrale idroelettrica, la centrale nucleare, la centrale solare, la centrale eolica e la centrale geotermoelettrica.[1]

Centrali termoelettriche modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Centrale termoelettrica.
 
La centrale termoelettrica a carbone e gas di Hastedt a Brema in Germania.
 
La centrale termoelettrica a biomasse di Järvenpää in Finlandia

La centrale termoelettrica è la tipologia di centrale più diffusa nel pianeta. Il funzionamento si basa su un elemento combustibile (olio combustibile, carbone o gas, ma anche biomassa, biogas o combustibile derivato da rifiuti CDR) che viene bruciato in modo da sviluppare calore; questo calore viene trasmesso a una caldaia, nella quale circola acqua ad alta pressione (l'acqua deve subire una serie di trattamenti al fine di essere purificata e filtrata per non danneggiare gli impianti), tale acqua viene così trasformata in vapore raggiungendo temperatura elevata. Il vapore viene convogliato verso delle macchine rotanti denominate turbine a vapore nelle quali il vapore si espande convertendo il proprio contenuto entalpico in energia meccanica. Collegati all'albero in rotazione di tali turbine vi sono gli alternatori i quali convertono l'energia meccanica di rotazione in energia elettrica. In altre parole tali centrali basano il loro funzionamento sulla legge di Faraday -Neumann-Lenz ovvero le leggi dell'induzione elettromagnetica: a partire da una fonte di energia primaria, l'energia termica sviluppata dalla combustione della fonte primaria è usata per ottenere vapore, quest'ultimo viene convogliato sulle turbine il cui movimento (energia cinetica) collegato all'albero motore dell'alternatore genera energia elettrica.

Un'evoluzione è la centrale termoelettrica a ciclo combinato: il gas viene bruciato in una turbina a gas che, collegata ad un alternatore, produce elettricità. I gas di scarico della turbina, estremamente caldi, vengono a loro volta utilizzati per evaporare acqua ed il vapore così ottenuto è usato in una turbina a vapore come in una centrale termoelettrica tradizionale, generando altra corrente elettrica. Questo genere di centrali termoelettriche ha un rendimento elettrico molto maggiore di quelle tradizionali, arrivando anche al 60% in più.

Vantaggi modifica

Generalmente le centrali termoelettriche erogano grandi potenze, dell'ordine delle centinaia o migliaia di MW (1000000 W) e costituiscono la spina dorsale del sistema di produzione dell'energia elettrica, perché i loro impianti termici danno il massimo rendimento in regime di produzione costante; di solito, quindi, vengono tenute in funzione per lunghi periodi di tempo, costituendo la base della capacità produttiva. Anche se alcuni impianti termoelettrici possono essere polivalenti, ovvero in grado di utilizzare diversi tipi di combustibile, questo si ottiene a spese del rendimento termodinamico e quindi della spesa complessiva: per questo, in generale, si costruiscono centrali termoelettriche in grado di bruciare con la massima efficienza un particolare combustibile, e si riadattano gli impianti in caso diventi necessario bruciare un combustibile diverso. Inoltre essendo il loro funzionamento funzione di variabili facilmente controllabili come il combustibile, esse esercitano un ruolo implicito di regolazione della frequenza di rete, che impianti rinnovabili non possono fornire a causa della variabilità dei fenomeni che le regolano (presenza assenza di sole, vento,... etc). La regolazione della frequenza risulta fondamentale per scongiurare blackout.

Svantaggi modifica

I residui della combustione dei combustibili generano una quantità elevata di prodotti inquinanti come i fumi non respirabili, il particolato fine, gli ossidi di zolfo e azoto e gli idrocarburi aromatici, che possono essere dispersi nell'ambiente. I progressi tecnologici degli ultimi anni hanno fatto sì che molte misure per l'abbattimento di tali prodotti fossero attivate nelle centrali (pretrattamento del combustibile, abbattimento delle polveri, desolforatori, etc.) rendendo queste emissioni meno dannose. Nei paesi meno sviluppati questo tipo di impianti sono spesso molto dannosi, poiché a causa del loro alto costo di costruzione, le strutture di depurazione dei fumi non vengono costruite e ciò le rende delle pericolose fonti di inquinamento.

Possibili miglioramenti modifica

È possibile ridurre notevolmente l'impatto ambientale di queste centrali. Innanzitutto si può semplicemente utilizzare un combustibile poco inquinante (come il gas naturale che produce meno particolato), (il gasolio desolforato ed il carbone bonificato). È possibile contenere notevolmente le emissioni di inquinanti tramite il montaggio di appositi filtri a reagente e catalizzatori ossidanti. Il calore residuo anziché essere sprecato immettendolo nell'aria può essere utilizzato per il teleriscaldamento nella stagione invernale (sostituendo le caldaie private nelle abitazioni vicine alla centrale).

Termovalorizzatori modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Termovalorizzatore.
 
Il termovalorizzatore di Duiven nei Paesi Bassi

I termovalorizzatori sono inceneritori che recuperano il calore sviluppato dalla combustione dei rifiuti per produrre energia elettrica in maniera analoga alle centrali termoelettriche.

Affinché il combustibile solido secondario (e soprattutto la parte plastica contenuta) brucino con minor produzione di elementi tossici (ad esempio le diossine) è necessario raggiungere temperature molto elevate (almeno 850 °C) ed utilizzare sistemi di abbattimento degli inquinanti molto sofisticati e costosi; in ogni caso le emissioni sono generalmente maggiori e contengono sostanze più nocive rispetto alle centrali termoelettriche tradizionali (ad esempio diossine o metalli pesanti).

La combustione ad alta temperatura, inoltre, produce una miniaturizzazione delle polveri emesse, proporzionale alla temperatura stessa. Ciò può dunque portare alla produzione di polveri fini, ultrafini e particolato carbonioso, che possono causare diverse patologie. La combustione dei materiali risultanti dalla selezione dei rifiuti, miscelata agli additivi, produce una notevole quantità di polveri, in parte filtrate prima dell'emissione al camino, almeno nelle componenti di maggiori dimensioni normate dalle leggi.

Centrali idroelettriche modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Centrale idroelettrica.
 
La centrale idroelettrica di Volgograd in Russia sul fiume Volga

Le centrali idroelettriche, insieme alle centrali termoelettriche sono state le prime tipologie di centrali messe in uso. Il principio di funzionamento di queste si basa sull'utilizzo dell'energia cinetica dell'acqua, al fine di produrre corrente elettrica. Le centrali idroelettriche si suddividono in due tipologie:

  • ad acqua fluente;
  • a caduta (o bacino);

Le prime sfruttano l'energia cinetica delle acque fluviali o di getti naturali d'acqua molto forti come le cascate o i torrenti (energia idroelettrica), convogliate in particolari turbine idrauliche messe in rotazione dal flusso dell'acqua. Collegate all'albero rotante delle turbine vi sono gli alternatori che trasformano l'energia meccanica di rotazione in energia elettrica.

Mentre le seconde sfruttano l'energia potenziale di notevoli masse d'acqua poste ad altezza maggiore rispetto a quella di presa (si parla in tal caso di 'invaso', naturale o artificiale creato tramite dighe). L'energia potenziale dell'acqua viene trasformata in energia cinetica facendo confluire l'acqua in condotta forzata. L'acqua viene poi fatta confluire come nel caso precedente in turbine collegate ad alternatori producendo così energia.

L'impatto ambientale delle centrali idroelettriche è minore di quello delle centrali termoelettriche, per via dell'assenza di fumi, e riguarda soprattutto il diverso regime delle acque da esse sfruttate: l'estrazione di energia cinetica rallenta il corso d'acqua, aumentando la velocità di sedimentazione; nel caso di centrali a caduta è necessario mettere in conto le opere idrauliche necessarie (dighe e condotte). La parte maggiore dell'impatto ambientale si verifica durante la costruzione, a causa degli sbancamenti e delle grandi opere necessarie per realizzare gli invasi ed il sistema di condotte forzate. Le centrali idroelettriche possono avere potenze che vanno da alcuni MW (centrali fluviali) alle decine o centinaia di MW per le grandi centrali a caduta.

Vantaggi modifica

Il principale vantaggio delle idroelettriche è che, una volta costruite, offrono energia a costi molto competitivi e non richiedono combustibili o materie prime; sono una fonte di energia totalmente rinnovabile e di fatto illimitata. Inoltre, con una manovra chiamata pompaggio (che consiste nel ripompare l'acqua dai bacini inferiori negli invasi durante le ore notturne, quando la richiesta di energia è minore) si può accumulare energia prodotta dalle altre centrali della rete, per restituirla di giorno nelle ore in cui la domanda di energia raggiunge il massimo. Un ulteriore vantaggio è legato al fatto che la variazione della produzione di energia può avvenire in maniera molto più rapida rispetto ad una centrale termoelettrica o nucleare, variando la quantità di acqua che viene convogliata alla turbina. Il loro impiego è, infatti, generalmente massimo durante le ore di maggiore consumo energetico.

Svantaggi modifica

Soprattutto le centrali a caduta, che richiedono un intervento edilizio di enormi proporzioni per la realizzazione di laghi artificiali per fungere da invasi, hanno un impatto ambientale di grandi proporzioni, sia nella fase costruttiva delle opere, sia a posteriori nell'impatto visivo ed estetico. Inoltre, il fatto di alterare la portata e la distribuzione delle acque fluviali porta ad un cambiamento del microclima locale, per la maggiore umidità ed evaporazione portata dal lago che funge anche da serbatoio di calore, livellando le temperature fra giorno e notte. Questo porta in genere a variazioni nella flora e fauna locale; nel caso di bacini montani, si può avere un impatto anche su eventuali ghiacciai nelle vicinanze. Altro svantaggio è dovuto alla naturale sedimentazione, che tende a riempire lentamente l'invaso, e richiede dragaggi periodici: il terriccio di risulta può essere usato a fini edilizi, per riporti e terrapieni.

Esistono inoltre problemi di sicurezza in caso di forti terremoti o frane che hanno portato, per esempio, al disastro del Vajont nel 1963, al primo posto tra i cinque peggiori esempi di gestione del territorio in un documento ONU illustrato alla presentazione del «2008 Anno internazionale del pianeta Terra»[2][3].

Centrali nucleari modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Centrale nucleare.
 
La centrale nucleare di Olkiluoto a Eurajoki in Finlandia

Il funzionamento della centrale nucleare a fissione è analogo a quello delle centrali termoelettriche. La sola differenza sta nel tipo di combustibile e di processo tecnologico che viene utilizzato per fornire calore e formare il vapore da inviare alla Turbina in queste viene ottenuto da un processo controllato di fissione nucleare a catena all'interno del Reattore nucleare a fissione.

Vantaggi modifica

Questa tipologia di centrali produce un'elevatissima potenza per metro quadrato occupato dall'impianto e con un costo del kWh prodotto, se si esclude il costo di smaltimento scorie, più o meno uguale a quello delle centrali a carbone (che è attualmente la tecnologia economicamente più conveniente), rappresentando quindi una valida soluzione alla dipendenza dai combustibili fossili.

Non hanno inoltre alcuna emissione di anidride carbonica diretta in quanto in esse non avviene nessun fenomeno di combustione chimica anche se, nel suo complesso, la filiera di produzione dell'uranio e di smaltimento delle scorie determina una produzione di CO2 non del tutto trascurabile.

Svantaggi modifica

Le rigide norme di sicurezza rendono la costruzione di queste centrali costosa e lenta, anche per la variabilità nel tempo delle stesse norme.

Una rottura dei sistemi di contenimento e di refrigerazione della centrale, potrebbe portare alla dispersione nell'ambiente di materiale radioattivo: tale rischio, praticamente assente per le centrali più recenti, è ancora in minima parte presente per le centrali più vecchie tuttora operative nel mondo.

Lo smaltimento delle scorie radioattive e lo smantellamento della centrale stessa al termine del suo ciclo vitale (circa 40-60 anni) è un problema che non ha ancora trovato una soluzione univoca: la Finlandia e la Svezia, ad esempio, hanno individuato siti sicuri per lo smaltimento delle scorie nei rispettivi territori, grazie alla presenza di zone geologicamente stabili mentre altre nazioni seguono per ora strade diverse (come il riprocessamento del combustibile nucleare esausto e il suo successivo riutilizzo sotto forma di MOX).

La diffusione commerciale (già in atto) dei reattori di terza generazione avanzata risolverà alcuni di questi aspetti negativi.

Il rischio di proliferazione nucleare invece è un falso problema in quanto i reattori LWR non producono plutonio weapon-grade ma solo reactor-grade.

Centrali geotermoelettriche modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Centrale geotermoelettrica.
 
La centrale geotermoelettrica di Nesjavellir in Islanda

La centrale geotermoelettrica è eguale alle centrali termiche ma come fluido primario per scaldare le caldaie usano calore naturale dei vapori geotermici contenuti nel sottosuolo (energia geotermica). Non esiste dunque, in questo tipo di centrali, alcun processo di combustione.

Vantaggi modifica

Una volta costruite le tali centrali sono estremamente pulite in quanto sfruttano un riscaldamento termico del tutto naturale e non hanno, quindi, scorie o residui atmosferici (a parte gli stessi gas provenienti dal sottosuolo), nemmeno bisogno di combustibile.

Svantaggi modifica

Tali centrali hanno elevati costi di manutenzione dovuti alla composizione delle acque provenienti dal sottosuolo, che sono ricche di sali disciolti e creano depositi ed incrostazioni. Spesso si trovano giacimenti geotermici anche molto grandi, ma a temperatura di 80/90 gradi, troppo bassa e non utilizzabile con le tecniche attuali; un possibile sfruttamento di questi giacimenti è per il teleriscaldamento domestico.

Uno dei problemi maggiori di queste centrali è la costruzione solamente in appositi siti con presenza di attività geotermica, siti normalmente abbastanza rari.

Esistono poi controversie relative al pericolo di eruzioni geotermali, riduzioni del livello della falda acquifera e suo inquinamento ma soprattutto all'inquinamento atmosferico da parte di gas (anidride solforosa) e metalli pesanti (arsenico) legate alla presenza di centrali geotermiche.

Centrali eoliche modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Centrale eolica.
 
Il parco eolico di Roscoe in Texas negli Stati Uniti d'America


Le centrali eoliche sfruttano la velocità del vento per la produzione di energia elettrica. Il modulo base di una centrale eolica è il generatore eolico. Questa apparecchiatura è composta da un'elica (composta da un numero variabile di pale) collegata ad un albero alla quale è calettato il generatore di corrente.

L'elica e il generatore sono normalmente posti ad altezze elevate in modo da essere attraversati dai venti, che mettendo in rotazione l'elica azionano il generatore che produce così energia.

l'aerogeneratore può essere di varie dimensioni ed essere utilizzati sia per un uso domestico rurale sia in centrali normalmente composte di numerosi generatori. Le potenze di tali generatori variano dalle centinaia di W ad alcuni MW.

Vantaggi modifica

Come per le centrali solari quelle eoliche non hanno residui, scorie o bisogno di combustibile. Il vento è un elemento naturale, quindi l'unica spesa è l'installazione e la manutenzione. Le centrali eoliche hanno un costo di costruzione abbastanza contenuto, 1.000.000 euro per un aerogeneratore da 1 MW, il quale tende però a lievitare in modo enorme per impianti di dimensioni adeguate alla produzione industriale. A terra occupa meno di 100 metri quadri, quindi non toglie la possibilità di continuare le precedenti attività su quel terreno (es. pastorizia, agricoltura, ...)

Svantaggi modifica

Le centrali eoliche per produrre quantità di energia apprezzabili devono essere costituite da un numero consistente di generatori eolici, che devono essere distanziati per poter sfruttare il vento e per evitare un affollamento che sarebbe sgradevole. Inoltre, la disponibilità produttiva è molto bassa (25%) a causa della discontinuità del vento e, dunque, a parità di potenza nominale installata, una centrale eolica produce un quarto di una centrale nucleare ed un terzo di una centrale a gas, richiedendo in compensazione, dunque, un sovradimensionamento ed un sovracosto pari a 4 volte quello nominale per ottenere le stesse prestazioni effettive.

Si possono installare solo dove c'è abbastanza vento costante, sono degli impianti moderatamente rumorosi. Hanno inoltre una certa pericolosità per i rapaci, naturalmente attratti dal rumore. Esistono inoltre problemi carattere paesaggistico riguardo alla presenza di torri eoliche alte anche diverse decine di metri.

Possibili miglioramenti modifica

Vi sono nuove tecniche che permettono di installare aerogeneratori anche dove, fino a qualche tempo fa, non era pensabile. Sono state create nuove forme per le pale degli aerogeneratori, per limitare l'ingombro, sono stati creati alberi di trasmissione lenti, in modo da limitare notevolmente l'inquinamento acustico, e vi sono vari incentivi che permettono di ammortizzare il costo nel giro di pochissimi anni.

Centrali solari modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Centrale solare.

Centrali solari a concentrazione modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Impianto solare termodinamico.
 
La centrale a concentrazione solare Andasol a Guadix in Spagna

Il solare termodinamico, che sfrutta l'energia solare, da non confondersi con il Pannello fotovoltaico che per rendimento, quantità di energia prodotta e costi non possono ancora essere oggi considerate centrali.

Le centrali solari termodinamiche utilizzano come principio di base quello delle centrali termiche classiche, la differenza sta nel metodo in cui viene scaldata l'acqua della caldaia.

Normalmente la centrale è formata da una superficie nella quale sono posti centinaia di specchi che concentrano i raggi solari in unico punto centrale (detto fuoco) nel quale si trova la caldaia. Questa colpita da tutti i raggi deviati dagli specchi si scalda fino a raggiungere temperature sufficientemente elevate per completare il ciclo del vapore fino alla turbina. Oppure da campi di concentratori parabolici lineari (in inglese parabolic trough), che riscaldano il fluido all'interno di condotti che percorrono la linea del fuoco (vedi fig. a lato).

Vantaggi modifica

da questa fonte di energia, non ci sono emissioni inquinanti o redsidui, non è necessario il trasporto di combustibili, non si producono scorie. Esclusi i costi di costruzione e manutenzione, si produce energia senza bisogno di materie prime, in quanto la luce solare è un elemento naturale.

Svantaggi modifica

Questo tipo di centrali richiedono una superficie di esposizione solare di dimensioni elevate, che aumenta in funzione della potenza che si vuole produrre. Ovviamente, producono solo se sottoposte a buon irraggiamento solare; gli impianti più moderni, infatti, prevedono di stoccare il fluido ad alta temperatura in appositi serbatoi isolati, che permettono di far funzionare le turbine non solo durante la notte ma con una autonomia di alcuni giorni in caso di cattivo tempo. Questi impianti hanno, comunque, la possibilità di essere alimentati a gas, nel caso le condizioni sfavorevoli perdurino. Le centrali termiche solari hanno potenze minime, i 20 megawatt raggiunti dalle tecnologie solari alla centrale di Priolo bastano ad un paese di 20 000 abitanti, una centrale termoelettrica ordinaria produce tra le 50 e le 200 volte di più. I costi per la messa in esercizio delle centrali solari sono, inoltre, elevatissimi, anche a ragione della necessità di sovradimensionare le strutture produttive in modo enorme per compensare la bassa disponibilità produttiva generata dalla discontinuità dell'irraggiamento, la quale è dovuta al ciclo solare e non può, dunque, essere aggirata ma è destinata ad essere sempre un problema strutturale della tecnologia.

Le centrali solari ad alta temperatura a volano termico con la sostituzione dell'acqua con miscele (anidre) di sali fusi altobollenti proposte in Italia dal premio Nobel Carlo Rubbia rappresentano le fonti da questo tipo di energia con la maggiore convenienza prospettata attualmente in sperimentazione. Nel 2006 Enel ed Enea hanno firmato, alla presenza del ministro dell'Ambiente, il protocollo di intesa per la realizzazione del progetto "Archimede", il primo impianto solare termodinamico italiano ed il primo al mondo ad essere integrato con una centrale a ciclo combinato a gas.

Possibili miglioramenti modifica

In queste centrali spesso durante l'anno non si raggiungono le temperature di 110 gradi richieste (per poter far evaporare l'acqua). Perciò, nei periodi in cui non vi è una sufficiente insolazione, una buona soluzione sarebbe quella di utilizzare il calore per produrre semplice acqua calda a 90 °C, che, tramite una rete di teleriscaldamento, può essere utilizzata per la produzione di acqua calda sanitaria, per alimentare le caldaie a scambiatore di calore ed i gruppi frigoriferi ad assorbimento.

Centrali elettriche fotovoltaiche modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Centrale elettrica fotovoltaica.
 
La centrale elettrica fotovoltaica di Aikawa in Giappone

la Centrale elettrica fotovoltaica è basata sul Pannello fotovoltaico e convertono la radiazione solare in corrente elettrica sfruttando l'effetto fotovoltaico.

Sebbene tale tecnologia risulti da tempo già affermata in ambito aerospaziale, per applicazioni di utenze isolate o per altri utilizzi di nicchia, la realizzazione di centrali solari fotovoltaiche è oggi ancora in fase prototipale o comunque di nicchia. Attualmente, un'installazione fotovoltaica è conveniente per utenze private o piccole aziende, che, in questo modo, possono rivendere energia all'azienda elettrica e ridurre il costo energetico; negli ultimi anni, le nuove celle fotovoltaiche basate sul silicio amorfo (o polisilicio) hanno drasticamente ridotto il prezzo dei pannelli, rendendo maggiormente conveniente l'investimento iniziale.

Vantaggi modifica

Questo tipo di centrali richiede una bassa manutenzione dato che non sono dotate di complessi impianti ma solamente dal pannello fotovoltaico che vanno periodicamente puliti ed orientati in direzione del Sole. Rappresenta, inoltre, una fonte di energia "pulita", dato che non produce alcun tipo di emissione o impatto ambientale, esclusi quelli necessari alla realizzazione dell'impianto stesso di produzione.

Svantaggi modifica

Il principale svantaggio del solare fotovoltaico è dovuto alla non prevedibilità della quantità di energia disponibile per l'immissione in rete. La "Grid Parity" ossia la convenienza economica tra quanto costa una centrale ed il valore del energia messa in rete è stato ormai raggiunto grazie alla discesa dei prezzi della componentistica, tant'è che in Germania si realizzano già grandi centrali nonostante l'irraggiamento sia decisamente minore di quello presente sul suolo Italiano.[senza fonte]

Sviluppi futuri modifica

Sicuramente la produzione di energia elettrica per la sua importanza è oggetto di studi e sforzi in molti ambiti. Oltre alla già citata fissione nucleare elenchiamo una serie di esperimenti e possibilità che si sono affacciate a più riprese negli ultimi anni o che sono in via di sviluppo.

Centrali a fusione nucleare modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Reattore nucleare a fusione.

Attualmente la maggior parte dei finanziamenti mondiali nei confronti nelle nuovi fonti di energia si sta concentrando sulla costruzione di centrali nucleari basate sulla fusione nucleare.[senza fonte] La maggiore iniziativa è il progetto ITER che prevede la fusione nucleare di due nuclei di trizio e deuterio per la generazione di un nucleo più pesante (elio) e di un'enorme quantità di energia.

Il progetto ITER prevede la generazione di plasma stabile che fornisca più energia di quanta ne richiede per la sua generazione. Questo progetto non è in grado di produrre energia elettrica: questo sarà lo scopo del successivo progetto DEMO. Il progetto DEMO mira a convertire l'energia disponibile dalla fusione nucleare in energia elettrica e solo dopo il completamento di questi progetti si potranno costruire centrali elettriche a fusione nucleare. Le prime centrali operative sono previste per il 2050.

Vantaggi modifica

Le centrali a fusione nucleare produrrebbero, come tipologia principale di scoria, elio 4 che è un gas inerte e non radioattivo; inoltre, non userebbero sistemi a combustione e, quindi, non inquinerebbero l'atmosfera con gas clima alteranti(di fatto non avrebbero emissioni di pericolosità rilevante). Inoltre, dovrebbero essere in grado di ottenere grandissime quantità di energia, come le centrali a fissione odierne.

Svantaggi modifica

La fusione richiede temperature di lavoro elevatissime, tanto elevate da non poter essere contenuta in nessun materiale esistente. Il plasma di fusione viene, quindi, contenuto grazie all'ausilio di campi magnetici molto potenti, e le alte temperature vengono raggiunte con l'utilizzo di potenti laser o altri sistemi di riscaldamento. Il tutto rende il processo difficile, tecnologicamente dispendioso e complesso.

Altro problema è il materiale di ingresso in quanto, a differenza del deuterio, il trizio non è un materiale facilmente reperibile in natura e radioattivo a vita breve.

Centrali mareomotrici e sfruttamento degli oceani modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Energia mareomotrice.

Le centrali mareomotrici sfruttano il movimento del mare dovuto alla marea. Queste centrali accumulano l'acqua in un bacino durante l'alta marea e poi la rilasciano durante la bassa marea.

L'acqua viene fatta passare in condotte forzate che la conducono in turbine collegate ad alternatori che consentono di produrre energia elettrica. In alcune zone della Terra il dislivello tra alta e bassa marea può essere anche di 20 metri e può, quindi, rendere conveniente l'installazione di questi impianti.

Vantaggi modifica

Sono impianti molto simili alle centrali idroelettriche e quindi la tecnologia è già disponibile e collaudata.

Svantaggi modifica

Solo poche zone sono adatte per l'installazione di questi impianti e, comunque, la potenza generata è modesta rispetto alla superficie occupata dall'impianto.

Ulteriori possibilità modifica

Una seconda tipologia di centrali è basata sullo sfruttamento delle correnti sottomarine, che opportunamente incanalate potrebbero generare corrente elettrica tramite delle turbine. Queste centrali sono attualmente degli esperimenti da laboratorio, anche se, in breve tempo, si potrebbe passare ad un loro utilizzo reale per la produzione di corrente elettrica.

Una terza tipologia di centrali basata sugli oceani vuole sfruttare la differenza termica dei diversi strati dell'oceano (energia talassotermica). Acqua a differenti profondità ha differenti temperature e queste centrali utilizzano questa differenza di temperatura per produrre elettricità. Essendo la differenza termica tra i vari strati ridotta queste centrali hanno sempre un'efficienza molto bassa, tra 1 e il 3%.

Ulteriori ipotesi allo studio prevedono di utilizzare meccanicamente il moto ondoso del mare per la produzione di energia elettrica (vedi energia del moto ondoso). Una centrale di prova di questa tipologia è stata inaugurata il 1º ottobre 2007 a Agucadoura nei pressi di Lisbona in Portogallo. La centrale è dotata di 3 elementi Pelamis P-750, i Pelamis P-750 sono delle strutture galleggianti ancorate al fondo del mare, il movimento del mare provoca il movimento dei galleggianti, il movimento di questi viene trasformato in corrente elettrica e inviato a terra. Si ritiene che l'impianto potrà soddisfare le necessità di quasi 2000 famiglie. La centrale era considerata un impianto di prova per poter verificare la reale convenienza della tecnologia utilizzata.[4] Nel settembre del 2008 è stato inaugurato il primo impianto commerciale, derivato dall'impianto pilota.[5]

Centrali osmotiche modifica

Una centrale osmotica sfrutta il mescolamento di acqua dolce e salata presso la foce di un fiume per creare una naturale differenza di pressione creata dal processo di osmosi: interponendo una membrana semipermeabile fra i due liquidi a differente grado di salinità si avrà una migrazione spontanea delle particelle di solvente verso la soluzione a maggiore concentrazione di soluto. In questo modo è possibile creare da un lato una pressione d'acqua utilizzabile per la produzione di corrente elettrica. Un primo progetto sperimentale di centrale "a osmosi" è stato portato avanti con successo in Norvegia, presso un fiordo vicino alla capitale. In questo primo esperimento è stata prodotta una potenza molto limitata (2-4 kW) ma l'impresa Statkraft, a capo del progetto, ha affermato di voler sviluppare la tecnologia rendendola appetibile per fini commerciali.

Vantaggi modifica

Risorsa pressoché illimitata, impatto ambientale nullo

Svantaggi modifica

Le potenze prodotte da un tale tipo di impianto sono per ora estremamente ridotte. Inoltre, ciascuna centrale necessita di essere realizzata presso la foce di un fiume o comunque nelle vicinanze di bacini idrici a differente grado di salinità che garantiscano un flusso osmotico costante nel tempo.

Celle a combustibile modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cella a combustibile.

Una centrale basata su celle a combustibile potrebbe utilizzare idrogeno (o altri idrocarburi tipo metano ed etanolo), ed aria per produrre corrente elettrica e calore.

L'idrogeno e l'ossigeno combinandosi nella cella a combustibile generano corrente elettrica, calore, acqua ed eventualmente anidride carbonica, di particolare interesse questo quando la produzione o l'accumulo di CO2 avviene all'anodo. La corrente elettrica può essere utilizzata per azionare i motori elettrici di un veicolo.

Vantaggi modifica

Bassissimo impatto ambientale.

Maggiore efficienza teorica, non essendo più presente il limite di Carnot.

Facilitazione della separazione dell'anidride carbonica dal processo essendo assente la diluizione con azoto all'anodo.

Svantaggi modifica

L'assenza sulla terra di idrogeno gassoso pronto all'uso come fonte di energia.

L'idrogeno deve essere considerato un vettore energetico e non una sorgente di combustibile. L'idrogeno, infatti, molto abbondante nelle stelle, sulla terra esiste solo sotto forma di composto chimico, per lo più nella sua forma combusta, l'acqua.

L'estrazione dell'idrogeno dall'acqua, per il Secondo principio della termodinamica non può mai essere un processo conveniente, ossia l'energia che si ricava dall'idrogeno è sempre inferiore a quella necessaria per estrarlo.

È invece possibile una produzione di idrogeno da idrocarburi, sia nella cella stessa sia in impianti distanti dalla centrale, consentendo di delocalizzare le eventuali emissioni.

Potrebbe essere conveniente, invece dell'immissione in rete laddove non ci sia richiesta, usare i surplus di produzione da fonti non controllabili come solare ed eolico, o qualora vi sia una quota di produzione elettrica non utilizzata, generare con questo surplus idrogeno da destinare alle celle a combustibile per l'alimentazione di automobili elettriche.

Centrale a idrogeno modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Centrale a idrogeno.

Tecnologie non ancora realizzate modifica

Fusione nucleare fredda modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Fusione nucleare fredda.

Si fece un gran parlare della Fusione nucleare fredda nel 1989, quando due scienziati statunitensi, Martin Fleischmann e Stanley Pons, annunciarono di essere riusciti a trarre energia pulita, ovvero energia che non rilasciava alcun tipo di scoria radioattiva, dalla fusione di due nuclei atomici di Deuterio o in certi casi di Idrogeno, tramite un procedimento che sfrutta l'effetto catalitico di particolari metalli e con l'ausilio di una corrente elettrica.
Probabilmente, in quanto la reale esistenza del fenomeno fa ancora parte di un vivace dibattito scientifico, questo procedimento elettro chimico può produrre grandi quantità di energia tramite una reazione nucleare a temperature e pressioni vicine a quelle ambientali, invece delle elevatissime temperature e pressioni normalmente necessarie affinché si possano innescare processi nucleari. Per questo motivo, tale processo, è stato chiamato "fusione fredda".

Però, dopo gli entusiasmi iniziali, i due scienziati cominciarono ad essere sommersi da varie accuse secondo cui la reazione nucleare, di cui essi parlavano, fosse in realtà dovuta ad una messa in scena o ad un errore di laboratorio. Infatti, in quegli anni, furono pochi i laboratori, spesso con risultati non del tutto chiari, in grado di replicare con un certo successo l'esperimento di Fleischmann e Pons.

Solo dopo 10 anni, nel 1999 Carlo Rubbia, allora presidente dell'ENEA, decise che era ora di fare un esperimento che potesse chiarire la natura nucleare del fenomeno, per questo incaricò alcuni ricercatori dell'ente ad intraprendere un programma di ricerca di 36 mesi. Terminati i quali, nel 2002 i ricercatori capeggiati da Antonella Del Ninno confermarono la natura nucleare di tale reazione[6].

Nei primi anni, dopo l'annuncio del 1989, per molti fisici i fenomeni di Fusione Fredda vennero considerati non reali, o peggio come il prodotto di una sorta di "Scienza patologica"[7], situazione giustificata anche dal fatto che molti degli esperimenti di fusione fredda, erano difficili da riprodurre e con forte variabilità nei risultati.
Solo negli ultimi anni, da parte della piccola comunità degli scienziati che stanno studiando il fenomeno, è venuta forte l'esigenza di concentrarsi più che sulle performance degli esperimenti, sulla capacità di questi di essere costantemente riprodotti e per questo sono in corso vari tipi di esperimenti, che permetteranno, si spera presto, di dare una più chiara visione del fenomeno.

Vantaggi modifica

Le attuali sperimentazioni richiedono impianti economici e di ridotte dimensioni. A differenza della fissione nucleare e della fusione nucleare, in molte tipologie di reazioni di fusione fredda non vengono prodotte scorie radioattive, e solo raramente vi vengono rilevate emissioni di raggi gamma.

Nel caso che si dimostri la possibilità di sfruttamento del fenomeno, è ipotizzabile la realizzazione di sistemi di generazione compatti che potrebbero eliminare o quantomeno ridurre la necessità di una rete di distribuzione elettrica.

Svantaggi modifica

Gli esperimenti più interessanti, a livello di quantità di energia termica prodotta e ridotto consumo dei componenti, hanno una riproducibilità abbastanza bassa (10-20% degli esperimenti), assolutamente inaccettabile per poter essere presa in considerazione a livello industriale.

Alcune reazioni di fusione fredda, potrebbero produrre, per mezzo di reazioni di Trasmutazione LENR a bassa energia, nuovi elementi atomici assolutamente non presenti nei prodotti inizialmente partecipanti alla reazione[8][9]. Essendo allo stato attuale, tali fenomeni del tutto sconosciuti ed imprevedibili, questo fatto, se verificato, potrebbe essere causa di potenziali problemi nell'utilizzo generalizzato di tale tecnologia.

Centrale solare orbitale modifica

La Centrale solare orbitale dovrebbe ottenere energia elettrica con l uso del pannello fotovoltaico costruito in orbita. L'energia ottenuta dovrebbe essere trasmessa sulla Terra tramite microonde. Le microonde verrebbero ricevute tramite un'estesa schiera di antenne e convertite in corrente elettrica immessa nella rete di distribuzione. Una seconda alternativa prevede la trasmissione a terra dell'energia tramite potenti laser. A terra ricevitori composti da pannelli fotovoltaici dovrebbero nuovamente convertire la luce del laser in corrente elettrica che verrebbe inviata nelle linee ad alta tensione per la distribuzione.

Vantaggi modifica

Essendo in orbita i pannelli sarebbero sempre illuminati e fornirebbero una corrente costante, la mancanza di atmosfera consentirebbe ai pannelli fotovoltaici una maggior efficienza rispetto ad un'installazione a Terra.

Svantaggi modifica

La costruzione in orbita è molto costosa e le continue conversioni (da luce a corrente, a microonde e nuovamente a corrente) deprimerebbero le prestazioni dell'impianto dissipando buona parte della potenza prodotta.

Note modifica

  1. ^ a b Centrale elettrica, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 3 novembre 2021.
  2. ^ (EN) Conferenza Stampa in occasione della presentazione del "2008 Anno Internazionale del Pianeta Terra" alla presenza del presidente Sarkozy Archiviato il 20 aprile 2010 in Internet Archive.
  3. ^ L'Onu: il Vajont è la maglia nera dei disastri ambientali
  4. ^ Portogallo: Ora l'elettricità arriva dalle onde da Corriere.it
  5. ^ Energia dalle onde, al via il primo impianto in Portogallo
  6. ^ Antonella Del Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo, Emilio del Giudice, Giuliano Preparata - "Experimental evidence of 4He production in a cold fusion experiment" (2002) Rapporto Tecnico ENEA RT2002/41/FUS
  7. ^ Douglas R.O. Morrison, Review of cold fusion, SOV PHYS USPEKHI, 1991, 34 (12), 1055-1060.
    L'abstract dell'articolo:
    I Risultati sperimentali sulla Fusione Fredda sono stati passati rassegna. La maggior parte degli esperimenti non rilevano nessun effetto ed i limiti superiori sono apprezzabilmente più bassi degli effetti positivi annunciati in alcuni esperimenti. È possibile concludere che: (a) Non vi è produzione di calore di eccesso e (b) ed è evidente che il bilancio finale è fortemente contro la presenza di prodotti di fusione. È stata osservata una curiosa regionalizzazione dei risultati, in alcune parti del mondo sono stati trovati solo risultati negativi, e solo risultati positivi in altre parti. Inoltre il rapporto dei risultati positivi rispetto ai negativi varia con il tempo. Studi precedenti sul palladio indicano che la fusione non dovrebbe accadere nel metallo. La Fusione fredda si spiega meglio come un esempio di Scienza Patologica
  8. ^ Roberto Germano, "Fusione fredda" Bibliopolis, Napoli, 2000, ISBN 88-7088-397-3
  9. ^ Iwamura Y., "Observation of Nuclear Transmutation Reactions induced by D2 Gas Permeation through Pd Complexes" in Eleventh International Conference on Condensed Matter Nuclear Science. 2004. Marseille, France.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 18028 · LCCN (ENsh85041889 · GND (DE4032728-0 · BNF (FRcb119505933 (data) · J9U (ENHE987007535929005171 · NDL (ENJA00563023