Chiesa di Sant'Antimo (Nazzano)

edificio religioso di Nazzano

La chiesa di Sant'Antimo è un edificio religioso situato a Nazzano, nella città metropolitana di Roma Capitale, nel Lazio.

Chiesa di Sant'Antimo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàNazzano
Coordinate42°13′53.77″N 12°35′47.48″E / 42.231602°N 12.596521°E42.231602; 12.596521
Religionecattolica
Diocesi Civita Castellana

La chiesa è dipendente dalla parrocchia di Santa Maria Consolatrice di Nazzano e appartiene alla diocesi di Civita Castellana, nella provincia di Viterbo. È dedicata a Sant'Antimo di Roma, prete e martire romano di difficile identificazione, martirizzato nel secolo IV. Eretta probabilmente sui resti di un tempio romano, è documentata dalla metà del secolo X e conserva nell'abside affreschi attribuiti ad Antoniazzo Romano.

Storia modifica

 
Facciata della chiesa di Sant'Antimo

La chiesa di Nazzano è l'unica sopravvissuta delle molte dedicate a Sant'Antimo in Sabina, dove il suo culto è antico e fu assai diffuso nel medioevo (Antimo visse e fu martirizzato nel IV secolo d.C. a Cures Sabinorum, oggi Passo Corese, sulla via Salaria). A Nazzano, la chiesa di Sant'Antimo è l'edificio di culto più antico e ha subito nel tempo diversi interventi e rimaneggiamenti. Eretta nel secolo X, forse sulle rovine di un antico tempio romano dedicato al dio Silvano, in cima all'altura detta del Sacro Monte (o Monte Sacro), situato subito prima del paese e già insediamento protostorico[1], la chiesa fu rinnovata fra il secolo XII e il XIII ad opera di maestranze romane di scuola cosmatesca, le cui opere restano visibili soprattutto nel pavimento e nella schola cantorum. Sotto il pontificato di Innocenzo III (1198-1216) fu trasformata in parrocchia (e chiesa parrocchiale è stata fino al 1488, sotto il pontificato di Innocenzo VIII). Dopo alcuni ampliamenti registrati alla fine del secolo XIV, a partire dal XVI l'edificio subì ampi lavori di rifacimento, con la demolizione almeno parziale dell'originario impianto liturgico medievale (come avvenne in quel periodo in moltissime chiese) e la realizzazione di sette nuove cappelle con rispettivi altari.

Danneggiata da un terremoto, la chiesa è stata restaurata e consolidata, sia negli interni sia negli esterni, fra il 1918 e il 1922: in quell'occasione è stata ripristinata la pianta originale a croce latina con 3 navate e abbattute le cappelle cinque-secentesche, portando l'edificio all'odierna configurazione.[2] Nel 1966, in osservanza alle nuove disposizioni liturgiche del Concilio Vaticano II, sono stati collocati nel presbiterio un nuovo altare maggiore e un ambone sul lato destro. Altri lavori di restauro sono stati curati dalla locale confraternita di Sant'Antimo, risalente al secolo XIV, che ha la custodia della chiesa e che nel 2012 ha promosso il restauro conservativo del portone ligneo d'ingresso.

Nel complesso, si può ritenere, con Nicola Severino e con i medievisti Pietro Toesca e Peter Cornelius Claussen, «che l'assetto interno della chiesa, nei suoi elementi medievali, si sia mantenuto nel suo stato originale».[3]

Descrizione modifica

 
Gli affreschi dell'abside

L'accesso tradizionale alla chiesa avviene percorrendo l'erta via Sant'Antimo, costituita in parte da una scalinata, che parte dal centro del paese e conduce in cima all'altura, nello spazio piano che i locali chiamano Il Casaletto. L'impianto originario della chiesa è orientato ad ovest. L'edificio è così descritto sinteticamente da Severino: «Essa è abbastanza piccola rispetto alle grandi basiliche romane, ma rispetta in tutto l’architettura romanica del XII secolo: a tre navate ed abside semicircolare extra-perimetro, un presbiterio, un pavimento cosmatesco e una Schola cantorum con un ambone in marmo sulla sinistra. Come nella tradizione romanica, la facciata è preceduta da un portico originariamente a colonne sostituite oggi con pilastri».[3] [4]

La facciata principale dell'edificio è caratterizzata da una portico con cinque archi a tutto sesto (i due agli estremi sono tamponati). Il portone d'ingresso è sormontato da una grande apertura semicircolare, al di sopra della quale vi è il timpano. La copertura è a doppio spiovente su aula, con falde uniche sulle navate laterali e sull'abside. Capriate e travi sono in legno di castagno, pianelle in cotto, tegole e coppi alla romana. Il campanile, in tufo e mattoncini di cotto, è del tipo a vela e ospita una campana di bronzo.

All'interno, le tre navate sono separate da due file di cinque arcate simmetricamente sostenute da tre colonne e da un pilastro. Le colonne (tutte in granito, tranne una in marmo greco), i capitelli ionici e le basi sono di recupero da monumenti romani. La schola cantorum, del secolo XII, presenta una recinzione marmorea in marmo bianco (anch'essa costituita da reperti di riuso preesistenti, prelevati da templi pagani circostanti) e un ambone semplice con scala a gomito.[5] Il pavimento dell'aula è parte in listelli di cotto disposti a spina di pesce, parte policromo a tasselli, in stile cosmatesco, con frammenti di marmi antichi.[6] Il tabernacolo è posto in fondo alla navata sinistra. Sulla destra è custodita la statua di Sant'Antimo, restaurata nel 1966 su commissione della Soprintendenza. Gli affreschi che rivestono interamente l'abside sono attribuiti ad Antoniazzo Romano (1430 circa-1508); essi raffigurano in alto L'Annunciazione con Dio Padre benedicente, al centro L'incoronazione della Vergine e in basso la Madonna col Bambino tra due angeli e San Pietro, San Paolo, Sant'Andrea e Sant'Antimo. Altri affreschi molto scoloriti, anteriori al secolo XIV e probabilmente reperti dell'antica decorazione della chiesa, si osservano sul fondo della navata sinistra: rappresentano un santo in vesti orientali, forse Sant'Antimo, ed eventi pertinenti al suo martirio.[7]

Festività modifica

Antimo di Roma è ricordato nel Martirologio romano il giorno 11 maggio, e dal 10 al 12 maggio di ogni anno si festeggia Sant'Antimo a Nazzano, con riti e celebrazioni varie che attestano la devozione profonda che la comunità locale tributa al proprio patrono. Una processione, percorrendo l'intero abitato del paese, trasferisce la statua del santo, con la sua reliquia (l'ulna) e lo stendardo, dalla chiesa a lui dedicata fino alla chiesa parrocchiale al centro del paese; la terza domenica di ottobre la statua viene poi ricollocata nella sua chiesa extra moenia.

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ Nel territorio di Nazzano e in particolare sul colle di Sant'Antimo sono presenti cospicue emergenze archeologiche, riconducibili all'età nel bronzo medio e alla prima età del ferro: «In seguito ad affioramenti di materiale archeologico nel 1977 durante l'escavazione di un cantiere edile sulla sommità del colle di Sant'Antimo, furono condotte dalla Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale in collaborazione con l'Istituto di Topografia Antica dell'Università La Sapienza di Roma quattro successive campagne di scavo, che misero in luce un ampio terrazzamento artificiale con resti di strutture abitative riferibili all'età del ferro avanzata. L'insediamento, ancora in corso di studio per quanto riguarda i materiali rinvenuti, giunge cronologicamente fino ad oltre il I secolo d.C. Poco più a valle, una stratificazione dal Neolitico al Bronzo medio testimoniava fasi molto antiche di occupazione del sito» (scheda di Clarissa Belardelli, alla p. 45 del Repertorio dei siti protostorici del Lazio, a cura di Clarissa Belardelli, Micaela Angle, Francesco di Gennaro e Flavia Trucco, Borgo San Lorenzo, Edizioni All'Insegna del Giglio, 2007, ISBN 9788878143074 (anche, parzialmente, in Google Books). I materiali recuperati dovrebbero essere nel Museo Civico di Magliano Sabina.
    Si legga anche quanto riferisce nel 1884 Giuseppe Tomassetti: «Il territorio di Nazzano abbonda di oggetti volgarmente detti etruschi. [...] Una necropoli piuttosto importante fa supporre la esistenza di una cospicua città, per la quale non può trovarsi un posto diverso dal colle di s. Antimo e dal Nazzano moderno. [...] Nell'estate del 1868 il sig. Ambrogi scavò sulla collina di s. Antimo presso il paese, e vi trovò gli avanzi di un cospicuo tempio, che il prof. Lanciani descrisse e suppose esser quello di Feronia. [...] Nell'anno 1879 nei lavori stradali per la prolungazione della via Tiberina sotto Nazzano, sul confine del comune di Torrita, fu scoperto un sepolcro etrusco con molte stoviglie monocrome e figurate» (G. Tomassetti, Della campagna romana nel medio evo, in "Archivio della Società Romana di Storia Patria", vol. VII, Roma, nella Sede della Società alla Biblioteca Vallicelliana, 1884, pp. 371 e 374; anche in formato pdf su Google Books).
  2. ^ La chiesa fu restaurata dalla Soprintendenza ai Monumenti di Roma, «seguendo lo schema ormai consueto dei restauri delle basiliche romane, spesso condotti dall'arch. Antonio Muñoz, che prevedeva l'abbattimento delle aggiunte barocche di scarso valore artistico e il ripristino dell'antica architettura e decorazione romanica» (Nicola Severino, Pavimenti cosmateschi nella Tuscia e nella Sabina, Roccasecca 2013; un estratto in pdf anche su Academia.edu).
  3. ^ a b Nicola Severino, Pavimenti cosmateschi cit.
  4. ^ Nel 1884 Sant'Antimo è così descritta da Giuseppe Tomassetti: «Ciò che rimane del medio evo in Nazzano è presto veduto, fermandosi soltanto a s. Antimo. Questa è pertanto una basilica a tre navi con una estesa crociera; ha quattro colonne di granito bigio, una di granito rosso ed una di marmo lunense scanalata [la prima a destra]; altre quattro stanno murate in pilastri moderni; i capitelli sono marmorei, d'ordine ionico, di mediocre lavoro: uno soltanto [il primo a sinistra] è disuguale dagli altri. Tanto queste colonne, quanto un frammento di candeliera che serve come un gradino dell'ambone, provengono dall'antico tempio, i cui resti furono veduti nelle scavazioni del D'Ambrogi nell'anno 1864. Oltre l'ambone marmoreo, rimane dell'antica basilica il pavimento abbastanza conservato entro il bema o presbiterio. Un altare che sta a cornu epistolae di quello principale ha la mensa marmorea con colonnine corinzie agli angoli. Le pitture dell'abside sono di maravigliosa bellezza, quantunque deturpate dalla mano profana di un eremita. Sembrano esse spettare ad uno dei migliori pennelli della scuola umbra. Altre pitture sparse nella chiesa sono di età più recente e di merito inferiore. Le più antiche sono state sventuratamente ricoperte di color bianco» (G. Tomassetti, Della campagna romana nel medio evo cit., pp. 377-378).
  5. ^ Della schola cantorum si veda la scheda nel Catalogo generale dei Beni Culturali.
  6. ^ Il Severino, che nello studio cit. si occupa quasi interamente della pavimentazione cosmatesca della chiesa, sostiene l'ipotesi «secondo la quale i pavimenti di S. Anastasio a Castel Sant'Elia, di S. Andrea in Flumine a Ponzano Romano e di Sant'Antimo a Nazzano, potrebbero essere stati derivati tutti da quello smantellato di San Paolo fuori le Mura», a Roma, «in un periodo compreso tra il XV e il XVII secolo al massimo».
  7. ^ Una scheda tecnica esaustiva dell'edificio è consultabile qui.

Bibliografia modifica

  • Luciano Blasco e Centro regionale per la documentazione dei beni culturali e ambientali del Lazio, Nazzano e il suo territorio, Catanzaro, Rubbettino e Soveria Mannelli, 2002, ISBN 9788849803907
  • Nicola Severino, Pavimenti cosmateschi nella Tuscia e nella Sabina, Roccasecca 2013 (anche in pdf su Academia.edu)

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