Chiesa di Santa Margherita (Diano Arentino)

edificio religioso di Diano Arentino

La chiesa di Santa Margherita vergine e martire è un luogo di culto cattolico situato nella borgata di Villa Chiesa nel comune di Diano Arentino, tra via Belvedere e via papa Giovanni XXIII, in provincia di Imperia. La chiesa è sede della parrocchia di Santa Margherita e di San Bernardo (che comprende anche la comunità di San Bernardo in Evigno) del vicariato di Diano Marina della diocesi di Albenga-Imperia.

Chiesa di Santa Margherita
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàVilla Chiesa (Diano Arentino)
IndirizzoPiazza Marconi, 1A, Diano Arentino (IM)
Coordinate43°56′48.85″N 8°02′29.1″E
Religionecattolica di rito romano
Titolaresanta Margherita di Antiochia
Diocesi Albenga-Imperia
Consacrazione1469
Stile architettonicobarocco
Inizio costruzioneXV secolo
CompletamentoXVI secolo

Storia e descrizione

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Particolare della navata destra

L'edificio è menzionato per la prima volta in un documento del XV secolo[1], quasi certamente dopo i lavori di ampliamento - o di una vera e propria riedificazione della stessa - sulle fondamenta di un preesistente luogo di culto, orientato in senso opposto dell'attuale[1]. La chiesa quattrocentesca era divisa in tre navate e consta da colonne in pietra nera[1]; l'atto di consacrazione della parrocchiale è risalente al 23 aprile 1469[1].

Verso la fine del XVI secolo[1] la chiesa subì nuovi interventi alla struttura con l'attuale orientamento e rifacimento del coro, la costruzione della cupola nella zona del presbiterio e di altre due piccole cupole sul transetto in capo alle navate laterali. Tali modifiche probabilmente seguirono l'adeguamento del luogo di culto che dal 17 maggio 1586[1], su iniziativa del visitatore apostolico e vescovo della diocesi corsa di Mariana e Accia Nicolò Mascardi[1], fu separato dalla cura parrocchiale della chiesa di San Michele Arcangelo di Diano Borello[1] e reso autonomo.

L'attuale facciata, in stile neoclassico, è stata realizzata nella metà del XIX secolo[1] con la presenza di un porticato dove, sopra la porta principale, è stata posizionata una statua ritraente Santa Margherita con il drago. Il sagrato è stato completato nel 1876[1].

 
Il campanile

L'interno della struttura presenta una decorazione in stucco e tra i pennacchi di raccordo tra il presbiterio e l'ottagonale cupola maggiore sono raffigurati, sempre con la tecnica a stucco, i Quattro evangelisti[1].

Nelle cappelle della navata sinistra sono collocate[1] la statua di Sant'Antonio da Padova con il Bambino Gesù, nella prima; il dipinto della Madonna del Santissimo Rosario con il Bambino Gesù e i santi Domenico, Pietro e Caterina da Siena, datato al 1602[1], nella seconda cappella; in quella successiva è esposta la tela ritraente la Madonna col Bambino tra i santi Luigi Gonzaga e Bernardo abate - di un ignoto pittore del XVIII secolo[1] - e due statue della Madonna Immacolata e della Madonna di Laghet con il Bambino; sull'altare della medesima navata il quadro della Madonna che sorregge Gesù deposto dalla croce tra san Mauro, san Vincenzo Ferreri, santa Caterina da Genova, l'arcangelo Gabriele, Tobiolo e Anime purganti.

L'altare maggiore marmoreo è risalente alla prima metà del XVIII secolo[1] e opera del maestro marmoraro locale Carlo Stefano Aschero[1]; sormontato da un grande crocifisso, ha la particolarità di avere due tabernacoli[1] come previsto nel modello giansenistico. Nella parete dell'abside è collocato il dipinto Santa Margherita che tiene in mano la Croce con ai piedi il drago e i santi Antonino e Nicola.

Presso l'altare della navata destra è collocata la statua della Madonna del Rosario e il Bambino Gesù; nella terza cappella il dipinto della Madonna della Misericordia tra i santi Isidoro e Domenico; nella successiva la tela, del 1647[1], della Santissima Trinità con Gesù crocifisso, il Padre Eterno, la colomba dello Spirito Santo e i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista; l'ultima cappella custodisce la statua di Sant'Agnese e l'ovale su tela San Giuseppe con il Bambino Gesù del XIX secolo[1].

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s Fonte dal libro di Andrea Gandolfo, La provincia di Imperia: storia, arti, tradizioni. Volume 1, Peveragno, Blu Edizioni, 2005.

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