Daniele Manin

patriota e politico italiano (1804-1857)

Daniele Manin (Venezia, 13 maggio 1804Parigi, 22 settembre 1857) è stato un patriota e politico italiano.

Daniele Manin

Presidente della Repubblica di San Marco
Durata mandato17 marzo 1848 –
22 agosto 1849
Predecessorecarica istituita
Successorecarica abolita

Dati generali
Partito politicoSocietà nazionale italiana
Titolo di studiolaurea
UniversitàLiceo Tito Livio di Padova

Università di Padova

Biografia modifica

 
Casa natale di Manin in Venezia
 
La facciata della casa dove abitava Daniele Manin, sul Rio di San Luca, a Venezia.
 

Nacque Daniele Fonseca, terzogenito dell'avvocato Pietro Antonio Fonseca (1762-1829) (alcuni storici ritengono che il cognome della famiglia fosse Medina) e Anna Maria Bellotto.[1][2][3][4] La famiglia del padre aveva origini ebraiche: il padre si convertì al cattolicesimo, assumendo il cognome del padrino di battesimo, un fratello del noto Ludovico Manin, ultimo doge della Repubblica di Venezia.[3][4][5][6] L'ex podestà di Venezia Pietro Orsi e alcuni storici affermano che a convertirsi non fu il padre, ma il nonno, l'ebreo veronese Samuele Medina, e che il nome ebraico della famiglia fosse appunto Medina e non Fonseca.[7][8][9][10][11]

Il suo primo insegnante fu il padre Pietro, di idee repubblicane e democratiche.[12] Il giovane Manin formò la sua cultura nella biblioteca paterna in campo Sant'Agostino, dove abitavano, leggendo in lingua originale i classici della letteratura e della filosofia del tempo sia italiani che europei, come John Locke, gli illuministi, con prevalenza del sensismo, Étienne Bonnot de Condillac, Jean-Jacques Rousseau, Claude-Adrien Helvétius, Giovan Pietro Vieusseux e l'Antologia o le Istituzioni di logica, metafisica ed etica del sensista italiano Francesco Soave.[12] Manin era poliglotta e conosceva, oltre all'italiano, il francese, il tedesco, l'inglese, l'ebraico, il greco e il latino.[12] Inoltre, nel 1811, frequentò il collegio Santa Giustina a Padova, l'attuale liceo Tito Livio di Padova[13].

Giovanissimo talento, pubblicò le sue prime opere già da adolescente, incluso un trattato giuridico sui testamenti (1819) e, soprattutto, un commentario dei frammenti greci del Libro di Enoch (tratti dall'opera di Giorgio Sincello), nel quale mostrò la sua abilità nell'analizzare le antiche fonti greche, latine ed ebraiche (1820).[14]

Si iscrisse a soli quattordici anni all'Università di Padova e ottenne la laurea in giurisprudenza nel luglio del 1821 a diciassette anni;[12] successivamente, si dedicò all'attività forense nella città natia.

Nel 1824 sposò Teresa Perissinotti (1795-1849), appartenente ad una famiglia aristocratica veneziana con ampie proprietà terriere a Venezia, Mestre e nel trevigiano.

Sempre nel 1824 compì la traduzione delle Pandette di Giustiniano e nel 1847 scrisse un ampio trattato sulla Giurisprudenza veneta, che fu tradotto anche in lingua francese.[15]

Proclamazione della Repubblica di Venezia e attivismo politico modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di San Marco.
 
La proclamazione della Repubblica di San Marco
 
Daniele Manin e Nicolò Tommaseo liberati dalle prigioni il 18 marzo 1848

«Noi siamo liberi e possiamo doppiamente gloriarci di esserlo, poiché lo siamo senza aver versato goccia né del nostro sangue, né di quello dei nostri fratelli... Ma non basta aver abbattuto l'antico governo; bisogna altresì sostituirne uno nuovo, e il più adatto ci sembra quello della repubblica che rammenti le glorie passate, migliorato dalle libertà presenti. Viva la repubblica! Viva la libertà! Viva san Marco!»

Imprigionato nelle carceri austriache per la sua attività patriottica, fu liberato a furor di popolo il 17 marzo 1848 assieme all'altro patriota Niccolò Tommaseo. Alla successiva proclamazione della Repubblica di San Marco ne fu eletto Presidente e, durante l'assedio della città nel 1848-49, diede prova d'intelligenza, coraggio e fermezza. Contribuì a fondare la Società nazionale italiana.

Esilio a Parigi modifica

Costretto all'esilio dal ritorno degli austriaci, visse poi a Parigi, dando lezioni di lingua italiana e conservando l'amore per la patria italiana. Gli anni di esilio furono però funestati prima dalla morte della moglie Teresa (uccisa dal colera a Marsiglia, appena giunti in Francia) e poi della figlia Emilia, malata di epilessia.

Morte modifica

 
Funerale di Manin in piazza San Marco (22 marzo 1868)

Manin morì il 22 settembre 1857 a Parigi. Poco prima di morire aveva affermato:

«Sento dire da molti che la mala riuscita del grande movimento italiano del 1848 sia da ascrivere alla lealtà, alla moderazione ed alla generosità che abbiamo dimostrato verso i nostri nemici. Credo ciò sia errore, ed errore pernicioso... Nella materiale sconfitta immeritata, riparabile, è conforto, è forza l'intima voce della morale superiorità. Quando pure, che non credo, si avesse potuto vincere con mezzi che il senso morale condanna, la vittoria sarebbe stata comperata a prezzo troppo caro, e non sarebbe riuscita né veramente utile, né d'effetto duratura... Nessuna vittoria merita di esser comperata col disprezzo di se stessa.[17]»

Le ceneri di Daniele Manin tornarono a Venezia il 22 marzo 1868, circa due anni dopo la liberazione della città al termine della Terza guerra di indipendenza, e vennero salutate con una festa funebre in piazza San Marco, preceduta da una processione funebre, lungo la riva degli Schiavoni. Fu sepolto all'esterno della basilica di San Marco sul lato sinistro, perché secondo il diritto napoleonico era ormai proibita la sepoltura in chiesa.[18][19]

Il figlio Giorgio (1831-1882) sarà anch'egli patriota: uno dei "Mille" di Garibaldi, ferito a Calatafimi.

Galleria di immagini modifica

Note modifica

  1. ^ Aa.Vv, Museo Centrale del Risorgimento: Guida storico-artistica / Historical and artistic guide, Gangemi Editore spa, 31 luglio 2012, ISBN 9788849273878. URL consultato l'8 settembre 2017.
  2. ^ Pietro Galletto, La vita di Daniele Manin e l'epopea veneziana del 1848-49, G. Battagin, 1999. URL consultato l'8 settembre 2017.
  3. ^ a b Marco Pignotti e Antonio Nicaso, L'Italia spiegata ai ragazzi, MONDADORI, 23 luglio 2014, ISBN 9788852053474. URL consultato l'8 settembre 2017.
  4. ^ a b Lorenzo del Boca, Venezia tradita: All’origine della “questione veneta”, UTET, 13 settembre 2016, ISBN 9788851142032. URL consultato l'8 settembre 2017.
  5. ^ Alberto Errera, Daniele Manin e Venezia (1804 - 1853)0: Narrazione, Le Monnier, successori, 1875. URL consultato l'8 settembre 2017.
  6. ^ Michele Gottardi, Daniele Manin, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 69, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2007. URL consultato l'11 giugno 2013.
  7. ^ MANIN, Daniele in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato il 9 settembre 2017.
    «Il nonno paterno, di origine veronese e di religione ebraica, si chiamava in realtà Samuele Medina: convertitosi al cattolicesimo con la moglie Allegra Moravia nell'aprile del 1759, aveva scelto, come usava, il cognome della famiglia aristocratica che lo aveva preso a protezione, i Manin, e in specie il nome del padrino di battesimo, l'ultimo doge della Serenissima, Ludovico. La nonna del Manin mutò invece il suo nome in quello di Cornelia Balbi-Porto.»
  8. ^ Simon Levis Sullam, Una comunità immaginata: gli ebrei a Venezia (1900-1938), Unicopli, 2001, ISBN 9788840007335. URL consultato l'8 settembre 2017.
  9. ^ Lorenzo del Boca, Venezia tradita: All’origine della “questione veneta”, UTET, 13 settembre 2016, ISBN 9788851142032. URL consultato l'8 settembre 2017.
  10. ^ Studi storici, Istituto Gramsci., 2000. URL consultato l'8 settembre 2017.
  11. ^ Alberto Castaldini, La segregazione apparente: gli Ebrei a Verona nell'età del ghetto, secoli XVI-XVIII, L.S. Olschki, 2008, ISBN 9788822258076. URL consultato l'8 settembre 2017.
  12. ^ a b c d MANIN, Daniele in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato il 9 settembre 2017.
  13. ^ Microsoft Word - EX-ALUNNI FAMOSI.docx, su cspace.spaggiari.eu.
  14. ^ Umberto Ferrari-Bravo e Arturo Marconi, Daniele Manin e i suoi tempi (Nuova tip. commerciale, 1904), p.14.
  15. ^ Daniele Manin e i suoi tempi, pp.14-15.
  16. ^ Alvise Zorzi, La Repubblica del Leone, Bompiani, 2011
  17. ^ A.M. Ghisalberti, Figure rappresentative del Risorgimento (Torino, 1954), p.51.
  18. ^ Il sepolcro di Daniele Manin, su Minube. URL consultato l'8 settembre 2017.
  19. ^ Canal Grande di Venezia - Catalogo illustrato - Basilica di San Marco. Tomba di Daniele Manin, su canalgrandevenezia.it. URL consultato l'8 settembre 2017.

Bibliografia modifica

  • Manìn, Daniele, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 7 novembre 2015.
  • A. Errera, Vita di D. Manin (Venezia, 1872)
  • P. de la Farge, Documents, &c., de D. Manin (Parigi, 1860)
  • Henri Martin, D. Manin (Parigi, 1859)
  • V. Marchesi, Settant'anni della storia di Venezia (Torino) e un'eccellente monografia negli Italian Characters della Contessa Martinengo Cesaresco (Londra, 1901).
  • Pietro Galletto, La vita di Daniele Manin e l'epopea veneziana del 1848-49, (1999), San Zenone degli Ezzelini (TV), Giovanni Battagin Editore
  • Sebastiano Bedolo, Storia esatta dei fatti del 22 marzo 1848 in Venezia con documenti giustificativi (Venezia, 1848), rep. nella Biblioteca Comunale di Treviso.

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