Derviş Vahdeti (Cipro, 1870Istanbul, 19 luglio 1909) è stato un politico ottomano appartenente all'ordine Naqshbandi. Fu la figura principale dell'incidente del 31 marzo e fu giustiziato il 19 luglio 1909 a causa del ruolo avuto.

Biografia modifica

Vahdeti nacque a Cipro nel 1870.[1][2] Lì lavorò come Ḥāfiẓ e si unì all'ordine Naqshbandi[1] o all'ordine di Bektaşi.[3] Nel 1902 si stabilì a Costantinopoli[1] dove iniziò a lavorare come funzionario pubblico.[4] Dopo un po' fu esiliato a Diyarbakır e presto tornò a Costantinopoli.[4] Cercò di continuare a lavorare nel suo precedente incarico, ma non gli fu dato.[4]

Fondò un quotidiano intitolato Volkan nel 1908 per il quale chiese sostegno finanziario al sultano Abdulhamid.[3] Tuttavia, la sua richiesta non fu accettata dal sultano.[3] Fu a capo di un movimento islamista, l'Unione Muhammadan (Ittihad-i Muhammadi in turco ottomano), da lui fondato il 5 aprile 1908 e fu uno dei maggiori critici del Comitato dell'Unione e del Progresso (CUP).[1][3] Il suo giornale agì anche come organo dell'Unione Muhammadan.[1]

Il 13 aprile 1909 un gruppo di religiosi guidati da Vahdeti iniziò una rivolta contro la costituzione e il CUP, che è nota come incidente del 31 marzo in riferimento alla data islamica di quel giorno, cioè il 31 marzo 1325.[5] Chiesero l'annullamento della costituzione, lo scioglimento del parlamento, l'espulsione dei membri del CUP che erano considerati atei, e l'attuazione della Sharia come costituzione dell'Impero.[5] Vahdeti sostenne che il governo del CUP avrebbe posto fine all'Impero ottomano e danneggiato l'Islam.[6] Egli chiese un'azione militare per realizzare gli obiettivi del gruppo.[6] Durante gli eventi l'editore del Serbestî, Hasan Fehmi, fu ucciso il 6 aprile.[6] Essi raggiunsero i loro obiettivi, e il sultano Abdulhamid approvò tutte queste richieste del gruppo che sostenne segretamente.[5] Tuttavia, il CUP riconquistò presto il potere e Derviş Vahdeti fu arrestato a Costantinopoli il 18 aprile.[2] Riuscì a fuggire, ma fu nuovamente arrestato il 25 maggio a Smirne.[2] Fu condannato a morte per il suo coinvolgimento nell'Incidente del 31 marzo e fu giustiziato a Costantinopoli il 19 luglio 1909.[2][7]

Note modifica

  1. ^ a b c d e (EN) Feroz Ahmad, Politics and Islam in Modern Turkey, in Middle Eastern Studies, vol. 27, n. 1, Taylor & Francis, Ltd., gennaio 1991.
  2. ^ a b c d (TR) Zekeriya Kurşun e Kemal Kahraman, DERVİŞ VAHDETÎ, in TDV Islâm ansiklopedisi., Türkiye Diyanet Vakfı Herausgebendes Organ., pp. 198-200, OCLC 1017961087. URL consultato il 24 gennaio 2022.
  3. ^ a b c d (EN) David Farhi, The Şeriat as a political slogan — or the ‘incident of the 31st Mart ’, in Middle Eastern Studies, vol. 7, n. 3, 1971-10, p. 283, DOI:10.1080/00263207108700182. URL consultato il 24 gennaio 2022.
  4. ^ a b c (TR) Mehmet Ertuğrul Düzdağ, VOLKAN, in TDV Islâm ansiklopedisi., Türkiye Diyanet Vakfı Herausgebendes Organ., pp. 123-125, OCLC 1017961087. URL consultato il 24 gennaio 2022.
  5. ^ a b c (EN) Salim Tamari, A Farcical Moment, University of California Press, 15 agosto 2017. URL consultato il 24 gennaio 2022.
  6. ^ a b c (EN) Victor R. Swenson, The Military Rising in Istanbul 1909, in Journal of Contemporary History., vol. 5, n. 4, 1º ottobre 1970, pp. 171-184, DOI:10.1177/002200947000500410.
  7. ^ (EN) Kerem Öktem, Celia Kerslake e Philip Robins, Turkey's engagement with modernity : conflict and change in the twentieth century, Palgrave Macmillan, 2010, p. 56, DOI:10.1057/9780230277397_3, ISBN 978-0-230-27739-7, OCLC 649366297. URL consultato il 24 gennaio 2022.
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