Discussione:Cicogni

Ultimo commento: 3 anni fa, lasciato da Mattia94raggio in merito all'argomento Sezione su Padre Fedele Monti

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Sezione su Padre Fedele Monti modifica

Posto qui il testo originale su Padre Fedele Monti, che ho sintetizzato nella voce della frazione, ma che potrebbe essere utile nel caso venisse creata una singola voce per il religioso (i testi citati in bibliografia nelle note che riporto sono, invece, ancora tutti presenti nella voce). --Mattia94raggio (msg) 14:45, 20 giu 2020 (CEST)Rispondi

Padre Fedele Monti, un novello Fra Cristoforo[1]

Gianfrancesco Monti nacque a Cicogni nel 1556. Ebbe una giovinezza irrequieta, ma in tarda età (per quell'epoca) si convertì e nel 1582 entrò nell'Ordine barnabita col nome di Fedele. Qui compì il noviziato e gli studi per diventare sacerdote, ma per poter essere ammesso agli ordini sacri la Congregazione il 28 dicembre 1583 dovette richiedere a Papa Gregorio XIII la dispensa dalle irregolarità in cui egli era incorso prima dell'ingresso nell'Ordine.

 
Collegio dei Barnabiti, Casalmaggiore (CR)

Consacrato sacerdote nel 1586, due anni dopo venne inviato quale preposto (titolo che sommava in sé quello di parroco e superiore) nella Chiesa dei Santi Giacomo e Vincenzo in Cremona, quindi a San Cristoforo in Vercelli. In tali incarichi diede ottima prova di sé, tanto che nel 1595 venne inviato quale preposto presso l'erigenda Chiesa di San Paolo in Casale Monferrato, consacrata alla sua presenza dal Vescovo di Casale il 12 novembre di quello stesso anno. Nel 1599 venne nominato preposto della casa madre dell'Ordine, la Chiesa dei SS. Paolo e Barnaba in Milano, ove rimase sino al 1605 per essere nominato Assistente generale dell'Ordine (collaboratore del Superiore Generale). Per il suo zelo, l'esperienza e l'umiltà venne quindi nominato Visitatore generale (1608-1620), percorrendo le chiese ed i collegi dell'Ordine per risolvere le contese, riportare la serenità e punire le mancanze. Nel 1617 veniva intanto nominato (pur restando Visitatore) Superiore della chiesa e annesso collegio di Santa Croce di Casalmaggiore (CR) sino al 21 maggio 1620 , giorno in cui venne eletto Padre provinciale per la provincia Piemontese-Gallica (Piemonte e Savoia) dei Barnabiti. Scaduto l'incarico nel 1623, tornò a Casalmaggiore quale Superiore; scoppiata la peste di manzoniana memoria, trasformò il collegio in lazzaretto e qui morì di peste il 12 giugno 1630 curando gli appestati[2]. Così il Marchini ne tratteggia la figura: In quello stesso tempo, nella molto insigne città di Casalmaggiore – nel contado cremonese – tre frati eccelsero tra i vivi in quella stessa pestilenza: [...] Fedele Monti, piacentino, uomo di esimia santità e provata prudenza, spesso investito della carica di Visitatore, il quale venne inoltre eletto alla dignità di Padre provinciale, amministrò lodevolmente non pochi insigni Collegi, e per due volte fu Assistente segreto del Preposto generale dell'Ordine. Quanto più veniva elevato alle varie dignità dell'Ordine, tanto più aumentavano la sua umiltà d'animo e la moderazione: in lui si accrescevano di pari passo i fasti degli onori e tutte le virtù. Con la sferza, il cilicio ed i digiuni rese sottomesso il proprio corpo, e rifuggiva a tal punto le comodità di questa vita che nel freddo più atroce dell'inverno – che pativa di sua sponte – spessissimo aveva le mani tumefatte, però le teneva immobili o le muoveva il meno possibile. Reputava quali delizie i cibi più poveri e la virtù dell'astinenza. Tanto era pietoso verso gli altri, quanto rigido ed inflessibile con sé stesso. A detta di tutti, superava di gran lunga tuti gli altri confratelli nella veglia, anche quella del mattutino. L'obbedienza fu per lui quasi una parola d'ordine: conformava qualsiasi sua attività alle costituzioni dell'Ordine, da cui non si discostava nemmeno nella più piccola cosa. Coltivò a tal punto la povertà che stimava come più preziosi e più adatti a sé i vestiti più umili; ardeva a tal punto di amore per il prossimo, che uno o due volte al giorno andava a visitare e confortare i fratelli malati; desiderava così tanto la salvezza degli altri che, assiduo confessore e giudice dei peccatori, molti li riportò alla vita cristiana traendoli dall'inveterata abitudine al peccato. In ultimo, all'età di 70 anni, preferendo la salvezza spirituale degli appestati a scapito della sua propria vita, finì i suoi giorni con una morte gloriosissima.[3]

  1. ^ per l'intero paragrafo, le notizie sono state tratte dall'Archivio Storico dei Barnabiti e dalle opere di M. Regazzoni e Marchini (vedi bibliografia)
  2. ^ Marchini, “Belli Divini, sive pestilentis temporis…” (vedi bibliografia)
  3. ^ Marchini, pag. 298 “Belli Divini" op. cit., traduzione dal latino di Danilo Rossi
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