Discussione:Julio César Dely Valdés

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Curiosità modifica

Nelle due stagioni che Valdes giocò al Cagliari nacque la leggenda del doppio giocatore, ovvero si mormorava che in realtà il presidente Cellino avesse ingaggiato anche il fratello gemello del giocatore, Jorge Dely Valdés, anch'egli calciatore professionista, e durante l'intervallo i due si cambiassero la maglia, giocando un tempo a testa nelle partite di casa. La leggenda nacque per il fatto che in molte partite, il giocatore pareva stanco alla fine del primo tempo e rientrava freschissimo, mentre altre volte il rendimento tra il primo e il secondo tempo era nettamente diverso. Non ci son dubbi sul fatto che comunque si tratti solo di una leggenda anche perché nessuno vide mai il "fratello" agli allenamenti (visto che sono pubblici avrebbero destato sospetto se si fossero presentati entrambi) e non è concepibile che un giocatore non si alleni con la squadra. Ma soprattutto, al tempo in cui il cagliaritano militava nella Serie A italiana il gemello Jorge militava nel campionato di calcio giapponese.[senza fonte]

Tolta sia perché senza fonte sia perché inutile. Forse, migliorandola e aggiungendo riferimenti, una breve citazione ci può stare, ma cosí no. --Triple 8 (sic) 12:07, 25 feb 2011 (CET)Rispondi

venerdi modifica

c'è un errore: Cagliari-Reggiana venne giocata di venerdi, tanto che il Cagliari parti per Milano di sabato mattina. Lo conferma Matteoli, da me intervistato personalmente. Esclusiva TC - Diciotto anni fa la serata di Malines: i ricordi di capitan Matteoli Era il 25 novembre 1993: sono trascorsi 18 anni dalla storica impresa del Cagliari in Belgio nella Coppa Uefa 93-94 27.11.2011 08:00 di Federico Ventagliò articolo letto 1022 volte Un primo piano di Matteoli in azzurro © foto di Andrea Pasquinucci Un primo piano di Matteoli in azzurro

L’irripetibile serata belga del Cagliari negli ottavi di finale ha varcato ieri la soglia dei 18 anni. I numeri tradizionali dall’1 all’11, la temperatura 7 gradi sotto lo zero, un freddo pungente che però non ha impedito di scaldare il cuore dei numerosi sardi presenti. La formazione del Cagliari quella sera? Fiori-Aloisi-Pusceddu-Villa-Napoli-Firicano-Sanna-Bisoli-Valdes-Matteoli-Oliveira. Allenatore, Bruno Giorgi. In occasione dell'anniversario della storica vittoria di Malines, TuttoCagliari ha chiesto un ricordo al simbolo del Cagliari in quegli anni, capitan Gianfranco Matteoli.

Matteoli, su quella partita c’è un aneddoto o un retroscena che non è stato ancora raccontato o scritto? Diciamo che è stato detto più o meno tutto. Mi viene in mente un piccolo particolare: essendo il campo ghiacciato e pieno di neve, durante il riscaldamento, loro avevano indossato le scarpe coi tacchetti in alluminio, per ingannare noi, affinchè le indossassimo anche noi, e magari scivolare di più. Però eravamo stati più furbi di loro; anche noi indossammo invece le scarpe coi tacchetti piccoli da calcetto. Qualcuno aveva indossato gli altri (Matteo Villa, ndr). Quindi un’avventura cominciata da subito sotto i migliori auspici.

Gol tutti made in Sardegna: Matteoli-Oliveira-Pusceddu, targati Ovodda, Muravera e Buggerru. È stata una serata magica per tutti i paesi della Sardegna. Abbiamo fatto gol noi tre, anche di pregevole fattura. È stata una cosa particolare. Ma al di là di chi ha segnato, è stata proprio la voglia della squadra, il desiderio di ottenere questo grande risultato che ha prevalso sopra tutte le difficoltà.

Al “Dernierè le Casermè” c’erano più sulcitani, ogliastrini e galluresi che fiamminghi: per i sardi che sono fuori dall’Isola, l’arrivo del Cagliari rappresentava l’arrivo della Sardegna. Sicuramente. Il Cagliari è la squadra che rappresenta l’intera Sardegna. Quando ci sono questo tipo di manifestazioni a grandi livelli in Europa, è una cosa molto importante per tutti i sardi emigrati, ma anche per i figli che magari sono nati già fuori Sardegna. Io penso sia un orgoglio. Il calcio è un fenomeno che muove diversi aspetti.

In panchina, quel galantuomo di Bruno Giorgi. Una persona per la quale non ci sono aggettivi per descrivere com’era veramente. Un uomo straordinario, ma la parola non gli rende abbastanza merito. Ha lasciato qualcosa di importante verso tutti. Verso di me è senza dubbio fuori concorso.

Matteoli ha giocato con due distinte coppie di attaccanti: Fonseca-Francescoli e Dely Valdes-Oliveira: cosa le accomuna e cosa le differenzia? Due coppie importanti, che hanno scritto pagine significative della storia Rossoblù. Tutti hanno contribuito ai successi del Cagliari, ma il risultato è sempre di “squadra”. Si gioca sempre in 11. Se si hanno tutti a disposizione, e tutti con la mentalità giusta, allora si può fare il salto di qualità. Loro sono stati importanti per chiudere un po’ il cerchio di questa situazione.

Al debutto a Bucarest, soltanto lei e Niccolò Napoli avevate già esperienza internazionale. Cosa avete consigliato ai compagni durante il negli spogliatoi? C’era poco da consigliare. È normale, quando fai certe competizioni, essere concentrati, perché sono molto importanti e seguite. Un po’ come succede anche in Italia: quando si affronta una provinciale, può essere più difficile trovare gli stimoli giusti, che invece non mancano sicuramente quando si affrontano Milan,Inter o Juventus.

Il suo proficuo lavoro al settore giovanile. Non sono mancati i frutti, come testimonia anche la Primavera di Gianluca Festa. Stiamo lavorando bene. Ci sono dei ragazzi molto bravi in Sardegna. Dobbiamo farli crescere cercando di trasmettergli la maturità giusta per giocare a calcio. Perché oltre alle doti tecniche, sono necessarie anche le qualità umane. Anche la testa è decisiva per il tuo modo di essere. Se si vuole emergere, la svolta viene dalla grinta e dalla predisposizione al sacrificio. Il gioco del calcio è bello quando ti diverti, ma il divertimento deve andare di pari passo col sacrificio.

Andrea Cossu: statura minuta, piedi vellutati, tecnica sopraffina; a Cagliari dopo tanto peregrinare: tante analogie e degno erede dei barbaricini Matteoli e Zola. Un ragazzo che sta facendo molto bene. Ha trovato la sua giusta collocazione a Cagliari, dove è diventato un protagonista.

Diciotto anni dopo, il rimpianto non è ancora definitivamente cicatrizzato: sarebbe stata ampiamente alla portata la finale contro il Salisburgo. La semifinale di ritorno contro l’Inter sicuramente ha lasciato un po’ di amaro in bocca, perché dopo aver vinto all’andata poteva essere una partita adatta alle nostre caratteristiche. Forse non l’abbiamo gestita bene, dal lato emotivo è stata caricata eccessivamente. Avevamo giocato di venerdi in campionato, siamo stati a Milano troppi giorni prima. Quando siamo scesi in campo,eravamo mentalmente scarichi.

Matteoli ha indossato anche la casacca nerazzurra: lo Scudetto dell’Inter dei record. Eravamo una buona squadra. Quell’anno è anche girato bene tutto, perché quando si vince incide in parte anche la fortuna. Si potevano avere massimo tre stranieri per squadra, i nostri (Brehme, Matthaeus, Diaz, ndr), sicuramente hanno contribuito per il salto di qualità. Un campionato con Platini , Maradona, Gullit e Van Basten, quell’anno ci siamo sicuramente divertiti a giocare a calcio ,anche a quei livelli.

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