Discussione:Storia del Friuli

Ultimo commento: 6 anni fa, lasciato da InternetArchiveBot in merito all'argomento Collegamenti esterni modificati

POV, POV e ancora POV modifica

Ho letto per la prima volta questa voce pochi minuti fa, e devo dire che mantiene un tono estremamente POV dalla prima all'ultima riga.

Per adesso mi concentro solo su una frase:

"Nel 1947, quando ancora non era stato ratificato il trattato di pace, nella costituzione italiana, come dimostrazione politica che l'Italia non intendeva rinunciare all'Istria, a Trieste e al Goriziano, fu aggiunto al nome Friuli, anche quello di Venezia Giulia pur se diviso da un trattino. Tale scelta fu avversata dall'opinione pubblica friulana, che proprio nell'immediato secondo dopoguerra, iniziava a rivendicare l'autonomia per la propria Regione".

Ebbene: la proposta del nome "Friuli-Venezia Giulia" venne fatta - come compromesso rispetto ad un'altra definizione che comprendeva la parola "Zara" - dal deputato alla costituente Tiziano Tessitori, uno dei "padri della patria friulana", citato la riga dopo! Propongo pertanto - come prima modifica - la riformulazione di tutto il concetto.--Presbite (msg) 13:54, 13 gen 2010 (CET)Rispondi

Dirò di più: all'epoca solo il movimento per l'autonomia del Friuli (ampiamente minoritario) approvò la concessione dello statuto di autonomia al Friuli: in tutta la regione fioccarono le proteste contro la concessione dell'autonomia alla regione, tanto che contro Tessitori ci fu pure un attentato dinamitardo da parte degli "antiautonomisti". Il collegio degli avvocati di Udine emanò un documento di pesantissima condanna della richiesta di autonomia per la regione, e Tessitori addirittura diede le dimissioni dall'ordine degli avvocati! L'ondata di proteste locali (dei friulani!) fu talmente forte che - caso unico nella storia della Costituente - la decisione già votata di concessione dello statuto di autonomia venne riportata in assemblea il 30 ottobre 1947. Un processo - iniziato su spinta dei deputati friulani! - che diede luogo alla creazione della Decima Norma Transitoria. In pratica, questa voce presenta la storia del Friuli vista secondo l'attuale ottica deformata del movimento autonomista (un caso di "nazionalismo regionalista"?), e contiene delle clamorose forzature o delle interpretazioni talmente forzate o strutturalmente false, da meritare un biasimo complessivo.--Presbite (msg) 14:04, 13 gen 2010 (CET)Rispondi


Il pezzo vuole dimostrare una tesi distorcendo i fatti modifica

Concordo con Presbite sulle "clamorose forzature o delle interpretazioni talmente forzate o strutturalmente false, da meritare un biasimo complessivo", che nel mio caso noto per quanto riguarda il periodo veneziano. Secondo una tendenziosa storiografia locale si vuole accredittare un aureo Friuli Patriarcale "indigeno" poi ridotto in rovina dagli stranieri veneziani. Quanto si può imputare ai veneziani è casomai di aver abbandonato il Friuli a se stesso in una situazione di sottosviluppo, mentre era in transizione da un Patiarcato in piena decomposizione a un nuovo assetto post-medioevale.

Vediamo queste forzature, a proposito dell'insurrezione del giovedi grasso: "Tale movimento insurrezionale fu uno dei più vasti dell'Italia rinascimentale e si protrasse per tutto il 27 febbraio ed il 28 febbraio, fino a quando, il 1º marzo, fu affogata nel sangue da Venezia che inviò alcune centinaia di cavalieri per sedare i moti. CUT. Tale politica determinò una perdita generalizzata dei consensi già scarsi di cui godeva Venezia presso le classi popolari"

L'insurrezione fù di contadini friulani contro i feudatari friulani. Che poi intervengono duramente, chiedendo aiuto a Venezia. Questo comunque non mette fine alla rivolta, tanto si parla di assalti ancora il 30 Marzo. Invece il lettore è portato a capire che fù una inserruzione contro Venezia. E' da notare anche una conseguenza non citata, l'istituzione della Casa della Contadinanza, per dare rappresentanza ai contadini e mettere un freno agli abusi dei feudatari.

E poi ancora:

"La necessità di procurarsi legname per le proprie imbarcazioni causò inoltre il disboscamento della totalità della bassa friulana e del medio Friuli." Il disboscamento è reale e fu grave , ma questo perchè i friulani li vendevano ai veneziani, non per rapina come il testo sembra suggerire. I veneziani di loro avevano posto sotto controllo diretto solo circa l'1% dei boschi.

"Venezia si impossessò delle terre collettive di proprietà delle comunità rurali friulane impoverendole gravemente". Il Friuli era di gran lunga il territorio del nord Italia con più terre comuni, sintomo di economia arcaica. I tentativi di privatizzazione ci furono, in accordo con una tendenza che è europeo, ma a porre termine alla situazione fù l'Italia unitaria, non Venezia. La parte sulle Terre Comunali sarebbe da espandere, è una caratteristica della Storia Romana

"Alla metà del XVI secolo gli abitanti della Patria del Friuli erano 198.615, nel 1599, secondo la stima del Luogotenente del tempo, Stefano Viario, erano solo 97.000." Qui non si capisce se sia confusione o se si vuole accreditare l'idea di un Friuli devastato da Venezia. I 198.000 erano nel 1596 ( cioè dopo 170 anni di presenza veneziana), i 97.000 ai primi del '600 dopo l'ondata di peste di cui parla anche Manzoni per Milano. -- Albert0, 13 gen 2010


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<<Tendenziosa storiografia locale>> la grande storia del Patriarcato di Aquileia?. Sono semplicemente allibita! Consiglio ad Alberto la lettura di uno dei tantissimi testi di ricerca storica sul Patriarcato di Aquileia e già che c'è si informi sulla storia del Parlamento Friulano. Piuttosto ritengo si stia tentando di riscrivere la storia del Friuli, secondo la <<tendenziosa storiografia filo-veneta e filo-nazionalista italiana.>>. Per quanto riguarda la ribellione della Joibe Grasse 1511, fu una delle più importanti ribellioni popolari europee e vide le varie comunità friulane ribellarsi a tutti i "padroni" senza guardare in faccia nessuno: veneto o feudario-tedesco che fosse. Come ovunque successe in Europa. Con questa ribellione le comunità popolari friulane riuscirono ad obbligare Venezia a riconoscere loro l'istituzione di una rappresentanza permanente che nel 1533 sarà istituzionalizzata con il nome di "Contadinanza". Non un regalo di Venezia, ma un successo politico delle comunità friulane.

I Patriarchi rispettarono sempre i diritti delle comunità rurali; Venezia invece decise di incamerare tutti i beni collettivi privi di documentazione in grado di provare la piena proprietà da parte delle comunità locali. Tali beni vennnero poi, da Venezia, solo lasciati in uso alla medesima comunità. Una mera concessione che poteva essere revocata a piacimento della Serenissima. E infatti, durante il 1600, quando Venezia si troverà a vivere una gravissima crisi economica di ingenti dimensioni, fece cassa vendendo proprio le terre collettive date in uso alle comunità locali (dopo avergliele precedentemente sottratte in maniera fraudolenta!) impoverendo così moltissimo le comunità friulane stesse.

Mi auguro che non si permetta che una voce scritta a più mani in mesi e mesi di lavoro ancora nel 2007, a seguito anche di moltissime discussioni e anche "guerre", sempre sotto il controllo e la verifica di JUSTINIANUS, oggi, 2010, venga "stravolta" senza alcun rispetto da chi ha fatto sua l'interpretazione filo-veneta e filo-nazionalista italiana, della storia del Friuli.

Dall'Enciclopedia tematica del Touring Club Italiano - Milano 2006 - "Il Friuli - Venezia Giulia", pagina 150: <<L'arrivo di Venezia non favorì in alcun modo un cambiamento in positivo nelle sorti del Friuli. Al contrario, coincise con una delle fasi storiche più buie che il territorio si trovò ad offrontare. PER VENEZIA, LE TERRE FRIULANE RAPPRESENTAVANO SEMPLICEMENTE UNA FONTE DI INTROITI FISCALI E UNA SORTA DI STATO CUSCINETTO TRA LA CAPITALE E IL CONFINE NORDORIENTALE: BEN POCO QUINDI FU FATTO PER FARLE TORNARE ALLO SPLENDORE DI UN TEMPO>>. Anche il Touring Club Italiano <<tendenziosa storiografia locale>>? -- michi 16.1.2010.


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Per la seconda volta, prego l'utente michi di evitare toni apocalittici utilizzando denominazioni ("filo-veneti", "filo-nazionalisti italiani") che non hanno alcun senso. Concordo con l'utente Albert0. Alcune delle frasi contenute in questa voce sono to-tal-men-te manipolatorie della realtà storiografica, rasentando addirittura il ridicolo. La prima l'ho indicata nel primo paragrafo, e visto che nessuno finora ha avuto nulla a che ridire nello specifico, la rimaneggerò come si conviene, seguendo ciò che affermano le fonti.

--Presbite (msg) 17:23, 16 gen 2010 (CET)Rispondi


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Rispondo a Michi a proposito di questo: "Mi auguro che non si permetta che una voce scritta a più mani in mesi e mesi di lavoro ancora nel 2007, venga stravolta". Non ho certo intenzione di mettere le mani su un testo simile ne scendere nel dettaglio ( potrei dirti che sul Parlamento Friulano ho letto il testo di Leicht), mi basta che rimanga l'intestazione "Questa voce o sezione di storia è ritenuta non neutrale". La Storia non si studia su Wikipedia, ci sono tanti testi e ne ho riportato qualcuno semplice( fra cui il Leicht, che tende a accreditare l'idea dell'aureo periodo patriarcale). Questo dovrebbe essere solo un rapido spunto con rimandi per chi vuole approfondire. Solo una nota sulle terre comuni: settimana scorsa sono andato a fare una gita a Pesariis. Ho parcheggiato accanto all'ente che gestisce le residue terre comunali. Dove ho bevuto il the c'era una rivista " La Vicinia" , per la difesa delle medesime. Il che la dice lunga su quanto sono state alienate da Venezia! La notizia da dare non è, come è stato fatto, che Venezia ha cercato di regolarle, ma la loro eccezionale permanenza ( che ne fà interessante oggetto di studio, come hai visto nei libri di Bianco): questo è un ottimo esempio di tendenziosità. Si può anzi sostenere che in questo consiste la colpa di Venezia, aver immobilizzato il Friuli nelle sue forme tradizionali senza modernizzarlo. La tua tesi invece è che "tipico friulano=buono" e chi contraddice la tesi è " filo-veneto o filo-nazionalista italiano". Ps "Il Friuli, fu ripetutamente devastato da una lunga serie di guerre per il suo possesso fra Venezia e gli Asburgo" Ma quali sarebbero queste frequenti guerre ? A parte la Guerra degli Uscocchi/Gradisca a me non ne risultano. Piuttosto meriterebbe qualche riga di più la questione turca. -- Albert0, 17 gen 2010

Per cortesia, niente manipolazioni delle fonti modifica

Rispetto a questa modificazione, l'utente identificato da un IP e che si firma michi ha copia/incollato quanto si può leggere qui. Quindi la sua citazione è indiretta: non ha letto il libro citato, ma si fida di ciò che scrive l'autore dell'articoletto on-line. Oltre a ciò, la falsifica pure, giacché in quell'articolo non è scritto che la Repubblica "ridusse" le terre collettive alla categoria di beni comunali, ma "ricondusse" tali beni alla categoria di "beni comunali": il significato ovviamente è totalmente diverso. Elimino quindi la citazione modificata ed avviso l'utente che alla prossima manipolazione delle fonti sarà segnalato fra gli utenti problematici.--Presbite (msg) 13:20, 17 gen 2010 (CET)Rispondi


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Se permetti a casa non ho una biblioteca. Ho letto i libri di Furio Bianco, docente universitario, ma ora non li ho sottomano. E altro ancora. Con la nota volevo solo indicare i nomi dei principali storici che si sono occupati del tema di cui richiedi la fonte. E per brevità, i nomi li ho cercati nelle note che avevo sottomano. O pensi che abbia in casa un'intera biblioteca? Comunque è un fatto storico noto che i beni collettivi delle comunità friulane sono stati rispettati dal Patriarcato di Aquileia. Come è stranoto che è solo con Venezia che alle comunità friulane che non erano in grado di presentare "documenti" che ne dimostrassero la proprietà ( e ciò era quasi sempre impossibile dal momento che questi beni erano proprietà indivise da tantissimi secoli), furono sottratti tutti i beni collettivi. Furono poi concessi SOLO in uso alle comunità rurali, e Venezia poteva venderli quando e come voleva. Cosa che fece a metà del 1600, quando si trovò in grandissima difficoltà economica e voleva far cassa. I beni collettivi erano fondamentali per la sopravvivenza della parte più povera delle comunità rurali friulane, che dopo l'esproprio del beni collettivi da parte di Venezia, si trovò in una situazione di terribile miseria non potendo avere legname e altro gratuitamente (e ciò mitigava la sua situazione di povertà), essendo i beni pubblici stati venduti da Venezia per fare cassa. Comunque ti fornirò le fonti non appena avrò a mano i libri che ho letto prendendoli a prestito in biblioteca. -- michi 17.1.2010


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Quando s'inserisce una citazione all'interno di una voce, bisogna inserirla correttamente. Invece tu hai taroccato la fonte (nel senso che non avevi il testo sotto mano eppure l'hai citato) e pure ne hai distorto il senso. Perché il sito da cui hai tratto la frase indebitamente inserita afferma esattamente quanto segue: "La Repubblica veneta si era appropriata delle terre collettive e le aveva ricondotte alla categoria di beni comunali, “bona communalia”, nel 1475, ordinandone poi un censimento sistematico agli inizi del XVII secolo. A tale scopo era stata istituita nel 1602 una magistratura, quella dei “Provveditori sopra la revisione dei beni comunali in terra ferma”, la quale nel giro di alcuni anni creò un vero e proprio catasto (sull’argomento vedi: Alessandro Guaitoli, “Beni comunali e istituti di compascuo nel Friuli agli inizi del secolo XVII”, in “Società e Cultura del Cinquecento nel Friuli Occidentale”, a cura di Andrea Del Col, Pordenone, 1984, pp. 33-52). Protagonisti della ricognizione furono dei periti pubblici che andarono nelle varie comunità a «localizzare le terre collettive, confinarle ed infine eseguire gli estimi e i disegni di posizione, cioè i rilievi topografici delle terre denunciate». Così, ad esempio, fecero Marco Antonio Marcello e Bernardin Bellagno nel luglio 1606, a Polcenigo, riconsegnando poi, a nome della Serenissima, i beni censiti alla comunità. (...) Come si può notare anche lo Stato veneto intendeva salvaguardare il più possibile tali beni da appropriazioni indebite e a tal fine venivano poste altre precise condizioni per l’usufrutto (...)" (NB: Il grassetto è mio). Quindi tu hai manipolato una fonte, facendole dire esattamente l'opposto di ciò che diceva. Ho visto che insisti con la tua visione, per cui ti segnalo senz'altro fra gli utenti problematici.--Presbite (msg) 19:48, 17 gen 2010 (CET)Rispondi

Non ho taroccato un bel niente. Ho solo inserito i nomi dei maggiori studiosi che sostenevano tale tesi. Comunque ritengo che questa segnalazione di Presbite di "utente problematico" nei miei confronti, sia solo l'ultimo atto di una guerra che non da oggi mi ha dichiarato. Segnalo agli amministratori che l'utente "Presbite", nella voce "Venezia Giulia", mi sta impedendo di inserire una mia informazione nella voce, e che proprio per questo motivo, ho chiesto l'intervento di un moderatore. michi - 18.1.2010--82.50.173.75 (msg) 08:59, 18 gen 2010 (CET)Rispondi

Prego cortesemente di attenersi alla realtà evitando di raccontare cose false per sollevare una cortina di fumo. L'informazione che tanto interessava è stata puntualmente inserita all'interno della voce, nel suo proprio contesto e con tanto di nota esplicativa. Non esiste nessunissima guerra: i fatti dimostrano un tuo approccio alle voci non costruttivo. Oltre a ciò, la manipolazione delle fonti è dimostrata per tabulas.--Presbite (msg) 09:10, 18 gen 2010 (CET)Rispondi

Un pò più di storia e meno polemica modifica

Cerchiamo di narrare gli eventi storici cercando di attenerci il più possibile ai fatti evitando l'opinionismo polemico, nel passo in questione "dalla dominazione veneziana alla restaurazione" di storia leggo ben poco. Lavoriamo su questa.--AleR (msg) 15:17, 18 gen 2010 (CET)Rispondi

Sono to-tal-men-te d'accordo con te e ti ringrazio per le tue parole. In quel paragrafo di storia se ne legge ben poca. Inzierò a lavorarci sopra.--Presbite (msg) 15:44, 18 gen 2010 (CET)Rispondi


Ma certo!!! Questa è una voce di enciclopedia, deve essere semplice, sintetica e non discutibile. Vedi Maniacco: non fà impazzire neppure me , ma l'ho messo in bibliografia perchè è leggibile anche da profani. Questo conta di più che il rigore scientifico. Chi ha voglia e capacità di approfondire non si basera certo su questa voce, per quanto bene venga scritta! Invece di chiedersi se è buono o cattivo, cerchiamo di valorizzare quanto è tipicamente friulano ( vedi il mio discorso sulle terre comuni), e sono parecchie cose. Per dire, non ci starebbe male un accenno alla diffusione della polenta di mais ( che rientra in una tendenza europea all'impoverimento della dieta, come le patate in Irlanda, con un minimo di inquadramento è qualcosa di più di una curiosità). Ultima osservazione: sono già in corso i preparativi per commerare i 500 anni della "zobia grassa". Verrà anche pubblicato in italiano il testo di Muir al proposito. Sarebbe bello mettere un pò in risalto quella voce. --Albert0 20 gen 2010 (CET)

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Stavo vedendo come sistemare il testo, ometterei dall'articolo inserendolo magari come argomento di discussione su cui basare magari certe analisi un testo che è poco pertinente alla storia del friuli tipo questo : "Secondo la storiografia più tradizionale infatti «la quiete civile e lo stato pacifico della sua classe dominante sarebbero stati i principi su cui si sarebbe fondato il mito di Venezia»[5]. Per la nuova storiografia internazionale invece: «per lungo tempo non è stato possibile dissociare la realtà (di Venezia) dall'immagine, straordinariamente lusinghiera e deformata (di Venezia)...il mito politico veneziano ha per secoli distorto l'approccio e le analisi. Almeno fino al XIX secolo, esso (il mito di Venezia) ha pesato sulla scrittura della storia, poiché la storia aveva come fine principale di confortare il mito»

Mi accingo poi ad inserire qualcosa di nuovo, uso come testo di riferimento "Storia del Friuli" di Maniacco Tito. Procedo per gradi. --AleR (msg) 17:40, 18 gen 2010 (CET)Rispondi

Tito Maniacco non è certo un autore di prima grandezza e sinceramente non mi fa impazzire, comunque sia è sicuramente meglio lui che il testo attuale. D'accordo in pieno per il taglio del periodo da te indicato.--Presbite (msg) 17:45, 18 gen 2010 (CET)Rispondi
Concordo sull'opinione nei confronti di Tito Maniacco ma la voce necessita di una mano e come testo per una base di partenza penso possa andare. Spero veramente che tu possa integrare ed ampliare il poco da me scritto. Grazie. --AleR (msg) 10:19, 19 gen 2010 (CET)Rispondi

Alcune considerazioni modifica

La presente voce è nata scorporando un intero paragrafo dalla voce Friuli (che in tal modo si è notevolmente impoverita), con aggiunte e rettifiche nel corpo del testo (spesso improcedenti, almeno a mio avviso) e la soppressione di un certo numero di fonti importanti. I risultati sono tutt'altro che positivi. Ripristinerò pertanto, a partire dalla prossima settimana, perché adesso mi trovo all'estero, il testo del paragrafo in questione nella voce madre (Friuli) cioè quello presente al momento di un vaglio effettuato nel corso del 2008. Forse potrebbe costituire un riferimento per questa voce, e utilizzo il termine "riferimento" perché una "Storia del Friuli" non può essere un cattivo scopiazzamento di un paragrafo preesistente, come purtroppo è avvenuto in questa sede, ma deve avere un respiro più ampio e affrontare tematiche più complesse. Cordialità. --Justinianus da Perugia (msg) 20:31, 19 gen 2010 (CET)Rispondi

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Secondo me questa voce è da rifare da capo. Se è fattibile sarebbe da fare una pagina di prova a parte e lavorarci su. Intanto rimane questa poi quando è pronta la si sostituisce. --Albert0 20 gen 2010 (CET)

Quoto Albert0. La voce in certe parti è da rifare da capo, utilizzando se possibile fonti adeguate, e cioè pubblicazioni di studiosi riconosciuti piuttosto che siti indipendentisti friulani o similia.--Presbite (msg) 09:43, 21 gen 2010 (CET)Rispondi

Aggiunta tag modifica

Ho aggiunto un altro tag di non neutralità per un paragrafo che falsa in maniera evidentissima in senso pan-friulanista la questione delle modificazioni dei confini regionali fra Veneto e Friuli-Venezia Giulia.--Presbite (msg) 10:32, 21 gen 2010 (CET)Rispondi

Ancora un tag modifica

Anche un altro paragrafo è manifestamente POV, distorcendo dati di fatto storici riconosciuti. Ho quindi aggiunto un ennesimo tag.--Presbite (msg) 10:44, 21 gen 2010 (CET)Rispondi

VENDITA "COMUGNE" O PROPRIETA COLLETTIVE, SOTTO VENEZIA - FONTE modifica

Stefano Barbacetto – “Tanto del ricco quanto del povero” – proprietà collettive ed usi civici in Carnia tra Antico Regime ed età contemporanea – edito da Cordinamento Circoli Culturali della Carnia – 2000 – pagina 80 -81- 82 – 83 -85 <<(…) le comugne potevano essere godute dalle comunità da tempo immemorabile, senza che vi fosse memoria in contrario. (…) Affacciatasi sulla terraferma, Venezia vi aveva incontrato vastissimi ambienti naturali posseduti collettivamente dalle popolazioni cittadine o rustiche di montagna e di pianura. Le comunità ne godevano, come già visto per la Carnia, da tempi tanto remoti da essersene perduta la memoria, e li consideravano come beni propri, donati dalla Divina Provvidenza per il loro sostentamento. (…) Già nella parte del Collegio del 7 gennaio 1475 “more Veneto” (1476), riportata nella ducale 18 marzo 1476, si dichiarava che le comugne erano “ sub iurisdictione Domininii”. L’affermazione della proprietà “statale” di questi estesi territori divenne costante nei decenni successivi. “Li beni communali sono propri della Signoria nostra”, affermava ad esempio una parte del Consiglio del X e zonta datata 29 dicembre 1570. Tale nettissima affermazione di diritto, che ebbe conseguenze enormi nei secoli a venire, non incise inizialmente sullo stato di fatto, giacchè si decise (…) che l’uso dei “beni communali” continuasse a spettare alle comunità che da sempre li avevano goduti. (…). Sebbene nulla, a prima vista, fosse cambiato nel godimento dei beni di antichissimo uso collettivo, l’affermazione della proprietà “statale” era fioriera di rilevanti novità, che si sarebbero manifestate appieno soltanto nei tempi seguenti. (…). Datano al 1495 le prime vendite di communali da parte dell’autorità centrale, subito sospese per la vigorosa reazione delle comunità interessate. (…).Le complicate vicende di questa alienazione, che mutò il volto e la struttura sociale delle pianure veneta e friulana, con l’indebolimento delle comunità ed il rafforzamento di chi, possedendo capitali, aveva potuto acquistare ad un prezzo conveniente vaste distese già communali, non possono qui essere trattate. Un particolare però merita di essere considerato: in una percentuale (in verità bassa) di casi, si resero acquirenti delle terre le comunità che in precedenza ne avevano avuto il godimento. Segno che il processo di espropriazione delle terre comuni, iniziato su di esse della “jurisdictio Dominii”, era giunto ormai alle estreme conseguenze: per avere ciò che un tempo era loro, esse dovettero pagarlo. >> Stefano Barbacetto - nato a Bolzano, carnico per padre, è dottore in giurisprudenza e borsista del "Centro Studi e Documentazione sui demani civici e sulle proprietà collettive" dell'Università degli studi di Trento ((TERZA DI COPERTINA)- MICHI - 25.1.2010--82.54.223.18 (msg) 15:48, 25 gen 2010 (CET)Rispondi

Purtroppo non risultano spiegate nel testo di Barbacetto alcune cose assai importanti:
1. Quante furono le terre così alienate, e di conseguenza tolte alle comunità.
2. In quale periodo storicamente avvennero tali alienazioni. Questo perché da ciò che ne so i grandi latifondi si crearono nei domini di terra in minor parte alla fine del XVII secolo, ma in maggior parte nel XVIII secolo.
3. L'effetto complessivo di tali provvedimenti sulla struttura economico/sociale friulana e veneta (giacché l'autore cita espressamente anche la pianura veneta: non fu quindi - e ovviamente - un fenomeno che colpì unicamente le terre friulane in ragione di una sorta di "rapacità veneta" verso i friulani, com'era di fatto scritto nella voce pochi giorni fa).
4. Chi decise la vendita e chi furono gli acquirenti. Questo perché notoriamente le grandi famiglie nobili friulane (penso per esempio ai Manin o ai Savorgnan) furono non solo grandi proprietari terrieri, ma anche gran fiduciari di Venezia in loco. Riservandomi di approfondire la questione, io ritengo che i primi che spinsero all'alienazione delle terre furono proprio i nobili locali friulani, i quali furono ad un tempo fautori della vendita ed acquirenti dei beni.
Si capirà che tutti questi particolari non sono indifferenti, giacché inseriscono tutto il quadro delle alienazioni in un contesto molto più ampio, liberando nel contempo la voce dai pesanti POV nazional-regionalisti che pullulavano nel testo.--Presbite (msg) 16:47, 25 gen 2010 (CET)Rispondi

1) Leggiti un po' di libri su questo tema. Fu Venezia a "STATALIZZARE" le terre indivise prive di documenti provanti la proprietà (terre indivise che fino ad allora erano di fatto di proprietà delle comunità rurali friulani). 2) leggiti ancora un po' di libri al riguardo. Nel testo allegato si cita una data: 7 gennaio 1475. Questa e la data in cui VENEZIA iniziò a "statalizzare" le terre indivise. E "Nei decenni successivi" (si legge nel testo) divenne una costante questa statalizzazione. IL Friuli non fu più sottoposto a Venezia nel 1797. Per cui Venezia ha avuto a disposizione ben tre secoli per espropriare alle comunità friulane rurali le proprietà collettive. Leggisi: TRE SECOLI! 3) il fatto che non solo il Friuli subì questo "trattamento" da parte da Venezia, non è significativo al fine della presente "Voce: Storia - Friuli". Stiamo parlando del Friuli. 4) leggiti un po' di libri. A vendere gran parte dei "BENI STATALIZZATI" fu la DOMINANTE (Venezia), che era con la cassa vuota, soprattutto nel '600 ( mi risulta che Venezia "vendeva" i fondi espropriati, con tanto di titolo nobilare annesso!). A comperare "chi aveva i soldi per farlo". A "rimetterci" furono le comunità rurali friulane a cui erano state espropriate le terre collettive (terre donate "dalla Provvidenza" per il proprio SOSTENTAMENTO: si legge nel testo!).


Ti ricordo che la frase da te CANCELLATA ( e di cui chiedevi la fonte) era la seguente: <<Venezia si impossessò delle terre collettive di proprietà delle comunità rurali friulane impoverendole gravemente>>. Comunque lascio la discussione con te a JUSTINIANUS, già informato di tutto. michi - 25.1.2010---82.54.223.18 (msg) 19:00, 25 gen 2010 (CET)Rispondi

A proposito del punto (3)dove si dice: il fatto che non solo il Friuli subì questo "trattamento" da parte da Venezia, non è significativo al fine della presente Voce: Storia - Friuli. Stiamo parlando del Friuli. L'alienazione delle terre comuni è qualcosa che avviene ovunque per cui è tema di Storia Europea. Tema di Storia Friulana è che la cosa avviene lentamente. La particolarità friulana è che in parte rimangono , in misura eccezionale, non che Venezia le prende. Ed è questo il motivo per cui c'è molta letteratura in materia, soprattutto per la Carnia. Ripeto per l'ennesima volta che invece dal testo un lettore deduce che la particolarità è la rapacità veneta. --Albert0 (msg) 11:54, 26 gen 2010 (CET)Rispondi

Sono ancora una volta d'accordo coll'utente Albert0. Mi dispiace invece che l'IP continui con un atteggiamento estremamente provocatorio, di conseguenza anche con lui sono d'accordo: meglio che lasci parlare un'utenza più collaborativa.--Presbite (msg) 12:23, 26 gen 2010 (CET)Rispondi

PRESBITE ti ricordo che "l'utenza più collaborativa" ti ha già apostrofato con un "hai già abusato abbastanza della mia pazienza". Piaccia o non piaccia, durante il periodo patriarcale i diritti collettivi relativi alle terre indivise di cui fin dalla notte dei tempi, erano proprietarie le comunità rurali friulane, furono rispettati. Sempre. Arrivata Venezia, le terre collettive furono "statalizzate" e successivamente vendute da Venezia per fare cassa. Punto. Possiamo scriverlo nella voce o è proibito? michi - 26 gennaio 2010 --82.54.223.18 (msg) 14:36, 26 gen 2010 (CET)Rispondi

Egregio IP, non esiste ovviamente nessuna preclusione a miglioriamenti di una voce, basta che ciò che s'inserisce rispetti le linee guida dell'enciclopedia, già da te violati. Mi permetto infatti sommessamente di ricordare che questa voce presenta non solo dei tag POV ben circostanziati, ma che tu stesso sei stato già ammonito, a seguito di una segnalazione che nonostante la tua totale inerzia non dovrebbe esserti sfuggita. Ciò a prescindere dal tuo tono, che anche in quest'ultimo intervento è come sempre aggressivo. In due parole: rispetta le regole, e nessuno avrà nulla da ridire.--Presbite (msg) 17:25, 26 gen 2010 (CET)Rispondi

Egregio Presbite, "i tag POV" che tu definisci "ben circostanziati", li hai inseriti tu. Sarà un dibattito, che mi auguro moderato da JUSTINIANUS, a stabilire se le tue segnalazioni di "tag POV ben circostanziati" sono reali, esagerate o non vere. michi 27.1.2001--82.54.223.18 (msg) 05:32, 27 gen 2010 (CET)Rispondi

Caro IP, come forse avrai avuto modo di notare, la voce nelle ultime settimane è già stata modificata in modo notevole. La grandissima maggioranza delle modificazioni non è stata fatta dal sottoscritto, bensì da altri utenti che hanno condiviso le mie preoccupazioni sulla qualità scadente della voce stessa. Invece di continuare con queste piccole ed inutili provocazioni, sarebbe bene che imparassi ad editare decentemente senza violare le regole dell'enciclopedia, collaborando a migliorare la qualità degli articoli che t'interessano. Invece da una mia piccola ricerca ho notato che oltre i nove decimi dei tuoi interventi si sono risolti in verbosissime polemiche nelle pagine di discussione. Dalle mie parti si dice "ciacole no fa fritole" ("le chiacchiere non fanno le frittelle", ovverosia non producono nulla). E con questo passo e chiudo.--Presbite (msg) 10:25, 27 gen 2010 (CET)Rispondi
"La voce è già stata modificata in modo notevole". Faccio notare che Justinianus (vedi ALCUNE CONSIDERAZIONI) al riguardo ha testualmente scritto: "con risultati tutt'altro che positivi". E ora sta riportando la Voce alla situazione in cui si trovava nel 2008, dopo il vaglio. michi 28.1.2010 --82.54.237.81 (msg) 08:15, 28 gen 2010 (CET)Rispondi
Non risulta alcun intervento recente di Justinianus - intervento che sarebbe comunque gradito - all'interno di Storia del Friuli. Forse ho capito tutto questo tuo scaldarti: in realtà stai parlando di un'altra voce. O forse addirittura di un'altra enciclopedia.--Presbite (msg) 10:31, 28 gen 2010 (CET)Rispondi
PRESBITE, forse ti è sfuggito "ALCUNE CONSIDERAZIONI" (pubblicato a firma di Justinianus, poco più sopra di questo mio commento!)- FIRMA: Justinianus - data 19 gennaio 2010. Te ne consiglio la lettura. michi 29.1.2010 --82.54.237.81 (msg) 15:35, 29 gen 2010 (CET)Rispondi

(Rientro) Egregio IP, forse ti è sfuggito che l'intervento in questione non fa parte della voce, ma della pagina di discussione. Ritengo che sarebbe importante per te imparare a conoscere la differenza fra queste due cose. Grazie dell'attenzione.--Presbite (msg) 15:59, 29 gen 2010 (CET)Rispondi

Egregio Presbite forse ti è sfuggito che Justinianus sta ripristinando il testo del paragrafo in questione nella VOCE madre (Friuli) cioè quello presente al momento di un vaglio effettuato nel corso del 2008. E ciò perchè, come scritto da Justinianus in "ALCUNE CONSIDERAZIONI - del 19 gennaio 2010" della presente discussione: <<la presente voce è nata scorporando un intero paragrafo della voce Friuli (che in tal modo si è notevolmente impoverita) con aggiunte e RETTIFICHE nel corpo TESTO (SPESSO IMPROCEDENTI, almeno a mio avviso) E LA SOPPRESSIONE DI UN CERTO NUMERO DI FONTI IMPORTANTI. I RISULTATI SONO TUTT'ALTRO CHE POSITIVI. Ripristinerò pertanto (...)>> michi - --82.48.217.188 (msg) 08:07, 30 gen 2010 (CET)Rispondi
Si vedrà.--Presbite (msg) 10:18, 30 gen 2010 (CET)Rispondi


Ho letto la parte del periodo veneziano. E' migliorata moltissimo. In linea di massima adesso è a posto. --Albert0 (msg) 15:39, 31 gen 2010 (CET)Rispondi

PERIODO VENEZIANO modifica

L'affermazione << La protezione della Repubblica veneziana permise una notevole tranquillità >> inserita nel testo è secondo me "totalmente falsa".

Con l'avvento del dominio veneziano: 1) la nobiltà friulana fu totalmente esuaterata dalla Repubblica veneziana di ogni potere politico. Priva della possibilità di far carriera politica, cercò di aumentare il suo potere economico usurpando dei loro diritti civici le comunità rurali. 2) Venezia modificò il regime della giustizia a danno delle comunità rurali e a vantaggio della nobiltà friulana. Si passò infatti da un regime della giustizia basato sulla consuetudine ad un regime basato sui codici (diritto romano).

I punti 1) e 2) fecero aumentare in maniera notevole il conflitto tra i nobili friulani e le comunità rurali friulane. A ciò si devono poi aggiungere tutte le guerre combattute in Friuli tra Venezia e l'Impero. Guerre che videro come prima vittima il Friuli, devastato dalle scorrerie dei due eserciti.

Su questo tema, consiglio la lettura di questa ricerca storica da poco pubblicata: <<Degrassi Donata - Continuità e cambiamenti nel Friuli tardo medioevale (XII - XV secolo). Saggi di storia economica e sociale - >> Degrassi Donata mi risulta essere docente presso l'Università di Trieste.

Chiedo che la frase all'inizio indicata, venga cancellata perchè: 1) non vera 2) è uno stereotipo inventato dal nazionalismo italiano. Michi - 27 febbraio 2010--82.52.168.190 (msg) 10:11, 27 feb 2010 (CET)Rispondi

Per cortesia, non ricominciamo. E smettiamola una buona volta con queste tirate sul "nazionalismo italiano" di qua e "nazionalismo italiano" di là. Grazie.--Presbite (msg) 11:48, 27 feb 2010 (CET)Rispondi

Preciso che non ho ancora letto il libro che sopra segnalo, ma ho ascoltato la presentazione del libro che la storica Degrassi Donata ha fatto in una trasmissione radiofonica. Il libro verrà presentato a Udine, per la prima volta, il prossimo 17 marzo 2010. Mi riservo quindi di leggerlo e di riportarne le parti o le frasi che spiegano cosa ha comportato per il Friuli, il passaggio dal regime patriarcale a quello veneziano. La frase della voce, che ho evidenziato, non corrisponde alla realtà storica in quanto è noto che il periodo veneziano, per molti motivi, fu uno dei periodi più travagliati di tutta la storia del Friuli. Scrivere quindi <<permise una notevole tranquillità>> significa falsificare la realtà storica. Significa far credere al lettore che il periodo veneziano fu un periodo di notevole tranquillità: così non è invece stato. Anche se ai filo-veneziani fa piacere pensarlo e scriverlo. Questa frase va dunque modificata. michi - 27.2.2010

"Nazionalismo" e "filo-venezianismo". Adesso i soliti ingredienti ci sono tutti. E le fonti sono ben due: un libro non letto e la frase "è noto". Complimenti.--Presbite (msg) 20:33, 27 feb 2010 (CET)Rispondi

PRESBITE - Hai dimenticato una fonte da me indicata, la presentazione del libro fatta dalla storica stessa in una tramissione radiofonica. O le conferenze non sono più una fonte valida? E comunque mi sono riservata di indicare successivamente alcuni passaggi del libro non appena lo avrò letto....dal momento che l'oralità non può essere ovviamente riportata come "nota" in Wikipedia. Perchè invece di concentrarti sul termini "nazionalismo" e "filo-veneziano", distraendo così il dibattito, non mi dimostri che i punti 1) e 2)da me in precedenza indicati, non sono storiograficamente veri? Dimostrami che i nobili friulani potevano fare carriera politica sotto Venezia. A parte i Savorgnan, mi indichi qualche altra famiglia nobiliare friulana che abbia fatto carriera politica sotto Venezia? Ed è vero o falso che questi nobili, durante il periodo veneziano, non potendo fare carriera politica come succedava al contrario con i Patriarchi, si dedicarono "con molto più solerzia" a vessare le comunità rurali nel tentativo di usurparne i diritti? E quante guerre tra Venezia e l'Impero sono state combattute sul suolo friulano? Nell'Enciclopedia tematica del Touring Club Italiano - Il Friuli-Venezia Giulia - Volume II - Milano, 2006 - collana distribuita a pagamento a suo tempo anche dai quotidiani il Messaggero Veneto di Udine e Il Piccolo di Trieste (quindi una collana che ha avuto a suo tempo una grandissima diffusione in Friuli-Venezia Giulia), a pagina 150, si può leggere: <<L'arrivo di Venezia non favorì in alcun modo un cambiamento in positivo nelle sorti del Friuli. Al contrario, coincise con una delle fasi storiche più buie che il territorio si trovò ad affrontare>>. Sulla base di questa nota, richiedo nuovamente che la frase inserita nella voce <<la protezione della repubblica veneziana permise una NOTEVOLE TRANQUILLITA' >> venga cancellata perchè storiograficamente non vera. michi- 2 marzo 2010 --82.52.168.190 (msg) 08:32, 2 mar 2010 (CET)Rispondi

Volendo evitare queste continue dispute sul sesso degli angeli, invito l'utente IP ad inserire ciò che vuole nella voce, rispettando le regole dell'enciclopedia. Tutte le regole. Grazie.--Presbite (msg) 08:49, 2 mar 2010 (CET)Rispondi


"A ciò si devono poi aggiungere tutte le guerre combattute in Friuli tra Venezia e l'Impero. Guerre che videro come prima vittima il Friuli, devastato dalle scorrerie dei due eserciti." Potresti elencarle? Da metà '500 in poi a me risulta una in 250 anni, ma magari mi sbaglio--Albert0 (msg) 11:23, 2 mar 2010 (CET)Rispondi

Contestazioni modifica

In questa voce in pratica va tutto bene fino al 1420, poi con l'entrata in scena di Venezia iniziano i problemi, in sostanza le contestazioni riguardano il fatto che il mito di Venezia non può essere messo in discussione, il mandamento di Portogruaro è a maggioranza contento di stare in Veneto e che la maggioranza dei friulani erano contenti di stare con trieste nella nuova regione chiamata Friuli Venezia Giulia e che non ne volevano sapere di autonomia...--Sebi1 (msg) 13:43, 26 mar 2010 (CET)Rispondi

Sono d'accordo con te su tutto, tranne su questi punti:
1. Non c'è nessun problema a mettere in discussione il cosiddetto "mito di Venezia", che come forse saprai non esiste più in storiografia da circa centodieci anni. Per cui stai ragionando di una cosa morta e sepolta.
2. Nessuno ha mai detto che il mandamento di Portogruaro è a maggioranza contento di stare in Veneto. D'altro canto, come si può invece affermare il contrario in modo probante? Per esempio: qualcuno mi sa dire se il centro maggiore del mandamento - e cioè Portogruaro - si è mai espresso in merito?
3. Non è vero che nel 1946/1947 la maggioranza dei Friulani ardessero di desiderio per l'autonomia. Basta leggere la biografia di Tessitore per rendersene conto. L'autonomismo in Friuli ha preso decisamente piede in anni successivi, essendo invece a quel tempo limitato a gruppi minoritari.
4. Non risultano grandi discussioni negli anni '20/'30/'40/'50 sul fatto di mettere insieme Friuli e Trieste. Se tu hai invece delle fonti che affermano che la maggioranza dei friulani aborrisse questa "unione", puoi tranquillamente tirarle fuori.
Sul resto - come detto - siamo in completo accordo.--Presbite (msg) 14:21, 26 mar 2010 (CET)Rispondi

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Alla fine come la mettiamo? Io sono favorevole a rimuovere il tag NPOV su "Il secondo dopoguerra", dato che almeno in questo caso le motivazioni di Presbite mi sembrano chiaramente antifriulane e filotrietine. Al limite si può scrivere che se negli anni 40 e 50 non era presente tra i friulani un sentimento antitriestino, questi ha preso decisamente piede nei decenni successivi, e negarlo significa negare l'evidenza. Gian77 (msg) 11:00, 9 set 2010 (CEST)Rispondi

Egregio Gian77, in primo luogo t'invito a non classificare il pensiero del sottoscritto: mi sono espresso su questo tema a seguito di varie letture, sempre sulla base di fonti dichiarate espressamente; in secondo luogo, non sarò certo io a impedire miglioramenti della voce, a patto che siano seguite le regole dell'enciclopedia. Come ho già scritto, si tirino fuori le fonti! Buon lavoro.--Presbite (msg) 17:56, 9 set 2010 (CEST)Rispondi

Per essere più chiari... modifica

Avviso che nei prossimi giorni provvederò a riscrivere il paragrafo sul secondo dopoguerra, rispettando i fatti storicamente avvenuti e non quelli rappresentati in tale paragrafo, che è fortemente distorsivo della realtà. In particolare, scriverò che alla notizia dell'inserimento del Friuli-Venezia Giulia fra le regioni a statuto speciale, in tutto il Friuli vi fu una levata di scudi contraria. Si dichiararono contrari tutti i partiti principali: DC, PCI, PSI, PSDI, PLI, Monarchici, Partito d'Azione (che parlò di decisione "oltraggiosa per il Friuli") e Partito dell'Uomo Qualunque; Tessitori stesso (che aveva proposto il nome "Friuli-Venezia Giulia" e fatto votare lo statuto speciale) ricorda nelle sue memorie che la stampa locale lo accusò di aver tradito la gente friulana, e di aver ingannato l'Assemblea Costituente; il 3 luglio 1947 la provincia di Udine votò all'unanimità un ordine del giorno presentato dal presidente della provincia stessa - Agostino Candolini - nel quale si elevava "la più ferma e vibrata protesta contro la delibera della Costituente"; il CLN di Gorizia telegrafò al presidente della provincia di Udine dicendosi contrario allo statuto speciale, ritenuto "contrastante tradizioni e aspirazione popolazione". Fra Candolini e Tessitori ci fu uno scambio di lettere feroci. Il sindaco di Udine - Giovanni Cosattini - dichiarò che lo statuto speciale è "un grave errore". L'ordine degli avvocati di Udine preparò un documento di forte critica a Tessitori, firmato da quasi tutti gli avvocati del foro: a questo punto, Tessitori diede le dimissioni dall'ordine. Il 22 luglio 1947 - poi - l'acme: una bomba è fatta esplodere all'ingresso di casa di Tessitori, a Udine. L'ondata di proteste proveniente dal Friuli è talmente elevata, che - unico caso in tutta la storia dell'Assemblea Costituente - il 30 ottobre 1947 la questione torna all'Assemblea stessa: è da ricordare che non solo non ci fu nessun caso precedente o successivo, ma addirittura era ritenuto costituzionalmente impossibile "rimangiarsi" un voto espresso. Si cercò una soluzione, che venne individuata in una sorta di rinvio: venne votata in tutta fretta la Decima Disposizione Transitoria, che sospese la regione Friuli-Venezia Giulia, e che causerà un ritardo di oltre 15 anni nel cammino dell'autonomia della regione. Gli unici (u-ni-ci) che in tutto questo bailamme si dissero a favore dell'autonomia regionale furono quelli del Movimento per l'Autonomia, che però erano veramente quattro gatti, tanto che questo movimento morì di morte naturale da lì a poco. Morale della favola: la storia che viene fuori dal paragrafo inserito nella voce è totalmente falsa: una lettura "teleologica" dei fatti storici. In realtà, il concetto di "autonomia" del Friuli-Venezia Giulia fu lento a formarsi nella testa degli stessi friulani: lentissimo. Questa è la semplice verità dei fatti storici, e questo deve venir fuori qui dentro. Ovviamente, ho tutte le fonti e le inserirò in nota.--Presbite (msg) 18:30, 9 set 2010 (CEST)Rispondi

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- Io ho solo detto che oggi, nel 2010, il sentimento antitriestino è piuttosto diffuso, basta leggere i quotidiani locali per rendersene conto (posta dei lettori, interviste di intellettuali e politici, e se mi mettessi a citare le fonti mi ci vorebbe un intero sito wiki solo per fare ciò). E questo sentimento, dopo 40 anni di convivenza forzata, è dovuto alla percezione che la regione "triestina" faccia solo gli interessi di Trieste. Chiaramente nel 1947 questo non poteva essere possibile dato che le due entità non erano ancora state accorpate. Io dico soltanto che questo concetto andrebbe wikificato. Oppure si può continuare la citare la favola che 60 anni fa (SESSANTA!) l'opinione pubblica friulama era favorevole alla fusione con Trieste.Gian77 (msg)

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Quando poi dici "Ci furono invece delle vere e proprie levate di scudi di associazioni, ordini professionali, sindaci e gruppi di cittadini contro la concessione dello statuto di autonomia alla regione, considerato come pericoloso per l'unità dello stato" E allora? Numericamente quanti erano? E stato forse mai commissionato un sondaggio nel 1947? Il fatto che qualche categoria si coppose non significa certo che la maggioranza dei cittadini lo facesse. Lasciamo poi stare per favore le interrogazioni dei politici, i quali ovviamente agivano solo per meri fini elettorali e/o di coalizione. Per quanto riguarda la bomba a Tessitori, il fatto che qualche fascista nazionalista abbia commesso un attentato non significa certo, nemmeno in questo caso, che l'opinione pubblica friulana fosse contraria all'autonomia. E chi lo dice che l'attentatore fosse friulano? Quanti erano gli attentatori? Sono mai stati perseguiti? Se no come si fa ad affermare che fossero friulani e quindi contrari all'autonomia della propria regione? Ricordo che stiamo parlando del 1947, in piena guerra civile (ufficialmente terminata nel 1945 ma i regolamenti di conti fascisti/antifascisti durarono fino al 1947 ed oltre in certi casi) e con il "pericolo comunista" alle porte a poche decine di km, forse la gente aveva paura o no? Ma si tratta pur sempre di un periodo circoscritto della durata di qualche anno, mentre il sentimento antitriestino sviluppatosi nei decenni successivi è tuttora palpabile. Queste le mie argomentazioni, ma detto cioò sono favorevole a lasciare la pagina così com'è ora, senza eliminare le note di Presbite. Gian77 (msg)

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"In realtà, il concetto di "autonomia" del Friuli-Venezia Giulia fu lento a formarsi nella testa degli stessi friulani: lentissimo." questa poi le batte tutte... E'stata forse commissionata una ricerca antropologica? Come si fa a misurare la velocità di formazione di un concetto nella mente di una persona (in questo caso centinaia di migliaia)? L'unico modo è con sondaggi ripetuti sullo stesso campione di persone nell'arco di qualche decennio... dai siamo seri, questa è un'encoclopedia. Gian77 (msg)

Caro Gian77, una "ricerca antropologica" in questo contesto sarebbe del tutto impropria, giacché non si tratta di tema rilevante ai fini dell' "antropologia" (che studia tutt'altro), ma casomai della "sociologia" o più semplicemente della "storiografia". Mi permetto di invitarti a rileggere quanto è scritto: tutti i politici friulani (salvo non più di due di un certo rilievo), l'intero consiglio provinciale di Udine, tutte le principali categorie professionali, tutti i rappresentanti del CNL nonché tutti i quotidiani della zona si espressero contro la concessione dello statuto di autonomia alla regione FVG, e si arrivò pure ad espellere di fatto il promotore della norma costituzionale - Tessitore - dall'ordine professionale cui egli apparteneva. Infine, ci fu pure un attentato contro di lui, e lui stesso affermò nelle sue memorie che si mosse contro il parere della stragrande maggioranza dei suoi compaesani, tanto che la levata di scudi dei friulani portò a sospendere costituzionalmente l'applicazione dell'autonomia speciale (fra tutte le regioni a statuto speciale) solo e soltanto al Friuli-Venezia Giulia. Se tutto ciò per te non ha alcun significato dal punto di vista della ricostruzione storica, credo - consentimi - che si tratti di un tuo problema interpretativo, derivante probabilmente dalla sovrapposizione dell'attualità degli ultimi anni alla realtà di sessant'anni fa. Le fonti da me citate parlano chiaro: se tu riesci a spiegare i fatti da me elencati in modo coerente con quanto affermi, nessun problema. Io però continuo ad interpretarli nel modo in cui gli stessi protagonisti del tempo lo fecero, supportato anche dalla lettura degli storici attuali. E - fino a prova contraria - mi pare che così lavori Wikipedia.--Presbite (msg) 09:29, 14 nov 2010 (CET)Rispondi
Ed aggiungo che il tutto dovrebbe essere sostenuto da fonti --Bramfab Discorriamo 11:40, 2 apr 2013 (CEST)Rispondi

IL SECONDO DOPO GUERRA modifica

Dagli atti della Assemblea della Costituente, NELLA SUA SEDUTA DEL 27 GIUGNO 1947.:

1) L'art. 123 del progetto di Costituzione annovera tra le regioni la “Regione Friuli e Venezia Giulia”

2) nella seduta dell'Assemblea della Costituente di venerdì 27 giugno 1947, il triestino Pecorari presenta il seguente emendamento: <<Al secondo comma, dopo: Valle D'Aosta, aggiungere: alla Regione giulio-friulana e Zara>>

3) l'emendamento è giustificato da Pecorari con queste parole trascritte e leggibili negli atti: <<Fino alla esecuzione del Trattato dci pace la regione giuliana ci appartiene (…). Dobbiamo dimostrare agli jugoslavi, che ci contendono il possesso di queste terre, la nostra intenzione chiara e netta di difendere in ogni caso e in qualsiasi condizione (…) In attesa della revisione del Trattato di pace noi dobbiamo premunirci (…)>>. L'emendamento è approvato dalla Commissione Costituente.

4) pagina 5234 della Commissione Costituente del 27 giugno 1947. Intervento di TESSITORI: <<(…) io propongo che l'emendamento Pecorari sia sostituito con la denominazione già proposta in Commissione (Friuli e Venezia Giulia n.d.r.). CON QUESTA DENOMINAZIONE A ME PARE CHE SIANO SALVAGURDATE ANCHE LE RAGIONI DI NATURA PATRIOTTICA E SENTIMENTALE, CHE L'ONOREVOLE PECORARI HA ESPOSTE (…)

5) Pecorari (pagina 5236): <<Ma il trattato non è stato ancora approvato>>

6) RUINI (pagina 5236): <<L'abbiamo firmato; e non possiamo, pur non avendolo ratificato, affermare che Zara resta nel territorio italiano (…)

7) Pecorari ritira il suo emendamento e al posto del nome da lui proposto viene approvato il nome “Friuli – Venezia Giulia” che nella “sostanza” accontenta Pecorari e la sua richiesta di dimostrare agli jugoslavi che l'Italia non voleva rinunciare ai territori contesi dall'Jugoslavia, come da dichiarazione in aula di Tessitori.

Questi i fatti. Poi vedete voi se gli "atti della Costituente" hanno valore o meno. Michi 26 maggio 2015.

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Relativamente al tema della concessione dell'autonomia speciale alla regione Friuli-Venezia Giulia una fonte formidabile e non eludibile di documenti sono i tre volumi "FRIULI regione mai nata" di Gianfranco D'Aronco, stampato a cura della Clape Culturâl Furlane Hermes di Color1êt nel 1983. Il tema della concessione dell'autonomia va infatti contestualizzato nel più ampio tema del fortissimo antiregionalismo (anni 46-47-48) italiano. Anti regionalismo che trovava la sua giustificazione nel timore che il regionalismo significasse "la distruzione dell'unità d'Italia". Fu proprio questa la principale motivazione che fu adottata da "quei" politici friulani ( non tutti erano contrari!) che nel 1947 furono contrari all'autonomia speciale della regione friulana: ciò risulta chiaramente dalla lettura della grandissima mole dei documenti contenuti nel libro sopra citato. Dunque, ripeto, il tema va contestualizzato e non limitato al Friuli. Dalla lettura dei documenti pubblicati nel libro sopra citato appare anche subito chiarissimo che i politici contrari alla concessione dell'autonomia speciale al Friuli, avevano l'appoggio della stampa locale, che al contrario dava invece pochissimo spazio a Tessitori e ai favorevoli all'autonomia speciale quando non li denigrava sistematicamente e in maniera molto pesante. C'era poi la paura del regime comunista jugoslavo che in quei anni (1947-48) si stava consolidando sul confine orientale: dai documenti appare chiara la paura che "l'autonomia speciale" fosse una "porta aperta" al regime comunista titino. Non ultimo il problema del "multilinguismo" che se oggi è considerato un grande valore di valenza europea, all'epoca era visto - in Italia - come "fumo negli occhi".

CONCLUSIONE: IL TEMA VA CONTESTUALIZZATO E NON LIMITATO AD UN GENERICO "I FRIULANI NON VOLEVANO L'AUTONOMIA" perché la realtà era molto più complessa. michi - 27 maggio 2015

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Collegamenti esterni modificati modifica

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina Storia del Friuli. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 05:38, 12 apr 2018 (CEST)Rispondi

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