Discussione:Terremoto dell'Irpinia del 1980

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Basilicata
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I Numeri modifica

Colui che ha inserito la seguente affermazione: Comuni originariamente colpiti: 3 ritenuti "disastrati", circa 100 i "danneggiati". deve precisare cosa si intende per originariamente, oltre che la fonte del dato, altrimenti sarà meglio togliere. Detta così è chiaro il solo intendo polemico!!! -Win

Che è polemico è sicuro, altrimenti perché l'autore avrebbe messo la parola "originariamente"!

Molto polemico, ma da irpino posso dire una cosa: nessuno nei primi giorni, forse fino al natale aveva la chiara visione di quello che era realmente accaduto. Sopratutto della gravità della cosa. Vorrei ricordare che all'epoca ancora non esisteva davvero la protezione civile, che il nostro stato italiano istituirà ufficialmente nel 1982 in seguito all'emergenza irpina. Inoltre molti paesi dell'irpinia erano già cadenti per il precedente terremoto del 1962 e con la scossa del 1980 finirono al suolo. È certamente vero che alcuni comuni vollero esagerare i danni in seguito per partecipare alla ricostruzione(in realtà chi era "disastrato" poteva avere il 100% di valore delle case da ricostruire, chi non lo era molto di meno)ma è anche vero che ridurre a tre i comuni "disastrati" è assolutamente impossibile. Aquilonia, bisaccia, monteverde, lacedonia, andretta e molti altri ancora erano completamenti distrutti e se i morti furono "pochi" fu solo perchè la gran parte delle case di questi paesi cadde nei giorni seguenti con le scosse cosidette di assestamento. Inoltre vorrei ricordare che all'epoca per raggiungere alcuni di questi paese ci vollero anche tre giorni e che i soccorsi, cosi come le verifiche di agibilità delle case, furono estremamente lenti. Mauro Argenio

Mah... modifica

Secondo me tutto il testo andrebbe riscritto, cercando di rispettare i Cinque Pilastri di Wikipedia sull'obiettività e sul punto di vista neutrale.

Non nascondo che, da irpino, condivido molto il tono polemico dell'argomento, ma questo non è il modo di scrivere un testo per Wikipedia... --gigip (msg) 15:19, 18 mar 2008 (CET)Rispondi

Boh... modifica

Da esterno all'ambiente ma da protagonista (visto che partecipai di persona dirigendo una colonna di soccorsi di tre automezzi) ritengo che la voce andrebbe rifatta con criterio differente.Meno generico e distinguendo la parte ricostruzione (vero ladrocinio) da quella terremoto e danni relativi che furono ingentissimi. Di persona attraversai diagonalmente tutta l'area passando da S.Angelo,Lioni, Teora,Caposele, Calabritto...etc.i danni erano enormi dappertutto ;occorre quindi un vero resoconto paese per paese non limitandosi al solito qualunquismo che fa pensare si sia trattato quasi di una simulazione. Il terremoto ci fù e fu molto violento, i danni li fece e furono enormi, fino alle soglie di Avellino e Salerno e del potentino: solo Napoli e dintorni furono colpiti in maniera meno grave....--Anthos (msg) 19:40, 25 mar 2008 (CET) E poi..la magnitudo è indicata in 7, poi in 6,8 e 6,9. Un po di attenzione prego..Rispondi

  Fatto Corretta la magnitudo --Razzairpinadiscussione 13:45, 20 set 2008 (CEST)Rispondi

Un po' di buon senso modifica

Io credo che a riguardo si sia creata una vera e propria guerra tra le parti, inammissibile su Wikipedia. Si è passati da una voce scritta con fare polemico a un'altra totalmente coperta da citazioni necessarie (addirittura si è evidenziata anche la parte di testo in cui le citazioni c'erano!!!). Non è questo il modo di fare; bastava citare la fonte delle cose sospette senza evidenziare goffamente tutta la voce (una cosa che non si è mai vista in Wiki). Anche nelle voci simili come questa, questa o quest'altra le note sono pochissime o completamente assenti ma non per questo le voci sono state dipinte di rosa. Vi chiedo buon senso. --Razzairpinadiscussione 13:57, 20 set 2008 (CEST)Rispondi

Nessuna guerra tra le parti, credo, anche perché non è ovviamente mia intenzione coprire le inefficienze della ricostruzione o i loro responsabili. Con il "citazione necessaria" ho ritenuto di segnalare le affermazioni che - per le accuse rivolte a personaggi politici o per le cifre citate - mi sembrava necessario sostenere con riferimenti più precisi di quelli presenti. Senza questi riferimenti, infatti, non si capisce se i comuni colpiti siano stati "circa 100" (cfr. paragrafo: I numeri) oppure 385 (cfr. paragrafo Evoluzione dei numeri nel corso degli anni).
Anche il paragrafo del quale scrivi "le citazioni c'erano", ha in effetti il richiamo ad un testo (mi consentirai, polemico sin dal titolo) che - presumo - riporta le stesse notizie presenti nel paragrafo ma supportandole a sua volta con l'indicazione delle fonti. Ad esempio, "stime del 2000" significa poco: le ha fatte l'autore del libro o le ha riprese da altra fonte?
Segnalo poi, sempre all'interno di quella frase, la seguente affermazione IMHO insostenibile:
  I comuni originariamente colpiti furono "relativamente pochi", 
  ma il loro numero è però lievitato nel corso degli anni.
A meno che l'intento non sia quello di usare un registro linguistico ironico - un registro, cioè, non enciclopedico - è chiaro che a crescere nel corso degli anni non fu il numero di comuni colpiti, ma quello dei comuni ritenuti ufficialmente tali e quindi beneficiari di interventi pubblici. E poi, se "relativamente pochi" è scritto tra apici, significa che si riprende un'affermazione apparsa altrove: nel libro citato? in un dispaccio di agenzia fatto la sera del sisma? in un audizione della Protezione Civile in Parlamento? Chiaramente, a seconda della fonte, il significato dell'affermazione (e l'entità dello scandalo) cambia. --Nicolabel (msg) 18:21, 20 set 2008 (CEST)Rispondi
Sono perfettamente d'accordo con te per quanto riguarda l'ambiguità dei testi e dei dati, ed è proprio per questo che ci tenevo affinchè ci fosse un miglior ordine delle citazioni. Evidenziare tutto il testo di rosa è non solo inutile (in quanto non fa capire al lettore quale dato, di tutto il testo, deve essere preso in considerazione), ma non è previsto da Wikipedia, infatti:
Se è l'intera voce o sezione ad essere priva di fonti, va utilizzato il template {{F}}, posto all'inizio della pagina.
Se invece ci si accorge che le frasi sono errate, false, non neutrali ecc., non va utilizzato questo template ma la pagina di discussione della voce. È possibile rimuovere le frasi, ma solo indicando con chiarezza il motivo nell'oggetto della modifica.
In poche parole è bene evidenziare nel testo quello che veramente non va e non gli interi paragrafi, grazie per la collaborazione. --Razzairpinadiscussione 19:53, 20 set 2008 (CEST)Rispondi

Vergogna! modifica

Il terremoto del 1980 è un disastro avvenuto principalmente IN CAMPANIA, NON IN BASILICATA! Piergiovangaetanleonida

Intanto la prossima volta che accusi qualcuno o qualcosa è bene firmarti senza aspettare che a rimediare alle tue mancanze siano gli altri. Poi, cosa essenziale, non capisco cosa c'è che non va e soprattutto, di cosa ci si dovrebbe vergognare.--Razzairpinadiscussione 23:26, 14 nov 2008 (CET)Rispondi

Tentativo... modifica

Ho cercato di dare un certo riordino alla voce per rispetto ad un dramma, da me visto di persona, che il tempo ha fatto dimenticare a causa dei vergognosi intrallazzi politici e camorristici. Ho inserite anche le note relative--Anthos (msg) 20:33, 19 nov 2008 (CET)Rispondi

Ho riposizionato in modo più organico i periodi per una migliore leggibilità, aggiunto note e referenze varie,aggiunto qualche frase esplicativa e di coordinamento del discorso.--Anthos (msg) 20:10, 7 gen 2009 (CET)Rispondi

Il terremoto dell'Irpinia. Approfondimenti modifica

Il terremoto che alle 19 e 34 del 23 novembre 1980 colpì ampi territori della Campania e della Basilicata raggiunse un’intensità di 6.9 gradi della scala Richter. L’epicentro fu localizzato nei pressi del comune di Laviano, al confine tra le province di Avellino e Salerno e poco distante dal confine con la Basilicata. [1]

I comuni maggiormente colpiti dal sisma furono i piccoli centri dell’entroterra campano e lucano, ma gli effetti della scossa si avvertirono in una porzione di territorio in cui abitavano circa 6 milioni di persone. Le conseguenze del sisma furono sicuramente amplificate dal patrimonio edilizio datato e fatiscente, nonostante queste zone fossero tra quelle a più alto rischio sismico del territorio nazionale. Basti pensare che nel corso del Novecento erano già stati due (1930 e 1962) gli episodi sismici di una certa rilevanza avvenuti nella stessa area. Altro elemento che aggravò le conseguenze della scossa – i morti furono 2695 e i feriti circa 8850 – fu il ritardo dei soccorsi, dovuto in parte alla difficile accessibilità dei mezzi di soccorso in queste zone dell’entroterra e in parte alla mancanza di un servizio nazionale di protezione civile in grado di intervenire tempestivamente. Nelle prime ore dopo la scossa di terremoto, anche le notizie trasmesse dai mezzi di informazione non aiutarono a comprendere nel modo adeguato le dimensioni della tragedia; i primi telegiornali della sera del 23 novembre riferivano di un terremoto di lieve entità, non parlavano di morti e non individuavano in modo esatto l’epicentro. Man mano che le informazioni arrivavano, insieme alle prime ricognizioni aeree effettuate dai mezzi dell’ esercito sui paesi dell’interno, le reali conseguenze del terremoto si dimostrarono ben più gravi.[2]

Le polemiche che si scatenarono in merito al ritardo dei soccorsi, nei giorni successivi alla tragedia, portarono alla rimozione di alcuni prefetti; l’allora presidente della Repubblica, Pertini, dopo aver visitato i luoghi più devastati, intervenne con un messaggio televisivo in cui incitava gli italiani ad essere solidali con i terremotati, ma allo stesso tempo puntava l’indice sui gravi ritardi nei soccorsi e ammoniva sulle possibili speculazioni che avrebbero potuto accompagnare la ricostruzione. Poche ore dopo il disastro, il governo, presieduto da Forlani, nominò un commissario straordinario per la gestione dell’emergenza: fu scelto l’on. Zamberletti, che aveva ricoperto lo stesso ruolo già in occasione del terremoto del Friuli del 1976, con buoni risultati. Nei primi giorni dopo il terremoto si avviò un’ondata di solidarietà che portò svariate centinaia di volontari provenienti da tutta Italia e dall’estero a raggiungere le varie località disastrate per portare soccorso e aiuti materiali ai terremotati; inoltre nelle zone terremotate giunse una quantità ingente di generi di prima necessità, tende, coperte, abiti e tanti altri aiuti necessari ad affrontare l’emergenza. Anche l’esercito e i vigili del fuoco dispiegarono uomini e mezzi sul territorio per avviare dapprima il salvataggio dei sopravvissuti e poi il recupero dei cadaveri. Alle forze armate italiane si affiancarono anche corpi speciali provenienti da altre nazioni europee, tedeschi e francesi in particolare. Il lavoro coordinato di militari, settori specializzati e volontari riuscì a porre rimedio alle esigenze dei senzatetto dei paesi più colpiti, attraverso l’allestimento di tendopoli e roulottopoli. Laddove era possibile, in genere nei capoluoghi o nei centri maggiori, i senzatetto venivano ospitati negli edifici scolastici rimasti agibili e nelle carrozze ferroviarie. Una delle ipotesi avanzate dal commissario di governo fu quella di ospitare un numero cospicuo di terremotati in alberghi, strutture ricettive e seconde case del litorale campano. Tuttavia l’operazione si rivelò un fallimento perché i terremotati dei paesi dell’interno preferirono restare nei loro paesi, trovando rifugio nelle tende, piuttosto che spostarsi a molti chilometri di distanza. Il numero di senzatetto presente nei paesi più colpiti diminuì perché molti di essi trovarono rifugio presso i parenti emigrati in altre zone d’Italia e all’estero; col passare delle settimane, quindi, le sistemazioni provvisorie (tende e roulottes), tirate su nei pressi delle macerie dei paesi, ospitarono sia i senzatetto sia i volontari. Dopo il caos delle prime ore, durante le quali svariati convogli di volontari e di mezzi di sostentamento giungevano in modo disordinato nelle zone terremotate, il commissario straordinario aveva previsto una suddivisione territoriale per organizzare gli interventi dei volontari, attraverso l’espediente dei gemellaggi: ogni regione era associata a un paese o a gruppi di paesi in cui concentrava gli interventi sul lungo periodo. Accanto ad una robusta ossatura di tipo istituzionale (uomini e mezzi inviati da comuni, province e regioni) si dislocò sul territorio, secondo lo stesso criterio, una fitta rete formata da associazioni, categorie sindacali, partiti, confraternite religiose e laiche, organizzazioni cattoliche. Non sempre le modalità di intervento dei volontari furono accolte bene dagli amministratori dei paesi terremotati. In queste zone era, infatti, forte il dominio elettorale della Democrazia Cristiana, mentre molti volontari appartenevano ad organizzazioni sindacali e politiche di sinistra.[3]

In quasi tutti i paesi, per porre rimedio agli svariati problemi causati dallo stato di emergenza, si formarono i comitati d’iniziativa popolare, attraverso i quali i terremotati cercavano di relazionarsi con le amministrazioni sulle decisioni da prendere. Già sull’assegnazione di tende e roulottes alle famiglie dei senzatetto, i comitati cercarono di stabilire dei canali di comunicazione e interazione in primo luogo con i sindaci, ma con l’obiettivo di far giungere le proprie istanze anche all’attenzione delle autorità che gestivano l’emergenza, il commissario straordinario in particolare. Grazie alla presenza esterna e alla necessità di affrontare una serie di difficoltà quotidiane dovute alla situazione di emergenza, si formò nei terremotati una consapevolezza sostanzialmente nuova che a seconda delle diverse situazioni dei paesi terremotati portò i membri dei comitati popolari a collaborare attivamente con gli amministratori dei comuni oppure a scontrarsi apertamente con essi. Il ruolo dei volontari nella creazione dei comitati d’iniziativa popolare fu molto importante in termini di organizzazione e di condivisione delle esperienze. I paesi terremotati, nella gran parte dei casi, non avevano in quegli anni una consolidata storia di partecipazione politica, anche se la provincia di Avellino aveva storicamente espresso una classe politica che si era sempre messa in evidenza sul panorama nazionale. Nei primi mesi del 1981 i comitati popolari costruirono anche un coordinamento che raggruppava le realtà dei vari paesi, cercando di individuare gli argomenti che potevano essere base comune per le attività e le vertenze con le amministrazioni e con il commissario di governo. Alcune iniziative organizzate dai comitati ottennero un discreto successo in termini di partecipazione e attenzione dell’opinione pubblica, costringendo il commissario ad ascoltare le istanze che i terremotati avanzavano. Il periodo di attività di questi comitati andò, per la maggior parte di essi, dal dicembre del 1980 al maggio del 1981, quando, con l’approvazione della legge per la ricostruzione e la partenza dei volontari, le rivendicazioni sulle quali i comitati avevano basato la propria esistenza persero peso; d’altronde, i tempi rapidi, richiesti dalla legge per approvare i vari piani comunali per la ricostruzione, non permettevano discussioni e confronti approfonditi tra amministrazioni e comitati di terremotati. L’esperienza dei comitati popolari servì come momento di formazione per molti cittadini dei paesi terremotati, giovani e meno giovani; alcuni dei militanti che erano stati attivi protagonisti del movimento dei comitati popolari, diedero vita ad alcune cooperative, grazie all’aiuto di alcuni promotori sociali che avevano già operato nel Belice in seguito al terremoto del 1968 (in particolare il CRESM, Centro di Ricerche Economiche e Sociali per il Mezzogiorno). Le cooperative conobbero un periodo di espansione nei primi anni in seguito al terremoto, salvo poi intraprendere una china discendente quando gran parte dei finanziamenti statali per lo sviluppo delle aree terremotate furono destinati alla costruzione di 20 aree industriali, mentre nessuna agevolazione legislativa e fiscale fu programmata per le cooperative. Questi due elementi – i comitati d’iniziativa popolare e le cooperative – rappresentarono due novità introdotte in sostanza dall’esterno nelle comunità terremotate dopo il 1980 e, anche se ebbero vita breve, lasciarono comunque dei segni in quelle comunità, se non altro per quanto riguarda l’esperienza formativa di chi vi prese parte.[4] Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Teoraventura (discussioni · contributi) 16:18, 31 mar 2009 (CEST).Rispondi

Grazie del contributo ;) --Razzairpinadiscussione 16:30, 29 apr 2009 (CEST)Rispondi
  1. ^ Ventura Stefano. Il terremoto dell'Irpinia. Storiografia e memoria. Italia contemporanea, n. 243, giugno 2006
  2. ^ Ventura Stefano, Irpinia 1980-1992. Storia e memoria del terremoto
  3. ^ Barbagallo F., Napoli fine '900. Politici, camorristi, imprenditori, Einaudi, 1997. Barbagallo-Bruno, Espansione e deriva del mezzogiorno, Storia dell'Italia Repubblicana, Einaudi, 1991.
  4. ^ Sullo Pierluigi, La casa di Rocco, Edizioni Lavoro, 1981.TestoNota

L'altra faccia della medaglia modifica

io credo che sia giusto riportare anche il lato oscuro di ogni avvenimento storico. il diritto all'informazione non deve essere mai violato. forse questa pagina web e' gestita da persone che vorrebbero nascondere le verita' dei fatti piu' che metterle alla luce. altro che enciclopedia libera.

Trovo l'articolo molto veritiero modifica

D'accordissimo con l'articolo:

Salve, sono di Benevento e ho vissuto in prima persona l'esperienza. Avevo 13 anni all'epoca. Il terremoto fu drammatico ovunque... sia in Campania che nella Lucania. Si diceva che comuni come saDnt'angelo dei lombardi furono completamente distrutti...

Crescendo ho vissuto la ricostruzione, "terremotopoli" e proprio su quella son oltremodo d'accordo, anzi... si potrebbe dire molto ti più!

Molti comuni colpiti marginalmente hanno avuto i fondi grazie al losco lavoro di assessori, sindaci e tecnici dei vari comuni. Conosco direttamente tante persone che avendo un'abitazione vecchia (decrepita già prima del sisma) in pratica ruderi in campagne sperdute se non veri e propri fienili, hanno avuto tantissimi soldi e costruito sontuose ville. Ed oltretutto... i ruderi di cui parlo non furono nemmeno ulteriormente danneggiati dal sisma. L'interesse era di far passare quei ruderi come abitati prima e distrutti dal terremoto ;-)

Il tutto con l'accordo della sovrintendenza... ovviamente questo a patto che poi la ricostuzione avvenisse con ditte "consociate"... se non è camorra questa!!!

Altrettanto ovviamente i tecnici "affiliati" dell'epoca si son arricchiti alla grande... tutti i tecnici che conosco che "giravano" intorno o amici di alcune persone "al potere" hanno ville e palazzi di proprietà.

Da allora il detto coniato dalle nostre parti che recita che se sei ing. geometra ecc. bisognerà che arrivi un terremoto per diventar ricco!

B. Zampetti

Ricorreggo correzione modifica

L'i.p. prima di correggere dovrebbe leggere l'allegato in p.d.f. che riporta il rapporto generale dei V.V.F.F. con tutti i dati; tra cui 280.000 sfollati, 8.824 feriti etc...--Anthos (msg) 19:23, 19 apr 2009 (CEST)Rispondi

Prego chiunque modifichi i dati su morti, feriti, magnitudo etc. di citare la propria fonte. Qualsivoglia arbitraria modifica, senza fonte, verrà rollbackata. Grazie. --Razzairpinadiscussione 03:22, 20 apr 2009 (CEST)Rispondi

Complimenti!! modifica

Complimentoni a chi di dovere per l'ottimo lavoro che è stato fatto nel tempo per migliorare la voce, principalmente riguardo alle fonti e alle immagini. Davvero complimenti! --Adam91 14:56, 20 apr 2009 (CEST)Rispondi

Grazie mille ;) --Razzairpinadiscussione 18:52, 20 apr 2009 (CEST)Rispondi

Speriamo... modifica

Da modifiche, correzioni e aggiunte sembrerebbe la volta buona per un articolo decente di informazione su wikipedia affinchè un terribile terremoto con lutti non venga dipinto più come un immotivato piagnisteo di gente del sud. Le colpe che ci furono come in tutte le tangentopoli d'Italia furono di chi doveva vigilare e non lo fece; la povera gente vittima dei vari terremoti che hanno colpito il centro sud ha sempre perso anche quel poco che con sudore e fatica aveva raggranellato, non si fa nè piscine olimpioniche ne ville, qualcuno, con gli aiuti, se e quando arrivano, solo una casetta più decente...--Anthos (msg) 17:14, 20 apr 2009 (CEST)Rispondi

I comuni più colpiti modifica

Bisognerebbe inserire un criterio per la scelta dei comuni più colpiti, altrimenti si continua ad aggiungere e togliere decine di paesi senza uno straccio di ragionevole motivo. Cosa rende una città più colpita di un'altra? --Razzairpinadiscussione 01:17, 23 apr 2009 (CEST)Rispondi

Ho inserito un'ulteriore trafiletto mutuato dal sito dell'ISPRO diretto da Zamberletti, dall'allegato scaricabile sul terremto dell'Irpinia del 1980, che riporta altre interessanti statistiche sui gruppi di comuni e province colpiti e dati su soccorsi e ricostruzione che sarebbe utile riutilizzare per arricchire il testo. ( Credo inoltre che andrebbe razionalizzata ancora l'ultima sezione che suggerisce l'idea sbagliata che il terremoto sia stato solo un bluff affaristico)--Anthos (msg) 13:29, 23 apr 2009 (CEST)Rispondi
Bene, grazie a quel documento si potrebbe creare una tabella con tutte le cifre dei comuni colpiti divisi per provincia. Abbiamo bisogno, però, di un documento che ci indichi, nome per nome, tutti i comuni danneggiati: è indispensabile per creare una voce di qualità.--Razzairpinadiscussione 21:27, 13 mag 2009 (CEST)Rispondi
Ho trovato un elenco sul sito del CIPE, con tutti i dati degli ultimi finanziamenti divisi per comune: è questo.--Razzairpinaparliamone 23:56, 7 mar 2012 (CET)Rispondi

Magnitudo modifica

Perché non viene lasciata semplicemente la magnitudo momento???? la valutazione tramite magnitudo Richter con eventi superiori al 6 grado risulta erronea oltre che fuorviante per coloro che visionano la pagina essendo la maggior parte ignorante su argomenti di geo-sismologia. ho spulciato minuziosanente la nota inserita che assegna ipoteticamente al sisma del 89 magnitudo ML 6.5 e non ho trovato nulla. onde evitare disguidi sarebbe saggio lasciare invariato il dato della magniitudo veritiera come MW 6.9 depennando la magnituudo Richter Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 95.234.20.50 (discussioni · contributi) 01:27, 2 giu 2010 (CEST).Rispondi

Ho ripristinato il dato sulla magnitudo Richter, anche perché non vedo quali disguidi possa creare. Inoltre la nota relativa, riferita al sito dell'INGV, mi pare abbastanza chiara. P.S.: la prossima volta ricordati di firmare il tuo intervento, così so con chi sto parlando. Ciao --Razzairpinaparliamone 00:39, 3 giu 2010 (CEST)Rispondi

C'ero ho visto e non dimentico modifica

Come spesso accade chi non era presente racconta per motivi ideologici o peggio per interesse di bottega realtà che sono presenti solo nella fantasia di chi scrive. Comiciamo a dire che il terremoto dell'irpinia è stata la più grande tragedia che abbia colpito l'Italia dal dopoguerra ad oggi, per le vittime e i loro cari ed è stato il più grande affare per certi settori della DC, dopo il piano Marshall, grazie ai comitati di affari che si sono costituiti dopo la ricostruzione. La maggior parte della popolazione a parte i lutti, le ferite e le lacrime non hanno ricevuto nulla altro. Una infima minoranza ha speculato sulla tragedia della ricostruzione, dopotutto non si fanno affari di questo genere tutti i giorni. Dobbiamo anche contestualizzare il momento storico che viveva l'Italia del 1980. Non c'era settore del nostro paese che non vivesse una crisi profonda, dal terrorismo - Ustica, Bologna e la quotidianità degli attacchi del terrorismo e della criminalità organizzata - allo sport - con calciatori arrestati per lo scandalo scommesse, insomma una brutta Italia. Un'Italia i cui giornalisti nascondevano, tutti nessuno escluso il dramma che vivenao le popolazioni colpite da questa tragedia. Per cui nessuno parla per esempio della violenta contestazione che subì Pertini a Sant'Angelo dei Lombardi, anni dopo il Presidente si lamentò con Miriam Maffai di REPUBBLICA, per averne appena accennato la contestazione. Il Dramma fu terribile per mesi si cercarono i corpi delle vittime, che in molti casi era impossibile riconoscere, la tragedia delle fossi comune a Sant'Angelo dei Lombardi e Lioni, per timori di epidemie, questo e molto altro ancora diede una scossa di solidarietà in tutto il mondo he non credo si ripeterà mai più, Dio non voglia, ci sia una tragedia simile nel Sud del nostro paese. Poi come sempre accade sui morti arrivano gli sciacalli e questo furono affaristi e politici, con una magistratura all'epoca un poco distratta da altro, innanzitutto dal sistema clientelare che in Irpinia è stato sempre ben oleato. Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 79.19.25.148 (discussioni · contributi).

Non ricordo in quale scritto, ma Montanelli se ne ricordo' della contestazione a Pertini e di quanto disse poi Pertini sull'inerzia dei politici.--Bramfab Discorriamo 18:07, 24 nov 2011 (CET)Rispondi

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