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Stabilità del modello previdenziale corporativo

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Hai affermato della stabilità del modello previdenziale corporativo in quanto gestito dall'Inps e capace di assorbire l'INPDAP. In realtà è proprio dal fallimento del modello previdenziale corporativo che nasce l'accorpamento in INPS con una lenta progressiva trasformazione nel modello previdenziale universale. --Conigliomannaro (msg) 13:03, 18 mag 2014 (CEST)Rispondi

Mi permetto di non essere d'accordo. E' vero che la tendenza è verso il modello previdenziale universale. Però, faccio anche notare, in primo luogo, che l'incorporazione dell'INPDAP nell'INPS non ha smentito il modello corporativo: la previdenza dei dipendenti pubblici, infatti, non è confluita nel FPLD, ma costituisce una gestione a sé stante all'interno dell'INPS (Gestione Dipendenti Pubblici per l'appunto). Vorrei poi precisare che proprio la previdenza dei dipendenti pubblici (particolarmente quelli statali), prima della creazione dell'INPDAP (oggi Gestione Dipendenti Pubblici dell'INPS), non seguiva il modello corporativo, non esistendo alcun fondo pensionistico e le prestazioni essendo erogate direttamente a carico del bilancio dello Stato. L'incorporazione dell'INPDAP ha permesso di colmare alcuni squilibri finanziari ereditati da tale modello, confermando la maggiore stabilità del modello corporativo adottato dall'INPS. E' da ciò che nasce l'incorporazione dell'INPDAP, e non dal fallimento del modello corporativo (che, anzi, ha dimostrato di funzionare fin troppo bene). Adesso ti faccio io una domanda: perché tacci di "mancanza di equità" il sistema previdenziali italiano? Ciò si scontra con l'osservazione abbastanza ovvia che tale sistema ha garantito soddisfacenti prestazioni pensionistiche (e quindi livelli di benessere) anche a soggetti con capacità minime di accumulo.

Mi preme affrontare il primo punto senza dimenticare l'ultimo. Innanzitutto complimenti per aver contribuito alla voce. E' un anno che scrivo e sei il primo che con cognizione di causa fa delle aggiunte. Spero che insieme si possa migliorare quanto ho abbozzato di getto e senza particolari conoscenze di base.

Per capire il fallimento della sostenibilità del modello previdenziale corporativo, dovresti riflettere sull'evoluzione delle varie casse nel tempo. Man mano che non avevano la sostenibilità finanziaria, venivano incorporate nell'INPS. Ora l'INPS gestisce il 95% dei lavoratori con un metodo previdenziale universale a metà ossia solo dalla parte del reperimento delle risorse, ma non da quello delle erogazioni che ha portato al fallimento delle varie casse. Quindi, come giustamente sostieni tu, l'INPS, ha dimostrato una elevata capacità di assorbimento di shock finanziari (infatti usa 8 mld della gestione separata per finanziare i dipendenti pubblici), ma ancora non ha eliminato le disparità di trattamento , ossia ai privilegi delle caste, che sono quelle che hanno portato via via al fallimento delle varie gestioni corporative. P.S. E' in uso aggiungere la firma a questi commenti. Anche io da neofita la omettevo. Basta cliccare sul terzo bottone al termine del commento. --Conigliomannaro (msg) 16:38, 18 mag 2014 (CEST)Rispondi

Mi permetto ancora di non essere d'accordo con te. E' proprio il contrario di quello che affermi tu, ossia il metodo è ormai universale solo dalla parte delle prestazioni, mentre la contribuzione è ancora legata al modello corporativo. E l'esempio più lampate lo offre il discorso dell'assistenza, fatta gravare sull'INPS, ovvero sui lavoratori, anziché sulla fiscalità generale, come dovrebbe essere. Ma lo stesso potrebbe dirsi per le casse in deficit e quindi incorporate nell'INPS (dipendenti pubblici e, tra poco, professionisti). Mi permetto poi di aggiungere un appunto. Sei preparatissimo, non c'è dubbio, ma sovente scrivi che i contributi sono imposte. In realtà, nell'ambito della dottrina giuridica questa ricostruzione è recessiva, mentre la maggior parte degli studiosi oggi ritiene che i contributi non abbiano natura tributaria, bensì costituiscano un'obbligazione pubblicistica sui generis. Se poi intendi dire che l'INPS viene finanziato dalla fiscalità generale, nemmeno questo è corretto: talvolta la tendenza è stata quella di finanziare la fiscalità generale con l'INPS (v. Fondo di Tesoreria). --Akakij Akakievich (msg) 16:53, 1 giu 2014 (CEST)Rispondi

Un punto alla volta. Prova a fare delle simulazioni sui tassi di sostituzione poi mi dici se le prestazioni sono universali. I migliori sono i giornalisti con un tasso di sostituzione x 40 anni, nel 2014, del 104%. calcolatrice prevideziale --Conigliomannaro (msg) 20:08, 1 giu 2014 (CEST)Rispondi


Caspita, destinando alla previdenza integrativa una parte di reddito pari alla quota a carico (9,19%), anzichè un surplus mi viene una differenza negativa... Comunque l'articolo che il sito dedica al problema demografico è uno spasso!--Akakij Akakievich (msg) 21:19, 1 giu 2014 (CEST)Rispondi


Non riesco a seguirti. Sappi solo che a proposito dei contributi previdenziali, rientrano nel Patto_di_stabilità_e_crescita, quindi determinano il deficit dello Stato. Se non credi neanche agli USA che li chiamano Tax, non posso farci nulla. --Conigliomannaro (msg) 22:15, 1 giu 2014 (CEST)Rispondi

Il problema è che in Italia le espressioni "imposta" e "tributo" evocano precisi concetti giuridici: diciamo che sono una parte delle obbligazioni di diritto pubblico. I contributi previdenziali - pur essendo, lo ripeto, anch'essi obbligazioni pubblicistiche - non sono tributi. Il problema non è solo formale: non essendo tributi, non si applicano, ad esempio, le norme in tema di accertamento relative a questi ultimi. Altrimenti si ingenera confusione nel lettore e si fa solo retorica, e non divulgazione. Un consiglio: lascia perdere gli americani, che sono molto imprecisi. --Akakij Akakievich (msg) 22:40, 1 giu 2014 (CEST)Rispondi

Ho visto che ci hai ripensato. Voglio semplicemente dire che ormai, le aliquote contributive pensionistiche di finanziamento, stanno tutte convergendo al 33% ed al 24%, e poiché per il futuro si restituisce quanto pagato, non c'è più differenza dal lato delle entrate dal punto di vista della professione. Contemporaneamente le entrate sono spostate tra fondi senza alcun obbligo contabile tra gli stessi, quindi il sistema è universale dal lato delle entrate e della gestione finanziaria. Per quanto riguarda le uscite invece, sconta e sconterà per qualche decennio, le differenze che derivano dalle varie casse, quindi il sistema che garantisce le prestazioni previdenziali attuali e del prossimo futuro è decisamente corporativo. --Conigliomannaro (msg) 22:59, 1 giu 2014 (CEST)Rispondi

Quanto invece alla natura dei contributi, esamina quella di pensione e di prestazione previdenziale ed avrai la risposta. Cerca di vedere con cosa sono fatte le coperture per gli esodati. Sono contributi o imposte?--Conigliomannaro (msg) 23:04, 1 giu 2014 (CEST)Rispondi