Dormono le cime dei monti

frammento di Alcmane

Dormono le cime dei monti è il titolo comunemente assegnato[1] al Fr. 49 Garzya[2] di Alcmane. È noto anche col titolo alternativo "Notturno", poiché il topos della descrizione del paesaggio in quiete influenzò anche i successivi poeti Virgilio, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Giacomo Leopardi e Gabriele D'Annunzio[senza fonte].

Menadi danzanti, che portano un agnello o capretto sacrificale
(GRC)

«εὕδουσι δʼ ὀρέων κορυφαί τε καὶ φάραγγες
πρώονές τε καὶ χαράδραι
φῦλά τʼ ἑρπέτ' ὅσα τρέφει μέλαινα γαῖα
θῆρές τʼ ὀρεσκώιοι καὶ γένος μελισσᾶν
καὶ κνώδαλʼ ἐν βένθεσσι πορφυρέας ἁλός·
εὕδουσι δʼ οἰωνῶν γένος τανυπτερύγων.»

(IT)

«Dormono le cime dei monti e le gole,
i picchi e i dirupi,
e le famiglie di animali, quanti nutre la nera terra,
e le fiere abitatrici dei monti e la stirpe delle api
e i mostri negli abissi del mare purpureo;
dormono le schiere degli uccelli dalle larghe ali.»

In questo frammento[3] si descrive, con una tipica Ringkomposition arcaica, il fatto che cime dei monti, gli abissi, i promontori e i burroni sembrano dormire nella quiete della notte. E tutti gli animali che trovano la terra come fonte di sostentamento, insieme a tutte le api esistenti e gli animali feroci delle montagne, dormono, così come tutti i tipi di uccelli che hanno le ali lunghe, ed i mostri, che vivono nelle profondità marine, tra le acque scurite dalle tenebre sopraggiunte.

Ogni parola e ogni immagine del brano di Alcmane ha precisi antecedenti in Omero, come, peraltro, in tutta la lirica arcaicaː la terra è μέλαινα come il mare è purpureo, gli uccelli sono τανυπτερύγων e le fiere ὀρεσκώιοι, riprendendo epiteti formulari tipici dell'Odissea.

A livello stilistico, a parte l'uso del dialetto dorico, si nota la duplice anafora di εὕδουσι[4] e la variatio φῦλά ... γένος ... γένος, che mira a dare sacralità alla descrizione della notte con una ripetizione variata del termine indicante le specie.

Note modifica

  1. ^ Anche il titolo di Notturno è molto usato.[senza fonte]
  2. ^ Alcmane, I Frammenti, a cura di A. Garzya, Napoli 1954, pp. 126 ss.
  3. ^ Peraltro, nella sua apparente semplicità, complesso da tradurreː si veda la riflessione in http://www.rivistazetesis.it/Alcmane.htm.
  4. ^ Vv. 1 e 6.

Voci correlate modifica