Emiro (in arabo أمير?, amīr) significa letteralmente "comandante", persona cioè che detiene l'autorità per emettere un ordine (amr) e per vederlo eseguito.

In tutta la storia araba, con il termine "emiro" si è indicato il titolo nobiliare di "principe". Attualmente, esso è utilizzato come titolo reale per i monarchi arabi in alcuni paesi islamici.

Storia modifica

Il termine, che di per sé non avrebbe alcuna valenza spirituale, acquista un significato del tutto particolare quando si fa riferimento all'espressione araba Amīr al-muʾminīn, cioè "Comandante dei credenti" che, dall'epoca del secondo Califfo, ʿUmar ibn al-Khaṭṭāb, divenne il perfetto sinonimo di "Califfo".

Il termine ha poi acquisito un significato caratterizzato dalle sole valenze militari o politiche e quindi servì a indicare regnanti anche di grandi entità statali, ma teoricamente posti su un gradino inferiore comunque al Califfo[1] o al Sultano ottomano.[2] Tale sostantivo viene anche adoperato dal XXI secolo da varie organizzazioni terroristiche jihādiste per indicare un militante posto a capo di un'area sotto il controllo dell'organizzazione.

Emirati esistenti modifica

Fino al 2002 il titolo era utilizzato anche per il sovrano del Bahrein, che in quell'anno si autoproclamò re.

Note modifica

  1. ^ È questo, ad esempio il caso dei Saffaridi, che regnarono sul Sistan e il Grande Khorasan tra la fine del IX secolo e l'inizio del X. Anche i Sultani degli Almoravidi usarono il termine "Emiro" ma, per non apparire eterodossi sul piano religioso-istituzionale, preferirono far seguire a questo titolo l'espressione "dei musulmani", anziché "dei credenti": Amīr al-muslimīn.
  2. ^ Fu il caso del Libano pre-mandatario e indipendente, dove spesso si fece tuttavia riferimento all'appellativo meno ambizioso di Mutassarif.

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