Fitoestrogeno

Estrogeno di origine vegetale che influenza gli estrogeni endogeni umani

Viene classificata come fitoestrogeno qualsiasi molecola non steroidea, prodotta dal mondo vegetale, che si lega al recettore degli estrogeni, imitandone o modulandone l'azione.

Meccanismi d'azione

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L'azione estrogeno-modulatrice viene esplicata per interazione con i recettori degli estrogeni e per inibizione degli enzimi coinvolti nel metabolismo e nella biosintesi degli estrogeni medesimi (aromatasi, 17-beta-idrossisteroidoreduttasi, solfatasi e solfotransferasi).

I fitoestrogeni esercitano anche altre azioni: per esempio, modulano la biosintesi degli ormoni tiroidei, inibiscono la proteinchinasi e interagiscono con i componenti del ciclo cellulare, esercitando così un'azione di controllo sulle fasi del ciclo cellulare. Infine, hanno azione antiossidante e di inibizione dell'angiogenesi.

I potenziali effetti sull'organismo umano sono molteplici. Possono agire sulla fertilità, sullo sviluppo, sul sistema immunitario e su quello cardiovascolare, sia dal punto di vista del profilo lipidico che da quello della reattività vascolare.

Fonti alimentari di fitoestrogeni sono la soia, i cereali, le noci, i legumi, le crucifere. I fitoestrogeni sono presenti in legumi, radici, frutta e verdura. I "cumestani" si trovano in fagioli, cavolini di Bruxelles, trifoglio, semi di girasole. I "lignani" si trovano in quasi tutti i cereali come: germe di grano, frumento, riso, crusca, luppolo, semi di lino, olio di oliva; in tutti i vegetali specialmente in: semi di sesamo e lino, frutti di bosco, mirtillo, ciliegia e pappa reale. Gli "isoflavoni" si trovano in soia e legumi. Altre piante che contengono fitoestrogeni sono: soia (latte di soia e tutti i derivati), aglio, anice, avena, carote, datteri, fagiolini, finocchio, gramigna, grano, liquirizia, luppolo, mela, orzo, patata dolce, piselli, riso, salvia, semi di soia, tè, caffè, cocco, lampone, limone e arancio.

La quantità di fitoestrogeni presenti nella normale dieta di popolazioni diverse varia enormemente, dai 100 mg al giorno del Giappone a meno di 1 mg al giorno in Europa.

Dati epidemiologici suggeriscono che a tali differenze sia dovuta la riduzione del rischio osservata in alcune popolazioni rispetto a diverse condizioni (patologie cardiovascolari, sintomi vasomotori in menopausa, osteoporosi, neoplasie tumori e simili), ma le prove non sono ritenute, al momento, abbastanza convincenti. I fitoestrogeni, si dice abbiano un'azione stimolante per gli ormoni femminili.

L'uso di alcune piante come contraccettivi o abortivi risale all'antichità, ma solo negli anni cinquanta si è arrivati alla scoperta dei fitoestrogeni, studiando l'infertilità di pecore australiane che pascolavano in prati ricchi di trifoglio rosso(1, 2).

Bibliografia

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  • Infertility in Ewes caused by Prolonged Grazing on Oestrogenic Pastures: Oestrus, Fertilization and Cervical Mucus (1974) RJ Lightfoot, JF Smith, IA Cumming, T Marshall, RH Wroth and Helen Hearnshaw. Australian Journal of Biological Sciences 27(4) 409 - 414.
  • Permanent infertility in ewes exposed to plant oestrogens (1990) NR Adams. Australian Veterinary Journal 67(6):197-201.

Altri progetti

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