Flaviano di Costantinopoli
Flaviano (... – Lidia, 449) è stato arcivescovo di Costantinopoli ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Subì il martirio nel 449 in Lidia dopo essere stato deposto e aggredito durante il secondo Concilio di Efeso.
Flaviano | |
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Antica incisione che raffigura Flaviano in vesti patriarcali bizantine, indicato come protettore della diocesi di Recanati | |
Arcivescovo di Costantinopoli | |
Elezione | 446 |
Fine patriarcato | 449 |
Predecessore | Proclo |
Successore | Anatolio |
Nascita | ? |
Morte | Lidia 449 |
Sepoltura | Duomo di San Flaviano a Giulianova |
San Flaviano | |
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San Flaviano, patriarca di Costantinopoli e martire, in abiti di tradizione bizantina | |
Arcivescovo di Costantinopoli | |
Nascita | ? |
Morte | Lidia, 449 |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Santuario principale | Duomo di San Flaviano a Giulianova |
Ricorrenza | 17 febbraio 24 novembre a Giulianova |
Attributi | palma del martirio e ferula |
Patrono di | Barisciano, Basciano, Capitignano, Conversano (compatrono), Giulianova, Recanati (compatrono), Torano Nuovo |
Biografia
modificaDivenne patriarca di Costantinopoli nel 446.
Nel 448 iniziò la disputa teologica tra il monaco Eutiche, promulgatore della teoria del monofisismo, e quella di Nestorio, il quale difendeva la presenza in Cristo non di una compresenza, ma dell'unità non sostanziale ma solo morale di due status: quello divino ha trovato accoglienza in quello umano. L'8 novembre 448 Flaviano riunì il Sinodo permanente a Costantinopoli; il 22 novembre 30 vescovi e 24 archimandriti sottoscrissero la condanna delle sue proposizioni teologiche.[1]. L'imperatore però decise che su Eutiche dovesse esprimersi la Chiesa universale. Convocò quindi un concilio ecumenico per l'anno successivo. Flaviano ottenne l'appoggio di papa Leone I che, in una lettera, elogiò il patriarca per la sua ortodossia, invitandolo a combattere «questo errore perverso e folle» (27 maggio 449)[2]. Deciso a sostenere Flaviano, Leone I inviò al Concilio due suoi legati, i quali depositarono una lunga lettera, nota come Tomus ad Flavianum, in cui il pontefice sottolineava la propria contrarietà verso le dottrine di Eutiche[2].
Il secondo Concilio di Efeso si tenne sotto la presidenza del Patriarca di Alessandria, Dioscoro I. Durante le fasi del Concilio il pensiero di Eutiche, che trovava l'appoggio dell'imperatore Teodosio II, riscosse il favore della maggioranza dei padri conciliari, tanto che Dioscoro I di Alessandria ottenne la deposizione di quei teologi che appoggiavano il nestorianesimo. Nonostante la partecipazione dei legati pontifici ai lavori conciliari, Dioscoro intervenne per far sì che essi non leggessero il Tomus; quindi proclamò la dottrina di Eutiche conforme all'ortodossia[2]. Di conseguenza, Flaviano fu deposto dalla carica e condannato all'esilio.
Poco dopo aver raggiunto il luogo di esilio in Lidia (regione dell'Anatolia), Flaviano subì un duro pestaggio. Morì per le percosse ricevute[2].
Riabilitazione
modificaMorto Teodosio II, la sorella Elia Pulcheria andata in sposa al senatore Marciano divenuto imperatore, fece riportare a Costantinopoli le spoglie di Flaviano, per scongiurare le offese dei seguaci di Eutiche e le depose nella chiesa dei Santi Apostoli.
Così nel 451 venne riunito il concilio di Calcedonia, nel quale, letta l'epistola censurata di papa Leone I, il monofisismo fu condannato, vennero esiliati Eutiche e Dioscoro I di Alessandria, e ritirata la scomunica al papa di Roma. Infine tutta l'assemblea ritirò le accuse contro Flaviano che fu venerato per la sua santità e per il suo martirio.
Culto
modificaIl Martirologio Romano ricorda san Flaviano al 17 febbraio.
Secondo una leggenda, le spoglie di san Flaviano vennero imbarcate per volere dell'imperatrice Galla Placidia per essere inviate a Ravenna. Durante il tragitto in mare la nave, forse dopo una tempesta, approdò senza equipaggio, sulla costa di Castrum Novum Piceni, l'odierna Giulianova, che da quel momento prese il nome di Castel San Flaviano. Il giorno dell'approdo è tradizionalmente riferito al 24 novembre. Sulle sponde venne costruito un grande tempio dedicato al Santo Patriarca e i suoi resti vennero collocati in un'arca di marmo. All'arricchimento del tempio, oggi non più esistente, contribuirono personaggi illustri come Carlo Magno. Oggi le ossa del patriarca riposano nel duomo di Giulianova in un'urna rinascimentale in oro e argento. Nella città adriatica, di cui è patrono da secoli, gli si tributa la festa il 24 novembre, giorno dell'arrivo delle spoglie.
San Flaviano è molto venerato in Abruzzo ed è patrono anche di Conversano, feudo di cui il conte di Giulianova, Giulio Antonio Acquaviva d'Aragona, entrò in possesso nel Quattrocento.
È compatrono della città di Recanati e della sua diocesi e, come Conversano, custodisce una reliquia del Santo Patriarca prelevata dai suoi resti mortali conservati a Giulianova.
Note
modificaBibliografia
modifica- Bibliotheca Sanctorum;
- Pasquale Pirulli, Flaviano : patriarca di Costantinopoli (446-449) e patrono di Conversano, confessore e martire di Gesù Cristo figlio di Dio e figlio dell'uomo : Basilica cattedrale S. Maria Assunta, Conversano : studio storico-cristologico, Viverein, 2007, ISBN 88-7263-284-6, OCLC 955111271.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Flaviano di Costantinopoli
Collegamenti esterni
modifica- Mario Niccoli, FLAVIANO di Costantinopoli, Santo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932.
- (EN) Saint Flavian, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Flaviano di Costantinopoli, in Cyclopædia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature, Harper.
- (EN) Flaviano di Costantinopoli, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
- Flaviano di Costantinopoli, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it.
- http://www.sanflaviano.net/[collegamento interrotto]
- https://web.archive.org/web/20090615151433/http://www.comune.giulianova.te.it/MuseieCentriCulturali/GiulianovaPaese/DuomodiSanFlaviano/tabid/491/Default.aspx
Controllo di autorità | VIAF (EN) 18591335 · ISNI (EN) 0000 0000 3277 4378 · CERL cnp01003712 · LCCN (EN) n83033218 · GND (DE) 102393605 · J9U (EN, HE) 987007275008905171 |
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