Guglielmo da Fenoglio

Guglielmo da Fenoglio (Borgoratto, ... – Casotto, 1200 circa) è stato un religioso italiano.

Beato Guglielmo da Fenoglio
Il beato Guglielmo da Fenoglio (a destra) con sant'Ugo di Lincoln in un dipinto di Bernardino Campi nella pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano
 

Religioso

 
NascitaBorgoratto
MorteCasotto, 1200 circa
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione1860 da papa Pio IX

Monaco della certosa di Casotto, il suo culto come beato è stato confermato da papa Pio IX nel 1860.

Biografia modifica

Attratto dalla vita religiosa fin dalla giovinezza, condusse inizialmente vita eremitica presso Torre e poi si unì ad alcuni compagni per vivere a Casotto secondo il modello proposto da san Bruno. La comunità, in seguito, si sottomise alla Grande Chartreuse.[1]

Guglielmo rimase sempre un fratello laico e si distinse per lo spirito di umiltà e obbedienza.[1]

Il culto modifica

Il suo corpo, conservato presso la "casa bassa" della certosa di Casotto, si conservò incorrotto e flessibile per tre secoli. La sua tomba fu più volte trasferita presso il cimitero della "casa superiore" e più volte ritornò alla "casa bassa": per evitare che i pellegrini disturbassero con la vita solitaria dei certosini, la salma fu infine nascosta dai monaci e se ne perse traccia.[2]

È il patrono dei conversi certosini.[3]

Nell'arte è spesso raffigurato con una zampa di mula che, secondo la leggenda agiografica, avrebbe utilizzato per mettere in fuga dei briganti. Sue immagini si trovano nella certosa di Pavia, nella chiesa del Brichetto a Morozzo e negli affreschi di Micco Spadaro nella certosa di San Martino a Napoli.[3]

In una bolla di papa Pio V del 21 febbraio 1568 è appellato "santo".[3] Papa Pio IX, con decreto del 29 marzo 1860, ne confermò ufficialmente il culto con il titolo di beato.[4]

Il suo elogio si legge nel martirologio romano al 19 dicembre.[5]

Note modifica

  1. ^ a b Renzo Amedeo, Bibliotheca Sanctorum (BSS), vol. VII (1966), col. 465.
  2. ^ Renzo Amedeo, Bibliotheca Sanctorum (BSS), vol. VII (1966), col. 466.
  3. ^ a b c Renzo Amedeo, Bibliotheca Sanctorum (BSS), vol. VII (1966), col. 467.
  4. ^ Index ac status causarum (1999), p. 430.
  5. ^ Martirologio romano (2004), p. 956.

Bibliografia modifica

  • Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, LEV, Città del Vaticano 2004.
  • Congregatio de Causis Sanctorum, Index ac status causarum, Città del Vaticano 1999.
  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.

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