Guilhem de Mur

trovatore francese

Guilhem o Guillem de Mur o de Murs (... – ...; fl. 1268-1274) è stato un trovatore occitano. Della sua opera possediamo un'esortazione alla crociata rivolta nel 1268-1269 a Giacomo il Conquistatore, e quattro tenzone tra lui e Guiraut Riquier. Come giudice (jutje) di queste contese viene eletto Enrico II, conte di Rhodez (1274-1304). In una di queste viene qualificato come coms joves[1], vale a dire "conte giovane", per cui risulta non ancora succeduto al padre Ugo IV nell'anno 1274; il componimento di conseguenza è databile prima di questa data.[2]

Secondo D. Manuel Milá[3] questo trovatore apparterrebbe alla famiglia catalana de Mur, ramo dei conti di Pallar, opinione questa avallata anche da M. Bartsch, confessando inspiegabilmente che tra i membri di questa famiglia non figura alcun Guilhem de Mur.[2]. Oltretutto, nella tenso "il nome Guilhem non compare mai preceduto da senher o da senh'en, come è uso per i nomi di personaggi nobili. "Solo il manoscritto di Urfé dà il nome Guilhem de Mur; i manoscritti 856 e Giraud riportano Murs. Un villaggio con questo nome esiste in Provenza, pressappoco a metà strada tra Apt e Carpentras. Oltre a ciò, Guiraut Riquier tratta come Guilhem de Mur come un semplice giullare".[2]

Il manoscritto Giraud ci fornisce una tenso tra lui e un personaggio innominato di condizione certamente superiore in quanto gli rivolge la parola chiamandolo senher. I termini della "contesa" sono questi: sarebbe meglio essere geloso di una donna gelosa o possederla senza essere gelosi. Guilhem sceglie la prima alternativa.[2]

Schema metrico: abba ccdd

(OC)

«    Guillem de Murs, .i. enujos
    novel partiment vos vuell far:
    cal amas mais, tostems [e]star
    que sias tan formentz gilos
Qu'en perdas joy e bel captenement,
ho que sia giloza tan fortemente
vostra moilher de vos qu'en planc en plor
e non ges vos? non prendas la piior.

    - Seinher, sel que fai d'un dan dos
    non fai ben ni gent son afar,
    per qu'ieu vuell un dan esquivar
    e vuell esser so sospichos,
quel gilos vei hom es a tort sovent:
e s'ill era giloza et entent
qu'en fezes tant quez acsem dezonor.
Amduy ensems quem mescles mal follor.

    - Dieus e dretz e razos
    s'acordan c'om deu mais amar
    si mezeis c'autre, perquem par
    que pegua es vostra tensos,
car vos sabes, e trobas ho legent,
que fort gilos es fora de son sent.
Trop en portas a la moiller d'amor
que l'ames mais que vos ex ni honor.

    - Siben m'est trop contrarios
    ni sabes pron de predicar,
    non comandet Dieus c'am sa par
    Deu esser tot un a l'espos?
Aissi con sell que son castell defent
deves la part hon plus a d'espavent.
Deu [el] guardar la freoleza lor;
cant pros domna faill non tornem color.»

Note modifica

  1. ^ Werke, IV, 251
  2. ^ a b c d (FR) Bibliothèque de l'Ecole des Chartes, ... et Guilhem de Murs, vol. 5, 1869, pp. 290 e seg.. URL consultato il 13 febbraio 2013.
  3. ^ (ES) Trov. p.357

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica