L'integrasi è un enzima virale che provvede all'integrazione del DNA retrotrascritto all'interno del DNA della cellula ospite.[1]

Integrasi
Modello tridimensionale dell'enzima
Modello tridimensionale dell'enzima
Numero EC2.7.7.-
ClasseTransferasi
Banche datiBRENDA, EXPASY, GTD, PDB (RCSB PDB PDBe PDBj PDBsum)
Fonte: IUBMB

Funzione modifica

La sua funzione è quella di integrare le informazioni per cui il genoma dei virus codifica nel DNA dell'ospite, rendendole quindi costitutive della cellula e facendo sì che tali geni vengano tradotti in proteine alla stregua dei geni umani.[1] Un'integrasi è inoltre presente anche nel batteriofago lambda, che utilizza tale enzima per integrare il proprio genoma con quello del cromosoma batterico in un sito specifico di quest'ultimo.[2]

Generalmente, questo tipo di enzima opera in due fasi, mediate dal medesimo sito attivo: prima rimuove 2 o 3 nucleotidi dal DNA retrotrascritto, poi catalizza la formazione di un legame fosfodiesterico fra le due molecole di DNA, reazione che è resa possibile dall'instabilità strutturale provocata dal primo tratto.[3]

Applicazioni farmaceutiche modifica

La sua azione rende virus come HIV particolarmente invasivi e difficili da combattere, tuttavia l'industria farmaceutica è riuscita a sviluppare delle medicine definiti "inibitori di integrasi" che contrastano proprio l'azione di questa classe di enzimi, la quale risulta essenziale per il successo dell'infezione da HIV.[4] Il MK-0518, il cui utilizzo è stato autorizzato su scala mondiale a partire dal 2007, è il primo inibitore di integrasi mai immesso in commercio nella storia.[4] Un secondo inibitore di integrasi, elvitegravir, è stato approvato nel 2012 in USA ma non è ancora disponibile su suolo europeo.[5]

Note modifica

  1. ^ a b Carmen Di Giovanni, Progettazione di inibitori dell’integrasi dell’HIV-1 dotati di elevata potenza e selettività da impiegare per il trattamento dell’AIDS., su fedoa.unina.it, 3 dicembre 2008. URL consultato il 14 gennaio 2021.
  2. ^ integrasi nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 14 gennaio 2021.
  3. ^ David R. Harper, Virus. Applicazioni biotecnologiche e strategie di controllo, Zanichelli.
  4. ^ a b Teresa Hope Evering e Martin Markowitz, Raltegravir (MK-0518): an integrase inhibitor for the treatment of HIV-1, in Drugs of Today (Barcelona, Spain: 1998), vol. 43, n. 12, 2007-12, pp. 865–877, DOI:10.1358/dot.2007.43.12.1146063. URL consultato il 14 gennaio 2021.
  5. ^ SCHEDA - Elvitegravir, su Medicina e Società, 5 gennaio 2014. URL consultato il 14 gennaio 2021.

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