La donna a una dimensione

La donna a una dimensione è un film italiano diretto nel 1969 da Bruno Baratti.

La donna a una dimensione
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1969
Durata98 min
Generedrammatico
RegiaBruno Baratti
SoggettoMassimo Mida
SceneggiaturaBruno Baratti, Sergio Bazzini
Casa di produzioneCineriz
Distribuzione in italianoCineriz
FotografiaMario Montuori
MontaggioRoberto Perpignani
MusicheRiz Ortolani
ScenografiaGastone Carsetti
CostumiMarcel Escoffier
Interpreti e personaggi

Il titolo fa esplicito riferimento al celebre saggio di Herbert Marcuse, L'uomo a una dimensione: in questo caso la critica alla società dei consumi è determinata dalla "presa di coscienza" di Paola, una donna dell'alta borghesia sposata a un facoltoso industriale, che cerca di sfuggire alla monotonia della sua esistenza frequentando i giovani attivisti della contestazione studentesca. Partecipando alle loro riunioni, la donna matura il desiderio di dare un significato diverso alla propria vita, richiama i due figli dall'esclusivo collegio svizzero arredando le loro camere con poster di Mao e di Ho Chi Minh e si mostra a loro disinvoltamente nuda facendosi chiamare per nome. Nel frattempo, Paola non disprezza i rapporti sessuali con la servitù mentre i figli, all'inizio perplessi, assorbono ben presto la lezione fino a farsi coinvolgere nell’attentato ad una fabbrica (ma si fermano quando si rendono conto che si tratta dell'azienda del proprio padre) e a stabilire tra loro un rapporto quasi incestuoso. Paola comincia a spaventarsi degli aspetti che va assumendo il gioco da lei stessa avviato, ma l'ambiente alto-borghese, che prima rifiutava e che cerca di recuperare, adesso la respinge. Anche il marito (che non compare mai nel film) sembra aver programmato un piano preciso e l'abbandona a sé stessa. I figli la emarginano sempre di più e finiscono per indurla al suicidio.[1]

  1. ^ Alessio Palma, La donna a una dimensione, su nocturno.it. URL consultato il 21 marzo 2023.
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