Marcia Freedman

politica israeliana

Marcia Judith Freedman, (in ebraico מרשה פרידמן?, nata Prince (Newark, 17 maggio 1938Berkeley, 21 settembre 2021), è stata una politica e attivista statunitense-israeliana per la pace, per i diritti umani e per i diritti gay. Nel 1969 immigrò in Israele dove guidò il movimento femminista negli anni '70 e fu membro della Knesset dal 1974 al 1977.

Marcia Freedman
Freedman nel 1974

Membro della Knesset
Durata mandato1974 –
1977

Dati generali
Partito politicoIndependent Socialist Faction
UniversitàNew York University

Biografia modifica

Nata da una famiglia ebrea a Newark, nel New Jersey, il 17 maggio 1938, Freedman si diplomò al Bennington College e si laureò alla New York University.[1][2] Fu attiva nel movimento americano per i diritti civili tra il 1960 e il 1967. Nel 1969 emigrò in Israele e presto fu coinvolta nell'attivismo e nella politica. Diventò famosa per il suo desiderio di modificare le leggi sull'aborto e sensibilizzare il movimento per i diritti civili.[3]

Nel 1973, il movimento femminista decise di sostenere il Ratz (il Movimento per i diritti civili) di Shulamit Aloni, e Freedman ebbe il terzo posto nella lista Ratz. Ottenne l'attenzione di Shulamit Aloni grazie alla sua passione, impegno ed entusiasmo per il movimento.[4] Il partito vinse tre seggi nelle elezioni legislative israeliane del 1973 e Freedman divenne membro della Knesset. Ratz si fuse presto con Ya'ad - Movimento per i diritti civili, ma Freedman e Aryeh Eliav si separarono per formare la fazione socialdemocratica (in seguito ribattezzata Fazione socialista indipendente). Freedman prestò servizio alla Knesset dal 1974 al 1977.[3] Diventò una forte sostenitrice dei movimenti per i diritti dei gay perché si dichiarò lesbica pur avendo una figlia. Sua figlia iniziò a isolarsi da lei.[3]

Prima delle elezioni del 1977, Freedman formò il Partito delle Donne,[5] anche se non si candidò. Il partito non riuscì a superare la soglia elettorale dell'1%, sebbene avesse il sostegno pubblico per le questioni femminili. Mentre era membro della Knesset, Freedman fu molto chiara sulle questioni delle donne e portò all'attenzione del pubblico temi che non erano mai stati discussi pubblicamente in Israele, tra cui la violenza domestica, il cancro al seno, lo stupro, l'incesto e la prostituzione adolescenziale. Inoltre, Freedman fu sempre più coinvolta nella discussione sulla pace con i palestinesi.[4] Tuttavia, in una sua intervista del 2015 all'American Jewish Peace Archive, affermò di "essere stata coinvolta in quelle che definirei questioni di politica estera perché ero membro della Knesset, e questo è stato del tutto accidentale e non pianificato" (circa il suo coinvolgimento nel conflitto palestinese).[4] Freedman fu una dei primi sostenitori della creazione di uno stato indipendente palestinese. Venne coinvolta nelle comunicazioni con l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina e sostenne la soluzione dei due Stati.[4]

Freedman contribuì a creare una rete di difesa e sostegno per le donne in Israele. Fu cofondatrice, insieme a Barbara Swersky e altri, del primo rifugio israeliano per donne maltrattate, fondato nel 1977 ad Haifa. Freedman lasciò Israele e ritornò negli Stati Uniti nel 1981. Più di quindici anni dopo ritornò in Israele dove visse dal 1997 al 2002 e fondò la Community of Learning Women, che forniva istruzione negli studi sulle donne e nell'alfabetizzazione informatica.[5][6][7]

Freedman scrisse un articolo intitolato "Editoria femminista in Israele" per la Women's Studies Newsletter nel 1980. Parlò in diverse librerie e con i sei editori che pubblicavano opere femministe. Parlò anche di quanto pochi libri sul femminismo fossero stati scritti originariamente in ebraico e degli sforzi minimi necessari per pubblicare scritti femministi.[8]

Freedman scrisse un libro di memorie intitolato Exile in the Promised Land, dedicato a suo padre "il cui esempio - chiarì nella dedica - ho ampiamente seguito". Fu anche autrice di numerosi articoli e recensioni.[5]

Freedman fu il presidente-fondatore di Brit Tzedek v'Shalom,[5][6] un'organizzazione pro-Israele e pro-pace che si fuse in J Street nel 2010.[9] Fu anche presidente del San Francisco Jewish Film Festival.[5]

Freedman morì il 21 settembre 2021, all'età di 83 anni.[1][9][10] Nel 2021, rimane l'unica donna apertamente lesbica ad aver prestato servizio alla Knesset.[9]

Vita privata modifica

Era sposata con Bill Freedman dal 1961 e aveva una figlia.

Note modifica

  1. ^ a b (EN) Katharine Q. Seelye, Marcia Freedman, First American Woman in Knesset, Dies at 83, in The New York Times, 2 ottobre 2021. URL consultato il 4 ottobre 2021.
  2. ^ (EN) Bio, su knesset.gov.il. URL consultato il 15 maggio 2020 (archiviato dall'url originale l'11 ottobre 2018).
  3. ^ a b c (EN) Gayle Kirshenbaum, 3, in Jewish Feminist Visions -- Exile in the Promised Land: A Memoir by Marcia Freedman / Standing Again at Sinai: Judaism from a Feminist Perspective by Judith Plaskow, Ms, vol. 1, novembre 1990, pp. 55.
  4. ^ a b c d (EN) Marcia Freedman – American-Jewish Peace Archive (1967–2017) [collegamento interrotto], su ajpeacearchive.org. URL consultato il 12 maggio 2017.
  5. ^ a b c d e (EN) Marcia Freedman, in Brit Tzedek v'Shalom. URL consultato il 13 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2007).
  6. ^ a b (EN) Marcia Freedman, in Famous GLTB People, Matt & Andrej Koymasky, 16 giugno 2004. URL consultato il 13 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 5 giugno 2011).
  7. ^ (EN) The American Jewish woman who brought feminism to Israel, in Haaretz, 22 aprile 2020. URL consultato il 15 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2017).
  8. ^ (EN) Marcia Freedman, 1, in Feminist Publishing in Israel, Women's Studies Newsletter, vol. 8, 1980, pp. 29–30.
  9. ^ a b c (EN) Michael Bachner, US-born ex-MK Marcia Freedman, a pioneer of Israeli women's rights, dies at 83, in Times of Israel, 23 settembre 2021. URL consultato il 25 settembre 2021.
  10. ^ (EN) Gadi Zaig, Former Knesset MK Marcia Freedman passes away at 83, in The Jerusalem Post, 23 settembre 2021. URL consultato il 25 settembre 2021.

Bibliografia modifica

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Collegamenti esterni modifica

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