Mobilità militare

Progetto della Cooperazione strutturata permanente dell'Unione europea

La mobilità militare è uno dei primi progetti lanciati nell'ambito della Cooperazione strutturata permanente (PESCO) nell'ambito della difesa dell'Unione europea (UE). È colloquialmente definito "Schengen militare" in quanto ispirato all'area Schengen dell'UE, ma pensato per aiutare la libera circolazione di unità e risorse militari in tutta Europa attraverso la rimozione delle barriere burocratiche e il miglioramento delle infrastrutture[1].

Stato coordinatore

     Paesi partecipanti

     Paesi osservatori

Contesto modifica

La zona è stata proposta dal comandante dell'esercito degli Stati Uniti in Europa, il tenente generale Ben Hodges, che ha fatto alcuni progressi iniziali attraverso la NATO, ma persistevano problemi come i controlli dei passaporti e le debolezze nei collegamenti di trasporto che non possono accogliere grandi veicoli militari. Nel 2017 Jeanine Hennis-Plasschaert, ministro della Difesa olandese, ha proposto un accordo ispirato a quello di Schengen per la mobilità militare come parte della struttura PESCO; questa proposta ha guadagnato terreno e suscitato srescente consenso a seguito della Brexit e delle pressioni geopolitiche[1].

La mobilità militare è stata selezionata come progetto PESCO a causa del suo basso costo e dello scarso disaccordo politico sull'argomento. Infatti è stato l'unico tra tutti i progetti PESCO cui al momento del lancio quasi tutti gli stati partecipanti alla cooperazione hanno deciso di aderire. L'accordo è progettato per funzionare sia con le operazioni della NATO che con quelle dell'UE, per garantire che "le unità e le attrezzature siano nel posto giusto al momento giusto, indipendentemente dal fatto che siano dispiegate in un contesto dell'UE o della NATO"[1].

La Commissione europea ha dato seguito a un piano d'azione per la mobilità militare nel 2018. Il piano d'azione mira a fornire un quadro coerente per i programmi, i progetti, le iniziative e le attività in corso e futuri. Ciò consentirà un approccio dell'UE più coordinato, rafforzando la solidarietà tra gli Stati membri e migliorando il valore aggiunto dell'UE[2].

Scopo modifica

Il progetto PESCO sulla mobilità militare si ispira allo spazio Schengen, ma affronta sfide molto diverse. Ruota attorno a due aree principali d'intervento: la prima è l'eliminazione delle barriere burocratiche come il controllo dei passaporti e l'obbligo di preavviso. Mentre in caso di emergenza la NATO può spostare le truppe più velocemente, in tempo di pace è necessario un preavviso per molti movimenti (ad esempio, il movimento delle truppe statunitensi dalla Polonia alla Germania richiede un preavviso di 5 giorni)[1].

La seconda area d'intervento è il sistema delle infrastrutture: ci sono strade e ponti che non possono sopportare il peso di attrezzature pesanti, tunnel troppo piccoli e piste di atterraggio che non possono ospitare aerei di grandi dimensioni[1].

Sul sito web ufficiale della PESCO lo scopo del progetto è descritto come segue:

"Questo progetto sostiene l'impegno degli Stati membri a semplificare e standardizzare le procedure di trasporto militare transfrontaliero in linea con le conclusioni del Consiglio del 25 giugno 2018. Mira a consentire la libera circolazione del personale e dei mezzi militari all'interno dei confini dell'UE. Ciò comporta l'evitare lunghe procedure burocratiche per spostarsi attraverso o sopra gli Stati membri dell'UE, sia per ferrovia, strada, aria o mare. Le questioni su cui è attualmente incentrato il progetto sono la condivisione delle migliori pratiche, l'attuazione dei risultati delle conclusioni del Consiglio Affari esteri e Difesa del 25 giugno 2018 e la comunicazione strategica."[3]

Partecipanti modifica

 

     Paesi partecipanti

     Paesi osservatori

     Paesi terzi (extra-UE) partecipanti

A partire dal lancio della PESCO nel dicembre 2017, il progetto della mobilità militare è l'unico a contare quasi tutti gli stati aderenti alla PESCO come partecipanti (solo la Francia è stata inizialmente solo osservatrice). Il progetto era coordinato da Germania e Paesi Bassi. Al momento del lancio del progetto alla Cooperazione strutturata permanente partecipavano tutti gli stati membri dell'Unione europea meno Danimarca e Malta[4].

Dal novembre 2020 i paesi terzi possono partecipare a singoli progetti PESCO. Canada, Norvegia e Stati Uniti d'America hanno chiesto di partecipare al progetto per migliorare la mobilità militare in Europa[5]. Il 6 maggio 2021 l'UE ha autorizzato i tre paesi a partecipare al progetto della mobilità militare[6]. Il Regno Unito ha presentato domanda di adesione al progetto nel luglio 2022, con l'UE che ha concesso il permesso a partecipare il 15 novembre 2022[7].

Anche la Turchia ha chiesto di aderire al progetto[8]. L'Austria si è però opposta alla richiesta turca, con il ministro della Difesa austriaco che ha sostenuto che la Turchia "non soddisfa i requisiti di ammissione per i paesi terzi"[9]. Nel giugno 2022 Finlandia e Svezia hanno firmato un accordo trilaterale con la Turchia durante il vertice NATO di Madrid del 2022 secondo il quale i due paesi dovrebbero sostenere l'inclusione della Turchia nella mobilità militare come parte di un accordo più ampio che consentirebbe a Finlandia e Svezia di aderire all'Alleanza atlantica[10].

Partecipanti
Partecipanti non UE

Piani nazionali sulla mobilità militare e sviluppi successivi modifica

Nel piano d'azione dell'UE sulla mobilità militare, uno dei principali risultati per le nazioni partecipanti è "sviluppare piani nazionali per la mobilità militare, impegnarsi in esercitazioni pratiche di mobilità e stabilire una rete di punti di contatto entro la fine del 2019"[16].

In qualità di coordinatore del progetto PESCO sulla mobilità militare, i Paesi Bassi hanno adottato il loro piano nazionale sulla mobilità militare nel gennaio 2021, riaffermando la posizione dei Paesi Bassi come porta d'ingresso da/per l'Europa e il suo ruolo di primo piano come nazione di transito ai fini del sostegno della nazione ospitante[17]. È interessante leggere che in un piano nazionale sulla mobilità militare relativo alla Cooperazione strutturata permanente dell'Unione europea due degli obiettivi strategici individuati sono correlati alla NATO: "sostenere attivamente l'abilitazione dell'area di responsabilità del Comando supremo alleato in Europa" e "sostenere gli impegni della NATO"[18].

Un primo passo concreto per la realizzazione del progetto è stato fatto il 31 gennaio 2024, quando Paesi Bassi, Germania e Polonia hanno avviato la realizzazione di un corridoio militare destinato a facilitare la mobilità delle truppe tra Europa occidentale e orientale[19][20]. Questa iniziativa ha suscitato nuove prese di posizione preoccupate da parte della Federazione Russa, in particolare attraverso una dichiarazione del portavoce Dmitrij Peskov[21].

Note modifica

  1. ^ a b c d e (EN) David M. Herszenhorn, Call for ‘military Schengen’ to get troops moving, su politico.eu, 4 agosto 2017. URL consultato il 28 maggio 2023.
  2. ^ (EN) EU Action Plan for Military Mobility (PDF), su ec.europa.eu.
  3. ^ (EN) Military Mobility, su PESCO Europe. URL consultato il 21 aprile 2020.
  4. ^ (EN) Declaration on PESCO projects (PDF), su consilium.europa.eu, marzo 2022. URL consultato il 28 maggio 2023.
  5. ^ (DE) Christoph B. Schiltz, Historische Entwicklung": USA wollen sich aktiv an EU-Verteidigungspolitik beteiligen, in Die Welt, 28 febbraio 2021.
  6. ^ (EN) EU lets US, Canada, Norway join military mobility project, su apnews.com, 6 maggio 2021. URL consultato il 13 maggio 2021.
  7. ^ (EN) PESCO: the UK will be invited to participate in Military Mobility project, su consilium.europa.eu, 15 novembre 2022. URL consultato il 21 novembre 2022.
  8. ^ Steven Blockmans e Dylan Macchiarini Crosson, PESCO: A Force for Positive Integration in EU Defence (PDF), in European Foreign Affairs Review, 2021, p. 107.
  9. ^ (EN) Oliver Noyan, Austria opposes Turkey’s bid to join EU military project, su euractiv.com, 27 luglio 2021. URL consultato il 28 maggio 2023.
  10. ^ (EN) Alexandra Brzozowski, Turkey drops resistance to Sweden and Finland joining NATO, su euractiv.com, 28 giugno 2022. URL consultato il 13 luglio 2022.
  11. ^ (EN) COUNCIL DECISION (CFSP) 2021/748 of 6 May 2021 on the participation of Canada in the PESCO project Military Mobility (PDF), su pesco.europa.eu, 6 maggio 2021. URL consultato il 28 maggio 2023.
  12. ^ (EN) COUNCIL DECISION (CFSP) 2021/749 of 6 May 2021 on the participation of the Kingdom of Norway in the PESCO project Military Mobility (PDF), su pesco.europa.eu, 6 maggio 2021. URL consultato il 28 maggio 2023.
  13. ^ (EN) COUNCIL DECISION (CFSP) 2022/2244 of 14 November 2022 on the participation of the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland in the PESCO project Military Mobility (PDF), su pesco.europa.eu, 14 novembre 2022. URL consultato il 28 maggio 2023.
  14. ^ (EN) Pepijn Bergsen, Richard G. Whitman e Alice Billon-Galland, UK-Europe relations finally head in the right direction, su chathamhouse.org, 24 gennaio 2023. URL consultato il 28 maggio 2023.
  15. ^ (EN) COUNCIL DECISION (CFSP) 2021/750 of 6 May 2021 on the participation of the United States of America in the PESCO project Military Mobility (PDF), su pesco.europa.eu, 6 maggio 2021. URL consultato il 28 maggio 2023.
  16. ^ (EN) Military mobility - At a glance (PDF), su europarl.europa.eu. URL consultato il 28 maggio 2023.
  17. ^ (EN) National plan Military Mobility (Engels), su rijksoverheid.nl. URL consultato il 28 maggio 2023.
  18. ^ (EN) NATIONAL PLAN MILITARY MOBILITY. The Netherlands as a transit nation, su open.overheid.nl. URL consultato il 28 maggio 2023.
  19. ^ (EN) Rudy Ruitenberg, Europeans set up corridor for rushing NATO troops eastward, su defensenews.com, 31 gennaio 2024. URL consultato il 19 febbraio 2024.
  20. ^ (FR) Vu de Russie. Ce projet de “Schengen militaire” qui agace de plus en plus Moscou, su courrierinternational.com, 2 febbraio 2024. URL consultato il 19 febbraio 2024.
  21. ^ (FR) "Schengen militaire" : les dessous d’un projet qui inquiète la Russie, su lexpress.fr, 4 febbraio 2024. URL consultato il 19 febbraio 2024.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica