Nano con cane
Nano con cane (Enano con un perro), ma anche Ritratto di buffone con cane oppure Don Antonio "l'Inglese'', è un dipinto a olio su tela (142x107 cm) di Diego Velázquez o della sua cerchia, realizzato fra il 1640 e il 1645 e conservato a Madrid presso il Museo del Prado (n. cat. P01203).[1]
Nano con cane | |
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Autore | Diego Velázquez o scuola |
Data | 1640-1645 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 142×107 cm |
Ubicazione | Museo del Prado, Madrid |
Storia
modificaLa paternità di Velázquez, sostenuta e celebrata dallo storico dell'arte Antonio Palomino, ha resistito a lungo e, benché la tecnica esecutiva - sempre leggera e pastosa - sia più limitata e abborracciata rispetto a quella usuale del maestro sivigliano, nondimeno l'opera venne e viene tuttora considerata come un ottimo esempio del ritratto di corte secondo il modello da lui diffuso nel barocco spagnolo. Fra gli altri possibili autori si è comunque pensato a Juan Carreño de Miranda, in base agli studi per l'identificazione del personaggio, la data di esecuzione e la tecnica pittorica.
Già annoverata fra le opere di Velázquez negli inventari del Palazzo reale, dove era collocata nel Settecento (gabinetto reale) e nell'Ottocento (camera da letto della prima principessa), fu lo studioso Juan Allende-Salazar nel 1925[2] il primo a porre in dubbio l'attribuzione tradizionale e a suggerire il nome di Juan Carreño de Miranda. Nel 1957,[3] lo storico dell'arte tedesco Kurt Gerstenberg collegò il ritratto con la pittura di Juan Bautista Martínez del Mazo, sottolineando l'estrema somiglianza fra il cane qui raffigurato e il mastino presente nella Cacería del tabladillo en Aranjuez, opera sicuramente di del Mazo pure conservata al Museo del Prado.[4]
Espunto dal catalogo delle opere di Velázquez sia da José López-Rey che da Jonathan Brown (due fra i più autorevoli studiosi della vita e delle opere di Velázquez) con l'avallo della maggior parte della crítica specializzata, oggi si tende a considerare il Nano con cane come un prodotto tardo (intorno al 1650) della cerchia di Velázquez[5] o comunque influenzato dalla sua tecnica compositiva, senza giungere però a definirne l'esatta paternità ed evidenziandone al contrario i limiti di esecuzione, ad esempio nella concezione spaziale, che suggeriscono trattarsi di un'opera incompiuta.[6]
Descrizione
modificaIl nano o buffone di corte, che vi è raffigurato in posizione eretta, indossa un ricco ed elegante vestito color ocra con marezzatura e bordi dorati e con pizzi bianchi per colletto e polsini; il cappello piumato di bianco che tiene nella mano destra, la spada alla cintola e gli stivali in tinta completano l'abbigliamento che nel suo insieme sembra conferire alla figura una sorta di vaga nobiltà. Tale effetto è però contraddetto dall'ingombrante presenza di un mastino, tenuto al guinzaglio con la mano sinistra e forse con qualche apprensione: la mole dell'animale pare sottolineare non solo la modesta altezza del protagonista umano ma anche la mediocrità del suo rango sociale e cortigianesco, di poco superiore a quello appunto di un cane.
Il soggetto dell'opera rientra in un genere rappresentativo piuttosto frequentato nella pittura di corte spagnola, ma non solo, di cui Velázquez fu il principale cultore; suoi infatti sono i ritratti di diversi nani e buffoni al seguito di Filippo IV, come quelli di Juan Calabazas, Francisco Lezcano, Diego de Acedo, el Primo o Sebastian de Morra. Nello specifico, però, la corrispondenza del soggetto e dell'impostazione, oltre alla prossimità della data di realizzazione, richiamano in particolare Le nain du cardinal de Granvelle tenant un gros chien di Antonio Moro, conservato nel Louvre.
Nell'Ottocento[7] il personaggio venne individuato dallo storico e critico d'arte Pedro de Madrazo nel buffone di corte don Antonio "l'Inglese", nome con il quale l'opera fu poi a lungo conosciuta. Nel secolo successivo[8] lo studioso José Moreno Villa confutò però tale ipotesi dimostrando che "l'Inglese" era morto prima del 1617 e che quella data era incompatibile con la tecnica esecutiva della tela e con l'abbigliamento raffiguratovi; propose pertanto l'identificazione con un altro nano inglese, Nicholas Hodson (giunto dalle Fiandre e corrispondente al genovese Antonio Mascarelli), la cui presenza alla corte spagnola è tuttavia documentata dal 1673 al 1693, cioè diversi anni dopo la morte di Velázquez.[6]
Note
modifica- ^ Cfr. la relativa scheda nella (EN, ES) Galería on line del Museo Nacional del Prado.
- ^ (DE) Juan Allende-Salazar, Velazquez. Des Meisters Gemälde in 275 Abbildungen (introduzione di Walter Gensel), Stoccarda, Deutsche Verlags-Anstalt, 1925 (4ª ed. riveduta), p. 285.
- ^ (DE) Kurt Gerstenberg, Diego Velazquez, Monaco-Berlino, Deutscher Kunstverlag, 1957, p. 207.
- ^ Cfr. la scheda relativa nella (ES) Galería on line del Museo Nacional del Prado.
- ^ Cfr. la scheda relativa nel sito (ES) arte Historia Archiviato il 4 febbraio 2012 in Internet Archive..
- ^ a b (ES) Jesús Urrea Fernández, José Miguel Morán Turina e Mercedes Orihuela Maeso, Pintores del reinado de Felipe IV (catalogo dell'omonima mostra tenutasi a Pamplona nel febbraio-marzo 1995), Madrid, Museo del Prado - Caja de Ahorros de Navarra, 1994, p. 80. ISBN 978-84-606-2078-5. Cfr. anche la scheda del dipinto sul sito Frammenti d'Arte.
- ^ (ES) Pedro de Madrazo, Catálogo descriptivo e histórico del Museo del Prado de Madrid (Parte Primera. Escuelas Italianas y Españolas), Madrid, Rivadeneyra, 1872.
- ^ (ES) José Moreno Villa, Locos, enanos, negros y niños palaciegos, Città del Messico, Presencia, 1939, p. 85.
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