Oro verde

film del 2014 diretto da Mohammed Soudani

Oro verde è un film del 2014 diretto da Mohammed Soudani che trae spunto da fatti di cronaca avvenuti nel Canton Ticino. I fatti non furono di per sé significativi, ma gli sceneggiatori hanno individuato nel processo che è scaturito dopo l'arresto dei responsabili, l'elemento originale della storia sviluppata poi in Oro verde.[1] Il film è stato presentato in anteprima mondiale il 25 gennaio 2014 alle giornate del cinema di Soletta (Svizzera)[2] dove Leonardo Nigro ha vinto il premio come miglior attore non protagonista; il film è stato presentato anche all'Ariano International Film Festival.

Oro verde
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneSvizzera
Anno2014
Durata93 min
Generecommedia
RegiaMohammed Soudani
SoggettoEnzo Pelli: Soggetto

Mohammed Soudani: Soggetto

SceneggiaturaWalter Pozzi, Davide Pinardi, Lara Fremder
FotografiaPietro Zürcher
MontaggioJacopo Quadri
MusicheMaria Bonzanigo
ScenografiaFabrizio Nicora
Interpreti e personaggi
  • Mario: Fausto Sciarappa
  • Clara: Giorgia Würth
  • Augusto: Carlos Leal
  • Ivan: Leonardo Nigro
  • Leo: Ignazio Oliva
  • Monica: Simona Bernasconi
  • Il professore: Diego Gaffuri
  • Scilla: Gaia Parisi
  • Ketty: Roberta Fossile
  • Luca & Luca: Davide Frizzo
  • Luca & Luca: Yari Copt
  • Il contadino: Giuseppe Stanga
  • Prima guardia: Vito Gravante
  • Seconda guardia: Massimiliano Zampetti
  • Poliziotto ballerino: Enzo Scanzi
  • Ufficiale giudiziario: Federico Caprara
  • Manager call center: Alessandro Otupacca
  • Collocatore: Stefano Barcella
  • Guardiano obitorio: Davide Gagliardi
  • Michele: Luca Campanile
  • Poliziotto: Marco Cassiano
  • Giornalista: Julie Arlin

Mario De Bortoli è un ex-alto dirigente di una società informatica. Uomo molto competente e rigoroso, sposato con Clara senza figli, è stato licenziato per una ristrutturazione aziendale e ormai è disoccupato da tempo, da troppo tempo. Infatti, nonostante tutti i suoi continui tentativi, non riesce più a trovare un lavoro che gli permetta di affrontare i notevoli impegni finanziari della coppia, contratti quando le cose andavano bene e nessuna nuvola si profilava all’orizzonte. Fino a quando Mario scopre che un colossale carico di canapa indiana, appena sequestrato dalle forze di polizia è stato stipato per ordine dell'autorità giudiziaria in un ex-deposito militare in attesa di essere incenerito con un grande falò a norma di legge. La coincidenza vuole che Mario, vari anni prima, abbia fatto il servizio militare proprio in quel deposito; ma, soprattutto, che lui stesso in seguito abbia fatto montare, con la vecchia ditta nella quale lavorava, tutti i sistemi di vigilanza che ancora lo proteggono. Se qualcuno riuscisse a prelevare quella cannabis scambiandola con del banale fieno all'insaputa di tutti, quel qualcuno si troverebbe poi un autentico tesoro da smerciare... milioni e milioni... un vero tesoro verde. E nessuno appunto verrebbe mai a conoscenza del reato che è stato compiuto perché il fieno verrebbe subito dopo bruciato: scomparso il corpo del reato, scomparso anche il reato...

Ormai ben determinato a realizzare il suo grande progetto, si dà da fare per reclutare gli “uomini giusti” per portare a termine l'impresa. La fase del reclutamento della banda è delicatissima perché lui non dispone certo dei contatti giusti e l'idea non deve assolutamente trapelare. Ma dopo vari ed esilaranti tentativi di “casting” la gang si forma. È composta da:

  • Ivan, un suo ex-collaboratore (licenziato anch’egli dalla ditta) tiranneggiato da una moglie sanguisuga;
  • Leo, un imprenditore funebre vanamente innamorato di una “artista di night” con velleità di grande attrice
  • Augusto, un “disoccupato seriale” dalla devastante capacità di combinare guai.

Al gruppo si aggiungono via via:

  • Monica, l’aspirante attrice;
  • Clara, la moglie di Mario che ha scoperto cosa sta tramando il marito;
  • Scilla, la figlia di Ivan capricciosa e loquace;
  • il “Professore”, un grande scassinatore che ha dovuto ritirarsi dalla “professione” per l’avvento dell’elettronica.

Il piano prevede che la canapa trafugata venga poi smerciata attraverso i canali conosciuti da due giovani che lavorano in un call-center, entrambi di nome Luca.

Il colpo alla fine riesce perfettamente – grazie a una serie di coincidenze fortunate o addirittura miracolose, all'abilità delle donne del gruppo (le uniche che ragionano per davvero) e a una frenetica serie di espedienti che evitano continuamente disastri e guai. Un futuro di bella vita e di sogni realizzabili sembra perciò schiudersi per gli estemporanei malavitosi.

Accade infatti che, per involontaria colpa di Augusto, una bara (nella quale è stata astutamente celata una parte della cannabis) venga banalmente scambiata al crematorio e bruciata al posto di quella con il corpo del morto. E accade anche che, poco dopo, la parte rimanente della droga - la cosiddetta “riserva strategica” - finisca mangiata al posto fieno da centinaia di mucche di una grande stalla. Così, mestamente, tutti i componenti della gang tanto abile quanto sfortunata, tanto geniale quanto improvvisata, dovranno tornare alla loro dura vita di sempre, abbandonando i sogni infranti di ricchezza e di libertà.

  1. ^ Scheda del film a cura dell'editore, in calce al documento vengono riportate le copie degli articoli della stampa locale inerenti ai fatti di cronaca
  2. ^ Giornale del Cinema di Soletta, su solothurnerfilmtage.ch. URL consultato il 1º febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2015).

Collegamenti esterni

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