Pietro Lalle Camponeschi

condottiero italiano

Pietro Lalle Camponeschi[1] (... – L'Aquila, 7 ottobre 1490) è stato un condottiero italiano, conte di Montorio e viceré degli Abruzzi.

Pietro Lalle Camponeschi
Conte di Montorio
Stemma
Stemma
PredecessoreLuigi II Camponeschi
SuccessoreLudovico Franchi
TrattamentoConte
Altri titoliViceré degli Abruzzi
MorteL'Aquila, 7 ottobre 1490
DinastiaCamponeschi
PadreLuigi II Camponeschi
Madre?
ConsorteMaria Pereira Noroña
FigliVittoria
Diana
Chiara
Beatrice
ReligioneCattolicesimo
Pietro Lalle Camponeschi
Monumento funebre a Pietro Lalle Camponeschi nella Basilica di San Giuseppe Artigiano di L'Aquila
Nascita?
MorteL'Aquila, 1490
Luogo di sepolturaBasilica di San Giuseppe Artigiano, L'Aquila
Dati militari
Paese servito Regno di Napoli
Forza armataMercenari
GradoCondottiero
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Biografia

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Nato in data sconosciuta da Luigi (o Ludovico) II Camponeschi, venne avviato alla carriera militare. Il 23 novembre 1457 il Re del Regno di Napoli Alfonso V d'Aragona lo investì della contea di Montorio e il 7 ottobre 1458 ottenne anche i feudi di Alanno, Catignano, Civitaquana (quest'ultimo appartenuto ad Antonuccio Camponeschi), Civitella Casanova, Nocciano e Pietranico.

Ribellatosi al nuovo Re, Ferrante d'Aragona, col quale non era in buoni rapporti, si schierò col pretendente Renato d'Angiò-Valois, il quale il 6 gennaio 1460 lo creò viceré degli Abruzzi. Si rappacificò con Ferrante nell'agosto del 1463, sottomettendosi a lui con la città dell'Aquila. Il 2 luglio 1476 giunse all'Aquila l'ufficiale Antonio Ciccinello per sottoporre a giudizio per i suoi crimini Giovan Battista Camponeschi, nipote di Pietro Lalle; dopo tre mesi questi e sua moglie Maria Pereira Noroña lasciarono la città per farvi rientro in dicembre. Negli anni seguenti si impegnò a mantenere l'egemonia politico-economica raggiunta in quegli anni dalla città.

La malafede del duca di Calabria, figlio di Ferrante, gli si manifestò nel 1485: convocato con quattro ambasciatori a Chieti, fu fatto arrestare ed imprigionare nel Castel Nuovo di Napoli. Con tale provvedimento la corte napoletana sperava di reprimere la resistenza dell'Aquila. La presenza del Camponeschi nelle trattative, nel corso delle quali gli Aquilani avevano respinto le richieste reali, aveva tratto in inganno il duca di Calabria che fu indotto a considerare L'Aquila come una città dominata da un signore e a ritenere, quindi, che la sua cacciata avrebbe riportato la città sotto il governo diretto del sovrano. La corte napoletana inoltre lamentava che il Camponeschi trattasse la città come un bene di proprietà, piuttosto appartenente al Re, che egli stesso avesse interferito nell'amministrazione imparziale della giustizia da parte delle corti cittadine e che avesse ostacolato la riscossione delle imposte reali all'Aquila. Fu anche accusato di aver tramato più volte contro il sovrano. La corte napoletana spedì nuovamente in città il Cicinello, ma gli abitanti, non volendo passare al Reale Demanio, gli si rivoltarono e l'uccisero. Dopo essersi accordato col sovrano per portare la città al Reale Demanio, Pietro Lalle fu liberato e ritornò all'Aquila, che in questo lasso di tempo si era ridotta sotto il controllo dello Stato Pontificio. Questi, sebbene tenne contatti segreti con i partigiani reali, cooperò con il regime pontificio all'Aquila.

Il 5 giugno 1486, sotto il vessillo della Chiesa, attaccò Cittaducale, ma fu costretto ad interrompere l'assedio perché all'Aquila la fazione rivale dei Gaglioffi gli si rivoltò contro uccidendogli i parenti Odoardo e Riccardo Camponeschi. Tale avvenimento segnò la fine della cooperazione tra il Camponeschi e il regime pontificio all'Aquila. Il 25 giugno lasciò la città con la famiglia e si ritirò a Fontecchio, sotto la protezione del genero Restaino Cantelmo, conte di Popoli. Il 10 ottobre, alla testa dell'esercito napoletano, vi rientrò, vendicandosi dei Gaglioffi e riportando la città sotto il controllo del sovrano.

Ammalatosi nel 1489, Pietro Lalle Camponeschi morì all'Aquila il 7 ottobre del 1490, venendo sepolto nella Basilica di San Giuseppe Artigiano, nella quale ancora oggi si conserva il suo monumento funebre fatto realizzare dallo scultore Gualtiero d'Alemagna[2].

Ascendenza

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Lalle I Camponeschi
Conte di Montorio
Matteo II Acquaviva
Signore di Morro
Giacoma Sanseverino
Lalle II Camponeschi
Conte di Montorio
Elisabetta Acquaviva
Battista Camponeschi
Chiara Gaglioffi
Luigi II Camponeschi
Conte di Montorio
Pietro Lalle Camponeschi

Discendenza

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Pietro Lalle Camponeschi si sposò con Maria Pereira Noroña[3], dalla quale ebbe quattro figlie:

  • Vittoria, la quale sposò prima Ludovico Franchi, diventato poi conte di Montorio, e quindi Giovanni Antonio Carafa, da cui ebbe Gian Pietro Carafa, futuro Papa Paolo IV;
  • Diana († 1482), andata in sposa a Restaino Cantelmo, conte di Popoli;
  • Chiara, che sposò il condottiero Restaino Caldora[4];
  • Ginevra, sposa di Luigi di Capua, 8º conte d'Altavilla;
  • Beatrice, morta infante.
  1. ^ Denominato anche Petro Lallo Camponisco o Pier Lallo Camponisco.
  2. ^ Arcidiocesi dell'Aquila, Fondazione Roma e LCT Architettura, San Biagio di Amiterno (PDF), su lct-architettura.it. URL consultato il 28 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2013).
  3. ^ Maria Pereira Noroña era figlia del portoghese Rui Vaz Pereira e della spagnola Beatriz Noroña, a sua volta figlia di Alfonso Enríquez, conte di Gijón e Noreña, figlio naturale di Enrico II di Castiglia e di Elvira Íñiguez de Vega.
  4. ^ Bullettino della Regia Deputazione abruzzese di storia patria, p. 44.

Bibliografia

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  • Arturo Bascetta, Isabelle de Clermont. Isabella dei Chiaromonte di Lecce. Le Regine di Napoli, Avellino, Abe, 2010, ISBN non esistente.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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