Platino (sommergibile)
Il Platino è stato un sommergibile della Regia Marina italiana.
Platino | |
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Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile di piccola crociera |
Classe | Platino |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | OTO, Muggiano |
Impostazione | 20 novembre 1940 |
Varo | 1º giugno 1941 |
Entrata in servizio | 2 ottobre 1941 |
Radiazione | 18 ottobre 1946 |
Destino finale | demolito |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 865 t |
Dislocamento in emersione | 712 t |
Lunghezza | fuori tutto 60,18 m |
Larghezza | 6,475 m |
Profondità operativa | 80 (per sfuggire a caccia, nel '43 arrivò a 146 m senza danni) m |
Propulsione | 2 motori diesel Tosi da 1500 CV totali 2 motori elettrici Ansaldo da 800 CV totali |
Velocità in immersione | 7,5 nodi |
Velocità in emersione | 14 nodi |
Autonomia | in emersione: 2300 mn a 14 nodi o 5000 mn a 8,5 nodi in immersione: 7 mn alla velocità di 7 nodi o 80 mn a 3 nodi |
Equipaggio | 4 ufficiali, 40 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Armamento | [1]
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Informazioni prese dal sito web Grupsom: scheda sommergibile Platino. | |
voci di sommergibili presenti su Wikipedia |
Storia
modificaEntrato in servizio il 2 ottobre 1941, prese base ad Augusta con il tenente di vascello Innocenzo Ragusa come comandante.[2]
Svolse la sua prima missione offensiva il 3 gennaio 1942 al largo di Malta ma non avvistò navi nemiche.[2]
Il 15 marzo lasciò Augusta diretto nella sua zona d'agguato nei pressi dell'isola di Gaudo (non lontano da Creta) e due giorni dopo fu assalito da un bombardiere Bristol Blenheim che gli lanciò tre bombe che provocarono la morte del sergente Domenico Scodellini;[3] il Platino aprì il fuoco con le proprie mitragliere e danneggiò l'aereo obbligandolo a ripiegare.[2][4]
Il 13 novembre 1942 (al comando del tenente di vascello Roberto Rigoli) entrò nella rada di Bougie e lanciò quattro siluri contro il piroscafo Narkunda da 16.632 tonnellate di stazza lorda: alcune delle armi finirono insabbiate ma almeno una andò a segno;[2][4] causa il bassofondale la nave rimase emergente e quindi non è certo se attribuire la sua perdita al Platino[5] o ai bombardieri tedeschi che la attaccarono il giorno seguente provocandone la definitiva distruzione.[5][6]
A mezzanotte del 29 gennaio 1943, al comando del tenente di vascello Vittorio Patrelli Campagnano, individuò un convoglio che transitava nei pressi di Capo Carbon con rotta verso est: si trattava del convoglio «TE 14».[7][8]
Dopo essersi avvicinato, alle 00.17 del 30 lanciò quattro siluri[2] contro tre navi inglesi; si portò poi nei pressi di un mercantile e lanciò altri due siluri, restando in superficie per verificare l'esito dell'attacco e vedendo gli scoppi delle armi.[7] Fu colpita la corvetta HMS Samphire[7] da 1015 t[2] che affondò in posizione 36°56' N e 5°40' E,[6][8] portando con sé 45 uomini.[9]
Il 7 febbraio 1943 lanciò quattro siluri contro due trasporti in navigazione, scortati, al largo di Capo Bougaroni: una delle armi andò probabilmente a segno e il risultato potrebbe essere stato il danneggiamento di uno dei due piroscafi[7] oppure, secondo ricerche più recenti,[10] l'affondamento del peschereccio antisommergibili HMS Tervani (409 t) che però alcune fonti[7] attribuiscono ad uno dei gemelli del Platino, l'Acciaio.
La nave, al momento dell'attacco, stava rimorchiando la nave cisterna francese Moy Mazrout scortata da altri due pescherecci antisommergibile, l'Achroite e l'Arnold Bennett; dopo essere stata colpita (ore 23.27) affondò in pochissimo tempo (in posizione 37°22' N e 6°14' E) con due soli superstiti[10] su un equipaggio di 24 uomini.[11] Il sommergibile italiano fu poi sottoposto ad una dura caccia antisommergibile dalla quale uscì indenne.[7]
Nella mattinata del 18 febbraio il Platino attaccò, con il lancio di quattro siluri, un convoglio formato da dieci trasporti con notevole scorta, in transito nelle acque di Capo Bougaroni: fu avvertita una violenta detonazione ma non fu possibile verificare l'esito dell'attacco perché le unità della scorta attaccarono il sommergibile che dovette precipitosamente immergersi e allontanarsi in immersione.[2][7] Non ci sono state conferme di danneggiamenti.[7]
Il 7 settembre 1943, nell'ambito del Piano «Zeta» di contrasto al previsto sbarco anglo-americano nell'Italia meridionale, fu disposto in agguato (unitamente ad altri dieci sommergibili) nel Basso Tirreno, tra il Golfo di Gaeta e il Golfo di Paola.[12]
In seguito all'annuncio dell'armistizio diresse per Bona, ove si consegnò agli Alleati.[2] Il 16 settembre 1943, assieme ad altri cinque sommergibili, fu trasferito a Malta con la scorta del cacciatorpediniere HMS Isis.[13] Il 6 ottobre 1943 lasciò l'isola insieme a varie altre unità (sei sommergibili, due torpediniere, un cacciatorpediniere e due unità ausiliarie) per rientrare in Italia;[14] il giorno seguente arrivò a Napoli dove fu impiegato per la produzione di energia elettrica destinata alle strutture portuali.[4]
Nel corso della cobelligeranza con gli Alleati, compì cinque missioni di trasporto e sbarco incursori nell'Alto Adriatico.[15]
Radiato il 18 ottobre 1946,[2] fu demolito nel 1948.[6]
Il Platino effettuò in tutto 36 missioni di guerra, percorrendo 16.673 miglia in superficie e 2362 in immersione in 141 giorni di navigazione.[16]
Note
modifica- ^ Da Navypedia.
- ^ a b c d e f g h i Sito web Grupsom: scheda sommergibile Platino.
- ^ Regia Marina Italiana: caduti.
- ^ a b c Trento in Cina: scheda sommergibile Platino.
- ^ a b Sito web Grupsom: storia affondamento Narkurda.
- ^ a b c Sito U-boat: scheda sommergibile Platino.
- ^ a b c d e f g h Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, p. 356-358.
- ^ a b Sito U-boat: scheda nave Samphire.
- ^ Caduti Royal Navy: gennaio 1943.
- ^ a b Sito U-boat: scheda nave Tervani.
- ^ Caduti Royal Navy: febbraio 1943.
- ^ Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, p. 364.
- ^ J. Caruana su Storia Militare, settembre 2010 (n. 204), p. 54.
- ^ J. Caruana su Storia Militare, settembre 2010 (n. 204), p. 63.
- ^ Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, p. 380.
- ^ Regia Marina italiana: attività operativa sommergibile Platino.