RCW 114

regione h ii

RCW 114 è una grande nebulosa a emissione visibile nella costellazione australe dello Scorpione, al confine con l'Altare.

RCW 114
Regione H II
RCW 114
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneScorpione
Ascensione retta17h 22m :[1]
Declinazione-45° 00′ :[1]
Coordinate galattichel = 343,9; b = -04,8[1]
Distanza4890[2] a.l.
(1500[2] pc)
Magnitudine apparente (V)-
Dimensione apparente (V)330' x 330'[3]
Caratteristiche fisiche
TipoRegione H II
Dimensioni469 a.l.
(144 pc)
Altre designazioni
SNR G343.0-06.0[1]
Mappa di localizzazione
RCW 114
Categoria di regioni H II

Si presenta come un esteso involucro delimitato da tenuissimi filamenti nebulosi, osservabili né ad occhio nudo né tramite l'ausilio di telescopi amatoriali, nonostante la sua estensione superiore ai 5°; la sua posizione risulta essere di alcuni gradi a sud rispetto al piano galattico. Trovandosi a declinazioni notevolmente australi, la sua osservazione è possibile prevalentemente dalle regioni dell'emisfero australe terrestre, mentre dall'emisfero boreale può essere osservata per intero solo a partire dai 40°N.

Il suo aspetto filamentoso e diffuso ha subito indirizzato gli astronomi verso la teoria secondo la quale all'origine di questa struttura ci potesse essere l'esplosione di una supernova, pertanto essa venne catalogata come un resto di supernova, con la sigla SNR G343.0-06.0;[4] la sua distanza, in base all'osservazione delle righe di assorbimento di 7 stelle allineate ad essa, venne stimata attorno ai 200 parsec, un valore che, se fosse risultato corretto, l'avrebbe resa il resto di supernova più vicino in assoluto al sistema solare, mentre il diametro venne stimato attorno ai 17,5 parsec o inferiore.[5]

Successivamente, attraverso l'analisi dei dati del satellite Hipparcos e la rianalisi dei dati a disposizione, si è suggerito che questa nube potesse essere, per contro, una gigantesca bolla in espansione generata dal potente vento stellare della stella di Wolf-Rayet HD 156385, nota anche come WR 90; questa ipotesi sarebbe confermata anche da altri indizi, come la presenza di un involucro di idrogeno neutro (HI), spesso presente attorno alle stelle di Wolf-Rayet. Le linee di assorbimento di alcuni elementi, come [SII] e [NII], potrebbero essere dovute alla presenza di una superbolla esistente già in precedenza, causata probabilmente dall'esplosione di una supernova. La distanza è stata stimata attorno ai 1500 parsec, all'interno del Braccio del Sagittario,[2] a breve distanza dalla regione di Scorpius OB1.[6]

  1. ^ a b c d Simbad Query Result, su simbad.u-strasbg.fr. URL consultato il 3 febbraio 2011.
  2. ^ a b c Welsh, B. Y.; Sallmen, S.; Jelinsky, S.; Lallement, R., The RCW 114 nebula: An old supernova remnant or a WR wind-blown bubble?, in Astronomy and Astrophysics, vol. 403, maggio 2003, pp. 605-611, DOI:10.1051/0004-6361:20030168. URL consultato il 3 febbraio 2011.
  3. ^ Rodgers, A. W.; Campbell, C. T.; Whiteoak, J. B., A catalogue of Hα-emission regions in the southern Milky Way, in Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, vol. 121, n. 1, 1960, pp. 103–110. URL consultato il 3 febbraio 2011.
  4. ^ Meaburn, J.; Goudis, C.; Solomos, N.; Laspias, V., Optical and far-infrared observations of the galactic filamentary nebula at 1723 - 46, in Astronomy and Astrophysics, vol. 252, n. 1, dicembre 1991, pp. 291-298. URL consultato il 3 febbraio 2011.
  5. ^ Bedford, D. K.; Elliott, K. H.; Ramsey, B.; Meaburn, J., Some properties of the filamentary nebula at 1723 - 46, in Royal Astronomical Society, Monthly Notices, vol. 210, ottobre 1984, pp. 693-699. URL consultato il 3 febbraio 2011.
  6. ^ Reipurth, B., Young Stars in NGC 6231 and the Sco OB1 Association, in Handbook of Star Forming Regions, Volume II: The Southern Sky ASP Monograph Publications, vol. 5, dicembre 2008, p. 401. URL consultato il 3 febbraio 2011.

Bibliografia

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  • Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0 - Volume II - The Southern Hemisphere to +6°, Richmond, Virginia, USA, Willmann-Bell, inc., 1987, ISBN 0-943396-15-8.
  • Tirion, Sinnott, Sky Atlas 2000.0 - Second Edition, Cambridge, USA, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-933346-90-5.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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