Roberto Veratti

avvocato e partigiano italiano

Roberto Veratti (Milano, 13 maggio 1902Milano, 24 dicembre 1943) è stato un avvocato e partigiano italiano.

Biografia modifica

 
Abitazione di Roberto Veratti in Milano, Via Manzoni 21. La lapide sulla facciata recita: «Da questa casa / culla della Resistenza / mosse / Roberto Veratti / apostolo d'umanità / contro le insidie della lotta clandestina / ove si logorò e spense la sua vita / consacrata / all'ideale della libertà»

Appartenente a una famiglia di tradizioni socialiste, di cui si ricorda lo zio Luigi Veratti, si iscrisse giovanissimo al Partito Socialista Italiano e nel 1922 aderì al Partito Socialista Unitario di Filippo Turati e Giacomo Matteotti. Fu redattore del quotidiano socialista "La Giustizia" e del quindicinale "Libertà" diretto da Treves.

Laureatosi in legge all'università di Pavia (1923) e divenuto avvocato nel 1926, strinse rapporti con i dirigenti di "Giustizia e Libertà" (strinse fra l'altro legami con Carlo Rosselli ed Ernesto Rossi[1]) e con i cattolici antifascisti di Piero Malvestiti, e mise il suo studio legale a disposizione dell'organizzazione antifascista clandestina[2]. Fu arrestato una prima volta nel marzo 1933, ma quattro mesi dopo fu rimesso in libertà per intervento dello stesso Mussolini. Venne nuovamente arrestato nel 1935, a causa dei contatti con Rodolfo Morandi e i dirigenti del Centro interno socialista; dopo il nuovo rilascio si ritirò apparentemente dall'attività politica.

Durante la seconda guerra mondiale riprese i contatti con l'organizzazione clandestina socialista (Movimento di Unità Proletaria) e nel 1943 fu il rappresentante del PSI nel Comitato antifascista di Milano[3]. Dopo la caduta di Mussolini (25 luglio 1943) entrò nella Direzione del PSIUP, il nome assunto dal Partito socialista, e con Rodolfo Morandi fu alla guida della redazione milanese dell'Avanti!. Dopo l'armistizio (8 settembre 1943) fu il rappresentante del partito socialista nel Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Essendo impegnato nell'attività clandestina, e ricercato dai nazifascisti, contrasse una grave setticemia che, non potendo essere trattata, lo portò repentinamente a morte[4].

Riposa al Cimitero Monumentale di Milano[5].

Note modifica

  1. ^ Ernesto Rossi, Una spia del regime, Milano : Feltrinelli, 1955, p. 228
  2. ^ Domenico Zucaro (a cura di), Socialismo e democrazia nella lotta antifascista, 1927-1939 : dalle carte Nenni e dagli archivi di Giustizia e libertà e del Partito comunista italiano, Milano : Feltrinelli, 1988, ISBN 88-07-99045-8, p. 97 n. 1
  3. ^ Giorgio Candeloro, Storia dell'Italia moderna, Vol. X: La seconda guerra mondiale, il crollo del fascismo, la Resistenza, Milano : Feltrinelli, 1986, ISBN 88-07-80805-6, p. 143
  4. ^ Pier Carlo Masini e Stefano Merli (a cura di), Il socialismo al bivio : l'archivio di Giuseppe Faravelli, 1945-1950, Milano : Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 1990, ISBN 88-07-99046-6, p. 9 n. 1 (on-line)
  5. ^ Comune di Milano, App di ricerca defunti Not 2 4get.

Bibliografia modifica

  • Comitato per le onoranze a Roberto Veratti e Ottaviano Pieraccini martiri della libertà, Per una stessa fede vissero uniti e caddero, Milano : A. Corticelli, 1946
  • Lodovico Targetti, Roberto Veratti. In : Almanacco socialista, Milano ; Roma : Edizioni Avanti, 1946

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