Rodolfo Boselli (Modena, 21 maggio 1887[1]Derna, 3 marzo 1912) è stato un militare italiano, che fu decorato con medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della guerra italo-turca.

Rodolfo Boselli
Rodolfo Boselli in divisa
NascitaModena, 21 maggio 1887
MorteDerna, 3 marzo 1912
Dati militari
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
CorpoAlpini
SpecialitàArtiglieria da montagna
GradoTenente
ComandantiLuigi Capello
GuerreGuerra italo-turca
BattaglieCombattimento del Bu Msafer
Comandante di12ª Batteria, 1º Reggimento artiglieria terrestre
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[1]
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Biografia

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Nacque all’interno di una famiglia patrizia piacentina di antiche tradizioni militari, figlio di Cataldo e Ines Boselli e fratello di Livio Boselli (deceduto anch'egli in azione di guerra il 29 agosto 1916 sul monte Forame)[2].

Arruolatosi nel Regio Esercito fu ammesso a frequentare la Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino,[1] da cui uscì con il grado di sottotenente nell'agosto 1907, assegnato all'artiglieria. Dopo aver completato gli studi presso la Scuola d'applicazione d'Arma fu promosso tenente ed assegnato al 23º Reggimento artiglieria da campagna. Dopo essersi preparato per frequentare la Scuola di guerra dell'esercito fu assegnato alla 12ª Batteria del 1º Reggimento artiglieria da montagna. Il 23 gennaio 1912[1] partì in nave da Napoli per raggiungere Derna, in Libia, dove si stava combattendo la guerra con i turchi.

Assegnato alle fortificazioni della città, alle 7:00 del 3 marzo[1] erano appena iniziati i lavori quotidiani[1] presso la Ridotta "Lombardia" quando iniziò l'attacco dei turco-arabi, preceduto da un intenso fuoco di fucileria. Ai primi attaccanti se ne aggiunsero numerosi altri appoggiati dal fuoco dell’artiglieria, e alle 11:00[1] il combattimento si fece intensissimo, estendendosi a tutto l’altopiano. Al comando di una sezione della 3ª Batteria posizionò i suoi pezzi allo scoperto, iniziando un fuoco di controbatteria molto celere,[3] arrivando a sparare[4] a mitraglia quando gli attaccanti furono arrivati sulla linea dei cannoni. Rimasto ferito, rifiutò di essere curato, sostituendo i serventi caduti, e una volta che fu arrivata l’altra sezione, al comando del capitano D'Angelo,[N 1] assunse il comando della batteria. Continuò a dirigere l’azione anche quando fu ferito per la seconda volta al ginocchio,[4] rifiutandosi di andare nelle retrovie. Colpito mortalmente da un'ennesima scarica di fucileria[4] mentre i cannoni sparavano ad alzo zero,[4] fu trasportato all'ospedale da campo[4] dove decedette accanto ai pezzi che aveva così brillantemente difeso. Per onorarne la memoria fu decretata la concessione della medaglia d'oro al valor militare,[4] concessa anche al capitano Michele D'Angelo.[5]

Onorificenze

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«Comandò con grande intrepidezza la propria sezione a protezione della fanteria in avamposti. Ferito alla spalla continuò a dirigere il fuoco contro il nemico fattosi minaccioso e a provvedere con calma esemplare ad ogni ripiego. Ferito una seconda volta tenne il proprio comando dando esempio di eroica fermezza finché nuovamente colpito lasciò la vita sul campo. Derna, 3 marzo 1912
— Regio Decreto 8 novembre 1912.[1][6]

Annotazioni

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  1. ^ D'Angelo era andato personalmente a controllare il consumo delle munizioni della sezione di Boselli, che riteneva troppo intenso.

Bibliografia

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  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Bari, Laterza, 1986.
  • F. Matteotti, La formazione dell'Impero Coloniale Italiano. Vol.I, Milano, F.lli Treves, 1938.

Voci correlate

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