Rosa Genoni

stilista italiana

Rosa Genoni (Tirano, 16 giugno 1867Varese, 12 agosto 1954) è stata una stilista italiana, attivista socialista contro la guerra e giornalista.

Rosa Genoni

Biografia

modifica

Nasce nella media Valtellina in una cittadina ai piedi delle Alpi Retiche, da una famiglia di umili origini, primogenita di diciotto tra fratelli e sorelle, dei quali solo dodici sopravvivranno all'infanzia; frequenta la terza elementare imparando a leggere e scrivere prima di trovare lavoro come aiuto sarta all'età di dieci anni quando sarà mandata a Milano dalla zia sarta. Durante questo periodo Rosa decide di prendere la licenza elementare alla scuola serale e si iscrive ad un corso di francese, che le sarà molto utile negli anni successivi.

Il primo evento documentato della sua vita è nel 1884, quando i dirigenti del Partito Operaio Italiano, poiché conosceva il francese, le propongono di recarsi a Parigi per partecipare ad un convegno internazionale sulle condizioni dei lavoratori. L'esperienza acquisita le permetterà di diventare maestra nell'atelier Dall'Oro nel 1885 e in questa veste organizza il lavoro altrui.

Nel 1886 lascia Milano diretta a Nizza e trova lavoro in un atelier di Rue de la Paix per poi tornare a Milano nel 1888 e impiegarsi nella sartoria Bellotti. Nel 1893 la troviamo impegnata per il miglioramento delle condizioni delle lavoratrici: entra a far parte della Lega Promotrice degli Interessi Femminili per abbracciare poi le posizioni di Anna Kuliscioff, con la quale sosterrà le battaglie per l'emancipazione delle donne lavoratrici e per la tutela dei minori. Nello stesso anno partecipa con Anna Maria Mozzoni al congresso socialista internazionale di Zurigo.

A ventotto anni nel 1895 viene assunta da una delle più note casa di moda milanesi, H. Haardt et Fils, che vanta filiali a Sanremo, Sankt Moritz e Lucerna e che ha sede in corso Vittorio Emanuele 28 proprio di fronte alla principale concorrente, la sartoria Ventura, fornitrice dell'aristocrazia e della famiglia reale. All'epoca in Italia venivano riprodotti esclusivamente modelli francesi, fedele riproduzione di bozzetti "rubati" o acquistati a caro prezzo nei più famosi atelier parigini del tempo quali Paquin, Chéruit, Charles Frederick Worth, Douchet, le sorelle Callot ecc.

Nel 1903 nasce Fanny, figlia sua e di Alfredo Podreider, un avvocato che lei frequentava e che sarà impossibilitata a sposare fino al 1924, anno della morte della madre di lui, che si opponeva fermamente alla loro unione. Nel frattempo viene promossa direttrice e si trova a capo di circa duecento persone.

Successivamente assume il ruolo di docente alla scuola professionale femminile della Società Umanitaria di Milano dove lavorerà fino al 1931, quando si dimetterà per non giurare fedeltà al fascismo, essendone una strenua oppositrice.

Personalità poliedrica e vivace, grazie anche ad esperienze di lavoro in Francia, riesce a cogliere le potenzialità del settore moda in Italia e propone soluzioni di grande modernità per riorganizzare l'industria dell'abbigliamento italiana. Ottiene un grande successo con il padiglione presentato all'Esposizione internazionale di Milano del 1906, dove propone abiti di grande pregio ispirati alla tradizione dell'arte pittorica italiana rinascimentale. Per le sue creazioni impiega esclusivamente tessuti italiani e dichiara: «il nostro patrimonio artistico potrebbe servire di modello alle nuove forme di vesti e di acconciature, che così assumerebbero un certo sapore di ricordo classico ed una vaga nobiltà di stile […] Come mai nel nostro paese da più di trent'anni assurto a regime di libertà, in questo rinnovellarsi di vita industriale ed artistica, come mai una moda italiana non esiste ancora?».

Tra le sue creazioni il celebre abito da ballo ispirato a Flora dalla Primavera del Botticelli, realizzato in raso di seta pallido, con sopravveste in tulle color avorio, impreziosita da ricami a motivo floreale di perline, canottiglia, paillette e cordoncini dorati e il "Manto da corte" tratto da un disegno del Pisanello: questi due abiti, che le valgono il Gran Premio per la sezione Arte Decorativa da parte della Giuria Internazionale, sono stati donati dalla figlia Fanny alla Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti a Firenze nel 1983.

Nel 1908 tiene una relazione sul tema della nascita di una moda nazionale al primo congresso delle donne italiane organizzato a Roma da associazioni femminili da poco istituite tra cui il Consiglio Nazionale delle Donne Italiane. Il suo intervento esprime la necessità nell'affrancamento dalla moda francese, auspicando la nascita e lo sviluppo di una moda italiana con l'affermazione sempre più rilevante sia dal punto di vista artistico che economico dell'alto potenziale dell'artigianato italiano.

L'influenza di Rosa Genoni porta alla fondazione del comitato per una moda di pura arte italiana fondato in Lombardia nel 1909, cui aderirono importanti imprenditori legati al tessile e all'abbigliamento. In concomitanza la pubblicazione del suo libro Per una moda italiana che propone disegni e immagini fotografiche delle toelette da lei ideate in quegli anni ispirati per lo più all'arte rinascimentale, medievale e classica italiana.

Nel 1910 promuove dalle pagine della rivista Vita d'Arte con la quale collabora il Concorso Nazionale per un Abito Femminile da Sera. Indossano i suoi modelli attrici famose come Lyda Borelli e Dina Galli, nobildonne come la principessa Letizia di Savoia Duchessa d'Aosta, la baronessa Maria de Lindenberg, Luisa Casati Stampa, Carla Erba e molte altre e le veste con entusiasmo affinché siano testimoni illustri della Nuova Moda Italiana.

Inizia a collaborare alla stampa femminile emancipazionista, soprattutto dopo il 1911, da quando nasce La Difesa delle lavoratrici il giornale di Anna Kuliscioff per cui scrive numerosi articoli. Nel 1914 progetta di creare l'Accademia di Pura Arte Italiana, una scuola superiore della moda.

Con lo scoppio della prima guerra mondiale è sostenitrice della neutralità dello Stato italiano, promuove la pubblicazione del periodico Per la guerra o per la pace? ed è la fondatrice e presidente dell'Associazione Pro e Umanità.

Tiene a Milano una conferenza dal titolo "La donna e la guerra" (1914), in cui si appella alle donne affinché rafforzino il fronte per la pace; dal 1915 al 1922 è la delegata italiana della Women's International League for Peace and Freedom (WILPF) e fa parte del gruppo di donne capeggiate da Jane Addams e Aletta Jacobs[1] che nel 1915 incontra i ministri degli esteri di Austria-Ungheria, Belgio, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Svizzera per proporre la creazione di una commissione di esperti per la cessazione della guerra, prospettiva poi naufragata con l'intervento degli Stati Uniti d'America.[2]

Nel 1925 pubblica il primo volume del manuale Storia della Moda Italiana attraverso i secoli a mezzo dell'immagine che prevedeva tre tomi dei quali solo il primo è stato pubblicato. Nel 1928 la figlia Fanny dà alle stampe a partire dalla sua tesi di laurea il volume Storia dei tessuti d'arte in Italia. Nello stesso anno il marito Alfredo, ispirato da Rosa, sovvenziona nel carcere di San Vittore a Milano un laboratorio di sartoria per le detenute organizzato da Rosa; seguiranno anche un asilo nido e un gabinetto ginecologico, rimasti in funzione a cura della famiglia Podreider fino ai bombardamenti del 1943.

Nel 1932 si trasferiscono a Sanremo, dove Alfredo muore nel 1936. Rosa fa coltivare un terreno seguendo il metodo dell'agricoltura biodinamica di Rudolf Steiner, precorrendo di decenni l'interesse per le colture biologiche.

 
Rosa Genoni. Manto da corte "Pisanello". 1906. Velluto di seta. Abito ispirato ad un acquerello di Pisanello (1450 ca.) presentato all'esposizione internazionale di Milano nell'agosto 1906

Nel 1940 si trasferisce a Varese con la figlia Fanny nella villa che il marito aveva comprato per sua madre. Nel 1948 scrive una appassionata lettera al conte Folke Bernadotte, mediatore dell'ONU, riguardo la questione palestinese. Nello scritto, Rosa Genoni auspica la pace tra arabi ed ebrei.

Muore a Varese il 12 agosto del 1954.

Scritti

modifica
  • Per una moda italiana : relazione al 1. congresso nazionale delle donne italiane in Roma (sezione letteratura ed arte) della signora Rosa Genoni delegata della Societa Umanitaria di Milano, tip. Balzaretti, 1908.
  • Articoli su pacifismo e socialismo, Ferrara, Luciana Tufani, 2019.
  • La storia della moda attraverso i secoli: dalla preistoria ai tempi odierni, Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1925.
  • Cronache d'arte : Costume: la moda femminile dalle commemorazioni del 59 all'Esposizione d'arte di Venezia, in Vita d'arte : rivista mensile d'arte antica e moderna, n. 19, 1909, 351-358.

Riconoscimenti

modifica
  • 1906 - Gran Premio della giuria per la sezione Arte Decorativa dell’Esposizione Internazionale di Milano[3]
  • Riposa in un'edicola del cimitero monumentale di Milano;[4] nel 2015 il comune di Milano ha deciso che il suo nome venga iscritto nel famedio dello stesso cimitero[5]
  1. ^ Deputations to the European Governments, July 1915, Jane Addams Papers, Series I, Swarthmore College Peace Collection, su binghamton.edu. URL consultato il 2 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2006).
  2. ^ Paull, John (2018) The Women Who Tried to Stop the Great War: The International Congress of Women at The Hague 1915, In A. H. Campbell (Ed.), Global Leadership Initiatives for Conflict Resolution and Peacebuilding (pp. 249-266). (Chapter 12) Hershey, PA: IGI Global.
  3. ^ Genoni, Rosa, su moda.mam-e.it, 7 Giugno 2021. URL consultato il 10 febbraio 2024.
  4. ^ La Moda al Monumentale | Cimitero Monumentale Milano, su monumentale.comune.milano.it. URL consultato il 3 giugno 2024.
  5. ^ Famedio, scelti 29 cittadini illustri, su corriere.it, 23 settembre 2015. URL consultato il 28 settembre 2017.

Bibliografia

modifica
  • Eugenia Paulicelli, GENONI, Rosa, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2017.
  • Biagiarelli, Roberta, Figlie dell'epoca: Donne di pace in tempo di guerra, incontri editrice, 2019, ISBN 978-88-99667-31-3
  • Boneschi, Marta et al., Donne nella grande guerra, il mulino, 2014, ISBN 978-88-15-25162-6
  • Fiorentini Aurora, L'ornamento di "pura arte italiana: la moda di Rosa Genoni, in: Abiti in Festa, (Catalogo della Mostra), Firenze, Galleria del Costume di Palazzo Pitti, Sillabe 1996.
  • Gnoli, Sofia. Un secolo di moda italiana. 1900-2000 - Meltemi, 2005, ISBN 88-8353-428-X.
  • Gnoli, Sofia. Moda. Dalla nascita della haute couture ad oggi - Carocci editore, 2012, ISBN 978-88-430-6339-0.
  • Voce Genoni Dizionario della moda online, su dellamoda.it. URL consultato il 10 febbraio 2024 (archiviato dall'url originale il 1º novembre 2008). Voce Genoni Dizionario della moda online, su dellamoda.it.
  • Colombari, Silvia "Per una moda italiana: Rosa Genoni" - Milano - Pavia Università degli Studi, 1990 (poi in R.Bossaglia, A. Braggin, M. Guglielminetti" Dalla donna fatale alla donna emancipata", Ilisso Nuoro, 1993, pgg. 14 e 15.
  • Paulicelli, Eugenia. La Moda è una cosa seria. Milano Expo 1906 e la Grande Guerra , Deleyva Editore, 2015.
  • Tatiana Vannucci, Rosa Genoni: alle origini della moda italiana. Tesi di Laurea, Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Lettere e Filosofia, 2003/2004
  • Tatiana Vannucci, Istruzione professionale e questione femminile nel Regno d’Italia dal 1860 al 1920: l’esperienza Di Rosa Genoni alla Società Umanitaria di Milano. Tesi di Laurea, Università degli studi di Firenze, Facoltà di Scienze della Formazione, 2009/2011
  • Soldi, Manuela, Rosa Genoni. Moda e politica: una prospettiva femminista fra 800 e 900, Marsilio Editori S.p.A., Venezia 2019, ISBN 978-88-317-4267-2.
  • Soldi, Manuela, Una fonte per la storia della moda italiana: l'Archivio Rosa Genoni 2018, ZoneModa Journal, 8(1):17-26.
  • Favetti, Gian Luca, Rosa Genoni, Audiodocumentario RAI Radio3, 2023
  •   RAIstoria, Rosa Genoni e il made in Italy, su YouTube, RAIstoria. URL consultato il 10 febbraio 2024.  

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica
Controllo di autoritàVIAF (EN13708010 · ISNI (EN0000 0000 6130 8173 · BAV 495/118912 · LCCN (ENn84059031 · GND (DE114430511X · BNF (FRcb17713418f (data)